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una nota dello scrittore Menene sulla marcia della pace
Riceviamo e volentieri proponiamo una nota dello scrittore Menene sulla
marcia della Pace Perugia-Assisi del 14 ottobre 2001.
"Devo aver letto da qualche parte, con il desiderio grande di prendere
coscienza e sapere qualcosa del mio presente, che ci sono dei fascisti
(sempre fecondo è il grembo che li alimenta e li sdogana) e alcuni ipocriti
di sinistra, razza senza più radici e distante dal mondo del lavoro quanto
lo sono sfruttatori ed oppressori, che mentre accarezzano sogni di
prepotenza e scudi stellari che oscurano astri, luna e sole intendono
confondersi con popoli vivi che hanno che inseguono un sogno di pace e la
speranza di un mondo nuovo che appartenga agli uomini e alle donne e ad una
qualità della vita meravigliosa. Pochi mesi fa a Genova si è consumata una
repressione inaudita, si è assassinato un ragazzo, si è permesso ad
infiltrati e incoscienti di minacciare la disobbedienza civile e pacata di
chi lotta per una globalizzazione dei popoli contro ogni pretesa
universalizzazione delle disuguaglianze. A Perugia non possono mandare
eserciti armati, picchiare, reprimere, mortificare, uccidere, calpestare
piccole e mai nascoste sane utopie e programmi possibili che minacciano
iene voraci e ingordi profittatori. Ed ecco la nuova strategia in campo per
farci indietreggiare, per confonderci, per dividerci, per annullare le
nostre idee, per rubarci immagine, informazione vera, proposte e la stessa
dignità : "andiamo, noi zombies, noi affamatori, noi responsabili di
miseria e devastazioni ambientali, noi guerrafondai, noi del pensiero
unico, intolleranti, cinici e meschini, padroni o servi sciocchi e giullari
di un impero che rappresenta una crudele barbarie, andiamo tra le genti che
aborriscono guerra e ingiustizie per annullarli, per confonderli, per
spezzare la loro unità". Venite! Venite pure! Troverete chi cammina a testa
alta, chi stringe con orgoglio le mani di ogni colore di un fratello e di
una sorella, chi ha la forza della ragione, chi rappresenta la civiltà e sa
sopportare anche l'odore nauseabondo delle vostri carni morte, della vostra
falsità, della vostra responsabilità nel seminare erbacce dove si
alimentano terrorismo e terrore. Venite! Venite pure! Con la vostra
presunzione, gli sguardi bassi, la sfida a chi ripudiando l'etica
dell'avere lavora per quella dell'essere. Guardateci negli occhi: provate a
immaginare gli occhi di un bambino o di una bambina nel Chiapas, in una
selva, in Africa e nel medioriente: gli occhi di un adolescente palestinese
o (nella memoria) di un piccolo vietnamita, di una ragazza di strada in
Guatemala, occhi che sorridono, e poichè non conoscete neppure la vergogna
è giusto che noi vi si doni la nostra indifferenza. Non servirà a rendervi
migliori ma a ricordarvi che non ci avete sconfitto: noi siamo la gioventù
del mondo!"
Associazione Internazionale di Amicizia e Solidarietà con i Popoli