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Documento del Centro Studi e Ricerche per la Pace dell¹Università di Trieste




------- Forwarded message follows -------

Università degli Studi di Trieste
Centro Studi e Ricerche per la Pace
(http://www.units.it/cusrp/11_09_2001.html)


Al Magnifico Rettore dell’Università di Trieste
Ai Direttori di Dipartimento
Alle Organizzazioni Sindacali dell’Università di Trieste
A tutte le componenti dell’Università 

Ai mezzi di informazione 

Come è tristemente noto, l’11 settembre 2001 negli Stati Uniti 
quattro aeroplani sono stati dirottati e fatti precipitare su obiettivi 
civili e militari, provocando migliaia di vittime e ingenti danni. Il 
Centro Studi e Ricerche per la Pace dell’Università di Trieste 
condanna tali attentati coerentemente con i propri principi statutari 
che si ispirano alla cultura della pace e della non violenza. Ritiene 
che in questa situazione sia suo preciso dovere culturale oltre che 
morale, e logica prosecuzione dell’impegno scientifico che lo 
caratterizza, prendere posizione sulla guerra in corso. La guerra, al 
di là delle imprevedibili conseguenze umane e ambientali, non ha 
mai risolto i conflitti economici, politici e culturali che l’hanno 
generata. Il CUSRP considera in particolare che la diversità delle 
civiltà sia un dato sicuramente positivo sul piano culturale, e che le 
mobilitazioni militari in corso rischiano di demonizzarla a fini 
propagandistici. Il CUSRP sostiene che solo nel rispetto dei diritti 
dei diversi popoli, nella fine dello sfruttamento di intere aree 
geografiche, nella cooperazione paritaria tra economie, politiche e 
culture si possa avviare uno sviluppo umano solidale che porti alla 
soluzione dei conflitti esistenti. Il Centro considera che 
l’imbarbarirsi delle relazioni tra civiltà, religioni e culture sia un 
elemento pericoloso e foriero di effetti disastrosi; in particolare il 
CUSRP auspica che, sia nel mondo “islamico” sia in quello 
“cristiano”, si possano sviluppare le tendenze verso la 
comprensione e la tolleranza e si svuotino le campagne d’odio 
tipiche di ogni fondamentalismo. 

Riguardo alla risposta bellica all’atto terroristico, il Centro Studi e 
Ricerche per la Pace dell’Università di Trieste esprime le seguenti 
considerazioni: 

1. Inutilità dell’azione militare 

- ritiene che l’azione militare che gli Stati Uniti e i loro alleati 
stanno mettendo in atto e che si configura come l’inizio di una vera 
e propria guerra di lunga durata non abbia alcun requisito come 
mezzo di prevenzione di azioni criminali di gruppi terroristici che 
appaiono radicati anche nei paesi occidentali, e non unicamente in 
un particolare paese islamico. Da questo punto di vista la risposta 
militare può al più essere considerata una sorta di rappresaglia, 
un’operazione certamente destinata nel lungo periodo a sollecitare 
nuove iniziative criminali e un’ulteriore destabilizzazione dell’area 
coinvolta; il CUSRP rileva con preoccupazione che è annunciata 
l’estensione dei bombardamenti contro altri paesi tuttora non 
nominati; 

2. Coinvolgimento di civili innocenti 

- nota come nei conflitti armati degli ultimi anni, anche in quelli 
gestiti dagli stessi soggetti che sono scesi in campo oggi 
(Panama, Iraq, Bosnia, Sudan e Afghanistan, Serbia), i civili 
costituiscono la maggioranza delle vittime del conflitto, in aperta 
violazione di tutte le convenzioni sulla salvaguardia dei non 
combattenti; il CUSRP ritiene che la morte di civili sia un prezzo 
inaccettabile da pagare, che pone gli effetti dell’azione militare in 
corso sullo stesso piano di quelli dell’atto terroristico che ne 
dovrebbe costituire la giustificazione; il CUSRP rileva che il 
semplice annuncio dell’azione militare aveva già provocato in 
Afghanistan la fuga di centinaia di migliaia di persone in condizioni 
ai limiti della sopravvivenza, sfollati per i quali, colpevolmente, non 
si prevede ancora un aiuto logistico adeguato; il CURSP denuncia 
il fatto che la popolazione civile subirà gli effetti nefasti della guerra 
anche a livello alimentare, sanitario, psichiatrico, conseguenze 
tanto più gravi per l’approssimarsi della stagione fredda; il CUSRP 
ricorda inoltre che gli afgani non si sono tuttora ripresi dalle 
devastazioni della guerra civile e dai conflitti con le truppe di 
occupazione sovietica nonché dall’oppressione del governo dei 
talebani; 

3. Opzione nucleare 

- giudica inammissibile l’impiego di armi nucleari, dinanzi alle quali 
impallidirebbero le conseguenze sanitarie e ambientali dell’uso dei 
proiettili all’uranio impoverito e si ripeterebbe l’orrore di Hiroshima e 
Nagasaki; il CUSRP legge con indignazione le dichiarazioni del 
Segretario alla Difesa statunitense sul possibile utilizzo dell’arma 
nucleare; il CUSRP rileva come ad oggi, per quanto a sua 
conoscenza, non vi siano state, in Italia, negli Stati Uniti o altrove, 
reazioni adeguate alla gravità di tali affermazioni; 

4. Opacità del percorso decisionale e art.11 della Costituzione 

- sottolinea che a tutt’oggi non esiste un’effettiva rivendicazione 
dell’attentato; il CUSRP rileva che gli obiettivi dichiarati degli stati 
maggiori sembrano individuati piuttosto come nozione comune e 
come presunzione di responsabilità che come risultato di un 
processo investigativo[1]; la decisione operativa sembra 
interamente demandata agli apparati militari; di fronte alle recenti 
risoluzioni del Parlamento italiano che approvano l’intervento 
militare, il CUSRP ricorda invece che la Costituzione italiana, 
all’articolo 11, recita: “L’Italia ripudia la guerra come (…) mezzo di 
risoluzione delle controversie internazionali”; il CUSRP rileva che, 
una volta di più l’ONU, la cui assemblea dovrebbe comporre i 
conflitti internazionali, è completamente esclusa dal percorso 
decisionale; 

5. La questione delle responsabilità 

- giudica che il governo degli Stati Uniti, anche se la sua 
popolazione è stata colpita da un gravissimo attentato terroristico, 
non abbia la credibilità morale per agire contro l’organizzazione dei 
talebani, avendola esso stesso finanziata negli anni ’80; il CUSRP 
ritiene che le cifre stanziate d’urgenza per fini militari all’indomani 
degli attentati (decine di migliaia di miliardi di lire, un importo pari ai 
bilanci finanziari annuali di diversi stati del Sud del Mondo) siano 
un’offesa ai quattro quinti più poveri del pianeta dove, per citare 
anche solo un dato eloquente fornito dall’ONU, sono decine di 
migliaia i bambini che muoiono di fame ogni giorno senza fare 
notizia; il CUSRP ricorda come gli Stati Uniti, il più importante 
contribuente al bilancio dell’ONU, siano in arretrato con i 
pagamenti per centinaia di miliardi; ricorda ancora come gli Stati 
Uniti non abbiano sottoscritto un certo numero di importanti trattati 
internazionali: la Convenzione di Ottawa sulle mine anti-uomo, la 
Convenzione sulle Armi Batteriologiche, il Trattato di Roma per la 
creazione di un Tribunale Criminale Internazionale delle Nazioni 
Unite, il Protocollo di Kyoto sull’ambiente etc.; 

6. Auspici e richieste 

- come associazione pluralistica si associa all’auspicio formulato 
da tante personalità della cultura, della politica e del mondo 
religioso affinché il Presidente degli Stati Uniti e i governi alleati 
sospendano le operazioni belliche[2] 

- indirizza al Governo Italiano e al Presidente della Repubblica, 
garante della Costituzione, un appello affinché sia 
scrupolosamente verificato il rispetto dei trattati internazionali e 
della legge fondamentale nazionale; 

- chiede al Rettore dell’Università di Trieste di porre la questione 
della grave e pericolosa situazione internazionale di guerra 
all’ordine del giorno della prossima seduta del Senato Accademico, 
affinché l’Università, massima espressione di sensibilità culturale e 
attenzione critica, ribadisca l’esigenza della pace, un’esigenza 
primaria dell’umanità intera; 

- chiede ai dirigenti del Sistema Informativo dell’Università di Trieste 
di diffondere il presente messaggio a tutti i dipendenti 
dell’Università affinché anche questo testo possa contribuire a 
sensibilizzare la comunità universitaria e ad avviare un ampio 
dibattito sulla questione. 


Il Centro Studi e Ricerche per la Pace 

Trieste, 10 ottobre 2001 

Adesioni al testo del presente comunicato vanno inviati all’indirizzo 
e-mail cusrp@units.it ovvero alla 

Segreteria del Centro Studi e Ricerche per la Pace dell’Università 
di Trieste 
c/o Federico Della Valle 
Dipartimento di Fisica 
via A. Valerio 2 
34127 Trieste
 

--Note---------------------------------------------------------------------------

[1] Ricordiamo, ad esempio, come anche per l’attentato del 1993 
ad Oklahoma City si parlasse in un primo momento di una pista 
araba e solo più tardi si riconobbe la colpevolezza di un neonazista 
statunitense, che è stato recentemente giustiziato senza peraltro 
mettere a tacere le voci di un possibile coinvolgimento 
nell’attentato dei servizi segreti; lo stesso procedimento fu seguito 
con l’attentato all’aereo Pan Am nel 1988 a Lockerbie: la prima 
etichetta di colpevolezza fu assegnata all’Iran mentre in seguito 
furono processati due libici, dei quali uno fu assolto e l’altro è 
ancora in giudizio.

[2] Tra le tante prese di posizione contro la guerra vogliamo 
ricordare qui quelle del Papa Giovanni Paolo II, del Segretario 
dell'ONU Kofi Annan, del Rettore dell’Università per la Pace delle 
Nazioni Unite Martin Lees, dei premi Nobel Mairead Corrigan 
Maguire, Rigoberta Menchu, Adolfo Perez Esquivel e Dario Fo, 
dell’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, degli intellettuali 
Susan Sontag, Noam Chomsky, Robert Fisk, Eduardo Galeano, 
Umberto Galimberti e Edward Said, della deputata statunitense 
Barbara Lee, dell’ex Procuratore Generale USA Ramsey Clark. 
Un appello universitario che negli Stati Uniti ha avuto larghissimo 
seguito può essere trovato all’indirizzo 
http://home.uchicago.edu/~dhpicker/petition 
In Italia, in ambito universitario, segnaliamo l’appello dei docenti 
della Facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma 
(primo firmatario Marco Balsi, balsi@uniroma1.it) e la presa di 
posizione di Domenico Jervolino, docente di Filosofia del 
Linguaggio all’Università di Napoli (djervol@tin.it).

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