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Nigrizia replica al Foglio




NIGRIZIA  COMUNICATO DEL 13.12.01

NIGRIZIA RISPONDE AL "FOGLIO" DI FERRARA


"Il Foglio" di Giuliano Ferrara ha dedicato giovedì a Nigrizia, in prima 
pagina, un lungo commento, non firmato. Un trattamento… lusinghiero, se non 
fosse in buona parte una litania di misinterpretazioni. Anzi di bugie. Per 
questo, ormai nella giornata di dialogo attraverso il digiuno cui Giovanni 
Paolo II ci invita, ci sentiamo in dovere di mettere i puntini almeno su 
qualche i.
La fetta più grossa del commento, che si riferisce in particolar modo al 
dossier di novembre, è su come il nostro mensile parla di islam. Cioè 
stilando “un incredibile elogio di quella islamizzazione che ha imposto "un 
solo referente culturale e religioso"” in Africa. E' vero, tra virgolette 
Ferrara (o qualche suo fidato "cattolico" che ha scritto per lui) riporta 
il sommario di uno degli articoli del dossier. Che, con ogni evidenza, non 
ha mai letto. Ad esempio dove si dice che da Mogadiscio a Dakar “la 
religione islamica ha operato quale fattore di identità e quindi 
necessariamente discriminatorio nei confronti degli altri, che musulmani 
non erano. Non ci si catturava più come schiavi l'uno con l'altro, ma si 
riservava tale trattamento ai "kafir", i non fedeli, e la rete di legami 
commerciali tessuta dai mercanti divenne un insieme di strade percorribili 
solo dagli islamici, che diede vita a una sorta di protezionismo basato 
sulla religione”.
Certo il dossier voleva essere tutt'altro che una crociata di carta contro 
l'islam  e anzi da gennaio avremo una rubrica fissa di dialogo 
islamo-cristiano, tra Fouad Allam e il comboniano Scattolin - ma è proprio 
grossa rimproverare a Nigrizia di essere “silenziosa” sul Sudan. Sarà vero 
che in questo dossier ci "limitiamo" a concludere che “a Khartoum la 
reciprocità è ancora la grande assente”, ma bastava fare la fatica di 
spingersi a pagina 59, dove si racconta delle ultime iniziative della 
Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan, Campagna di cui 
Nigrizia è animatrice fin dall'inizio, sei anni fa, e che sta per sfornare 
un cd-rom che raccoglie vent'anni di lavoro informativo fatto dalla rivista 
sulla guerra e le persecuzioni  dei cristiani, certo, ma non solo.
L'editoriale però Ferrara, o chi per lui, l'ha letto. Quanto basta per 
liquidare con una battuta l'Onu, “guidato da stati del genere (come il 
Sudan, ndr) che per Nigrizia dovrebbe governare il mondo”. E ignorando il 
riferimento dello stesso editoriale alla lunga serie di articoli del 
professor Papisca sull'Onu qual è e quale dovrebbe essere.
Quanto all'essere una “rivista missionaria no global ossessionata dal 
demonio Usa”, be' è una "ossessione" che non si è mai alimentata di slogan, 
caro Ferrara, ma di fatti  e che comunque si è sempre rifiutata di 
bruciare, ancorché simbolicamente, qualsiasi bandiera. Sono "antiamericani" 
anche i vescovi statunitensi, che un mese fa hanno detto ad alta voce che 
“il disinteresse del nostro paese verso i bisogni dell’Africa è uno scandalo”?
Infine, l'accusa che ci dovrebbe bruciare di più: “Con la felice eccezione 
della rubrica di una donna africana, non c'è una pagina che parli di Gesù 
Cristo. E' introvabile perfino il suo nome. Desaparecido”. Sarebbe facile 
rispondere che Nigrizia è una rivista di informazione e non un catechismo, 
e che il Nome non puoi infilarcelo pur di metterlo ma è quello che ti 
illumina nella selezione e nella lettura dei fatti. Ma sarebbe anche falso! 
Anzitutto c'è un inserto  sì, nel bel mezzo del dossier, da ottobre a 
giugno  dedicato all'attualizzazione di pagine del Vangelo; quest'anno lo 
cura, guarda caso, un ex direttore di Nigrizia che ora sta a Pretoria, 
padre Efrem. E ci sono articoli e notizie su vescovi, vecchi missionari 
(quelli di una volta!) e beate. Il dossier del numero precedente era 
dedicato a un bilancio dei viaggi africani del Papa, che figurava in 
copertina. E sulla copertina dell'edizione di dicembre c'è un Crocifisso 
(morto per aver detto “Beati i costruttori di pace”).
No, caro Direttore, non le contestiamo affatto il diritto di avere opinioni 
opposte alle nostre sulle cose del mondo, e di difenderlo anche 
sanguignamente. Ma non ci faccia dire il contrario di quello che scriviamo. 
(O non le è andata giù che proprio dalle pagine di Nigrizia il suo collega 
Lerner abbia sostenuto, contestandola, che “l'idea” di Giuliano Ferrara “è 
che l'equilibrio mondiale possa fondarsi solo sul ripristino di un saldo 
dominio statunitense”?).

La Redazione