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La nonviolenza e' in cammino. 270



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 270 del 27 ottobre 2001

Sommario di questo numero:
1. Marina Forti, sette milioni di afghani rischiano la morte per fame
2. Appello per la pace del consiglio centrale della Fuci
3. Solidarieta' ai magistrati impegnati contro mafia e corruzione
4. Franca Ongaro Basaglia, la conoscenza sofferta
5. Giobbe Santabarbara, perche' il movimento contro la guerra e' cosi'
inefficace?
6. Enrico Euli, se io fossi Lilliput
7. Il 27 ottobre a Pesaro
8. Licio Lepore, il 27 ottobre a Viareggio
9. Nadia Cervoni, il 27 ottobre le Donne in nero in piazza a Roma
10. Settimana per la pace ad Avellino
11. Dal 30 novembre al 2 dicembre seminario di studi sui diritti minacciati
12. Letture: Giancarlo Gaeta, Religione del nostro tempo
13. Letture: Tonino Perna, Fair trade
14. Letture: Gino Strada, Pappagalli verdi
15. Riletture, Claudio Cardelli (a cura di), Nonviolenza e societa'
contemporanea
16. Per studiare la globalizzazione: da Giuliano Turone a Hedi Vaccaro
17. Il nuovo numero del settimanale "Carta"
18. L'agenda "Giorni nonviolenti 2002"
19. Il Mir-Ifor nel mondo
20. Il teatro palestinese "Inad"
21. La Carta del Movimento Nonviolento
22. Per saperne di piu'

1. INFORMAZIONE. MARINA FORTI: SETTE MILIONI DI AFGHANI RISCHIANO LA MORTE
PER FAME
[Marina Forti e' inviata a Peshawar del quotidiano "Il manifesto", che ha
pubblicato questo articolo il 26 ottobre]
Premono davanti alla porticina, dove un addetto cerca di tenerle a bada.
Qualcuna stringe tra le braccia un bambino, una mostra un bebe' avvolto in
uno scialle. Riusciranno a entrare una a una: nel cortiletto sono ormai
decine, attendono impazienti il proprio turno di mostrare un bambino
ammalato a una delle dottoresse che presta servizio volontario in questo
ambulatorio improvvisato. Siamo in un quartiere residenziale di Peshawar,
dove una villetta e' la sede dell'Afghanistan Women Council, Consiglio delle
donne afghane: dalla meta' di settembre sono subissate da richieste di
aiuto, e la richiesta piu' pressante, ci dice la signora Fatana Gilani, e'
il puro e semplice cibo: i rifugiati afghani, quelli che continuano ad
arrivare nonostante tutte le frontiere chiuse, hanno fame. "Possibile che
nessuno si renda conto? Ieri mattina, qui fuori, ho trovato tre o
quattrocento donne che aspettavano, esasperate. Mi tiravano per la sciarpa:
'dove andiamo, cosa daremo da mangiare ai nostri figli, siamo appena
arrivate da Kabul e abbiamo perso tutto'. Sono persone traumatizzate, hanno
pagato contrabbandieri per arrivare a piedi attraverso le montagne, non
hanno denaro, e qui trovano solo telecamere e giornalisti. Ormai vi odiano".
Fatana Ishaq Gilani e' una bella signora sulla quarantina con un viso amaro.
Lei appartiene a una famiglia di notabili; e' fuori dall'Afghanistan da 22
anni e ha cominciato il suo attivismo per i diritti delle donne negli anni
'80. Ha partecipato a fondare il Consiglio delle donne afghane nel '93 per
"dare alle donne il posto a cui hanno diritto nella societa' afghana" e
difendere "i diritti civili e sociali delle donne". E' un'organizzazione
indipendente, precisa, e non ha finanziamenti istituzionali ma solo
donazioni private, beneficenza: con queste gestisce dal '92 un ambulatorio a
Kabul oltre all'ambulatorio di Peshawar (l'assistenza e' gratuita); una
scuola (Aryana High School) pure fondata nel '92, circa 5.000 scolari dalla
prima alla dodicesima classe, attivita' culturali. Ma su tutto questo ora
prevale l'urgenza: "Da meta' settembre 400 famiglie sono venute alla nostra
porta a chiedere aiuto, significa alcune migliaia di persone. Ora abbiamo
abbastanza per distribuire cibo a 200 famiglie per un mese, oltre a curare
donne e bambini, ma i nostri mezzi sono limitati. Che posso dirle? Il mio
paese e' distrutto, centinaia di migliaia di persone vagano in cerca di
aiuto, chi puo' pagare un passeur fugge".
Parliamo in un piccolo ufficio, ogni tanto un'assistente porge biglietti da
visita di troupes televisive che chiedono di filmare. Alle pareti foto della
signora Gilani in conferenza internazionali, accanto a dirigenti della
Nazioni Unite, mentre riceve riconoscimenti... "In quante conferenza sui
diritti umani siamo andate a parlare di cosa succede in Afghanistan! La
realta' e' che prima dell'11 settembre non ci ascoltava nessuno. Finita la
guerra contro l'Unione Sovietica c'era un paese da ricostruire, ma proprio
allora il mondo ci ha dimenticato - salvo quelli che hanno continuato a dare
armi e soldi ai mojaheddin, ogni paese ha sostenuto la fazione che gli era
utile. I mojaheddin hanno continuato a combattersi in nome della religione
mentre gli afghani sono scivolati sempre piu' nella miseria e la vita per le
donne e' diventata impossibile. In Afghanistan il sangue scorre da oltre
vent'anni". Le parole diventano un torrente: "Ora hanno deciso di bombardare
questo paese gia' stremato. Ma si chiedono da dove sono venuti i Taleban e i
loro protetti? Perche' sono stati zitti per ben cinque anni, e ora decidono
che per cacciarli ci vogliono proprio le bombe?". Gilani e' scettica sul
"governo di ampia coalizione" per l'Afghanistan post Taleban: "chiamano a
negoziare sempre e solo i leader religiosi e i comandanti: sono proprio loro
che hanno creato il disastro. Bisogna finirla con le barbe lunghe".
La situazione umanitaria e' insostenibile, insiste Fatana Gilani: "Chiediamo
di fermare subito questa guerra. Gli afghani stanno gia' morendo di fame,
all'interno e anche qui nei campi profughi". Esasperata: "Perche' nessuno fa
qualcosa? L'Unhcr? Perche' non riescono a distribuire cibo? Abbiamo chiesto
all'Unicef di darci una mano, ed ecco tutto quello che ci hanno mandato", e
indica un modesto scatolone di  medicinali. "E' venuta anche la vostra
viceministro degli esteri: e' venuta con me a visitare un campo profughi, mi
ha detto che il nostro lavoro e' tanto prezioso, si e' commossa, e' stata
fotografata, ha promesso aiuti. Poi e' ripartita e non abbiamo visto nulla".
Fatana Gilani parla di gente umiliata e costretta a mendicare. "Nel campo di
Jalozai dall'inizio dell'anno e' morto un centinaio di donne, di
malnutrizione e malattie". Gia', perche' ancor prima dei bombardamenti,
decenni di guerra e tre anni consecutivi di siccita' avevano fatto
dell'Afghanistan il paese forse piu' povero e certamente meno accessibile
del mondo. Le Nazioni Unite stimano che 6 o 7 milioni di persone all'interno
del paese non abbiano cibo se non quello distribuito dalle agenzie
umanitarie, che pero' non hanno potuto o saputo fare molto. Nell'ultimo anno
attorno a Peshawar i vecchi campi profughi si sono ingrossati e ne sono
cresciuti di nuovi, "spontanei", maltollerati dalle autorita' pakistane, che
hanno chiuso le frontiere. L'Alto commissariato delle Nazioni unite per i
rifugiati (Acnur-Unhcr) ora e' impegnato in un braccio di ferro con il
governo pakistano: Islamabad ha autorizzato la costruzione di un campo
profughi presso Quetta, in Baluchistan, ma solo per i "casi vulnerabili".
Il nodo della contesa e' il riconoscimento dello status di rifugiati ai
fuggiaschi: questo spaventa il governo pakistano, che si trincera dietro i
due o tre milioni di afghani gia' insediati qui, un onere di cui il Pakistan
e' solo a farsi carico. Ora l'Acnur stima che tra 10 e 15mila persone stiano
premendo ai confini; Islamabad chiede che le agenzie internazionali si
occupino di loro oltreconfine, in territorio afghano. "Campi profughi oltre
confine? E' pericoloso. E' lasciarli allo sbaraglio", commenta Nadia,
giovane redattrice del bollettino mensile dell'associazione
("Zani-i-Afghan", "La donna afghana", dodici pagine in pashto e in dari).
Ora anche lei si occupa soprattutto di far fronte al fiume quotidiano di
richieste di aiuto. Come a prevenire una richiesta rituale, ci propone di
parlare con qualche donna appena arrivata da Kabul. Ci presenta Sanisa,
arrivata due settimane fa con i suoi nove figli, il marito e' stato rapito
dai Taleban per mandarlo a combattere. Vive in casa di parenti, "ma sono
troppo poveri per nutrire me e i miei figli e sono venuta qui a vedere se
distribuiscono del cibo". Piange: una volta era un'impiegata statale, a
Kabul, "poi quando la citta' e' stata presa dai Taleban ci hanno mandato via
e mi sono guadagnata da vivere facendo la domestica, e vendendo un po' di
ricami". Ora non ha notizie della madre e della sorella rimaste a Kabul.
"Vuoi parlare con una donna che nella fuga ha perso suo figlio?", propone
ancora Nadia. No, grazie, perche' infliggere a una donna disperata anche la
sofferenza di raccontare forse per l'ennesima volta la propria tragedia?
"Beh, i giornalisti di solito ce lo chiedono".

2. MATERIALI. APPELLO PER LA PACE DEL CONSIGLIO CENTRALE DELLA FUCI
[Diffondiamo questo appello della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica
Italiana) del 30 settembre. Per contatti: fuci.pn@tiscalinet.it]
Il Consiglio Centrale della Fuci, nel corso della prima seduta dopo la pausa
estiva, si e' confrontato sugli ultimi tragici avvenimenti legati agli
attentati terroristici che hanno colpito gli Stati Uniti d'America. Ha
quindi deciso di rendere pubbliche le riflessioni emerse.
Desideriamo, innanzitutto, manifestare il nostro cordoglio per tutte le
vittime degli attentati terroristici che hanno colpito gli Stati Uniti
d'America, vicinanza ai loro familiari e sostegno nella preghiera.
Esprimiamo la nostra ferma e assoluta condanna della violenza terroristica.
Riteniamo che tutto il genere umano si trovi dinanzi al nodo epocale della
scelta tra un regresso alla barbarie e un deciso salto di qualita': tra
l'abbandonarsi alla violenza cieca della legge del taglione e l'affidarsi
alla legge dell'amore che lotta per trasformare il nemico in amico.
Per questo chiediamo:
1. Che si persegua l'unica via possibile, che e' la via della pace. Via che
passa per il ristabilimento della giustizia, nel lavoro operoso affinche'
misericordia e verita' si incontrino, giustizia e pace possano baciarsi
(cfr. Salmo 84) e nella certezza che il perseguimento della pace e' in
contrasto con il mantenimento dell'ingiustizia.
2. Che i Governi individuino e fermino i colpevoli, chiamandoli a rispondere
del loro crimine, ma senza spargimento di altro sangue e mettendo da parte
ogni sete di vendetta. Si riapproprino di un'azione politica capace di
perseguire il bene di ogni uomo e non di pochi privilegiati: una politica
senza connivenze con la  criminalita' e con regimi fondati sugli interessi
di pochi; una politica a cui non sia necessario trovare "mostri" e capri
espiatori. Continuino e intensifichino gli sforzi diplomatici e di
collaborazione tra gli Stati e rinuncino all'uso delle armi.
3. Che i Governi investano con coraggio, dentro e fuori le Universita', nel
campo della ricerca di politiche piu' giuste e piu' solidali tra gli Stati e
di forme alternative di difesa non fondate sulla violenza delle armi.
4. Che tutte le Confessioni religiose e tutti gli uomini di fede prendano le
distanze da chi strumentalizza il nome di Dio per giustificare la violenza
sull'uomo.
5. Che la nostra Chiesa Cattolica continui con sempre maggiore coraggio nel
dialogo interreligioso con tutti coloro che credono che il sogno di Dio sia
un'umanita' in pace.
Nella consapevolezza che un tale salto di qualita' richiede il contributo di
tutti, ci impegniamo ad approfondire, secondo lo stile di ricerca proprio
della vita universitaria, lo studio delle grandi questioni connesse a questa
crisi con particolare attenzione alle possibili soluzioni, e ad adottare per
noi uno stile di vita sobrio, essenziale, solidale.

3. UN APPELLO. SOLIDARIETA' AI MAGISTRATI IMPEGNATI CONTRO MAFIA E
CORRUZIONE
[Da "Antimafia duemila" (antimafiaduemila@antimafiaduemila.com) riceviamo e
diffondiamo il seguente appello, al quale esprimiamo la nostra adesione. Per
contatti e adesioni: antimafiaduemila@antimafiaduemila.com,
redazione@omicronweb.it]
Appello al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
Noi cittadini italiani chiediamo che i ministri dell'Interno e della
Giustizia ripensino le scelte annunciate nelle scorse settimane e mantengano
la tutela ai magistrati.
La periodica rivalutazione di quali personalita' istituzionali abbiano
bisogno di essere tutelate con l'assegnazione di una scorta e' una misura in
se' giusta, anche per raggiungere l'obiettivo di impiegare al meglio le
forze di polizia. Ma in questi giorni la decisione di eliminare le scorte ha
colpito anche magistrati esposti a rischi reali.
Cosi' sono rimasti senza una adeguata protezione molti magistrati
palermitani impegnati nel contrasto a Cosa Nostra e, a Milano, Ilda
Boccassini, magistrata che ha indagato sull'assassinio di Giovanni Falcone e
che rappresenta l'accusa in processi con imputati Silvio Berlusconi e Cesare
Previti.
In questo momento, segnato da nuove leggi che indeboliscono i controlli di
legalita' (come quelle sulle rogatorie internazionali, sul falso in
bilancio, sul rientro dei capitali dall'estero), togliere le scorte a questi
magistrati non solo li lascia privi di difesa, ma rischia di sembrare un
segnale ostile e punitivo nei loro confronti.
Come ha dichiarato il procuratore generale della Repubblica di Milano,
Francesco Saverio Borrelli, sembra che alcune decisioni siano state assunte
"nel quadro di un'ostilita' contro i magistrati che continuano il lavoro di
Mani pulite e che tengono alta nei confronti di tutti, senza timori e senza
guardare in faccia nessuno, la bandiera della legalita'".
Associazioni promotrici: Arci Milano, Arci Lombardia, Antimafia Duemila,
www.societacivile.it, Omicron-Onlus (Osservatorio milanese sulla
criminalita' organizzata al Nord), Coordinamento milanese Presidi e
Insegnanti in lotta contro la mafia, Sciarpe Gialle,  L'altra Milano.
Primi firmatari: Giovanna Borgese, Aldo Busi, Novella Calligaris, Antonino
Caponnetto, Vincenzo Consolo, Lella Costa, Paolo Flores d'Arcais, Franco
Fabbri, Dario Fo, Peter Gomez, Paolo Sylos Labini, Gianni Mina', Silvio
Novembre, Ottavia Piccolo, Fernanda Pivano, Pippo Pollina, Andrea Purgatori,
Franca Rame, Teresa Sarti, Pasquale Scimeca, Leo Sisti, Corrado Stajano,
Marco Travaglio, Monica Zapelli.

4. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: LA CONOSCENZA SOFFERTA
[Da Franca Ongaro Basaglia, Una voce. Riflessioni sulla donna, Il
Saggiatore, Milano 1982, p. 126.
Franca Ongaro Basaglia, intellettuale italiana di straordinario impegno
civile, insieme al marito Franco Basaglia è stata, ed è tuttora, tra i
protagonisti del movimento di psichiatria democratica. E' stata anche
parlamentare. Tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia,
Einaudi; Manicomio perché?, Emme Edizioni; Una voce: riflessioni sulla
donna, Il Saggiatore; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La
maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso
Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione negata e Che cos'è la
psichiatria e a molti altri volumi collettivi. Ha curato l'edizione degli
Scritti di Franco Basaglia]
Il patrimonio che ci proviene, in quanto donne, dalla conoscenza sofferta
della nostra schiavitu', ci da' la consapevolezza del fatto che, finche'
esiste uno schiavo, nessuno puo' essere libero.

5. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: PERCHE' IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA
E' COSI' INEFFICACE?
Perche' e' ambiguo: e non sa dire una parola chiara contro la violenza,
contro ogni violenza. Invece dobbiamo affermare con decisione che si puo'
essere efficacemente e persuasivamente contro la guerra solo se si fa la
scelta della nonviolenza.
Perche' e' astratto e subalterno: e preferisce inseguire logiche
spettacolari e simboliche, e schemi ideologici effettualmente escapisti,
invece di cercare una via concreta di reale opposizione nonviolenta al
terrorismo e alla guerra, agli apparati assassini e ai loro complici.
Perche' e' irresponsabile: si preoccupa piu' di questioni inessenziali che
delle cose decisive.
E le cose decisive sono le seguenti:
a) e' in corso una strage: occorre fermarla;
b) la guerra si sta propagando nel mondo: occorre fermarla;
c) la violazione del diritto internazionale (e per quel che riguarda
l'Italia della legalita' costituzionale) apre la via a una guerra mondiale
che puo' essere letale per la civilta' umana: occorre fermarla.
Ma per fermare la guerra, per contrastare il terrorismo, per ripristinare la
vigenza del diritto, occorre la scelta della nonviolenza, la scelta teorica
e pratica della nonviolenza.
Occore la scelta morale e intellettuale della nonviolenza: che non consente
furbizie e sotterfugi, non ammette approssimazioni e ambiguita'; richiede
impegno, rigore e limpidezza; richiede disponibilita' all'ascolto e al
confronto, capacita' di comunicare e volonta' di lottare per la vita e la
dignita' di ogni essere umano; richiede disponibilita' a soffrire piuttosto
che a far soffrire.
Ed occorre, operativamente: l'azione diretta nonviolenta contro la guerra e
per la legalita'; la disobbedienza civile di massa contro la guerra e per la
legalita'; lo sciopero generale contro la guerra e per la legalita'.
Il resto e' silenzio, o peggio: rumore di fondo.

6. RIFLESSIONE. ENRICO EULI: SE IO FOSSI LILLIPUT
[Enrico Euli e' formatore alla nonviolenza. Per contatti:
casadialex@tiscalinet.it]
"La messa in scena di questo dramma, la cui mole occuperebbe, secondo misure
terrestri, circa dieci serate, e' concepita per un teatro di Marte. I
frequentatori dei teatri di questo mondo non saprebbero reggervi. Perche' e'
sangue del loro sangue e sostanza della sostanza di quegli anni irreali,
inconcepibili, irraggiungibili da qualunque vigile intelletto, inaccessibili
a qualsiasi ricordo e conservati soltanto in un sogno cruento, di quegli
anni in cui personaggi da operetta recitarono la tragedia dell'umanita'...
Cosi' e' profondamente comprensibile il disincanto di un'epoca la quale, mai
capace di vivere qualcosa e di rappresentarlo, non e' scossa neppure dal
proprio crollo, ha idea dell'espiazione tanto poco quanto dell'atto, e
tuttavia ha abbastanza spirito di autoconservazione da tapparsi le orecchie
davanti al fonografo delle proprie melodie eroiche, e abbastanza spirito di
sacrificio da tornare all'occasione ad intonarle... 'Fate che al mondo che
ancora ignora io dica tutto cio' come accadde: e cosi' udrete azioni
sanguinose ed innaturali, e casuali giudizi e un cieco uccidere: morti da
forza e astuzia provocate e piani che, falliti, poi ricaddero su chi li
escogito': io tutto questo in verita' posso narrare' (Shakespeare, Amleto,
atto V, scena 2.a)".
Mi scuso per la lunghezza e la densita' infinita di questa citazione.
E' tratta dalla premessa de Gli ultimi giorni dell'umanita' di Karl Kraus,
ed e' del 1915, scritta quindi poco dopo l'inizio della prima carneficina
mondiale.
Come allora, per quanto ci si tappi le orecchie, un mondo sta finendo,
decade.
Come colpita da una sindrome autoimmune, la potenza si rivolta contro se
stessa: i jumbo si trasformano in missili, i batteri si nascondono negli
angoli delle buste e dei palazzi, un messaggio del nemico dal Qatar vale
piu' di dieci dichiarazioni di Bush alla nazione...
Il Mito e' stato colpito a morte, la Narrazione e' giunta al suo tramonto.
Il Progetto mostra infine la sua vulnerabilita': i suoi programmatori,
dietro la faccia imperturbabile, iniziano a viverlo con angoscia e malcelata
insofferenza.
Temiamo i loro colpi di coda, evidentemente pestiferi quanto disperati. Sono
i migliori, quando si tratta di distruggere. Ma, se lasceranno superstiti,
se resisteremo ai loro assalti, allora, davvero, un altro mondo e'
possibile. Non dobbiamo aspettare, ma possiamo attendere.
Questa e' la prima cosa che mi direi, se fossi Lilliput...
Non inseguirei i tempi del mondo, non mi farei prendere dall'urgenza. Farei
come se avessimo tempo, me lo darei, investirei nel millennio, confidando (e
non e' poco) che ci saro'.
Si', e' vero, ora c'e' la guerra. E si riuniscono, comunque, a Doha.
Collaboriamo allora, piu' e meglio che possiamo, con chi si muove gia'
secondo modalita' lillipuziane: Peacelink e la sua 'chiamata alla pace', i
gruppi di azione nonviolenta (GAN) e le azioni nonviolente, Emergency con il
loro vero sostegno umanitario, e quant'altri - a partire dalle associazioni
e dalle campagne del Tavolo Intercampagne - gia' agiscono con un certo stile
(il sostegno alle donne profughe dell'AIFO, le campagne di boicottaggio
delle Botteghe, i banchetti informativi sul WTO...).
Ma, nel frattempo, cerchiamo di creare un po' di silenzio, in mezzo a tante
chiacchiere. E mi chiederei cosa posso fare per andare oltre la cultura
della violenza, del dominio, della sopraffazione. Dedicherei attenzione
all'educazione dei bambini e alla formazione dei giovani e degli adulti.
Perche' tante persone non stanno "dall'altra parte", ma non sanno cosa e
come fare, non vedono alternative per smarcarsi, per distinguersi, per
immaginare, per lottare.
Cercherei di essere presente sui mezzi di informazione, in primo luogo su
quelli locali, per dire cose che nessuno dice, cose intelligenti e profonde.
Farei partire subito, senza aspettare l'assemblea, il gruppo di lavoro
tematico sulle "strategie di resistenza e trasformazione nonviolenta".
Mi prenderei cura delle manifestazioni pubbliche, non mi agiterei a farne
tante, baderei a farle in modo tale che esprimano bellezza, piacere, dolore,
saggezza. Che sappiano essere anche delle piccole opere d'arte che doniamo
ad una societa' depressa e necrofila.
Esprimerei mitezza, non moderazione.
Proseguirei a dedicarmi con calma e disponibilita' ad apprendere, ad
ascoltare, a sperimentare, ad inventare, per darmi un'organizzazione
veramente originale e veramente a rete.
Farei un incontro per riflettere insieme su questo, prima dell'assemblea di
gennaio (a proposito, confermerei la mia disponibilita' a prepararlo; chi mi
puo' aiutare?).
Questo farei se fossi Lilliput, e se fossi sola al mondo.
So che non e' cosi', ed e' un bene.
So che sono andata a Genova insieme a tanti altri e altre, so che in tutti
questi mesi ho provato a stare nei Social Forum, pur a costo di provare mal
di pancia e una frequente tentazione di fuggire.
Sono anche stata alla Perugia-Assisi, nonostante tutti i tipacci che la
frequentavano al mio fianco.
Vorrei andare a Porto Alegre, magari con un po' piu' di consapevolezza e di
coordinazione rispetto alla prima volta (e non mi pare che stia accadendo,
per ora).
Insomma, in questo movimento ci sono stata e ci voglio ancora stare, certo.
Ma non a tutti i costi e non in qualunque modo.
Vorrei imparare (e far imparare) che si puo' distinguersi senza dividersi,
rimarcare una differenza senza sentirsi superiori, collaborare su qualcosa
senza integrarsi su tutto, fare delle domande senza pretendere delle
risposte che, al momento, non possono arrivare. Ma non significa che si
debba smettere di farle, a noi e agli altri. E a farlo sapere in giro, a
tutti, che ce le stiamo facendo e le vogliamo continuare a fare. E che
queste domande, almeno per noi, sono vere, sono importanti e richiedono
rispetto.
Sui metodi, sugli stili, sui tempi, sui fini dell'agire e dell'agire
politico. Solo cosi' saremo davvero utili, forse, a questa politica e a
questa nostra societa'. Ed anche, come speriamo, agli stessi Social Forum.
Continuiamo a farci domande nuove, e le risposte (nuove) arriveranno.
Se non ora, quando?

7. INIZIATIVE. IL 27 OTTOBRE A PESARO
[Riceviamo e diffondiamo]
Continuando a camminare dopo la Marcia per la Pace da Perugia ad Assisi.
La guerra colpisce solo i colpevoli? Devo vivere oppresso dal dolore e dalla
paura? Perche' l'ONU e' inascoltata e impotente? Le bombe sono intelligenti?
Come sara' questo inverno in Afghanistan? Chi ha creato Bin Laden? Cosa
spinge un uomo ad uccidersi per uccidere? E Dio da che parte sta? Chi sono i
fondamentalisti? E tu che domande hai?
Ti invitiamo ad unirti alla marcia per le vie del centro storico sabato 27
ottobre a Pesaro (appuntamento alle ore 16 accanto alla Bottega del Mondo,
via Branca), ed a partecipare alla conferenza-dibattito cui interverranno
Daniele Lugli (segretario nazionale del Movimento Nonviolento) e Luciano
Benini (presidente nazionale del Movimento Internazionale della
Riconciliazione).
No alla violenza feroce del terrorismo. No alla cieca violenza della guerra.
Si' alla polizia internazionale, ad un corpo civile di pace, sotto l'egida
dell'Onu. Si' al tribunale internazionale per i crimini contro l'umanita'.
Si' al dialogo e alle conferenze internazionali di pace. Si' a passi di
verita' e riconciliazione. Si' al rispetto reciproco tra culture e religioni
diverse. Si' ai valori della democrazia. Mai piu' eserciti e guerre.
Rete Lilliput (nodo di Pesaro), Movimento Nonviolento, Movimento
Internazionale della Riconciliazione.
Aderiscono: Bottega del Mondo, Legambiente, Gruppo Missionario Comboniano,
Agesci, Resistenza Solidale, Comunita' di Via del Seminario, Progetto
Continenti.
Per informazioni: www.peacelink.it/users/mir, www.nonviolenti.org,
www.retelilliput.org
Informazioni locali sulla Rete di Lilliput: c/o Bottega del Mondo in via
Branca, Claudia (072168491, clocarbo@tin.it), Giovanni (072154273), Agostino
(072131480, agosalma@libero.it).

8. INIZIATIVE. LICIO LEPORE: IL 27 OTTOBRE A VIAREGGIO
[Da Silvano Tartarini dei Berretti Bianchi (per contatti:
bebitartari@bcc.tin.it) riceviamo e pubblichiamo questo comunicato di Licio
Lepore, impegnato anche lui nei Berretti Bianchi]
Sabato 27 ottobre a Viareggio ci sara' una manifestazione contro la guerra,
organizzata dal neonato Versilia Social Forum.
La partenza e' prevista alle ore 16,30 dalla piazza della Pace (Chiesina del
Porto), e' nostra intenzione fare in modo che il corteo sia vivace, colorato
e rumoroso, per questo motivo chiunque voglia  partecipare (e speriamo
vivamente di essere in molti) puo' dare sfogo alla propria creativita' e
contribuire in questo modo a che molta gente ci veda, ci senta e rimanga
anche favorevolmente impressionata dal passaggio del nostro corteo.
In  questo momento, in cui l'atteggiamento in favore dei bombardamenti
sull'Afghanistan e' paurosamente generalizzato, crediamo importante far
sentire la nostra piccola ma determinata voce contro la guerra, contro
questa guerra, proponendo una visione del mondo diversa. Ogni occasione in
piu', per dire "fermiamo subito i bombardamenti" e' un'occasione buona.
Non e' facile organizzare una manifestazione, tuttavia se oltre ai soliti
sistemi facciamo funzionare anche un buon passaparola possiamo riuscirci e
ritrovarci per la strada, per le piazze, dove e' giusto che la gente faccia
politica, a esprimere in maniera chiara ed inequivocabile il nostro no alla
guerra.

9. INIZIATIVE. NADIA CERVONI: IL 27 OTTOBRE LE DONNE IN NERO IN PIAZZA A
ROMA
[Da Nadia Cervoni (giraffan@tiscalinet.it) delle Donne in nero, riceviamo e
diffondiamo]
Le Donne in nero di Roma saranno ogni sabato al presidio in piazza della
pace (piazza S. Marco, dove si trova la sede italiana dell'ONU) dalle 16
alle 19.
Le giornate saranno di volta in volta dedicate a temi specifici: sabato 27
ottobre  " La Palestina brucia".
Le Donne in nero manifesteranno per una pace giusta in Palestina, perche'
cessi la furia armata del governo d'Israele e ogni violenza, perche' l'Onu e
la comunita' europea intervengano finalmente con fermezza contro l'assoluta
illegalita' dell'operato del governo d'Israele nei confronti della
popolazione palestinese della Cisgiordania e di Gaza.
Invitiamo per questo tutte le associazioni impegnate per la liberta' e la
giustizia in Palestina a partecipare.

10. INCONTRI. SETTIMANA PER LA PACE AD AVELLINO
[Dal Gruppo Interconfessionale Attivita' Ecumenica di Avellino (tel.
0825682698, fax: 0825683942, e-mail: gruppoecumenico@ildialogo.org, sito:
www.ildialogo.org) riceviamo e diffondiamo]
"Fa cessare le guerre fino all'estremita' della terra; rompe gli archi,
spezza le lance, brucia i carri da guerra. Fermatevi, dice, e riconoscete
che io sono Dio" (Salmo 46 (45)).
Di fronte alla paura, alla sofferenza, alla morte che la guerra provoca,
fermiamoci a riflettere e a pregare. Settimana di preghiera e riflessione
per la pace da lunedi 29 ottobre a sabato 3 novembre, a partire dalle ore
19, presso i locali di culto della Chiesa Cristiana Libera di Avellino, sita
in via Paolo Manna.
Parteciperanno esponenti di varie confessioni religiose sia cristiane sia di
altre fedi, che si confronteranno e pregheranno sui temi della pace.
Parteciperanno e daranno il loro contributo alla riflessione e alla
preghiera il vescovo di Avellino mons. Antonio Forte, don Gerardo Capaldo di
Pax Christi, padre Natalino Rauti delegato per l'ecumenismo della diocesi di
Avellino; pastore Antonio Casarella, Chiesa Cristiana Libera di Avellino;
pastore Gioacchino Caruso, Chiesa Avventista del Settimo Giorno di Avellino;
Ottavio di Grazia, professore di Storia del Cristianesimo all'Istituto Suor
Orsola Benincasa; Yusuf Sarno, comunita' islamica irpina; Giovanni Sarubbi,
giornalista.
Il pericolo di una generalizzazione del conflitto attualmente in corso in
Afghanistan e' purtroppo reale e preoccupante. Come credenti di tutte le
fedi chiediamo a tutti i nostri fratelli di pregare ed impegnarsi per la
pace. In questi momenti di lutto e di dolore per le tante vittime innocenti
che si sommano ogni giorno le une alle altre, quasi senza soluzione di
continuita', non possiamo che chiamare tutti a pregare Dio. Diciamo con la
preghiera il nostro no ad ogni azione che impedisca una saggia trattativa
fra le parti in lotta. Chiediamo a tutti gli uomini di buona volonta', a
qualsiasi fede essi appartengano, di fare tutto cio' che essi ritengono
utile per dare segnali concreti della propria volonta' di pace.

11. INCONTRI. DAL 30 NOVEMBRE AL 2 DICEMBRE SEMINARIO DI STUDI SUI DIRITTI
MINACCIATI
[Dalla segreteria nazionale di Pax Christi (paxchristi@tiscalinet.it)
riceviamo e diffondiamo]
Pax Christi, il Centro studi economico-sociali per la pace, la Fondazione
"Ernesto Balducci", organizzano un seminario di studi su "I diritti
minacciati" il 30 novembre, il primo e 2 dicembre.
Inviare le iscrizioni a: Casa per la Pace, via Quintole per le Rose 131-133,
50029 Tavernuzze (FI), tel. e fax: 0552374505.
Il seminario e' rivolto all'approfondimento della situazione attuale
dell'Italia e del mondo. La gravita' delle relazioni tra i popoli e della
condizione di molti tra di essi, determinata dalla globalizzazione e dagli
squilibri da essa generati, e' stata gia' oggetto dei seminari organizzati
dai nostri due centri di studio l'anno passato. Su questo sfondo sono
intervenute tutte le incertezze, i pericoli e le tragiche conseguenze
provocate dai brutali atti di terrorismo degli scorsi mesi, ai quali ha
corrisposto una violenta risposta degli Stati Uniti e di altri paesi che sta
aggravando ulteriormente la condizione dell'intero pianeta. Nel nostro
Paese, direttamente coinvolto in questo scenario, l'atmosfera politica e
alcuni particolari episodi quali i gravi fatti svoltisi attorno al G8 di
Genova, hanno acuito lo stato di disagio e di crisi, determinando pericoli
di vario genere per i diritti democratici di liberta' e sociali, che
generano in tutti preoccupazioni e problemi per il nostro futuro. Le
relazioni, concentrando l'attenzione sia sul quadro mondiale che sugli
aspetti piu' delicati di quello interno, contribuiranno, con il fattivo
apporto nella discussione di tutti i partecipanti, a chiarire la situazione
presente, a porre interrogativi su quella futura e a prospettare alcuni dei
comportamenti necessari da parte di tutti per far fronte ai problemi.

12. LETTURE. GIANCARLO GAETA: RELIGIONE DEL NOSTRO TEMPO
Giancarlo Gaeta, Religione del nostro tempo, e/o, Roma 1999, pp. 160, lire
15.000. E' una raccolta di saggi brevi: una prima parte di intensi profili
di "testimoni della catastrofe" (Dietrich Bonhoeffer, Simone Weil, Walter
Benjamin, Etty Hillesum); una seconda di dense riflessioni; una terza di
proposte e discussioni (in interlocuzione e con riferimento, tra altri, a
Luisa Muraro, Giuseppe Dossetti, Carlo Ginzburg).

13. LETTURE. TONINO PERNA: FAIR TRADE
Tonino Perna, Fair trade, Bollati Boringhieri, Torino 1998, pp. 200, lire
24.000. Prestigioso economista e direttore del CRIC (una ong attiva in piu'
continenti), Tonino Perna tematizza e propone "la sfida etica al mercato
mondiale". Un libro molto utile.

14. LETTURE. GINO STRADA: PAPPAGALLI VERDI
Gino Strada, Pappagalli verdi, Feltrinelli, Milano 1999, 2000, pp. 160, lire
11.000. Gino Strada, chirurgo in zone di guerra e fondatore
dell'associazione umanitaria "Emergency", presenta la sua esperienza. La
prefazione e' di Moni Ovadia. I diritti d'autore del libro vanno ad
Emergency (per contatti: e-mail: emergenc@tin.it; sito: www.emergency.it).

15. RILETTURE. CLAUDIO CARDELLI (A CURA DI): NONVIOLENZA E SOCIETA'
CONTEMPORANEA
Claudio Cardelli (a cura di), Nonviolenza e societa' contemporanea, D'Anna,
Messina-Firenze 1981, pp. 144. In questa utile antologia Claudio Cardelli,
illustre studioso amico della nonviolenza, presenta le figure e alcuni
scritti di Henry David Thoreau, William James, Lev Tolstoj, Mohandas Gandhi,
Martin Luther King, Aldo Capitini, Primo Mazzolari, Lorenzo Milani, Danilo
Dolci, Carlo Cassola, Norberto Bobbio.

16. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA GIULIANO TURONE A HEDI
VACCARO

* GIULIANO TURONE
Profilo: in magistratura dal 1969, ha condotto importanti inchieste su
criminalità organizzata e criminalità economica. Opere di Giuliano Turone:
segnaliamo particolarmente Il delitto di associazione mafiosa, Giuffrè,
Milano 1995. Ricordiamo anche il noto studio steso in collaborazione con
Giovanni Falcone, Tecniche di indagine in materia di mafia (ora in Giovanni
Falcone, Interventi e proposte, Sansoni, Firenze).

* SERGIO TURONE
Profilo: nato a Milano nel 1930, giornalista e docente universitario. Da
anni gravemente malato, si è tolto la vita nel 1995. Scrittore versatile,
cronista puntiglioso e pungente, militante di una sinistra laica e
intransigente, le sue posizioni rigorose gli costarono rotture ed
emarginazioni. Opere di Sergio Turone: Storia del sindacato in Italia (più
volte ristampato); Politica ladra. Storia della corruzione in Italia
1861-1992 (in cui ha rifuso anche i due volumi su Corrotti e corruttori dall
'Unità d'Italia alla P2 e Partiti e mafia dalla P2 alla droga); Agonia di un
regime: il caso Abruzzo; tutti presso Laterza. Ma per un approccio più
approfondito alla poliedrica personalità di scrittore civile di Turone si
vedano anche almeno i seguenti volumi: Come diventare giornalisti senza
vendersi, Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi, sempre presso
Laterza; Cronache dal futuro remoto, I libri dell'Altritalia, Roma 1996.
Opere su Sergio Turone: un intenso profilo ha scritto Corrado Stajano, La
parabola di un depennato, in "Micromega" n. 1 del 1996 (fascicolo in cui
sono pubblicate anche tre lettere di Turone col titolo complessivo Lettere
senza risposta).

* OLIVIER TURQUET
Profilo: pacifista nonviolento, editore, giornalista, musicista, impegnato
nel movimento umanista, animatore di importanti iniziative di pace e di
solidarieta', tra cui la casa editrice Multimage, ed il periodico telematico
"Buone nuove". Per contatti: turquet@dada.it; in rete cfr. i siti di "Buone
nuove": www.peacelink.it/users/buone/ e di Multimage:
www.umanisti.it/multimage.

* ENRICO TURRINI
Profilo: nato a Tesero nel 1938, lavora presso l'Ufficio Europeo dei
Brevetti a Monaco di Baviera come Presidente di una Camera dei Ricorsi di
fisica. Impegnato nei movimenti pacifisti, per il disarmo, la solidarietà
internazionale, la difesa dell'ambiente. Opere di Enrico Turrini: La via del
sole, ECP, S. Domenico di Fiesole 1990; Energia e democrazia, Cittadella,
Assisi 1997.

* DESMOND TUTU
Profilo: vescovo anglicano, nato nel 1931, dal 1978 segretario generale del
Consiglio sudafricano delle Chiese, premio Nobel per la pace nel 1984, voce
della lotta contro l'apartheid. Dopo la vittoria della democrazia a lui è
stata affidata la presidenza della Commissione per la verità e la
riconciliazione. Opere di Desmond Tutu: in italiano cfr. Anch'io ho il
diritto di esistere, Queriniana, Brescia 1985; Non c'è futuro senza perdono,
Feltrinelli, Milano 2001. Opere su Desmond Tutu: sull'esperienza della
Commissione per la verità e la riconcilaizione presieduta da Desmond Tutu
cfr. anche Marcello Flores (a cura di), Verità senza vendetta,
Manifestolibri, Roma 1999 (raccolta di materiali della commissione, con un'
ampia introduzione del curatore).

* FRED UHLMAN
Profilo: nato a Stoccarda nel 1901, abbandona la Germania nel 1933 per
sfuggire al nazismo. E' deceduto a Londra nel 1985. Pittore e scrittore.
Opere di Fred Uhlman: cfr. i tre romanzi L'amico ritrovato; Un'anima non
vile; Niente resurrezioni, per favore; ora riuniti in unico volume col
titolo complessivo di Trilogia del ritorno, Guanda, Parma 1989. Cfr. anche l
'autobiografia Storia di un uomo, Feltrinelli, Milano.

* MIGUEL DE UNAMUNO
Profilo: pensatore e scrittore spagnolo (Bilbao 1864 - Salamanca 1936).
Opere di Miguel de Unamuno: la sua opera è vasta e multiforme. Segnaliamo
almeno la Vita di don Chisciotte e di Sancio, Rizzoli, Milano, e con il
titolo Commento alla vita di don Chisciotte, Dall'Oglio, Milano; per la
produzione in versi cfr. (a cura di José María Valverde), Antología poética,
Alianza Editorial, Madrid; gran parte dell'opera saggistica e creativa si
legga nei vari volumetti ripubblicati in edizione economica nella Colección
Austral da Espasa Calpe, Madrid.

* GIANNI USAI
Profilo: militante del movimento operaio, una delle voci piu' limpide e
forti delle lotte operaie alla Fiat. Poi, lasciata la fabbrica, e' divenuto
pescatore. Un uomo saggio, un portatore di memoria e coscienza, uno che non
si e' arreso: un esempio della sinistra come dovrebbe essere.

* HEDI VACCARO
Profilo: impegnata nel MIR e in molteplici esperienze di solidarietà e di
educazione e promozione della pace, una delle figure piu' vive e piu' belle
della nonviolenza. Opere di Hedi Vaccaro: (a cura di), A che punto siamo con
il servizio civile, Claudiana, Torino 1981; (con Giulio Giampietro), Giorgio
scopre la nonviolenza, Paoline, Roma 1985.

17. RIVISTE. IL NUOVO NUMERO DEL SETTIMANALE "CARTA"
[Dalla redazione di "Carta" (carta@carta.org) riceviamo e diffondiamo]
Il nuovo numero di "Carta" settimanale e' in edicola. Ve ne segnaliamo le
proposte, sperando di esservi in questo modo utili.
L'argomento di cui principalmente ci occupiamo e' la guerra
dell'informazione. Un'intervista a Curzio Maltese, opinionista di
"Repubblica", parla dei media italiani "con l'elmetto". Un campionario di
citazioni dai giornali dei primi giorni di guerra mostra come nelle
redazioni si siano scavate trincee. Un'altra intervista, al giornalista
americano John Cooley, tratta di tutto cio' che tv e giornali non
comunicano, a proposito di bin Laden e di talebani. Due pagine di siti
internet offrono a ciascuno la possibilita' di farsi la sua informazione.
Naturalmente, l'assemblea fiorentina dei forum sociali occupa diverse
pagine.
Sempre sul tema della guerra, pubblichiamo una lettera del presidente delle
Acli, Luigi Bobba, che risponde alle osservazioni critiche di "Carta". Sul
rapporto tra i cattolici e la guerra, e le differenti opinioni in proposito,
intervengono don Renato Santoro, prete delle periferie di Firenze, Silvia
Pochettino, dei Volontari per lo sviluppo, e Angelo Levati, delle Acli
milanesi.
Un ampio dossier illustra i problemi della casa nel nostro paese: la
svendita del patrimonio immobiliare pubblico, i rischi per chi e' in
affitto, la casa che non si trova ed e' troppo cara, la drammatica questione
di trovare casa per gli immigrati.
Dall'Ecuador, un reportage racconta il congresso della Conaie, la
confederazione indigena, che non solo si pronuncia contro la guerra e il
terrorismo, ma discute di quale tipo di nazione possa comprendere in se'
ogni tipo di diversita'.
Infine, il film "Genova. Per noi", la cui distribuzione in edicola (fatta da
Carta insieme a Manifesto, Liberazione e Unita') finisce con questo numero
del settimanale, registrando un grande successo di diffusione, cioe' circa
70 mila copie. Siamo andati a vederlo insieme agli studenti di un liceo
romano: raccontiamo le loro impressioni.
Sul settimanale c'e' molto altro, per esempio le trenta pagine di
segnalazioni dai cantieri sociali.

18. MATERIALI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2002"
E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2002", realizzata dalle Edizioni
Qualevita.
Un diario che e' anche uno strumento di lavoro ed un materiale di
approfondimento. In ogni pagina di diario una breve citazione da autori ed
autrici impegnati per la pace, la solidarieta', la nonviolenza; al termine
di ogni mese un piu' ampio testo di testimoni di pace (Eduardo Galeano,
Waldemar Boff, Franco Gesualdi, Alex Zanotelli, Enrico Turrini, Jose' Bove',
Carla Dell'Aglio, Pedro Casaldaliga, due classi elementari di Afragola,
Ernesto Balducci, Tonino Bello, Ettore Masina); le ultime pagine dell'agenda
contengono un ampio ed utilissimo indirizzario essenziale di movimenti
pacifisti, ecologisti, solidali e nonviolenti; la consueta rubrica
alfabetica; e una serie di utili schede di presentazione di varie
esperienze. Lo raccomandiamo caldamente ai nostri interlocutori. Il costo di
una copia e' di lire 16.000, ovviamente la carta e' riciclata. Per
richieste: Edizioni Qualevita, via Buonconsiglio 2, 67030, Torre dei Nolfi
(AQ), tel. 086446448, 3495843946, e-mail: sudest@iol.it
Cogliamo l'occasione per ricordare che la stessa benemerita casa editrice
pubblica il bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta "Qualevita"
(abbonamento annuo lire 20.000), ed ha stampato numerosi importanti libri
per una cultura della pace e della nonviolenza.

19. ESPERIENZE. IL MIR-IFOR NEL MONDO
[Dal sito italiano del Mir (Movimento Internazionale della Riconciliazione)
riportiamo questa scheda. Per contatti: sito: www.peacelink.it/users/mir,
e-mail: lucben@libero.it, angelaebeppe@libero.it, mir@peacelink.it]
* Ecumenismo e obiezione di coscienza
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, dopo aver partecipato a
un convegno ecumenico a Colonia, l'inglese Henry Modgkin e il tedesco F.
Siegmund Shultze promettono di non partecipare mai alla guerra. Alla fine
dello stesso anno, a Cambridge, 130 persone danno vita al Movimento e,
divenuto obbligatorio il servizio militare in Gran Bretagna, nel 1917 piu'
di 600 membri del Mir inglese si dichiarano obiettori di coscienza e vengono
messi in prigione.
* Mir-Ifor
Nel 1919 il Movimento diventa internazionale con la denominazione di
Movimento Internazionale della Riconciliazione (Mir) nei paesi latini e di
International Fellowship Of Reconciliation (Ifor) nei paesi anglofoni. Si
configura come una federazione di gruppi i cui membri operano per la
giustizia e la pace, rifiutano l'uso della violenza nonche' la preparazione
e la partecipazione alla guerra sotto qualsiasi forma. Si definisce
movimento a base spirituale, composto da uomini e donne impegnati nella
nonviolenza attiva come stile di vita e mezzo di cambiamento personale
sociale e politico.
* Gandhi
Il Mir-Ifor entra in contatto con Gandhi e i suoi sostenitori fin dalle
prime campagne per la liberazione dell'India e sviluppa metodi di
nonviolenza attiva per la risoluzione dei conflitti nella ricerca della
verita' e nel rispetto dell'avversario.
* Educazione alla pace
Il movimento ha organizzato e organizza tuttora corsi di formazione alla
nonviolenza attiva in ogni parte del mondo, soprattutto nelle aree di
tensione e a rischio di conflitto.
* Resistenza nonviolenta
Sotto la dittatura nazista sono uccisi, perche' dissidenti, il sacerdote
cattolico austriaco Max Metiger e l'evangelico tedesco Harman Stocht, tra i
fondatori del Mir. Durante la seconda guerra mondiale, nella Francia
occupata, il pastore Andre' Trocme' e sua moglie Magda, con tutto il loro
villaggio, realizzano una resistenza nonviolenta e salvano la vita a
migliaia di ebrei e di perseguitati politici. Dopo la seconda guerra
mondiale il Mir, grazie anche all'opera instancabile di Jean e Hildegard
Goss-Mayr, cerca vie alternative e nonviolente per conseguire la giustizia e
la riconciliazione tra tutti i popoli. In America Latina e' presente con don
Helder Camara e Adolfo Perez Esquivel; negli Stati Uniti con Martin Luther
King e Dorothy Day; in Vietman collabora alla resistenza nonviolenta con i
monaci buddhisti; in Sudafrica e' presente con Albert Luthuli; in Irlanda
con Mairead Corrigan. E inoltre in Medio Oriente, Zaire e Africa
Sub-sahariana, Filippine, India, Bangladesh, Madagascar e, dopo il 1989,
anche in molti paesi dell'Europa Orientale.
* Mir-Ifor e Nazioni Unite
Oggi il Movimento e' presente in piu' di 50 paesi, e' Organismo Non
Governativo (ong) e ha uno stato consultivo permanente presso le Nazioni
Unite (Ecosoc) nelle sedi di New York, Ginevra e Vienna.
* Otto Premi Nobel per la Pace
A membri del Mir-Ifor per otto volte e' stato conferito il premio Nobel per
la pace: Jane Addams, USA, 1931; Emily Green Balch, USA, 1946; Albert
Luthuli, Sudafrica, 1960; Linus Pauling, USA, 1962; Martin Luther King, USA,
1964; Mairead Corrigan, Irlanda del Nord, 1976; Adolfo Perez Esquivel,
Argentina, 1980; Rigoberta Menchu', Guatemala, 1992, appartenente al Serpaj,
ramo latino-americano del Mir-Ifor.
* Segreteria internazionale
International Fellowship Of Reconciliation, Spoorstraat 38, 1815 BK Alkmaar,
The Netherlands, e-mail: office@ifor.org, sito: www.ifor.org

20. ESPERIENZE: IL TEATRO PALESTINESE "INAD"
[Riportiamo alcune parti dalla scheda di presentazione del teatro Inad da
"Monitor Palestina", newsletter n. 7 del 21 ottobre 2001, per contatti:
Rolando Dubini, e-mail: rolando.dubini@fastwebnet.it, sito:
www.monitorpalestina.supereva.it, altra e-mail: monitorpalestina@gaza.net,
altro sito: www.italiapalestina.it]
Il Teatro Inad ("testardo") nasce nel 1987 a Beit Jala, Cisgiordania. E'
registrato presso il Ministero della Cultura Palestinese come Centro
no-profit per il Teatro e le Arti ed e' l'unico gruppo teatrale
professionale in Cisgiordania.
Come unico gruppo teatrale professionale nel sud della Cisgiordania, l'Inad
cerca di rendere accessibile il teatro e le arti a piu' di 200.000
palestinesi che vivono nella regione. L'Inad cerca inoltre di assistere lo
sviluppo e il rafforzamento del movimento teatrale palestinese, cercando di
migliorare la comprensione reciproca tra i palestinesi, lavorando con altri
teatri e gruppi culturali.
In quanto tale l'Inad da' priorita' al lavoro all'interno della comunita'
stessa, incluso l'incoraggiamento e supporto della drammaturgia locale,
attraverso la produzione.
* Il teatro
La creazione del Teatro dell'Inad e' stata possibile attraverso un duro
lavoro e grazie al supporto della comunita' locale. Ma dopo tutto il duro
lavoro abbiamo evacuato il nostro teatro, a causa del bombardamento
dell'edificio da parte delle forze d'occupazione israeliane.
Il contributo della comunita' locale alla ricostruzione del teatro dell'Inad
ha reso evidente non solo la necessita' comune di un teatro professionale a
Beit Jala ma anche l'importanza di un progetto teatrale fermamente basato e
supportato dalla comunita' stessa. Continuiamo il nostro lavoro nonostante
tutte le difficolta'.
Nel 2000 sono state realizzate 203 rappresentazioni solo nel sud della
Cisgiordania. Ne hanno potuto beneficiare oltre 120.000 bambini in
differenti citta', villaggi, campi profughi nell'area di Betlemme e Hebron.
* Il lavoro con i bambini
L'Inad pone grande attenzione al lavoro con i bambini e gli adolescenti per
formare una generazione di palestinesi che abbia gli strumenti per
apprezzare il teatro e le arti.  L'Inad vede il teatro come un mezzo per
esporre i giovani alla diversita' delle culture e delle opinioni, dotandoli
al tempo stesso di nuovi strumenti di espressione personale e di gruppo.
L'Inad infatti coordina una serie di attivita' volte a formare i giovani in
quanto spettatori oltre che performers.
L'Inad ha portato per la prima volta il teatro nelle piazze delle citta',
nei villaggi, nelle aree rurali e nei campi profughi dell'area di Betlemme e
Hebron, per mezzo di un camion-palcoscenico che porta in giro spettacoli
musicali per i bambini nella stagione del Natale e del Ramadan (a Betlemme
Islam e Cristianesimo convivono e collaborano).  Questi spettacoli non
mirano soltanto a divertire, ma affrontano direttamente le questioni sociali
attinenti ai diritti dei bambini, all'educazione, allo sviluppo della
personalita'. Queste attivita' sono rare e particolarmente necessarie in
queste aree dove mancano quasi completamente i servizi sociali e le
occasioni di divertimento e di aggregazione per i piu' giovani.
* Obiettivi
1) Formare una compagnia teatrale professionista nell'area di Betlemme e di
Hebron;
2) Rendere accessibili il teatro e le arti per i 200 000 abitanti della
regione;
3) Sviluppare e rappresentare il teatro-ragazzi;
4) Incoraggiare e produrre la giovane drammaturgia;
5) Incoraggiare e facilitare l'educazione al teatro nella scuola pubblica;
6) Sviluppare il nascente movimento teatrale palestinese;
7) Affrontare i problemi sociali all'interno della societa' palestinese
attraverso gli spettacoli, con attenzione particolare ai diritti delle donne
e dei bambini, alla violenza domestica, alla tossicodipendenza, ai traumi
collettivi subiti negli ultimi mesi;
8) Assistere la costruzione di una societa' civile matura e consapevole,
producendo lavori teatrali che enfatizzino il rispetto dei diritti umani,
della democrazia e del pluralismo;
9) Stabilire relazioni con altre realta' teatrali del mondo arabo e
dell'occidente.
(...)
* Programmi e attivita' 2001
1) Formazione teatrale per bambini tra gli 8 e i 15 anni;
2) Rappresentazioni itineranti  per i bambini nei villaggi, citta', campi
profughi, e aree rurali, in particolare nei giorni di Natale e Ramadan;
3) Laboratori di scrittura con giovani drammaturghi palestinesi, in
cooperazione con il Royal Court Theatre di Londra;
4) Stabilire e rafforzare collaborazioni con Organizzazioni Non Governative
impegnate nei campi culturali e dell'educazione;
5) Teatro Silente: progetto di collaborazione con la Al-Hayah Society per i
non-udenti;
6) Seminari di formazione interni per potenziare le capacita' personali dei
componenti dell'Inad;
7) Produzione di quattro spettacoli nei prossimi due anni: due per bambini,
due per adulti;
8) Laboratori e progetti con bambini, adolescenti e donne;
9) Ospitare mostre di arti visive, concerti e spettacoli di gruppi
internazionali;
10) Avviare uno spazio cinema;
11) Laboratorio estivo per bambini, in collaborazione con associazioni
culturali palestinesi ed egiziane, con un mese di lavoro in Egitto;
12) Partecipare al Festival Internazionale del Teatro ad Amman, Giordania;
13) Collaborazione con il Victoria Theatre (UK) per una rappresentazione di
strada a Betlemme;
14) Riparare e ristrutturare il teatro.
* La situazione
Speriamo che il nostro teatro non dovra' subire altri danni, dopo che
abbiamo lavorato tanto per sistemarlo e mantenerlo.
Il teatro Inad e' stato bombardato decine di volte dall'inizio dei
bombardamenti su Beit Jala nell'ottobre 2000. Ogni volta i danni aumentano,
sia al teatro stesso sia all'edificio che lo ospita. Prima le cisterne
d'acqua, poi le luci, le finestre, il portone, il magazzino, colpiti da
pallottole e dai carri armati. Tutto l'equipaggiamento informatico ed
elettrico ha subito danni irreparabili dopo i cortocircuiti e le esplosioni.
Dopo il bombardamento del febbraio 2001, che ha distrutto il palazzo
retrostante il teatro, abbiamo scelto di evacuare il teatro per il rischio
di crolli. Al momento siamo ospitati in aule messe a disposizione dal comune
e dal seminario cattolico, ma non sappiamo quando l'Inad tornera' ad avere
un suo teatro.
Nei mesi invernali 2000-2001 abbiamo portato i nostri spettacoli ai bambini
della regione, concentrandoci su quelle zone particolarmente colpite dai
bombardamenti. I bambini, specie i piu' piccoli, stanno attraversando paure
e ansie continue che si aggiungono al trauma, per molti di loro, della
perdita di parenti e amici. Gli spettacoli e i laboratori diventano cosi'
occasioni per creare uno spazio e un tempo protetti in cui i bambini possano
condividere le loro paure con gli altri, scaricare le ansie e le emozioni
che spesso non trovano ascolto, data la situazione di emergenza. Creiamo
un'atmosfera di tranquillita' temporanea nella quale ogni bambino puo'
cominciare a risollevarsi partendo dalla consapevolezza di non essere solo
con la propria paura. Condividiamo un tempo in cui i nostri piccoli
spettatori e allievi possono riprendere consapevolezza della loro infanzia,
fuori dal terrore che riempie le strade e la televisione.
* Tournee' italiana del teatro palestinese Inad per bambini
Il tatro Inad sara' in tournee' in italia dal 10 novembre al 20 dicembre.
Per contatti: P. O. Box 115, Beit Jala, Palestine, tel. 97022766263, fax
97222744520, e-mail inad38@yahoo.com
Per ulteriori notizie: Annalisa Rossini, tel. 0272333272.

21. DOCUMENTI. LA CARTA DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

22. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 270 del 27 ottobre 2001