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La nonviolenza e' in cammino. 297
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 297 del 23 novembre 2001
Sommario di questo numero:
1. La guerra continua
2. Giuliana Sgrena, le donne di Kabul
3. Sebastiano Dho, ogni guerra e' un'avventura senza ritorno
4. Janina Bauman, la verita' che generalmente scegliamo di lasciare
inespressa
5. La CGIL Scuola del VCO contro la guerra
6. Gisele Halimi, il crogiolo
7. "Missione oggi": la risposta dell'Occidente fa il gioco dei terroristi
8. Peppe Sini, perche' il segreto e' incompatibile con la nonviolenza
9. Brunetto Salvarani, crescono le adesioni all'appello ecumenico per la
giornata del dialogo cristianoislamico
10. Osservatorio europeo "Giovanni Falcone" di Monopoli: abrogare la legge
sulle rogatorie
11. Letture: Attac, I paradisi fiscali
12. Letture: Gaetano Domenici, Manuale dell'orientamento e della didattica
modulare
13. Letture: Thomas Mann, Pace mondiale e altri scritti
14. Iniziative di pace di oggi
15. Per studiare la globalizzazione: da Adriana Zarri a Graziano Zoni
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'
1. IL PUNTO. LA GUERRA CONTINUA
La guerra continua; continuano i massacri; il terrorismo, quello dei poteri
criminali come quello degli stati, si rafforza ogni giorno di piu'. Ed ogni
giorno di guerra in piu' aumenta il pericolo per l'umanita' intera.
Occorre continuare ed intensificare l'opposizione alla guerra e al
terrorismo; occorre impegnarsi con ancor piu' energia e tenacia per i
diritti umani, per il diritto internazionale, per la legalita'
costituzionale, per salvare le vite umane che ancora e' possibile salvare
facendo cessare la guerra.
Ma occorre anche illimpidire l'azione pacifista, il cui ennesimo flagrante
fallimento dipende anche da persistenti voraginose ambiguita', e dalla
ancora dominante scarsa chiarezza (e conseguente insufficiente
persuasivita') su cruciali temi morali prima ancora che politici e
giuridici, su fondamentali aspetti metodologici, in ordine alle necessarie
proposte operative alternative: su questi argomenti solo una posizione
nitidamente ed intransigentemente nonviolenta ci pare possa essere in grado
di fornire saldi riferimenti, adeguati percorsi di ricerca e di azione,
proposte di lavoro rigorosamente meditate e concretamente praticabili.
Ancora una volta lo ripetiamo: occorre la scelta della nonviolenza, senza
della quale non e' possibile riuscire ad affrontare e sconfiggere il
terrorismo e la guerra.
2. TESTIMONIANZE. GIULIANA SGRENA: LE DONNE DI KABUL
[Giuliana Sgrena, prestigiosa giornalista e saggista da sempre impegnata per
la pace e i diritti delle donne, si trova a Kabul. Questo articolo e'
apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 21 novembre]
Le donne afghane non vogliono piu' attendere. Cinque anni di burqa sono
troppi e la fuga dei taleban puo' segnare l'inizio del riscatto. Non e'
semplice nel momento in cui le paure e le incertezze sono tutt'altro che
fugate, ma non c'e' tempo da perdere.
Mentre le strade del bazar di Kabul sono invase da antenne e paraboliche
televisive - che comunque dovranno aspettare per essere sperimenate visto
che tutta Kabul e' rimasta da lunedi sera al buio senza elettricita' - e si
fa la fila per i biglietti davanti al primo cinema che riaprira' i battenti
con il film indiano "El an" (l'annuncio), l'Unione delle donne afghane ha
deciso di uscire dalla clandestinita' e ieri aveva indetto una
manifestazione senza burqa davanti alla sede delle Nazioni Unite per
rivendicare i diritti delle donne al lavoro, all'istruzione, alla
partecipazione alla vita politica, transizione compresa. Ma all'ultimo
momento le non meglio precisate "autorita'" hanno consigliato
all'organizzazione di rinviare la manifestazione davanti alla sede Onu.
Forse si terra' la settimana prossima. Ma i mezzi di comunicazione in
Afghanistan non funzionano e il tam tam era gia' in moto quindi molte donne
hanno mantenuto l'appuntamento, impazienti di avere il pretesto per uscire
senza quell'orrenda copertura che per anni le ha costrette a vedere, non
viste, un mondo a quadrettini.
Le abbiamo incontrate lungo la strada che porta a Kuna Makroriana, in
piccoli gruppi con e senza burqa - "per tornare a casa lo devo rimettere,
non mi fido a girare sola senza il chadri" - tutte decise a non tornare
indietro.
Ragazze giovani, donne che hanno vissuto lavorando fino a cinque anni fa e
donne anziane. Alle quali strada facendo si sono aggiunti anche uomini,
alcuni dei quali con la barba finalmente rasata che condividono le scelte di
queste donne, mentre altri sono solo curiosi per la novita'.
* Sotto gli occhi della polizia
Amira ha 70 anni, ha vissuto tutte le guerre del suo paese e ha perso nei
vari conflitti quasi tutta la sua famiglia, ma non si arrende. Vuole il
ricoscimento dei diritti delle donne e per questo chiede la formazione di un
governo rappresentativo di tutte le forze del paese. "Che cosa manca a
questo governo?", la rimbrotta uno dei poliziotti che si e' avvicinato al
capannello e che ha ripetutamente redarguito le donne a non parlare in quel
modo del burqa e delle tradizioni perche' va contro gli interessi del paese.
"Ma non delle donne" e' stata la risposta. E se tornasse il re? "Sarei
felice", risponde Amira.
"Voglio un governo rappresentativo senza interferenze del Pakistan",
aggiunge Zeineb, insegnante (finche' non sono arrivati i taleban),
quarantenne. Le donne senza burqa aumentano man mano che ci avviciniamo a
Kuna Makroriana, un quartiere costruito dai sovietici per la nomenclatura e
ora completamente degradato, soprattutto per il fatto di essersi trovato
sulla linea del fronte durante gli scontri tra il generale Dostum e il
comandande Massud asserragliati in edifici a poca distanza, e anche dopo che
"il leone del Panshir" si era trasferito al di la' del fiume aveva
continuato a bersagliare le case del quartiere.
Al terzo piano di uno dei blocchi vive Soraya Parlika, leader dell'Unione
delle donne afghane - gia' dirigente del Partito democratico del popolo
dell'Afghanistan (comunista) ai tempi di Najibullah quando era anche
presidente della Mezzaluna rossa, finche' non sono arrivati i mujahidin, e
nel suo curriculum vi e' anche un anno e mezzo di carcere -
un'organizzazione nata dieci anni fa, che si definisce indipendente da tutte
le ideologie, e che comprende donne di tutte le etnie. Riusciamo a malapena
a salire le scale, dove sostano schiere di donne, fino al terzo piano dove
si trova il modesto appartamento di Soraya Perlika.
* L'assedio delle telecamere
Se si voleva attirare l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale con
una manifestazione davanti la sede delle Nazioni Unite, il fatto di non
averla potuta fare ha destato senza dubbio un'attenzione ancora maggiore dei
media di tutto il mondo presenti in questi giorni a Kabul. Soraya, incredula
e sorridente, avvolta in un velo bianco appena appoggiato sui capelli, e'
sopraffatta da telecamere e flash mentre viene subissata di domande. La
circondano altre ragazze e donne di tutte le eta' che fanno parte
dell'organizzazione e che appartengono a diversi ceti sociali, mentre nei
corridori scorrazzano ragazzine euforiche per la presenza insperata di tanti
stranieri.
Che cosa avrebbe chiesto l'Unione delle donne afghane alle Nazioni Unite?
"Innanzitutto il riconoscimento dei diritti all'educazione e al lavoro e
altri diritti sociali, e poi la partecipazione delle donne alle scelte
politiche del paese perche' senza la loro presenza nessuno ci
rappresentera'", risponde Soraya. Che chiede anche una partecipazione alle
trattative in corso per la formazione di un futuro governo dell'Afghanistan,
anche se stando a Kabul i giochi sembrano ormai fatti, ma non ha avuto
nessun invito dall'inviato delle Nazioni Unite Francesc Vendrell che si
trova proprio in questi giorni nella capitale afghana per consultazioni. E
per questo chiede alla stampa internazionale di farsi interprete di questa
richiesta. Avanzata peraltro negli ultimi tempi anche da altre
organizzazioni di donne che operano soprattutto tra i profughi ma con le
quali Soraya dice di non avere, "sfortunatamente", contatti.
E non c'e' dubbio che in Afghanistan come tra i profughi le organizzazioni
di donne sono espressione di una societa' civile estremamente vitale e in
grado di giocare un ruolo insostituibile per il futuro del paese. Ma ancora
una volta suscitano la reazione stizzita dei nuovi vincitori che pure al
loro arrivo a Kabul hanno fatto promesse anche alle donne. "Noi non vogliamo
solo speranze, lotteremo per i nostri diritti", conclude Soraya Parlika.
3. RIFLESSIONE. SEBASTIANO DHO: OGNI GUERRA E' UN'AVVENTURA SENZA RITORNO
[Sebastiano Dho e' vescovo cattolico di Alba; questo suo intervento e'
apparso sulla "Gazzetta di Alba" del 21 novembre. Ringraziamo Maria Chiara e
Alvise Alba del MIR per avercelo trasmesso (per contatti:
a.alba@areacom.it)]
Avventura senza ritorno: questa definizione lapidaria delle guerre, di ogni
guerra, data da Giovanni Paolo II fin dai tempi dell'intervento militare
americano nel Golfo, dovrebbe risuonare quale richiamo martellante e
ineludibile, almeno per i cattolici tutti, pastori e fedeli laici, in questi
drammatici momenti in cui stranamente sembrano prevalere dubbi al riguardo o
un imbarazzante silenzio che finisce per attutire i rinnovati moniti del
pontefice.
Non pochi credenti, piu' attenti e sensibili alle problematiche della
giustizia e della pace, si chiedono come mai, a livello di responsabili
pastorali italiani, non si faccia debita eco alle prese di posizione chiare
e coraggiose non di ideologi o estremisti politici, ma del papa. Si
interrogano e soffrono perche' sinceramente pensano che la Chiesa debba
essere piu' profetica e meno preoccupata di allinearsi alle scelte, peraltro
legittime, di questo o quel governo.
Si tratta infatti di responsabilita' diverse per cui, senza negare le
competenze di chi rappresenta la pubblica autorita', non si puo' dimenticare
che la Chiesa, a livello di annuncio e di denuncia, e' chiamata a
pronunciarsi, quando necessario, in modo diverso dalla logica mondana del
potere, soprattutto in difesa della vita degli innocenti, che hanno tutti lo
stesso valore e la stessa dignita', dalle vittime di New York a quelle
dell'Afghanistan e a tante altre.
In effetti, parecchi diocesani, sacerdoti e laici, hanno richiesto una
parola semplice, ma chiara, a chi porta la responsabilita' di guidare la
Chiesa, non solo a proposito della strage operata dai terroristi in Usa, ma
pure sulla reazione, in primo tempo autoproclamatasi "giustizia infinita",
da parte degli americani e dei loro alleati, con i bombardamenti e i
massacri delle povere e innocenti popolazioni afghane. Credo sia giusto
tentare di dare una risposta onesta a queste attese, senza alcuna pretesa di
infallibilita', ma pure senza timore di scontentare qualcuno.
1. Innanzitutto mi pare importante denunciare la capziosita' del dilemma
molto gridato: "Chi non accetta la guerra proclamata dagli Usa sta con i
terroristi". Si puo' e si deve condannare ogni forma di terrorismo, non solo
quello contro l'America, e nel tempo stesso dissentire legittimamente dal
modo con cui si vuole eliminare il gravissimo pericolo.
2. Ma possono esistere (ancora) guerre "giuste"? Prescindendo da ogni
discussione storica, ci limitiamo a cio' che oggi emerge a livello di
magistero e di riflessione teologica ecclesiale. E' vero che il Vaticano II,
quando nella costituzione pastorale Gaudium et spes tratta il problema della
guerra, al n. 79 ammette che, "finche' non vi sara' un'autorita'
internazionale competente munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte
le possibilita' di un pacifico accomodamento, non si potra' negare ai
governi il diritto alla legittima difesa", ma, subito dopo, il Concilio
continua con altre affermazioni, tali da rendere praticamente impossibile
l'applicazione concreta di questa possibilita' teorica. Infatti, dopo aver
brevemente descritto, e solo in parte (siamo nel 1965), l'inumana tecnica
bellica moderna, sostiene che comunque "ogni atto di guerra che
indiscriminatamente mira alla distruzione di intere citta' o di vaste
regioni e dei loro abitanti e' delitto contro Dio e contro la stessa
umanita' e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato" (n. 80).
Il Vaticano II condanna percio' la guerra "totale" che di fatto mira a far
vincere non importa come (e' il caso dell'uso di armi nucleari, gia'
tristemente collaudato proprio dagli Usa in Giappone). E per questo
recentemente il cardinale Ratzinger ha dichiarato che "le risposte elaborate
dalla tradizione cristiana, a proposito della guerra di difesa, devono
essere aggiornate sulla base delle nuove possibilita' di distruzione, dei
nuovi pericoli. Provocare, ad esempio, con una bomba atomica la distruzione
dell'umanita', puo' forse anche escludere ogni difesa".
3. Ma si impone un'ulteriore precisazione. E' nella natura intrinseca della
guerra che l'uomo sia armato per colpire e uccidere un altro uomo. Cio'
senza alcun rapporto diretto con un avversario, come avviene in caso di
legittima difesa. La quale, peraltro, anche quando e' giustificabile, lascia
sempre un segno indelebile e traumatizzante in una coscienza sensibile.
4. L'assurdita' e l'immoralita' della guerra consistono esattamente in
questo: essa fa delle vittime non solo in coloro che sono colpiti a morte
senza essere responsabili di alcun crimine e quindi innocenti, ma, con una
logica perversa intrinseca alla natura della guerra stessa, fa delle vittime
pure in coloro che colpiscono, perche' diventano uomini costretti a uccidere
altri uomini, a togliere la vita a fratelli e a ferire la propria per
sempre.
Questa pare essere la verita' scomoda, ma autentica, al di la' di ogni
desueta retorica.
5. Senza pretendere affatto di giudicare o condannare alcuno, specie coloro
che devono decidere della vita degli altri, a cominciare dai propri
cittadini mandati a morire, non si puo' sottacere la perplessita' che nasce
dal fatto che in tanti altri casi di conflitti e di veri e propri massacri
ci si sia ben guardati dall'intervenire, dando cosi' l'impressione che
alcune vittime siano piu' vittime di altre.
6. In ogni caso, pare che sia da ricordare un vecchio principio morale,
sempre valido, per cui altro e' sopportare il male fatto da altri e tentare
di difendersi; altro e' positivamente e direttamente causarne uno peggiore
da parte nostra. Dimenticare questo significa cadere dalla logica della
giustizia a quella della vendetta o rappresaglia, tipica del dramma
israeliano e palestinese. Se vogliamo essere minimamente coerenti con il
Vangelo, il magistero del Vaticano II e di Giovanni Paolo II, questa
dovrebbe essere l'indicazione cristiana per un retto giudizio di coscienza
di tutti coloro i quali dicono di riferirsi a questo insegnamento, compresi
i parlamentari italiani che hanno votato per la guerra in grande
maggioranza, a parte le (troppo) poche eccezioni.
7. Non possiamo concludere questa riflessione senza ricordare che, al di la'
delle decisioni dei potenti di turno, per noi esiste sempre un modo tipico
di impegno: la preghiera a Dio, l'unico capace di toccare menti e cuori per
costruire progetti di pace per tutti; naturalmente invocandolo non perche'
ci dia ragione ("Dio e' con noi"), ma perche' ci converta. Dio, infatti, non
sta dalla parte di nessuno, se non dei piu' deboli e degli ultimi.
Soprattutto, non benedice mai la guerra, ma la pace. Sempre.
4. MAESTRE. JANINA BAUMAN: LA VERITA' CHE GENERALMENTE SCEGLIAMO DI LASCIARE
INESPRESSA
[Da Janina Bauman, Inverno nel mattino. Una ragazza nel ghetto di Varsavia,
Il Mulino, Bologna 1994, p. 8]
Durante la guerra ho appreso la verita' che generalmente scegliamo di
lasciare inespressa: vale a dire, che la cosa piu' crudele della crudelta'
e' che disumanizza le sue vittime prima di distruggerle. E che la battaglia
piu' dura e' rimanere umani in condizioni disumane.
5. DOCUMENTI. LA CGIL SCUOLA DEL VCO CONTRO LA GUERRA
[Il seguente ordine del giorno e' stato approvato il 22 novembre dal
Congresso provinciale della CGIL Scuola del Verbano, Cusio, Ossola.
Ringraziamo Gianmaria Ottolini per avercelo trasmesso]
I delegati al Congresso Provinciale della CGIL Scuola del Verbano, Cusio,
Ossola (VCO), di fronte agli eventi internazionali scaturiti dagli attentati
dell'11 settembre e alla partecipazione alla guerra decisa dal Governo e dal
Parlamento italiano, richiamandosi strettamente al dettato costituzionale
dell'art. 11:
- auspicano la fine delle operazioni militari e dei bombardamenti, che
coinvolgono le popolazioni civili;
- richiedono che la necessaria lotta al terrorismo sia ricondotta agli
organismi internazionali e, in particolare, all'Onu e ai Tribunali
internazionali, con l'eventuale schieramento di truppe di controllo e di
interposizione, sotto l'egida dell'Onu, sia in Afganistan che nel Medio
Oriente;
- auspicano - e nel contempo si impegnano per - la diffusione di una cultura
di pace nella societa e nella scuola.
6. MAESTRE. GISELE HALIMI: IL CROGIOLO
[Da Gisele Halimi, La causa delle donne, Pellicanolibri, Catania 1979, p.
180]
Noto innanzi tutto che il rapporto uomo-donna e' il crogiolo nel quale si
forgiano le strutture di dominio. E' in questo senso che si puo' dire che le
lotte delle donne le superano, possono cioe' sfociare oggettivamente su una
liberazione totale.
7. RIFLESSIONE. "MISSIONE OGGI": LA RISPOSTA DELL'OCCIDENTE FA IL GIOCO DEI
TERRORISTI
[Questo articolo e' comparso come editoriale nel fascicolo di dicembre della
bella rivista dei padri saveriani "Missione oggi" (e-mail:
missioneoggi@saveriani.bs.it)]
Da molti e' stato detto: dopo l'11 settembre il mondo non e' piu' come
prima. Eppure sembra di assistere ad un film gia' visto: la guerra come
unica risposta all'attacco, stavolta di un nemico feroce ed invisibile,
capace di colpire al cuore la maggiore, forse unica, superpotenza mondiale.
Una guerra che, giorno per giorno, si dipana in sequenze del tutto simili
alle altre di quest'ultimo decennio (il Golfo, il Kosovo...); attorno ad
essa, anche questa volta, il sistema dei mass media costruisce un'infinita
quantita' di "informazioni" virtuali, di metafore suggestive (bombe
intelligenti, operazioni chirurgiche, effetti collaterali...), di scenari
geopolitici, che occultano quasi del tutto la tragica realta' della guerra.
Potremmo chiederci, allora: ma se dopo l'11 settembre tutto era cambiato,
perche' la risposta invece e' la stessa? E' evidente il bisogno
dell'amministrazione Bush di soddisfare la richiesta di buona parte
dell'opinione pubblica americana perche' gli Usa dimostrino di reagire con
prontezza ed efficacia, perche' si colpisca con determinazione chi ha
prodotto la devastazione delle Torri gemelle, perche' comunque si metta in
campo contro il nemico tutta la propria potenza di fuoco. Tuttavia, fra gli
osservatori piu' riflessivi, probabilmente anche all'interno del gruppo
dirigente nordamericano, non puo' non affacciarsi il dubbio che la strada
imboccata sia improduttiva, anzi alla lunga forse controproducente, e che vi
sia il rischio di ritrovarsi in un vicolo cieco.
Un dato nuovo e imprevisto complica la gestione della guerra: la perdita del
monopolio dell'informazione e la presenza di una Cnn araba che "manipola"
anch'essa, come i mass media occidentali, la propria opinione pubblica, ma
in un senso esattamente opposto. E cosi', come i morti innocenti delle Torri
annichiliscono gli animi angosciati degli occidentali, i caduti incolpevoli
della guerra diventano per gli arabi e gli islamici uno stillicidio
quotidiano di insopportabile orrore. E le sofferenze, la rabbia, i rancori,
il bisogno di vendetta si incrociano nell'etere e nei sentimenti dei popoli,
e alimentano una spirale pericolosissima che prefigura, ancorche' si voglia
scongiurarlo ad ogni pie' sospinto, lo "scontro di civilta'", esito
sciagurato e colmo di sofferenze per l'umanita' futura.
Sta qui, al di la' della propaganda, il grande tema su cui occorre
riflettere con senso di responsabilita' e con ponderatezza. Come sia
possibile colpire e neutralizzare il terrorismo senza approfondire il
fossato che divide una parte del mondo, l'Occidente, da quell'altra parte
che da questo si sente oppressa, in certi casi umiliata, e che oggi si
aggrappa all'islam come speranza di riscatto? E come evitare che in questo
contesto la reazione sconsiderata dell'Occidente arruoli masse sempre piu'
numerose fra i simpatizzanti degli estremisti islamici? Come togliere
consenso agli agitatori della "guerra santa" come arma legittima dei popoli
islamici per punire coloro che, gli Usa innanzitutto, si sono
arbitrariamente assunti il ruolo di "gendarmi del mondo"?
* Rilanciare l'Onu
E' del tutto evidente che l'Occidente, con la risposta secondo gli schemi
consueti, sperimentati dalla fine del bipolarismo in poi, riproponendosi
come gendarme del mondo, non fa che aggravare la situazione e annullare gli
eventuali successi tattici, peraltro incerti (cattura di Bin Laden,
sconfitta dei talibani), in una prospettiva futura di un mondo sempre piu'
devastato dal rancore, dall'odio, dal desiderio di rivalsa e di vendetta.
Nell'incertezza del primo mese dopo l'11 settembre si poteva pensare che
questa consapevolezza albergasse anche nel gruppo dirigente nordamericano.
I meccanismi infernali della guerra, il prevalere necessario della
propaganda, sembrano invece aver oggi offuscato la complessita' e
pericolosita' della situazione (ultimo arrivato il nostro paese, impaziente
di mostrare comunque i muscoli, con un'irresponsabilita' e una leggerezza
sconcertanti). Eppure non pare esservi una via di uscita stabile dal
drammatico impasse in cui si trova il mondo, se non rilanciando l'idea e la
pratica conseguente di un'autorita' universale, davvero al di sopra dei
particolarismi e rappresentativa non solo delle singole nazioni e popoli, ma
anche delle diverse culture, religioni, civilta', e quindi da tutti
riconosciuta.
Un'autorita' emancipata dai veti delle grandi potenze e dall'ingombrante
predominio degli Usa, a cui viene affidato da tutti il compito di regolare i
conflitti, di dettare le norme della convivenza, di giudicare con
imparzialita' chi trasgredisce, e di neutralizzare con strumenti efficaci
chi e' riconosciuto colpevole.
Rilanciare l'Onu, quindi. "Utopia pacifista, aria fritta o, peggio, alibi
offerto ai terroristi", come dicono in molti? Sappiamo che questa ipotesi,
di un sistema di regolazione internazionale dei conflitti, e' una vecchia
idea circolata inutilmente nel corso del Novecento dopo la prima guerra
mondiale, consumata dal prevalere dei nazionalismi e dei fascismi, prima, e
dal bipolarismo paralizzante dei due blocchi ideologici, poi.
E tuttavia oggi il problema e' di straordinaria attualita'. L'alternativa e'
quella dell'unum imperium unus rex, dell'unico gendarme del mondo, gli Usa,
con il suo corollario di alleati, che continua ad imporsi con la ragione
della forza: ma con quali costi e con quali tragedie per l'umanita', con
quali incertezze per un futuro di convivenza pacifica fra i popoli?
Oggi per la prima volta potrebbe apparire a tutti piu' ragionevole e piu'
conveniente, perfino agli Usa, praticare quell'utopia, di un'Onu efficace,
autonoma, autorevole e realmente rappresentativa del mosaico di popoli e
culture presente sul pianeta.
8. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: PERCHE' IL SEGRETO E' INCOMPATIBILE CON LA
NONVIOLENZA
[Dal nostro lavoro "La nonviolenza contro la guerra" (disponibile nella rete
telematica in www.peacelink.it/users/crp/nonviolenza) riproponiamo il brano
seguente]
La nonviolenza ripudia l'uso del segreto, dell'inganno, del sotterfugio.
Quindi non è possibile aderire alla nonviolenza o adottare tecniche
nonviolente se non si accetta questo principio; ed a maggior ragione non è
possibile realizzare una campagna o un'azione diretta nonviolenta se non si
accetta questo principio.
Vi sono dei motivi fondamentali per questo; vediamone alcuni a nostro avviso
decisivi.
a) La nonviolenza è democrazia integrale, condizione della democrazia è che
tutti siano messi in grado di sapere tutto ed attraverso la conoscenza siano
quindi messi in grado di giudicare e di agire liberamente; la menzogna e la
segretezza violano alla radice la democrazia.
b) La nonviolenza è antiautoritaria, poiché essa si fonda non sul principio
di autorità (l'obbedienza cieca e incondizionata ad un potere esterno) ma
sul principio di libertà di critica e di responsabilità personale; il
segreto implica sempre una gerarchia, ed attribuisce a chi lo detiene un
potere in danno degli altri; inoltre le decisioni prese sulla base di
informazioni occultate ad altri, intrinsecamente impediscono agli altri la
piena libertà di critica e quindi tendono ad imporre comportamenti
mistificati e dunque coatti.
c) La nonviolenza è riconoscimento della dignità di ogni essere umano:
ingannare un uomo, anche semplicemente non facendogli sapere qualcosa che lo
riguarda e che è di effettiva importanza per lui, ed anche se questo uomo è
proprio il nostro avversario, quello con cui stiamo lottando, ebbene,
ingannarlo con la menzogna o col segreto implica disconoscerne ed umiliarne
la dignità, il che viola alla radice un convincimento fondativo della
nonviolenza come concetto e come metodo.
d) La nonviolenza è comunicazione: il segreto disturba la comunicazione, la
confonde e falsifica e di fatto quindi la impedisce. Poiché nella lotta
nonviolenta una corretta comunicazione è assolutamente indispensabile, e ad
essa occorre dedicare la massima cura, e la possibilità che l'interazione
comunicativa fallisca è comunque elevatissima, la presenza del segreto lede
alla radice e quindi annulla la possibilità dell'azione nonviolenta.
e) La nonviolenza richiede un'assoluta limpidezza morale: essa è quindi
incompatibile con tutto ciò che questa limpidezza impedisce. Il segreto
implica sempre un cono d'ombra, una diversità di trattamento tra persone che
lo condividono o no, un non poter dire tutto ciò che si sa, frequentemente
impone tattiche di mascheramento, ed in ogni caso un modo di presentare gli
argomenti connessi che in quanto omissivo è ipso facto menzognero ed in
piccola o grande misura comunque truffaldino. Il segreto è incompatibile col
rigore morale.
f) La scelta dell'azione nonviolenta è un atto di autonomia morale: chi fa
questa scelta non si aspetta dall'avversario una condotta analoga, non
istituisce un rapporto contrattuale, un do ut des; bensì garantisce della
propria condotta poiché liberamente la sceglie sulla base di un giudizio
ponderato del tutto autocentrato; il segreto offusca l'autonoma morale, esso
implica un relativismo di valori e di condotta che di fatto riduce alla
subalternità: la scelta del segreto infatti implica che una cosa (un
convincimento, una conoscenza, una decisione, un dato) si afferma o si
nasconde a seconda di chi si ha di fronte; è quindi il contrario esatto dell
'autonomia morale.
g) Nella lotta nonviolenta è fondamentale la lealtà: come specificazione
della scelta di fondo, ma anche per le sue ricadute pratiche contestuali,
ovvero perché essa implica la stima da parte degli altri soggetti coinvolti
nel conflitto. Il segreto impedisce una condotta leale, e distrugge la
stima.
h) Nella lotta nonviolenta è fondamentale costruire fiducia: lo stesso
avversario deve sapere con certezza che del lottatore nonviolento può
fidarsi, che la sua condotta sarà coerente con i suoi princìpi. Il segreto è
invece inganno e minaccia, distrugge la fiducia, vanifica il senso profondo
dell'azione nonviolenta.
Nella lotta nonviolenta quindi la segretezza e la clandestinità sono
bandite, così come è bandita la minaccia, il ricatto, il trucco, la
sorpresa; così come è ripudiata la condotta meschina, il sottrarsi alla
responsabilità delle proprie azioni e delle conseguenze delle proprie
azioni.
Si può decidere di aderire o non aderire alla nonviolenza, ma chi sceglie di
farlo deve sentirsi rigorosamente impegnato a una condotta limpida e
coerente.
Concludendo: il segreto è incompatibile con la scelta della condotta
nonviolenta perché esso è una forma di menzogna e di inganno. Il segreto è
negazione di valore all'altro: nel suo bene maggiore, che è l'intelletto;
nel cuore stesso della sua identità, che è la capacità di accedere a verità.
Sul segreto non si fonda una società libera, mentre una qualità specifica
della condotta nonviolenta è che ogni suo atto deve poter essere istitutivo
di una società libera. Il segreto in quanto tale corrompe ed opprime, la
nonviolenza in quanto tale libera e degnifica.
9. INIZIATIVE. BRUNETTO SALVARANI: CRESCONO LE ADESIONI ALL'APPELLO
ECUMENICO PER LA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO
[Brunetto Salvarani (b.salvarani@carpi.nettuno.it) e' impegnato nel dialogo
cristianoislamico ed ha promosso l'appello ecumenico per una giornata a tal
fine, appello a cui stanno giungendo numerose adesioni]
Care amiche e cari amici,
eccomi a voi col "solito" aggiornamento che mi sento di dovervi, tanto piu'
potendo segnalare il progressivo successo (se e' corretto ricorrere a tale
termine) del nostro appello.
In effetti, il primo dato e' senz'altro che stanno continuando a giungerci
adesioni, sia di singoli sia di gruppi e comunita', per posta elettronica e
per telefono: forse, l'aspetto piu' significativo (sul quale vi chiamo a
riflettere, come dato non privo di rilevanza) e' che stanno firmando anche i
responsabili nazionali di realta' associate che non si occupano
specificamente di dialogo ecumenico e/o interreligioso - penso, fra gli
ultimi in ordine di tempo, a Luciano Benini (presidente del MIR, Movimento
per la Riconciliazione) e a Sabina Siniscalchi (segretario nazionale di Mani
Tese) -, il che ribadisce, se ce ne fosse bisogno, che quella del dialogo
non puo' essere piu' una tematica riservata ai cosiddetti "addetti ai
lavori", ma viene percepita finalmente come una grande questione civile,
sociale e "politica", su scala nazionale e internazionale.
Un secondo dato consolante e' che proseguono le uscite dell'appello sulla
stampa nazionale. Le potete trovare, al solito, sul sito www.ildialogo.org
dove ci sono anche altri materiali utili, ma intanto ricordo almeno
"L'Unita'", "Avvenire", "Il Manifesto", "NEV", "SIR", "La nonviolenza e' in
cammino", "Riforma", "Viator" e "Settimana" dei dehoniani (a tale proposito,
"Settimana" ha scelto di pubblicare il mio comunicato stampa iniziale come
lettera del sottoscritto, chiamando i lettori a dare un parere: se trovaste
qualcuno disposto a scrivere una lettera di solidarieta', credo sarebbe una
buona cosa. Il direttore si chiama Giampiero Brunet, e l'indirizzo mail e'
settimana@dehoniane.it ). Segnalo, infine, che sono riuscito ad "infilare"
la notizia dell'appello nella prossima puntata di "Protestantesimo" dedicata
interamente al rapporto fra cristiani e musulmani, che andra' in onda
domenica prossima 25/11 su Rai 2 dopo la "Domenica sportiva".
Una terza considerazione inevitabile e', mi pare , l'oggettiva consonanza
dell'appello con le due iniziative proposte da Giovanni Paolo II per il 14
dicembre (digiuno di pace) e il 24 gennaio (incontro di preghiera
interreligioso ad Assisi). Personalmente, ne sono stato alquanto consolato,
soprattutto in ragione del coraggio di proposte simili, e mi sono domandato
se non sia il caso di dare "man forte" al vescovo di Roma aderendo in
qualche modo anche come firmatari dell'appello. Ve lo dico con pudore,
consapevole che il nostro appello e' ecumenico, ed e' impotantissimo che
rimanga tale, ma vi chiederei gentilmente un parere, poiche' ogni parola di
pace e di dialogo oggi e' sempre piu' preziosa e importante da "gridare sui
tetti". Tra l'altro, qualcuno di voi ha suggerito, come possibile data per
la giornata di dialogo che proponiamo, proprio il 14 dicembre, a partire
dalla suggestione del papa e della fine del Ramadan di quest'anno. Anche su
questa ipotesi attendo pareri e commenti.
Altre cose vorrei dirvi, ma ritengo che possa bastare, per non diventare
noioso. Come sempre, aspetto ancora altre adesioni, notizie di iniziative, e
idee su cosa fare dell'appello, e "quando" (conviene dare in qualche modo
una data di scadenza? o tenere aperta la lista mentre inviamo l'appello ai
responsabili per il dialogo di cattolici, evangelici e ortodossi in Italia?
ed e' utile pensare ad una conferenza-stampa nazionale per presentare
l'iniziativa, come qualcuno suggerisce?).
Perdonatemi se vi ho posto una marea di problemi, ma sono i problemi di chi
sta crescendo oltre ogni immaginazione, e sente la responsabilita' di
condividere questo messaggio di pace e di dialogo in questo tempo cupo e
amaro. Rendendolo cosi', se possibile, meno cupo e meno amaro.
Vi ringrazio sin d'ora e vi abbraccio
shalom, salaam, pace
10. INIZIATIVE. OSSERVATORIO EUROPEO "GIOVANNI FALCONE" DI MONOPOLI:
ABROGARE LA LEGGE SULLE ROGATORIE
[Dall'Osservatorio europeo "Giovanni Falcone" di Monopoli riceviamo e
diffondiamo. Per contatti: e-mail: pieffezeta@tin.it, sito:
www.osservatoriomonopoli.it]
L'Osservatorio europeo "Giovanni Falcone" di Monopoli promuove una
iniziativa collettiva a sostegno simbolico di una proposta referendaria per
l'abrogazione della legge sulle rogatorie internazionali approvata dal
governo Berlusconi.
Questa legge consentira' a fior fiori di criminali di farla franca, di
mettere in serio pericolo i processi avviati nei confronti di terroristi
internazionali, oltre alla reale possibilita' di ostacolare quelle inchieste
ancora in corso sulle tangenti transitate attraverso conti esteri.
Per partecipare a questa iniziativa e sottoscrivere virtualmente la proposta
di referendum puoi collegarti con il nostro sito internet
www.osservatoriomonopoli.it
L'iniziativa avra' durata fino a quando le forze politiche e sociali di
questo Paese non presenteranno formalmente alla Corte Costituzionale il
quesito referendario.
Le sottoscrizioni raccolte dall'Osservatorio europeo "Giovanni Falcone"
saranno consegnate all'on. Antonio Di Pietro, parlamentare europeo e
fondatore dell'Osservatorio europeo sulla legalita' e la questione morale.
11. LETTURE. ATTAC: I PARADISI FISCALI
Attac, I paradisi fiscali, Asterios, Trieste 2001, pp. 96, lire 9.000.
Curato da un gruppo del comitato scientifico di Attac (l'Associazione per la
tassazione delle transazioni finanziarie) e coordinato da Bernard Cassen, e'
un utile strumento di informazione sulla finanza fuorilegge.
12. LETTURE. GAETANO DOMENICI: MANUALE DELL'ORIENTAMENTO E DELLA DIDATTICA
MODULARE
Gaetano Domenici, Manuale dell'orientamento e della didattica modulare,
Laterza, Roma-Bari 1998, pp. 276, lire 32.000. E' uno dei manuali dell'utile
collana laterziana "Fare scuola"; le ultime cento pagine recano schede e
proposte di attivita'.
13. LETTURE. THOMAS MANN: PACE MONDIALE E ALTRI SCRITTI
Thomas Mann, Pace mondiale e altri scritti, Guida, Napoli 2001, pp. 184,
lire 22.000. Una raccolta di articoli di intervento civile del grande
scrittore, in buona parte per la prima volta tradotti.
14. INIZIATIVE DI PACE DI OGGI
[Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui
siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte
precise: I. la nonviolenza; e II. la difesa dei diritti umani, del diritto
internazionale, della legalita' costituzionale]
Venerdi 23 novembre
- a Bari: alle ore 17 al Kursal, dibattito con Vittorio Agnoletto.
-a Bari: in serata assemblea del Bari social forum.
- a Bologna: presso la Sala Consiliare Falcone e Borsellino del Centro
Civico del Quartiere Reno. via Battindarno 123, ore 17,30: "La comunicazione
e l'informazione globalizzate", con Franco Carlini, Roberto Grandi, Claudio
Santini, Pino Cacucci. Info: Silvia.Zamboni@comune.bologna.it
- a Bologna: sala Benjamin, via del pratello, 53. ore 20,30, incontro su
"Fuori la guerra dalla storia", con Mercedes Frias, Lidia Cirillo, Gabriella
Rossetti, Maria Grazia Campari, Titti de Simone. Organizza: Coordinamento
bolognese, Marcia mondiale delle donne Contro guerre, violenze e poverta'.
Info: rinalsanti@libero.it
- a Bologna: in via San Carlo 42, dalle 21 alle 23, incontro sulle
prospettive della finanza etica, con Roberto Fattori. Info: associazione
"Punto Rosso" di Bologna: puntorossobologna@libero.it, tel. 3470946123.
- a Cagliari: alle ore 19,30 presso la sede dello SCI, coordinamento "Non
piu' guerre".
- a Carrara: alle roe 21 incontro con Manlio Dinucci sulla guerra.
- a Cazzago S. Martino: alle 20,30 presso la biblioteca di Cazzago S.
Martino verra' presentato il libro curato da Francesco Ongaro che raccoglie
testimonianze sui giorni del g8 a Genova. Per informazioni:
info@apassoduomo.org
- a Feltre: ad Hangarzone, serata di riflessione su economia e guerra.
- a Genova: al Centro Civico Buranello, Genova Sampierdarena, alle ore 18,
incontro su "Se vuoi la pace, prepara la pace", con Gianni Alioti e Roberto
Minervino. Promuove la Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti.
- a Lecce: alle ore 17 a Sociologia dibattito "Dall'accoglienza ai diritti".
- a Livorno: ore 21, Sala Circoscrizione 4, via Menasci 4, incontro con
Pedro Ortega (segretario generale Federazione Tessile del Nicaragua). Info:
itanica@iol.it
- a Milano: alle ore 19-23 presso la Camera del lavoro in corso Porta
Vittoria 43, dibattito contro la guerra, verso Porto Alegre 2002.
Partecipano: Bernard Cassen, Toni Negri, Mario Agostinelli, Marco Bersani,
Jose' Luis Del Roio, Sabina Siniscalchi; presiede: Nicola Nicolosi;
introduce: Giorgio Riolo. Info: puntorosso@puntorosso.it
- a Milano: nell'ambito del ciclo di incontri organizzati dal Centro
ecumenico europeo per la pace, incontro con Maria Cristina Bartolomei. Info:
ceep@libero.it
- a Milano: in foro Buonaparte 31, alle ore 18,30, presidio e fiaccolata
contro la chimica assassina.
- a Napoli: ore 15,30, presso l'ISVE, Mostra d'Oltremare (ingresso viale
Marconi) inaugurazione del Centro di Documentazione e Ricerca (Ce. Doc.).
Ore 15,45: "Comunicare la Finanza Etica", con Amato Lamberti, Gennaro
Biondi, Mario Cavani, Paolo Greco; ore 17,20: "Investiamo in buone azioni",
con Mario Porzio, Pasquale Orlando, Sergio d'Angelo, Pasquale Barba. Il Ce.
Doc. e' una biblioteca attiva dell'Associazione Manitese Campania e
dell'ISVE (Istituto di Studi per lo Sviluppo Economico) dove e' possibile la
consultazione, il prestito e l'acquisto di materiale utile
all'approfondimento delle tematiche relative alla cooperazione decentrata,
allo sviluppo locale, al terzo settore, alla finanza etica, alla
globalizzazione. Tra le attivita' istituzionali del Centro l'organizzazione,
in collaborazione con l'ISVE, di corsi di formazione e seminari. Info:
Manitese Campania, tel. 081621880, cell. 3475450650, e-mail:
cedoc.manitese@libero.it
- a Nemi: seminario della Caritas sulla pace. Tel. 0669886383.
- a Oristano: presso la Pinacoteca Comunale di Via S. Antonio, mostra sulle
cause e situazioni delle diverse aree mondiali afflitte da conflitti armati.
Ogni giorno dalle ore 16 alle ore 20.
- a Orte (VT): al liceo scientifico, con inizio alle ore 14, settimo
incontro del corso di educazione alla pace.
- a Parma: presso Teatro Due, ore 20,30, forum aperto su: "Informazione e
manipolazioni mediatiche"; partecipano: Enrico Giardino, Pierluigi Sullo,
Marcello Cini e Carlo Cerchioli. L'iniziativa e' nell'ambito del Festival di
cinema scientifico Prix Leonardo, dal 21 al 24 Novembre a Palazzo Soragna,
Parma. Info: Fondazione Medikinale, tel. 0521985886, e-mail:
info@prixleonardo.org
- a Pinerolo: alle ore 21, presso il circolo Stanamore, via Bignone 8,
iniziativa di solidarieta' con il popolo kurdo, con proiezione del film:
"Viaggio verso il sole".
- a Reggio Emilia: a Noceto, alle ore 21, incontro sulla situazione a Bukavu
(Congo).
- a Saluzzo: concerto per la pace alle ore 21 alla Sala polivalente di
Castellar. Info: Comitato Saluzzese per la Pace, ratatoj@libero.it
- a Torino: all'Arsenale di pace, in piazza Borgo Dora 61, Where The Eagles
Fly, in collaborazione con Zonta Torino Due, promuove "donne di pace",
incontro inter-religioso con rappresentanti femminili delle diverse
culture. L'incontro contribuira' al finanziamento della campagna
Unicef-Zonta International per la vaccinazione contro il tetano materno e
neonatale in Nepal. Per informazioni: www.siberianshamanism.com
- a Torino: presso il Centro studi comparati "Edoardo Agnelli" si conclude
il convegno su "Dignita' umana e liberta' di scelta religiosa".
- a Torino: in via Battisti 4, alle ore 21, incontro con Barcellona e
Mazzetti.
- a Verbania: alle ore 21, a Palazzo Flaim, assemblea-dibattito sulla
proposta di legge per la formazione delle Forze dell'Ordine secondo i
principi e la prassi della nonviolenza. Introduce: on. Laura Cima, del
Gruppo Verdi alla Camera, membro della Commissione Esteri. Intervengono:
Davide Melodia, gia' Segretario del Movimento Nonviolento e della Lega per
il Disarmo Unilaterale; Gabriele Ghezzi, dirigente nazionale del S.I.U.L.P.;
Gianni Barbacetto della redazione del settimanale "diario". Per
informazioni: tel. 0323404220, 032380347, e-mail: paolo.caruso@libero.it,
verdi.verbano@virgilio.it
- a Verona: inizia la rassegna del cinema africano, fino al 30 novembre.
- a Viterbo: presso il centro sociale "Valle Faul" iniziativa contro le
manipolazioni genetiche, partecipa Andrea Ferrante.
15. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA ADRIANA ZARRI A GRAZIANO
ZONI
* ADRIANA ZARRI
Profilo: nata a S. Lazzaro di Savena nel 1919. Teologa, saggista, scrive su
diverse riviste, tra cui "Concilium", "Servitium", "Rocca", "Avvenimenti".
Vive in forma monastica in un eremo. Opere di Adriana Zarri: segnaliamo
almeno Nostro Signore del deserto, Cittadella; Erba della mia erba,
Cittadella; Dodici lune, Camunia; Il figlio perduto, La Piccola.
* GIANFRANCO ZAVALLONI
Profilo: educatore, impegnato nel Centro di Informazione Nonviolenta di
Cesena.
* CESARE ZAVATTINI
Profilo: nato a Suzzara nel 1902, è deceduto nel 1989; giornalista,
scrittore, sceneggiatore cinematografico; vulcanico spirito creativo, è un
caso paradigmatico di conciliazione degli opposti: l'estetica della macchina
da presa che riprende la realtà così com'è con la tecnica del pedinamento,
ed insieme il sogno, ed il sogno della cultura folclorica, coi suoi tratti
carnevaleschi e della cuccagna; il neorealismo e la rêverie, l'impegno
democratico ed una personalità spiccatissima, la vita quotidiana e l'
attenzione ad ogni diversità ed emarginazione. Opere di Cesare Zavattini:
tra i suoi libri segnaliamo almeno: Parliamo tanto di me; I poveri sono
matti; Io sono il diavolo; Totò il buono; Ipocrita 1943. Tra le sue
sceneggiature cinematografiche segnaliamo quelle per i film di De Sica (tra
cui i classici Sciuscià, Miracolo a Milano, Umberto D - dei quali Zavattini
scrisse anche il soggetto -), ed il soggetto da cui Visconti trasse
Bellissima.
* RENE' ZAZZO
Profilo: illustre studioso di psicologia infantile.
* SABINE ZEITOUN
Profilo: storica, direttrice del "Centro di storia della Resistenza e della
Deportazione" di Lione.
* ETTORE ZERBINO
Profilo: psichiatra, docente universitario, impegnato per i diritti umani e
dei popoli. Indirizzi utili: ezerbino@tiscalinet.it
* CLARA ZETKIN
Profilo: nata in Germania nel 1857 e deceduta in Urss nel 1933, militante
del movimento operaio, femminista, pacifista. Opere di Clara Zetkin: Lenin,
Samonà e Savelli, Roma 1968; La questione femminile e la lotta al
riformismo, Mazzotta, Milano 1972. Opere su Clara Zetkin: Gilbert Badia,
Clara Zetkin, femminista senza frontiere, Erre Emme, Roma 1994.
* BRUNO ZEVI
Profilo: nato a Roma nel 1918, studi internazionali, illustre architetto e
studioso dell'architettura e dell'urbanistica, antifascista, partecipa alla
Resistenza nel Partito d'Azione, è deceduto nel gennaio 2000. Intellettuale
di straordinaria cultura e di grande impegno civile. Opere di Bruno Zevi:
tra i suoi numerosissimi libri segnaliamo almeno introduttivamente, Zevi su
Zevi, Marsilio, Venezia 1993; la serie delle Cronache di architettura, in 24
volumi presso Laterza, Bari; Editoriali di architettura, Einaudi, Torino
1979.
* TULLIA ZEVI
Profilo: giornalista ed intellettuale di forte impegno civile. Riportiamo la
seguente scheda estratta dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle
scienze filosofiche: "Tullia Zevi e' nata a Milano. Dopo aver compiuto studi
classici, ha frequentato per un anno la Facolta' di Filosofia
dell'Universita' di Milano, iscrivendosi in seguito alla Sorbona di Parigi,
alla Juillard School of Music di New York e al Radcliff College (Cambridge,
Mass.). Dal 1978 al 1983 e' stata vicepresidente della Comunita' Ebraica
Italiana, di cui e' stata eletta presidente - unica donna ad aver mai
assunto questa carica - nel 1983. E' vicepresidente dello European Jewish
Congress e membro dell'Esecutivo dello European Congress of Jewish
Communities. E' stata corrispondente per il quotidiano israeliano "Maariv"
(dal '60 al '93), per il settimanale londinese "The Jewish Chronicle" (dal
'63 al '93), per la "Jewish Telegraphic Agency" (dal '48 al '63) e per il
"Religious News Service" di New York (dal '46 al '76). Nel 1998 viene eletta
membro della Commissione per l'Interculturalismo del Ministero
dell'Istruzione e - dal '97 al '98 - entra nella Commissione Parlamentare
d'Inchiesta sul comportamento del contingente italiano durante la missione
di soccorso in Somalia (del 1993 - 1994). Sempre nel 1998 e' eletta membro
della Commissione Italiana dell'UNESCO e, nel 1988, viene incaricata della
presidenza della Commission for Intercultural and Interfaith Relations dello
European Jewish Congress. Nel novembre del 1992 e' la candidata italiana per
il premio "Donna europea dell'anno", consegnato ogni anno a quella donna
della Comunita' Europea "le cui attivita' hanno dato un significativo
contributo ai diritti umani e alla solidarieta' tra i popoli". Nel dicembre
del '92 il Presidente della Repubblica la insignisce del titolo di
"Cavaliere di Gran Croce", la massima onorificenza italiana. Nel marzo del
'93 riceve il premio "8 marzo: la donna nella scuola, nella cultura e nella
societa'" da parte dell'associazione culturale romana "Il margine" e il
premio "Donna coraggio 1993" dall'Associazione Nazionale delle Donne
Elettrici. Nel marzo del '94 il Ministero dei Beni Culturali le assegna la
Medaglia d'Oro per "il suo contributo all'educazione, all'arte e alla
cultura" e, nel gennaio del '97, le viene consegnato il premio "Firenze -
Donna" per i suoi successi internazionali".
* ZHANG YIMOU
Profilo: regista cinematografico cinese nato nel 1950, appartiene alla
generazione che ha vissuto intensamente e direttamente la vicenda della
rivoluzione culturale. Di uno stile sgargiante e fin magnificente, alcuni
suoi film affrontano contraddizioni e oppressioni contemporanee e fin
secolari, e processi di violenta transizione in cui permangono - solo
superficialmente metamorfosandosi - le strutture profonde dell'ingiustizia e
della sopraffazione; ha una notevole capacità di rappresentazione della
psicologia degli oppressi e di immedesimazione nello sguardo delle vittime
innocenti. Opere di Zhang Yimou: segnaliamo particolarmente Sorgo rosso
(1987) e Lanterne rosse (1991). Opere su Zhang Yimou: Flavio Merkel (a cura
di), Zhang Yimou, Dino Audino Editore, Roma.
* JEAN ZIEGLER
Profilo: sociologo, docente, parlamentare svizzero, ha denunciato nelle sue
opere i rapporti tra capitale finanziario, governi, poteri criminali,
neocolonialismo, sfruttamento Nord/Sud.
Opere di Jean Ziegler: Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto; I vivi e
la morte; Le mani sull'Africa; Il come e il perché; La Svizzera lava più
bianco; La felicita' di essere svizzeri, La Svizzera, l'oro e i morti; tutte
presso Mondadori. La vittoria dei vinti, Sonda; Les seigneurs du crime,
Seuil (contro le mafie); La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Pratiche.
* FRED ZINNEMANN
Profilo: regista cinematografico, nato a Vienna nel 1907 e recentemente
scomparso. Molti suoi film affrontano con severo rigore aspri conflitti
psicologici e morali, drammatiche situazioni storiche, e costituiscono
occasioni di riflessione sul senso e il dovere dell'impegno civile ed il
primato della coscienza. Opere di Fred Zinnemann: tra i suoi film segnaliamo
particolarmente La settima croce (1944), tratto dal romanzo di Anna Seghers
sulla solidarietà umana che salva un evaso da un lager; Mezzogiorno di fuoco
(1952), in cui un uomo abbandonato dalla comunità affronta per senso del
dovere i fuorilegge venuti ad ucciderlo; Un uomo per tutte le stagioni
(1966), dal dramma di Robert Bolt, la vicenda di Thomas More; Giulia (1977),
ancora il racconto di una vicenda di lotta antinazista. Opere su Fred
Zinnemann: Giuseppe Rausa, Fred Zinnemann, Il Castoro Cinema.
* ALEKSANDR ALEKSANDROVIC ZINOV'EV
Profilo: nato nel 1922, docente di logica all'Università di Mosca, costretto
all'esilio nel 1978, saggista e romanziere, critico efficacissimo del
totalitarismo.
* DANILO ZOLO
Profilo: nato a Fiume (Rijeka) nel 1936, docente di filosofia e sociologia
del diritto all'Università di Firenze. Opere di Danilo Zolo: segnaliamo
almeno: Stato socialista e libertà borghesi, Laterza, Bari 1976; Il
principato democratico, Feltrinelli, Milano 1992; (a cura di), La
cittadinanza, Laterza, Roma-Bari 1994; Cosmopolis, Feltrinelli, Milano 1995;
Chi dice umanità, Einaudi, Torino 2000.
* GRAZIANO ZONI
Profilo: esperto di questioni internazionali, di cooperazione e di impegno
per i diritti umani; impegnato con ruoli di responsabilità nei movimenti di
volontariato e di solidarietà. Coordinatore di Emmaus-Italia. Dirige la
collana di libri su "Sviluppo ambiente pace" per l'editrice Emi di Bologna.
16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
17. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 297 del 23 novembre 2001