[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Naming Authority: cronaca di una morte annunciata



Fonte: 
http://www.beta.it/magazine/article.beta?r=BETA&a=bnbeta2001108685344710811799105&lang=IT

Naming Authority: cronaca di una morte annunciata


Perplessita' e commenti sul modello italiano di autogoverno della Rete, che 
potrebbe terminare brutalmente nei prossimi giorni

Di Maurizio Codogno
Articolo inserito in rete il 25/10/2001

Il 31 ottobre a Pisa si terra' l'assemblea del Comitato dei Contributori, 
vale a dire l'insieme dei maintainer che pagano la Registration Authority 
per ottenere in uso i nomi a dominio nel Top Level Domain .it. Noi ci 
rivolgiamo appunto ai maintainer per ottenere a nostra volta un nome a dominio.
Con ogni probabilita', questa riunione segnera' anche la fine sostanziale - 
se non formale - della Naming Authority, cioe' del gruppo che storicamente 
ha preparato le regole per l'assegnazione e l'uso dei nomi a dominio sotto 
.it. Le parole al riguardo del professor Denoth, direttore dell'Istituto 
per le Applicazioni Teematiche del CNR e quindi a capo della RA, sono state 
inequivocabili, e se devo essere sincero nemmeno troppo diplomatiche.
Ne' si e' vista in realta' una qualunque forma di sollevazione popolare da 
parte della NA, a parte i mugugni dei soliti noti. Ancora in marzo era 
stata richiesta a tamburo battente un'assemblea straordinaria, mentre 
questa volta si assiste supinamente agli eventi, come se si volesse evitare 
l'accanimento terapeutico nei confronti di questa associazione forse non 
benemerita eppure che ha rivestito una certa importanza.

Come mai c'e' stato questo sconvolgimento dello status quo che si era 
creato e mantenuto negli anni? È vero che una divisione tra RA e NA non ha 
piu' senso? E cosa c'e' in realta' dietro a queste grandi manovre? 
Purtroppo di fatti veri e propri non ne sono noti molti nemmeno a una 
persona abbastanza addentro alla questione come me. Non posso percio' fare 
altro che scrivere un commento, presentando le mie opinioni di membro di 
lunga data - non molto influente appunto, ma sicuramente piuttosto noto - 
della NA. Come i lettori di Beta sono abituati, noi non spacciamo voci e 
opinioni per verita' assolute... e non ci nascondiamo dietro l'anonimato.

Il braccio e la mente poco coordinati
La nascita della RA e della NA e' ormai arcinota, e qui mi limito a 
riassumerla in breve. Quando nella seconda meta' degli anni '80 il DNS 
entro' in uso, lo IANA - quelli che erano partiti in quarta a gestire tutto 
lo "spazio internet" - inizio' a delegare l'autorita' per i vari Top Level 
Domain nazionali a chi glieli chiedeva, e aveva l'aria di essere titolato 
all'uso.
A parte .mil, Internet era fondamentalmente una rete accademica, quindi 
nessuno ebbe a ridire quando il gruppo pisano del CNR, storicamente il 
primo polo informatico italiano, si prese gli oneri: tanto onori non ce 
n'erano. Persino lo Stato italiano diede qualcosa che assomigliava a una 
presa d'atto della scelta.

Nei primi anni '90 anche i privati iniziarono a entrare nella Rete: gli 
interessi commerciali non erano ancora elevati, e la soluzione che sembro' 
piu' semplice fu il lasciare la gestione del TLD italiano al CNR, che 
assegnava gratuitamente un dominio (e uno solo!) a una qualunque societa' o 
associazione; e promuovere contestualmente a "Organismo preposto a stilare 
le regole per i nomi a dominio" quel gruppetto di persone, di estrazione 
pubblica e privata, che si occupava dello sviluppo della posta elettronica 
in Italia. La suddivisione fu soltanto una scelta interna, senza nessun 
riscontro ufficiale ne' da IANA - che certo sapeva della cosa, pero': 
ancora oggi ci si conosce tutti... - ne' dal governo (vabbe', qui forse era 
pretendere troppo)
Quando infine le pressioni per un'apertura illimitata dell'uso dei nomi a 
dominio divennero troppo forti, la NA "autorizzo'" la RA a farsi pagare per 
il "servizio gestione dominii", senza nemmeno pensare di prendere una fetta 
del guadagno. Nulla di strano, perche' la NA di allora era ancora composta 
per la quasi totalita' di accademici o persone che i soldi con i dominii li 
facevano comunque: i maintainer.

Nonostante oggi si affermi che la divisione tra gestore del registro ed 
ente normatore non sia un modello da perseguire, tanto che all'estero non 
e' stato seguito, la cosa non sta proprio cosi': se si guarda attentamente, 
alcuni TLD non sono poi cosi' diversi. Il guaio, purtroppo, e' che noi 
abbiamo fatto le cose alla rovescia: invece che avere l'ente normatore che 
appalta la parte operativa del registro a una societa' previo contratto, 
abbiamo creato un "signor nessuno", e gli abbiamo dato il diritto di creare 
regole cui il registro deve sottostare, volente o nolente.
Il modello "alla rovescia" e' andato benissimo fino a che siamo stati nella 
situazione del "volemose bene": ma quando i soldi (e le citazioni in 
tribunale...) hanno cominciato a crescere, lo scollamento tra i regolatori 
puri e duri e chi rischiava di finire nelle aule giudiziarie e' chiaramente 
cresciuto. Ne' le cose sono state facilitate dai rappresentanti delle due 
parti. Nella NA e' molto rumorosa infatti un'ala "oltranzista", 
rappresentata anche all'interno del Comitato Esecutivo che e' il gruppo che 
scrive effettivamente le regole e le porta all'assemblea per 
l'approvazione: dall'altra la direzione dello IAT e' passata 
dall.atteggiamento "noi registriamo solo, fate le regole in modo che non 
dobbiamo prendere decisioni" all'immediata ubbidienza alle richieste di 
Quelli Che Contano, preferendo dire che ci sono nomi di serie A e di serie 
B piuttosto che cercare una soluzione accettabile a tutti.

Arrivano i loro
Il risultato di questa guerra interna e' stato un oggettivo indebolimento 
del sistema di autogestione Internet. Come ho scritto all'inizio, la RA sta 
sicuramente vincendo questa battaglia, ma credo che la guerra verra' 
perduta da entrambe le fazioni.

Chi la vincera'? Mi pare ovvio: i governanti. Per una volta il problema non 
e' legato alla fazione politica: il famigerato disegno di legge Passigli - 
onorevole DS - e' andato avanti in commissione con un appoggio bipartisan 
che non ci si crederebbe nemmeno.
Il guaio non e' tanto che alcuni dei principii che sono stati inseriti 
nelle proposte di legge sono discutibili. Purtroppo le definizioni stesse 
usate per definire il campo d'azione della legge - pur corrette in corsa 
nelle successive versioni proposte, eliminando ad esempio l'obbrobrio "un 
nome a dominio e' inutilizzato se per 3 mesi il sito non e' raggiungibile" 
- continuano a fare la confusione che ci si puo' aspettare da persone che 
non sono addentro ai temi su cui legiferano.

Il mito del "governo dei tecnici"
Vorrei pero' che una cosa fosse ben chiara: io non sono affatto della 
scuola di pensiero che afferma "i teNNici (1) sanno fare tutto per conto 
loro, basta che li lasciate lavorare".
Questa e' anche un'autocritica: in fin dei conti un anno fa facevo ancora 
il Diretur, e sicuramente mi ritengo un tecnico. Pero' ci sono delle 
realta' che non posso nascondere facendo finta di nulla!

Il tecnico non e' ipso facto un esperto. L'esperienza, intesa come 
capacita' di scrivere norme che non siano solamente di interoperabilita' 
tra sistemi ma anche di interoperabilita' tra le persone, e' indipendente 
dalla bravura tecnica. Un tecnico puo' farsi le ossa anche in questo campo, 
ma non e' detto ci riesca: e spesso siamo stati troppo naïf nella NA.



La parte tecnica delle regole e' ormai limitata.. Negli anni abbiamo fatto 
il lavoro troppo bene: ormai i punti tecnici sono generalmente risolti, e 
il lavoro di quel tipo che resta da fare e' di ordinaria amministrazione, 
con un'eccezione di cui parlero' in fondo. Negli ultimi anni le regole 
aggiunte sono al piu' semitecniche (l'albero geografico, il trasferimento 
di un nome...) e spesso per nulla tecniche. Pensate alle regole di 
arbitrato e alla Procedura di Riassegnazione, che formano ormai la maggior 
parte del testo delle regole. Non dico che queste ultime siano piu' o meno 
necessarie delle altre, ma sicuramente nessuno puo' affermare che siano 
"tecniche".

I dominii non sono piu' appannaggio di un'elite. Finche' si era in una 
grande famiglia, non era un grosso problema allargare un po' il campo di 
azione e scrivere regole anche di gestione dei contenziosi. Da anni, pero', 
ci sono nuovi attori interessati, e siamo sotto gli occhi di tutti. 
Possiamo urlare quanto vogliamo che i nomi a dominio sono solo delle 
etichette alfanumeriche senza significato reale: in pratica questo non e' 
piu' vero, e dobbiamo adeguarci al mondo, pur non supinamente.

Occorre una professionalita' maggiore. Questo e' forse l'unico punto in cui 
i membri NA sono d'accordo: non si puo' piu' essere semplicemente 
un'associazione di amici. Peccato che non si sono fatti passi in avanti a 
questo proposito: basti pensare alla revisione dello Statuto della NA, 
revisione promessa ora e' un anno e di cui non si e' vista nemmeno una 
bozza. Presto e bene non stan bene insieme, certo. Pero' una via di mezzo 
ci sarebbe potuta ampiamente stare!


--------------------------------------------------------------------------------

Il rimedio peggiore del male
Dopo avere presentato una serie di ragioni per stroncare la categoria dei 
tecnici, di cui pure sono lieto di fare parte, non pensiate pero' che io 
creda si possa fare a meno dei tecnici per la gestione anche "legale" della 
rete, o limitarsi a tenerli in caldo come consulenti di facciata ("rompere 
il vetro solo in caso di pericolo"). Il risultato sarebbe tragico: 
comincerebbero ad esserci leggi scoordinate dalla realta' pratica 
sottostante, e i soliti furbi cambierebbero semplicemente pelle, pronti a 
segure comportamenti formalmente legali ma che distruggono l'uso della rete 
come lo si intende in generale.
Un simile comportamento sarebbe poi persino controproducente. Se i 
figlioletti di IANA, vale a dire ICANN, dovessero scegliere tra una 
gestione sia pur benedetta dallo Stato ma non funzionale e una fronda 
composta di tecnici, potrebbe per una volta trasferire le deleghe per .it a 
questi ultimi... Vabbe', questo scenario e' forse fantascientifico, ma non 
sarebbe cosi' improbabile vedere gli italiani spostarsi dai dominii .it ai 
top level generici, e i piccoli provider spostarsi anche fisicamente su 
server all'estero. Non esattamente un bel risultato.

La mia utopia
Lo sfascismo non serve a nulla, anzi contribuisce a peggiorare la gia' 
comatosa situazione attuale. Per essere almeno un poco propositivo, mi 
affretto a dire che quello che mi piacerebbe avere nell'immediato - e anche 
piu' lontano! - futuro e' un sistema dove il Parlamento prepara una legge 
concisa che ribadisca i principii legali che riguardano i nomi a dominio, e 
che lasci piena delega di gestione pratica dei dominii .it e dell'internet 
italiana in genere a un gruppo misto, composto da membri del Registro ed 
esperti tecnici e legali. Il Registro avrebbe sempre potere di veto sulle 
decisioni di questo organismo, per propria sicurezza; ad ogni modo, le 
decisioni dell'organismo dovrebbero essere vagliate - e nel caso di veto ci 
sarebbe l'obbligo di controllo - da un'Authority, presumibilmente quella 
per la TLC.

La differenza con le proposte di legge che abbiamo visto presentate 
quest'anno e' immediata: lo Stato mantiene un basso profilo, pur 
riservandosi il diritto di verificare cosa succede esercitando il suo 
diritto di controllo. Anche rispetto alla proposta della Registration 
Authority ci sono notevoli differenze: viene conservato il potere 
decisionale, ma contestualmente si aumenta la loro responsabilita'.
La scelta di non avere un organismo direttamente dipendente dalle Stato 
dovrebbe contribuire a evitare che i posti siano accaparrati da persone 
interessate solo al cadreghino, anche se in Italia non si puo' mai dire.

La legge di indirizzo in questione sarebbe comunque da verificare 
preventivamente con i tecnici, e probabilmente con giuristi esperti sui 
temi della Rete, per evitare svarioni. Pero' occorre che anche noi tecnici 
facciamo un passo indietro e accettiamo i principii legali proposti, anche 
se non ci piacciono.
Insomma: se la maggioranza al governo decidesse che i nomi a dominio uguali 
ai marchi sono tutelati, non possiamo banalmente impuntarci, ma dovremmo 
seguire una via parlamentare per modificare la proposta, chiedendo per 
esempio di definire come si dovrebbe operare nel comunissimo caso di nomi 
identici in settori merceologici diversi. Evitiamo pero' di immaginare che 
Internet sia una torre d'avorio!

Purtroppo non so se questa mia proposta sia fattibile praticamente, 
bisognerebbe chiedere a chi e' esperto di diritto. Mi auguro che sia almeno 
un utile punto di partenza.

Un esempio pratico
Come ho detto in precedenza, esistono ancora campi in cui una specifica 
tecnica e' assolutamente necessaria. Per vedere cosa si potrebbe fare 
attivamente con un sistema di gestione come questo da me proposto, pensiamo 
allo spam.
Sono anni che non si riesce a fare un'autoregolamentazione, anche perche' 
c'e' la solita oservazione: "le regole valono solo per i dominii .it: cosa 
possiamo fare contro spammatore.com?". Cosi' le nostre caselle postali 
continuano a riempirsi di monnezza.

Una soluzione semplice consiste nell'avere una legge che dica piu' o meno 
"Spam e' posta elettronica indesiderata spedita a piu' persone senza il 
loro consenso: lo spam e' punito cosi' e cosa'. Si lasciano le definizioni 
tecniche al Comitato".

A questo punto e' (relativamente) facile definire dei sistemi tecnici per 
dire che, anche se l'indirizzo del mittente e' diverso oppure se il titolo 
del messaggio termina con un numero casuale, allora il messaggio e' in 
realta' lo stesso. Si puo' persino decidere che se il titolo di un 
messaggio inizia con "ADV:", allora non rientra nella categoria "spam", 
dato che gli utenti possono preparare dei filtri a priori ed evitare questi 
messaggi.
Il bello di questo approccio e' che finalmente non sarebbe limitato ai 
dominii sotto .it, proprio perche' sarebbe sanzionato da una legge e non da 
un accordo privato come quello tra maintainer e RA/NA. Lo spam originato da 
persone non italiane purtroppo ce lo troveremo ancora, ma intanto avremo 
fatto un passo avanti!

Lasciatemi sognare
So meglio di voi che questi scenari non si avvereranno mai. Pero' sono un 
inguaribile ottimista, e spero che questi miei pensieri possano aiutare 
qualcuno a tirare fuori una soluzione migliore di quella che si sta 
prospettando ora per il futuro di Internet in Italia.
In fin dei conti, non credo proprio se ne possano trovare di peggiori...

NOTE
(1) TeNNici: i teNNici sono quelli che si spacciano per tecnici ma in 
realta` non sanno un tubo. E` un termine dispregiativo, insomma.



--------------------------------------------------------------------------------