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[AI] Perugia-Assisi: "Pestaggio mediatico" dei pacifisti
"PESTAGGIO MEDIATICO" IN DIRETTA SU LA 7
di Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>
Molti di noi hanno incontrato durante l'infanzia quei ragazzi ripetenti
che alle scuole elementari si divertivano a picchiare i bimbi piu' piccoli,
quei bulletti che in ogni classe sono presenti in almeno uno o due esemplari
e fanno valere la loro autorita' e il loro potere attraverso la dominazione
fisica, quei soggetti caratteriali che squartano le lucertole in giardino,
ridono alle spalle del piu' gracile o del piu' grasso, mandano tutti a casa
perche' "la palla e' mia e non si gioca piu'", oppure ti picchiano e poi
chiamano i genitori se provi a reagire. A trent'anni suonati credevo di
essermi liberato per sempre di questa classe di individui, lieto di essere
finalmente arrivato nel mondo dei "grandi" dove la forza delle idee conta
piu' della violenza verbale o di quella fisica, dove esistono tacite regole
di rispetto, dove la maturita', la correttezza professionale e la civilta'
aiutano ad autolimitarsi e a far finire la propria liberta' dove inizia
quella altrui. Purtroppo gli incubi della mia infanzia sono tornati a rivivere
grazie a due "picchiatori" televisivi, Gad Lerner e Giuliano Ferrara, che
il 12 ottobre, durante una diretta televisiva su "La 7", hanno massacrato
verbalmente davanti ai miei occhi un gruppo molto variegato di persone preparate,
oneste e qualificate, che sarebbe troppo sbrigativo liquidare con l'etichetta
di "pacifisti", colpevoli solamente di aver provato a ragionare assieme
a due "black bloc" dell'informazione televisiva sugli effetti e le alternative
dell'azione militare attualmente in atto.
Le vittime di quello che agli occhi dei presenti in sala e' apparso come
un vero e proprio "pestaggio mediatico" in diretta, hanno dei nomi e dei
cognomi: Alberto Capannini (Corpo Civile di Pace "Operazione Colomba"),
Mao Valpiana (Movimento Nonviolento), Giulio Marcon (Consorzio Italiano
di Solidarieta'), Soana Tortora (Acli), Vittorio Agnoletto (Genoa Social
Forum), Sabina Siniscalchi (Mani Tese), Luca de Fraia (Sdebitarsi), Luisa
Morgantini (Europarlamentare, rappresentante delle "Donne in Nero" e dell'Associazione
per la Pace), tutte persone che, prese una ad una, avrebbero potuto riempire
di contenuti profondi, solidi e convincenti, ore ed ore di televisione,
ma che nei pochi minuti concessi tra un'interruzione e l'altra dei due conduttori
hanno potuto solamente accennare ragionamenti e discorsi mai portati a termine.
Anche il metalinguaggio e le immagini offerte hanno dato prova di un'estrema
violenza e volgarita'. Probabilmente qualche esperto di comunicazione si
divertira' in futuro ad analizzare le memorabili inquadrature di Lerner
e Ferrara avvolti nel fumo dei loro sigari, simbolo di maschia virilita'
e di dominazione sull'altro. Come dimenticare il profilo di Gad Lerner che
aspira ampie boccate dal suo sigaro ad occhi chiusi, mentre sprezzantemente,
con sufficienza e quasi senza ascoltare lascia "sfogare" gli ospiti per
alcuni brevissimi secondi, con interventi interrotti puntualmente a meta'
dall'abbaiare dei due conduttori, a cui faceva seguito una lunga arringa
di tesi preconcette per "sbranare" il malcapitato di turno mediaticamente,
verbalmente e moralmente.
Nessuno obbliga Lerner e Ferrara ad essere d'accordo con altre persone,
cosi' come nessuno gli proibisce di criticare o confutare tesi di cui non
sono perfettamente convinti. Tuttavia esistono altri obblighi e doveri,
legati al rispetto delle altre persone e della deontologia professionale,
che sono stati platealmente ignorati dai due "sultani" che regnano sull'informazione
a "La7". Sicuramente Lerner e Ferrara, con il coltello dalla parte del manico,
sono stati dei buoni comunicatori e dei buoni "venditori" delle loro personali
convinzioni, ma e' altrettanto sicuro che non hanno fatto bene il loro mestiere
di giornalisti, trasformati in altoparlanti della piu' becera propaganda
guerrafondaia dal potere che tengono ben stretto tra i denti e che non sono
disposti a mollare nemmeno per un secondo.
Un giornalista qualificato, a differenza di Lerner e Ferrara, e' un professionista
in grado di fare buone domande ai suoi intervistati anziche' imporre le
proprie risposte al suo pubblico, e' una persona umile e curiosa, che non
si accontenta di facili soluzioni ai problemi, affronta la complessita',
evita le semplificazioni e le banalizzazioni, mette gli altri a proprio
agio per poter ricavare la maggior quantita' di notizie e informazioni interessanti.
Giuliano Ferrara e Gad Lerner non sono stati niente di tutto questo, e hanno
rifiutato a priori un utilizzo sobrio ed equo del tempo a loro disposizione,
che avrebbe dovuto essere gestito sfruttando al massimo la presenza degli
ospiti e "spremendo" il piu' possibile le loro idee, senza trasformare un
dibattito in un palcoscenico personale, in una vetrina narcisistica o in
un pulpito da cui lanciare le proprie prediche avvalorandole con la distruzione
di idee altrui.
La propaganda di guerra del gatto e la volpe di La7 si e' concretizzata
attraverso l'utilizzo sapiente di tecniche aggressive. La prima di queste
tecniche e' stata "hai ragione ma...", un trucchetto ricorrente nel dibattito
sulla guerra, in cui si riconosce ai pacifisti una correttezza teorica di
ragionamento a cui viene contrapposta la "realpolitik" del "ma adesso scendiamo
nella realta' concreta". Con questa tecnica, ad esempio, la figura di Alberto
Capannini (da anni impegnato direttamente in zone di guerra "sporcandosi
le mani" in mezzo alle vittime di guerra dei Balcani, del Caucaso, del Congo
e della Sierra Leone) si e' trasformata in quella di un ragazzino idealista
senza nessun legame con la realta' concreta. Un'altro esempio di cattivo
giornalismo dato da Lerner e Ferrara e' stato l'utilizzo della tecnica "Volevate
le Nazioni Unite ? Eccovi le Nazioni Unite", utilizzata per ridicolizzare
le posizioni di quanti invocano l'autorita' sovranazionale dell'Onu, in
alternativa all'autorita' militare degli USA, per risolvere le controversie
internazionali. Utilizzando strumentalmente la risoluzione contro il terrorismo
emanata il 12 settembre dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
e senza verificare le loro fonti (come e' abituato a fare anche il giornalista
meno esperto) Lerner e Ferrara, con un falso ideologico su scala nazionale,
fanno credere a milioni di telespettatori che le Nazioni Unite abbiano espressamente
richiesto l'intervento militare degli Stati Uniti, mentre nella risoluzione
1368/2001 del 12 settembre si afferma unicamente che, riaffermando i principi
e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite e con la determinazione di combattere
il terrorismo "con ogni mezzo", si condannano gli atti di terrorismo dell'11
settembre, si esprime solidarieta' alle vittime, si richiede a tutti gli
stati membri di lavorare assieme per portare davanti alla giustizia i responsabili
delle azioni terroristiche assieme ai loro fiancheggiatori, e si chiede
alla comunita' internazionale di raddoppiare gli sforzi contro il terrorismo,
con una maggiore cooperazione tra stati, con l'applicazione delle convenzioni
internazionali contro il terrorismo e con la piena attuazione delle precedenti
risoluzioni del consiglio di sicurezza. Il Consiglio di Sicurezza, inoltre,
si riserva di compiere "tutti i passi necessari" per rispondere agli attentati
dell'11 settembre e per combattere tutte le forme di terrorismo, sempre
in conformita' alla Carta delle Nazioni Unite.
Ammesso che abbiano mai letto la risoluzione in questione, Ferrara e Lerner
si appigliano alle frasi "con ogni mezzo" e "tutti i passi necessari", interpretandole
a piacimento per sostenere l' intervento armato in Afghanistan, riempiendosi
la bocca con le regole del diritto internazionale. Cosa vuol dire per le
Nazioni Unite la frase "con ogni mezzo" ? Tra i mezzi da impiegare per la
lotta al terrorismo, il buon senso esclude ovviamente un massiccio attacco
nucleare su vasta scala, ma e' la Carta delle Nazioni Unite, in ultima analisi,
a decidere quali sono i mezzi leciti per la risoluzione delle controversie
internazionali.
Al capitolo VI, intitolato "Soluzione pacifica delle controversie", la Carta
delle Nazioni Unite stabilisce che "le parti di una controversia, la cui
continuazione sia suscettibile di mettere in pericolo il mantenimento della
pace e della sicurezza internazionale, devono, anzitutto, perseguirne una
soluzione mediante negoziati, inchiesta, mediazione, conciliazione, arbitrato,
regolamento giudiziale, ricorso ad organizzazioni od accordi regionali,
od altri mezzi pacifici di loro scelta". Forse ci siamo persi qualche passaggio,
ma non risulta che tra l'attacco terroristico e il contrattacco militare
sia avvenuta questa intensa attivita' di negoziati, inchiesta, mediazione
eccetera. Questo e' solo uno dei tanti esempi possibili per dimostrare che
le tesi dei due "Black Bloc" del teleschermo potrebbero essere confutate
una per una, ovviamente con il tempo e la documentazione necessaria per
smontare gli assiomi costruiti in questi giorni dalla colossale macchina
di propaganda che si e' messa in moto a sostegno degli ennesimi bombardamenti
americani. Si spengono le luci, tacciono i microfoni, e dietro le quinte
del teatrino dei media otto persone rimangono con le loro idee ancora in
testa e le loro motivazioni ancora inespresse. I membri della redazione
di Lerner e Ferrara che avevano organizzato il collegamento si affrettano
a scusarsi con i partecipanti, dopo aver assistito alla trasmissione a bocca
aperta, incapaci di credere al massacro verbale che si era appena consumato
davanti ai loro occhi. Anche il loro paziente lavoro per la ricerca di ospiti
seri e preparati e' andato in fumo. Qualcuno degli ospiti telefona direttamente
a Lerner, che dopo aver subito per vari minuti la legittima reazione delle
vittime del pestaggio nasconde la sua mancanza di professionalita' e di
correttezza dietro i tempi stringenti della diretta televisiva e il grande
numero degli ospiti. Le critiche e gli insulti "fuori scena", non turbano
minimamente i due signori della guerra mediatica, che dietro il fumo dei
loro sigari gongolano soddisfatti per la loro "prestazione". Lo spettacolo
deve continuare, avanti i prossimi.
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