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4 novembre a Taranto: la bandiera della pace sventola durante la cerimonia ufficiale
Stiamo per inserire sul sito di PeaceLink www.peacelink.it le foto della
manifestazione per la pace che abbiamo tenuto oggi 4 novembre in occasione
della tradizionale cerimonia delle Forze Armate a Taranto.
Oltre alle rappresentanze di PeaceLink (Alessandro Marescotti) e
all'Associazione per la Pace (Loredana Flore) con le bandiere della pace
con i colori dell'arcobaleno c'erano circa trenta giovani del Taranto
Social Forum e il consigliere comunale di Rifondazione, Ciccio Voccoli.
La manifestazione si è svolta con il massimo ordine, occupando un intero
lato del perimetro della piazza e non è passata inosservata; tutto è
avvenuto in modo assolutamente pacifico, tanto che a mezza voce un alto
ufficiale avrebbe espresso ad un giornalista il suo apprezzamento. La
manifestazione è stata preparata "alla Greenpeace", ossia nei minimi
dettagli per ottenere la massima efficacia senza incorrere in grane legali;
PeaceLink si è avvalsa infatti della consulenza dell'avvocato Giovanni
Fiorino (1), in quanto era la prima volta che - assieme alle associazioni
combattentistiche - la piazza, in occasione della cerimonia del 4 novembre,
fosse presidiata da striscioni pacifisti (il Taranto Social Forum aveva la
scritta "OKKIO PER OKKIO E IL MONDO SARA' CIECO").
La stessa caratteristica innovativa della manifestazione non consigliava -
da un punto di vista legale - di darsi appuntamento in tanti, per non far
apparire la manifestazione come non autorizzata. Pertanto, giocando sul
filo delle norme fasciste del 1931 attualmente in vigore, si è fatto tutto
il possibile per garantire la manifestazione del pensiero e della volontà
di pace ai sensi dell'articolo 21 e 11 della Costituzione in tempo di
guerra e di celebrazioni militari.
Allego anche il comunicato di PeaceLink inviato ai giornali (2).
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
(1) Si sono dovute interpretare e conoscere a fondo le norme fasciste del
1931, qui sotto riportate, che avrebbero potuto costituire un "problema"
per la riuscita della manifestazione. Le elenchiamo in breve.
La disciplina è data dagli articoli 18 24 del T.U.L.P.S. (R.D. 773/1931) e
dagli articoli 19 28 del Regolamento di attuazione approvato con R.D.
n.635/1940.
In particolare, il T.U.L.P.S., all’articolo 18, disciplina l’obbligo del
preventivo avviso al Questore, della riunione in “luogo pubblico” ad
esempio una piazza, una via… -.
Quanto alla “riunione”, essa è caratterizzata dalla presenza di più persone
che si incontrino per un fine determinato, in ciò distinguendosi
dall’assembramento e dalla semplice agglomerazione.
Sul punto, la giurisprudenza di merito ha precisato che non vi è obbligo di
avviso quando, per le ridottissime dimensioni della riunione, non può
esservi, neppure in astratto, alcuna lesione dell’interesse dell’ordine e
della sicurezza pubblica.
A ciò deve aggiungersi che la Corte di Cassazione ha precisato che può
esservi riunione anche in un raggruppamento di persone “sollecitato da un
appello estemporaneo”.
L’art. 20 T.U.L.P.S. stabilisce che “Quando, in occasione di riunioni…in
luogo pubblico…avvengono manifestazioni o grida sediziose…le riunioni e gli
assembramenti possono essere disciolti”.
L’articolo 654 cp, a sua volta, punisce, come illecito amministrativo, il
comportamento di chi, in una riunione in un luogo pubblico, compie
manifestazioni sediziose.
Sull’aggettivo “sediziose” la Corte di Cassazione con espresso riferimento
alla riunione sediziosa ha precisato che è tale quella nella quale “si
manifesta ostilità verso la pubblica autorità”.
La giurisprudenza di merito ha chiarito che l’atteggiamento è sedizioso
quando “implica ribellione ed ostilità e risulti in concreto idoneo a
produrre un evento pericoloso per l’ordine pubblico”.
Quanto allo striscione, è da ricordare la scriminante dell’articolo 4 u.c.
della legge 110/1975 che esclude, dal novero delle armi ai fini delle
disposizioni penali dell’articolo stesso - rubricato "Porto di armi od
oggetti atti ad offendere” le aste degli striscioni utilizzati nelle
pubbliche manifestazioni e nei cortei, sempre che gli stessi non vengano
adoperati come oggetti contundenti.
(2) Il nostro 4 novembre
Noi pacifisti siamo i migliori amici dei soldati. Se nella storia ci
fossero stati più pacifisti, tanti soldati non sarebbero stati mandati
inutilmente al massacro. I soldati nella storia sono stati sacrificati per
le ambizioni di potere e per i profitti dei mercanti di armi. Oggi questa
verità - che tutti i libri di storia documentano - va detta anche dal palco
delle celebrazioni: il 4 novembre sia data voce alla cultura della pace e
della vita. Basta con le rievocazioni retoriche che tanto piacevano a
D'Annunzio: si leggano le poesie di Ungaretti. Basta con vuoti discorsi
sulla prima guerra mondiale: si leggano le lettere dal fronte dei soldati
che condannavano la guerra e mandavano maledizioni al re.
Non fu infatti per amor di patria che si mandarono al fronte milioni di
giovani: 650 mila morirono, un milione furono i mutilati e i feriti. Non fu
per liberare Trento e Trieste che si combattè nel 1915-18: l'Austria aveva
promesso Trento e Trieste all'Italia in cambio della neutralità, come
scrisse il liberale Giolitti. L'inutile strage (come la definì allora il
Papa) fu fatta per sete di colonie tanto che quando non furono ottenute si
parlò di "vittoria mutilata". L'inutile strage arricchì i mercanti di armi
e gli speculatori. Una tangentopoli militare venne costruita sulla pelle
dei soldati: una tangentopoli su cui stava per fare luce una commissione
parlamentare d'inchiesta e che fu subito archiviata con l'avvento del
fascismo nel 1922.
Soldati che celebrate il 4 novembre: avete in noi pacifisti i migliori
alleati.
Noi non vi avremmo mai chiesto di andare a morire per le manie di grandezza
del re e per i profitti di guerra della Fiat. Noi avremmo promosso l'unità
nazionale senza farvi sparare un colpo (del resto la Costituzione oggi non
consentirebbe di far guerra per una controversia territoriale) e senza
gettare l'Italia in una crisi da cui sarebbe nato il fascismo.
Chiediamo alle autorità che il 4 di novembre si ricordi i valore supremo
della pace e si ripudi la guerra, così come l'articolo 11 della
Costituzione sancisce. Soldati, amate la Patria ma non fatevi più
imbrogliare da chi nella storia l'ha disonorata mandandovi a morire non per
patriottismo ma per interessi personali e di potere.
Soldati, memori della storia non fatevi trascinare oggi in un nuovo
Vietnam: ricordatevi che il nemico in passato a volte a marciato alla
vostra testa.
Il 4 novembre si abbassino le armi e si chieda lo stop ai bombardamenti. Lo
chiede la maggioranza dell'opinione pubblica europea e italiana,
sosteniamolo tutti insieme in nome di una civiltà che sia di giustizia e
non di vendetta, di pace e non di morte. Stop all'inutile strage, oggi come
86 anni fa. Che democrazia sarebbe quella che non rappresentasse la volontà
di pace del popolo italiano e della sua Costituzione? Che dignità avrebbe
una politica machiavellicamente scissa dalla morale?
"La vera politica non può fare alcun progresso se prima non ha reso omaggio
alla morale" (Kant).
La lotta al terrorismo e alla barbarie sia fatta con gli strumenti della
civiltà e della giustizia e non con una guerra che - uccidendo bambini e
gente poverissima - fa a gara con la barbarie che vogliamo combattere.
Soldati, in nome del vostro giuramento di fedeltà alla Costituzione,
disobbedite a chi vi chiedesse di calpestarla. Ieri, oggi, domani:
ripudiamo la guerra!
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
-- Per altre informazioni http://www.peacelink.it/dossier/4novembre/4nov.pdf