[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
dossier GUERRA - versione 5
ATTACCO MILITARE
Dossier a cura di PeaceLink
Versione n. 5 dell'8.10.2001
PeaceLink, casella postale 2009, 74100 Taranto
c/c postale 13403746
www.peacelink.it
info@peacelink.it
Quando è stato lanciato l'attacco Usa?
Alle 18.39 del 7 ottobre 2001 l'agenzia Reuter ha dato la prima
informazione a livello mondiale sull'attacco Usa con missili cruise e
aerei in Afghanistan. Hanno collaborato anche aerei britannici. "Il
popolo afghano conoscerà la generosità del popolo americano", ha
detto il presidente Bush alle 19, ora italiana nella conferenza stampa
subito dopo l'attacco. "Londra e Washington, intanto, ipotizzano una
loro permanenza in Afghanistan dopo che il conflitto si sarà concluso,
con una forza di pace composta da migliaia di militari" (RAI
Televideo 7 ottobre 2001).
Cosa sostiene il governo americano?
"Gli Stati Uniti non hanno dubbi sulla responsabilità di Osama
bin Laden negli attentati di martedì scorso, ma ci vorranno anni per
avere la meglio. Lo ha detto il vicepresidente Cheney, nella sua prima
intervista pubblica dagli attacchi a New York e Washington". (RAI
Televideo 16/9/2001)
Sul Corriere della Sera del 16/9/2001 è riportata una dichiarazione di
Madeleine Albright, ex segretario di Stato americano: "Non è ancora
chiaro che si tratti davvero dell'opera di Osama Bin Laden. Ma è certo
che questo terrorista sta ricevendo aiuti in Afghanistan. E' importante
per noi e i nostri alleati ritenere responsabili per quello che sta
succedendo coloro che offrono rifugio ai terroristi. E' giunto il momento
di prendere posizione". In seguito gli Stati Uniti hanno detto di
aver raccolto le prove contro Bin Laden ma non le hanno divulgate,
considerandole segreto militare.
Questa guerra mette a rischio i civili?
"Il presidente Bush ha dichiarato di avere dato l'ordine
dell'azione solo dopo avere fatto 'molta attenzione' e avere detto 'molte
preghiere'. (ANSA 07/10/2001 ore19:44). Ma contemporaneamente il dottor
Gino Strada, responsabile di Emergency presente in Afghanistan per
assistere i profughi, ha dichiarato che "il 90% delle vittime,
come in tutte le guerre degli ultimi anni, saranno civili"
(fonte: www.unimondo.org). Il dottor Strada è attualmente
nell'ospedale di Emergency ad Anabah (ottanta chilometri a nord-est di
Kabul); intervistato la notte del 7 ottobre ha detto: "Saranno
proprio queste persone, i civili, le prime vittime di questi assurdi
bombardamenti (…) Dal fronte giungeranno nuovi feriti. Già accede sempre,
domani un po' di più. Si dovrebbe venire in questi avamposti per rendersi
conto dell'orrore della guerra, delle mutilazioni che produce tra la
gente, delle stragi senza fine fra i civili (…) Vorrei che si riuscissero
a salvare più vite umane possibili. Vorrei che il mondo dicesse no
all'assurdità della guerra". (Liberazione 8/10/01)
Esistono diverse posizioni nello staff del presidente Bush?
Sì. A premere per una immediata azione militare subito dopo gli atti
terroristici dell'11 settembre sono stati i civili come Cheney per dare
all'opinione pubblica e ai media un'immagine di forza e non di debolezza.
Tali posizioni da "falchi" sono riassumibili nella posizione di
Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa
(www.analisidifesa.it)
e consulente presso il Casd (Centro Alti Studi Difesa) il quale ha
affermato: "Il vero effetto deterrente è colpire in maniera
devastante i regimi che supportano il terrorismo, altrimenti è inutile
(…) Ci siamo cullati nell'idea della guerra umanitaria e ora questo sogno
si è rotto. La guerra è spietata e l'America l'ha capito e sta
costringendo tutti a prendere una posizione e non prenderla significa
prenderla in senso opposto" (Corriere del Giorno 17/9/01). Hanno
invece frenato i militari statunitensi capeggiati dal generale Powell,
ora segretario di stato. Per loro l'efficacia dell'attacco militare è
stata fino all'ultimo dubbia (si veda l'articolo del consigliere Luttwak
in appendice). Powell punta ad un'azione a lungo termine che raccolga una
ampia coalizione internazionale. Powell ha dichiarato che tale coalizione
è basata su una campagna politica, diplomatica e finanziaria,
specificando il 4 ottobre che "c'è una componente militare che non è
ancora stata usata e che sarà decisa, al momento opportuno, dal
presidente Bush" (RAI Televideo). Il 7 ottobre l'attacco militare è
stato presentato dal presidente Bush come un attacco non al popolo
afghano (a cui ha promesso il lancio di cibo e medicinali) ma ai
talebani. Secondo alcuni analisti l'opinione pubblica americana stava
dando segni di impazienza di fronte alla tattica "attendista"
dell'amministrazione Bush che rinviava di giorno in giorno l'attacco
militare.
Che cosa ha frenato fino al 7 ottobre l'azione militare?
Oltre alle esigenze di stringere accordi diplomatici e di ottenere
supporti logistici alternativi al Pakistan, vi è stato il cattivo
andamento della borsa che è scesa quando si profilava l'attacco ed è
salita quando la guerra non veniva annunciata.
Le informazioni che riceveremo saranno attendibili o saranno
sottoposte alla censura militare?
Scrive Federico Fubini su Limes: "Dice Bush ai giornalisti, con
un'affermazione che in altri momenti sarebbe costata cara:
"Lasciatemi porre condizioni alla stampa nel modo seguente:
qualunque fonte e metodo di informazione resterà protetto e segreto. La
mia amministrazione non parlerà di come raccogliamo le informazioni, se
lo facciamo e cosa esse dicano" (…) In questo quadro si pongono per
esempio gli interrogativi su cosa può o non può un organo di stampa
riportare sulle posizioni dei terroristi senza farsi strumento della loro
propaganda (…) Dare la parola al portavoce taliban in grado di far cadere
le Borse europee con due frasi, dev'essere ancora consentito?".
(Limes supplemento n.4/2001)
Bin Laden ha rivendicato gli attentati dell'11 settembre negli Stati
Uniti?
"Il miliardario saudita Osama bin Laden ha smentito di essere
implicato negli attentati a New York e a Washington. "Gli Stati
Uniti puntano il dito contro di me, ma affermo categoricamente che non
sono stato io", ha detto bin Laden in un comunicato all'Aip,
l'agenzia di stampa dei Taleban con sede in Pakistan. I leader religiosi
hanno richiesto agli Stati Uniti le prove del coinvolgimento di bin
Laden". (RAI Televideo 16/9/2001)
Subito dopo l'attacco americano, nella notte del 7 ottobre, è però
apparso bin Laden in una TV vicina per dire a questo proposito:
"Quello che è accaduto negli Stati Uniti è la reazione naturale alla
politica cieca degli americani. Se l'America continua con questa politica
i figli dell'Islam non fermeranno la loro lotta. Gli Stati Uniti sono
stati colpiti da Dio in uno dei suoi punti più deboli. L'America adesso è
spaventata da Nord a Sud, da Ovest a Est. Grazie Dio per questo.
Ringrazio Dio per la distruzione dei simboli dell'America. “Ciò che
l'America ha assaggiato oggi è pochissimo rispetto a quello che abbiamo
provato noi. Da 80 anni questa nazione musulmana e araba vede ogni tipo
di umiliazione. Un gruppo di musulmani d'avanguardia sono riusciti a far
provare all'America ciò che noi abbiamo provato”. Il capo
dell'organizzazione terroristica Al Qaeda ha giurato che “l'America non
vivrà in pace prima che la pace regni in Palestina”. (7 ottobre 2001
Corriere della Sera on line)
L'organizzazione di bin Laden ha rivendicato gli atti di terrorismo
dell'11 settembre?
L'organizzazione Al Qaida, di cui Bin Laden è considerato il regista,
ha rivendicato gli attacchi dell'11 settembre durante la notte del 7
ottobre. La rivendicazione è avvenuta pubblicamente solo dopo gli
attacchi americani in Afghanistan. Riferisce l'ANSA (ore 21.13 del
7/10/01): "Gli attentati contro gli Usa dell'11 settembre sono
dovuti all'appoggio americano a Israele. Lo ha detto un portavoce di al
Qaida, secondo quanto ha reso noto l'emittente al Jazira".
Qual è la posizione del governo afghano?
L'ambasciatore afghano in Pakistan, Abdul Salam Zaeef, aveva
inizialmente escluso qualsiasi responsabilità di Bin Laden mostrando
tuttavia disponibilità verso una sua eventuale estradizione: "Solo
però - ha affermato - in presenza di prove certe che dimostrino il suo
coinvolgimento. Prove che studieremo per poi prendere una decisione alla
luce delle evidenze disponibili". (Fonte: Corriere del Giorno
13/9/2001) Il 7 ottobre si legge sul Televideo RAI: "Kabul: dateci
prove e processiamo Osama. Le autorità afghane sono disposte ad arrestare
Osama bin Laden e a processarlo in una corte afghana se gli Usa faranno
una formale richiesta. Lo afferma l'ambasciatore dei Talebani in
Pakistan. "Se qualcuno ci porta le prove non sarà un problema
arrestarlo", ha spiegato l'ambasciatore Abdul Salam Zaeef. Pronta la
risposta degli Usa: "Questo non è un negoziato", afferma alla
Cnn una fonte di Washington". Poche ore dopo c'è stato l'attacco
militare Usa.
Si può legittimamente parlare di una "guerra al
terrorismo"?
Queste sono le principali definizioni di guerra:
- "Lotta armata tra due popoli o fra due o più Stati divisi in campi
opposti" (Enciclopedia De Agostini)
- "Contesa armata tra due o più Stati".(Dizionario
Pittano)
- "La lotta armata tra due o più Stati o tra fazioni di uno stesso
Stato" (Dizionario Garzanti)
- "Lotta tra due stati o all'interno di uno stato, condotta con le
armi, con o senza l'osservanza del diritto internazionale in
materia" (Dizionario DISC)
Bush sostiene che l'orrenda serie di attentati negli Usa siano un
"atto di guerra". Tuttavia la parola "guerra" si
applica ad una contesa armata fra stati o all'interno di uno stato fra
fazioni armate opposte (guerra civile). Fra "azione
terroristica" e "azione di guerra" vi è una distinzione a
meno che l'atto di terrorismo non sia messo in atto o sostenuto da uno
Stato contro un altro Stato. Secondo gli Stati Uniti la guerra
all'Afghanistan è legittima a causa della copertura offerta a Bin Laden.
Tuttavia non sono state esperite le procedure che il diritto
internazionale prevede: l'esibizione delle prove per ottenere
l'estradizione del responsabile dell'atto di terrorismo. E
paradossalmente le prove - anziché provenire dagli Stati Uniti prima
dell'attacco - sono venute, in forma di ammissione proclamata,
dall'organizzazione di Bin Laden dopo l'attacco, quando ormai era guerra
e ogni aspetto procedurale era saltato. E' stata una prova di forza da
una parte e un gioco di logoramento dall'altro. Ed il risultato è stata
una guerra che pagheranno i civili.
Cosa hanno rilevato i sondaggi di opinione?
"L'85% degli americani è favorevole ad azioni militari e di essi
il 75% ritiene che le ritorsioni vadano intraprese anche se implicano
vittime innocenti. E' quanto emerso da un sondaggio d'opinione compiuto
negli Usa da cui risulta che gran parte degli americani appoggia in pieno
la politica di Bush e tra i sacrifici mette anche la rinuncia alla
privacy e alla segretezza delle conversazioni telefoniche." (RAI
Televideo 16/9/2001)
Un sondaggio pubblicato il 27/9/01 da Il Messaggero riporta che il 45%
degli italiani è contro la guerra e il restante è a favore di un'azione
militare.
Cosa ha detto il Papa degli attentati dell'11 settembre?
Giovanni Paolo II il giorno dopo (12/9/2001) ha detto: "Non
posso iniziare questa Udienza senza esprimere profondo dolore per gli
attacchi terroristici che nella giornata di ieri hanno insanguinato
l'America, causando migliaia di vittime e numerosissimi feriti (...) Con
partecipe affetto, mi rivolgo all'amato popolo degli Stati Uniti in
quest'ora di angoscia e di sgomento, in cui viene messo a dura prova il
coraggio di tanti uomini e donne di buona volontà. (...) Imploriamo il
Signore perché non prevalga la spirale dell'odio e della violenza. La
Vergine Santissima, Madre di misericordia, susciti nei cuori di tutti
pensieri di saggezza e propositi di pace".(Fonte: sito Internet del
Vaticano www.vatican.va)
In seguito il Papa ha invocato l'America a non cedere alla guerra
invitandola "a non cedere alla tentazione dell'odio e della
violenza, ma ad impegnarsi al servizio della giustizia e della
pace". (RAI Televideo 16/9/2001)
Sulla guerra la posizione vaticana è stata meglio specificata il 27
settembre: "Nessun via libera ai bombardamenti. Lo ha detto oggi il
portavoce Navarro, incontrando i giornalisti. "Si è fatta una
semplificazione ingiustificata, nessuno ha mai detto "fate come vi
pare" perché esiste una precisa etica cristiana sulla legittima
difesa, che tiene conto della proporzionalità e impone che non venga
versato il sangue di vittime innocenti". (RAI Televideo
27/9/01)
Il 3 ottobre il Papa, all'udienza generale in Piazza S. Pietro, ha detto:
"La religione non deve mai essere utilizzata come motivo di
conflitto. Cristiani e musulmani, insieme con i credenti di ogni
religione, sono chiamati a ripudiare la violenza per costruire un'umanità
amante della vita, che si sviluppi nella giustizia e nella
solidarietà" (RAI Televideo 4/10/01)
Dentro il mondo cattolico vi sono differenti posizioni in
merito?
Esiste un dibattito in cui Gianni Baget Bozzo accusa "la volontà
islamica di voler sostituire con violenza il cristianesimo: la guerra di
religione è entrata nella Storia"; il cardinale Biffi ha
pregato "perché la cristianità trovi la strada giusta per la propria
sopravvivenza" (Corriere della Sera 15/9/2001); Giulio Andreotti
sostiene: "Quello attuale è un momento che rischia di diventare
"muscolare". A maggior ragione occorre che si faccia appello
alle virtuose risorse della moderazione e del diritto come fondamento
anche della vita internazionale. A differenza della prepotente massima
degli antichi romani, io credo che chi vuole la pace debba lavorare per
la pace".
(editoriale intitolato "La miglior vendetta? Lavorare per la
pace", Corriere del Giorno 13/9/2001)
Il cardinale Marini, nel suo intervento al summit islamo-cristiano
promosso a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio, ha detto: "Sarà
importante, nella comprensibile ansia di legittima difesa, agire nella
ragionevolezza, senza facili semplificazioni, senza affrettate creazioni
di capri espiatori che possono soddisfare la volontà di rivalsa"
(RAI Televideo 4/10/01).
Qual è la posizione del leader palestinese Arafat di fronte agli atti
di terrorismo dell'11 settembre negli Usa?
"Arafat ha espresso le proprie condoglianze, anche donando
sangue a favore delle vittime". (Fonte: Corriere della Sera
16/9/2001)
Il mondo dell'Islam ha condannato il terrorismo?
In appendice pubblichiamo il documento congiunto di Sarajevo
concordato fra cristiani e musulmani. Yusuf Al-Qaradawi, direttore del
Centro Ricerche di Sunna (Quatar) intervenendo al Summit della Comunità
di Sant'Egidio, ha dichiarato: "A nome di tutti gli Ulema dell'Islam
rifiutiamo il terrorismo. Allo stesso modo rifiutiamo di lottare contro
il terrorismo con altro terrorismo, che condanna un intero popolo per
crimini individuali".
L'Islam ammette la poligamia, vietata dalla legge italiana; in questo
come in altri casi l'Islam in territorio italiano può costituire un
pericolo?
L'articolo 8 della Costituzione Italiana sancisce: "Tutte le
confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge".
Più avanti l'articolo 19 garantisce: "Tutti hanno diritto di
professare la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o
associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico
il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume".
L'articolo 8 fissa anche un obbligo: le confessioni religiose non devono
contrastare con l'ordinamento giuridico italiano. Ma questo non vale solo
per i musulmani che entrano in Italia, vale anche ad esempio per i
cristiani statunitensi che non potranno rivendicare come diritto, sul
suolo italiano, l'applicazione della pena di morte o la liberalizzazione
delle armi da fuoco come avviene negli Usa.
Cosa detto Amnesty International dopo i fatti dell'11 settembre?
Amnesty International appellandosi ai capi di tutti i governi, il
14/9/2001 ha ricordato che "la solidarietà internazionale alle
vittime non può essere dimostrata cercando vendette ma cooperando
all'interno delle regole imposte dalle leggi, per arrestare i
responsabili. Criminalizzare intere comunità non porta a
nulla". (Fonte:
www.amnesty.org)
La Nato può intervenire a sostegno di un'azione militare contro
l'Afganistan?
La Nato deve rispettare l'articolo 1 che sancisce per le
"parti" (ossia le nazioni aderenti alla Nato) quanto
segue: "Le Parti si impegnano, in ottemperanza alla Carta
delle Nazioni Unite, a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia
internazionale nella quale possano essere implicate, in modo da non
mettere in pericolo la pace, la sicurezza e la giustizia internazionali,
e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorrere alla
minaccia o all'impiego della forza in modo incompatibile con gli scopi
delle Nazioni Unite". Quindi il ricorso all'articolo 5 della Nato
(l'autotutela collettiva) è vincolato alla dimostrazione che l'Afganistan
è implicato negli attentati dell'11 settembre negli Usa. Altrimenti tutto
rientra nella definizione di "controversia" da "comporre
con mezzi pacifici".
Perché non si fa ricorso all'Onu per affrontare questa crisi
internazionale?
"Chi sostiene che l'articolo 5 della Nato va interpretato e che
comunque qualsiasi decisione va rimessa all'Onu, punta in realtà a
mettere i bastoni tra le ruote agli americani. Lo sanno tutti infatti che
all'interno dell'Onu gli Usa non hanno la maggioranza...", sostiene
Gianfranco Pasquino, politologo ed ex parlamentare DS (Corriere della
Sera 15/9/2001)
La Carta dell'Onu è disponibile su Internet all'indirizzo:
http://www.studiperlapace.it/documentazione/onucarta.html
Chi ha addestrato i guerriglieri di Bin Laden?
I primi campi di addestramento dei guerriglieri di bin Laden sono stati due campi scozzesi, rispettivamente nei pressi di Criffel, nel Dumfries e nella remota penisola di Applecross nella Scozia occidentale. La fonte di queste informazioni è "Il Giornale" del 17/9/01 nel quale la corrispondente Erica Orsini da Londra annota: "Soldati impeccabili, con un debole per i western di John Wayne. Così erano i mujaheddin, l'"esercito" segreto di Osama Bin Laden, che fu addestrato ad uccidere nei campi militari britannici, tra le colline ricoperte d'erica della selvaggia Scozia. A rivelarlo ieri, in un'intervista pubblicata sul quotidiano 'Sunday Mail' è stato proprio uno degli "insegnanti" dei guerriglieri afghani che negli anni Ottanta combatterono i russi supportati dagli americani e dagli inglesi. Ken Connor, eroe dei corpi speciali inglesi fu incaricato di organizzare i vari campi di addestramento e per farlo senza il coinvolgimento dell'esercito nazionale dovette perfino rassegnare le dimissioni da quest'ultimo". Ma vediamo cos'altro ha rivelato Ken Connor al Sunday Mail: "Gran parte dell'infinita ricchezza dei Bin Laden - afferma - è stata costituita da finanziamenti della Cia stanziati per la costituzione di un governo "amico" afghano che combattesse la guerra per conto degli Stati Uniti". I guerriglieri di Bin Laden vennero addestrati molto bene. "Alcuni di loro furono addestrati anche alla guida di elicotteri e all'attacco dei campi d'aviazione". "Oggi il presidente Bush - osserva Ken Connor - forse si starà chiedendo quanto è costato veramente all'America l'addestramento dei futuri soldati di Bin Laden".
Qual è la storia recente dell'Afghanistan?
Dopo la fine del decennale conflitto (definito spesso "il Vietnam della Russia") tra le truppe d'occupazione sovietiche e i guerriglieri islamici Mujaidin (finanziati e armati da Usa, Pakistan e Arabia Saudita), terminato nel 1989 con il ritiro dell'Armata Rossa, rimase in carica il governo filo sovietico (seppur moderato) di Najibullah, contro cui i Mujaidin continuarono a combattere, sempre con il sostegno della Cia e del Pakistan. Nel 1992 i guerriglieri islamici conquistarono Kabul, ma subito, sconfitto il nemico comune, le fazioni tribali che lo componevano entrarono in lotta per il potere, formalmente in mano al nuovo presidente Rabbani. Seguirono anni di lotte senza quartiere, di anarchia totale. Finché nel 1996 la fazione più fondamentalista, quella degli studenti sunniti Talebani, è riuscita a conquistare Kabul. Solo Pakistan, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti hanno riconosciuto il governo teocratico e oscurantista dei Talebani . La resistenza moderata sciita si è concentrata nella parte nord del Paese, dove varie fazioni si sono poi unite nell'Alleanza Nordica, appoggiata dalla Russia che non vuole perdere totalmente il controllo della regione.
La guerra prosegue durissima e a fasi alterne nelle provincie settentrionali dell'Afghanistan.
Attualmente il 90% del Paese è in mano dei Talibani (che appoggiano i Ceceni contro la Russia e addestrano i terroristi internazionali), anche se le offensive dell'Alleanza Nordica guidata dal generale Masood sono spesso arrivate a minacciare la stessa Kabul. Un ventennio di guerre ha causato la morte, oltre che di 15mila soldati sovietici, di oltre 2 milioni di afghani e un numero incalcolabile di rifugiati che vivono in condizioni drammatiche.
(Scheda tratta dal sito www.warnews.it)
Cosa ne pensava Bush dei Taleban?
"Cosa ne pensa dei Taleban?" Intervistato da "Galmour" un anno fa, George W. Bush - allora candidato alla Casa Bianca - fece scena muta. Poi si illuminò: "Sono per caso un complesso rock?..." (Fonte: Il Giornale, 21/9/2001)
C'è il rischio di una guerra atomica?
"Gli Usa non escludono uso di armi nucleari. Il segretario alla Difesa americano, Donald Rumsfeld, non ha escluso il ricorso alle armi nucleari nel conflitto contro i terroristi. L'affermazione è stata fatta da Rumsfeld durante un'intervista televisiva. Rispondendo ad una domanda, il ministro ha detto che quest'opzione non è stata esclusa. (23/09/01 RAI Televideo)
La guerra annunciata è la causa dell'ondata di profughi?
Sì, l'Onu calcola i profughi in un numero variabile da un milione; se la situazione non si stabilizza sono previsti due milioni di profughi. Dalle notizie emerse il 4 ottobre sembra che si stia diffondendo una malattia contagiosa simile all'ebola. La catastrofe umanitaria coincidente con questa guerra annunciata sta diventando un problema e c'è da attendersi che ogni parte in causa scaricherà sull'altra parte la responsabilità del dramma in corso. Su Rai Televideo del 4 ottobre, ore 19, appariva la notizia che il presidente Bush aveva promesso di stanziare 320 miliardi di dollari (circa 720 mila miliardi di lire) per i profughi; sul TG1 di un'ora dopo il cronista parlava di 320 milioni di dollari, una somma mille volte inferiore (corrispondente a circa 750 miliardi di lire).
Sul Televideo RAI del 7 ottobre 2001 si legge: "Pakistan, cacciati migliaia di profughi. La polizia pakistana ha cacciato migliaia di profughi afghani che avevano trovato rifugio presso l'aeroporto di Quetta. Si tratta di un agglomerato che conta fra le 20 e le 30 mila persone che avevano iniziato ad abitare la zona cinque anni fa. Secondo alcune voci l'area potrebbe servire come base agli aerei Usa per eventuali attacchi contro l'Afghanistan. Tutte le strade dell'Afghanistan sono state aperte per favorire l'ingresso a convogli di aiuti alimentari. Lo hanno reso noto i Talebani stessi, che hanno
comunque definito propaganda i piani Usa di paracadutare aiuti alimentari".
In Italia chi si sta occupando dei profughi afgani?
Fra le associazioni italiane l'Aifo, l'Associazione Papa Giovanni XXIII (Operazione Colomba) ed Emergency si stanno occupando dei profughi mediante contatti e missioni dirette in Pakistan. Il dottor Gino Strada, responsabile di Emergency, si è diretto verso l'Afghanistan per l'aiuto umanitario (è chirurgo di guerra e ha soccorso chi è stato dilaniato dalle mine) e ha lanciato appelli alla pace. Ma questa iniziativa è stata al centro di una polemica. Scrive Emergency in un suo comunicato del 2 ottobre: "Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in Senato ha parlato di “un medico integerrimo ma di confuse idee, che non saprebbe scegliere tra gli Stati Uniti e l'Afghanistan. Noi ha aggiunto tra la grande democrazia americana ed una teocrazia violenta che costringe le donne al silenzio e alla segregazione, noi abbiamo già scelto e definitivamente”. Secondo agenzie di stampa il Presidente del Consiglio si riferirebbe a Gino Strada che ha dichiarato “io non mi sento più americano di quanto non mi senta afgano”. Emergency, di cui Gino Strada fa parte, sta con gli indifesi, con le vittime civili delle guerre; non ha mai preso posizione in favore o contro qualche Governo o Paese. Una vita persa americana ha lo stesso valore assoluto della vita di un cambogiano, di un iracheno, di un italiano". Sul sito www.vita.it vi è un elenco delle organizzazioni umanitarie impegnate per il soccorso ai profughi.
Lo scudo spaziale può difenderci meglio da attacchi "dal cielo"?
Non tutti sono d'accordo sui benefici dello scudo spaziale. "Missili nucleari lanciati sugli Stati Uniti e intercettati dallo scudo antimissile progettato dal Pentagono potrebbero cadere sull'Europa o in
qualche altra parte del mondo. Lo affermano alcuni ricercatori del prestigioso Massachusetts Institute of Tecnology (Mit) di Boston. Il programma di scudo spaziale, per il quale sono già iniziati i primi esperimenti, ha come obiettivo la deviazione dei missili dalla loro traiettoria ma non quello di distruggere le testate nucleari, che nel caso l'intercettazione abbia successo potrebbero cadere in qualsiasi parte della superficie terrestre, secondo i fisici del Mit. L'opzione del Pentagono è quella di prendere di mira il missile nemico durante la fase di propulsione, nel corso della quale è più facilmente avvistabile: comportandosi come un piccolo razzo, esso emette calore, il che consente di
localizzarlo. In seguito, in orbita bassa, il missile è più freddo e molto più difficile da intercettare. "Anzitutto l'intercettazione in fase di propulsione deve funzionare, il che è da dimostrare", spiega George Lewis, fisico del Mit specializzato nei sistemi di difesa antimissile. "Ma se questo funziona, la domanda successiva è: dove andrà a cadere la testata nucleare?". Secondo l'equipe di tre scienziati del Mit che da anni lavorano sulla questione, con la tecnologia disponibile attualmente o negli anni a venire non esiste alcuna possibilità di intercettare un missile controllandone allo stesso tempo il punto di caduta. Che si tratti di missili intercettori o di laser giganti su aerei o navi, non c'è alcuna possibilità che la testata nucleare sia distrutta, assicurano i fisici di Boston".
(Fonte: Il Giornale 8/9/2001, titolo dell'articolo: "Scudo, i missili intercettati possono cadere
sull'Europa")
E' vero che prima dell'attentato dell'11 settembre vi sono state operazioni di borsa "sospette"?
Sì. alcune operazioni di borsa sembravano orientate "come se" qualcuno sapesse degli attentati. Ma chi pensasse di trovarci operatori di borsa alle dipendenze di Bin Laden rimarrebbe deluso. Nel notiziario delle ore 16 del 3 ottobre 2001 di Radio Capital veniva riferita di una "svista" di alcuni funzionari grazie alla quale è trapelata un'informazione delicatissima: General Motors e Boeing sono nella lista dei "sospetti". Riportiamo integralmente quanto pubblicato sul sito web di Radio Capital (http://www.capital.kataweb.it/news/capital_127930.html): "3/10/01 New York, 16:31.
Attacco agli Usa: GM e Boeing in lista di titoli sospetti. Sono 28 i titoli su cui le autorità del governo americano stanno indagando per scoprire eventuali manovre speculative operate nei giorni precedenti l'11 settembre da persone a conoscenza dei piani terroristici. Tra questi ci sono anche la General Motors e la Boeing. La lista stilata dalla Securities and exchange commission (Sec), l'equivalente americano della nostra Consob, è divenuta di pubblico dominio dopo essere apparsa per qualche ora sul sito web di un'unione commerciale canadese che non aveva colto l'invito alla massima riservatezza lanciato nei giorni scorsi dalla Sec. Tra le 28 aziende compaiono le compagnie aeree e assicurative che più hanno sofferto alla riapertura dei mercati azionari dopo la più lunga sospensione dal dopoguerra. In certi casi i ribassi sono stati di oltre il 50% del valore, ed evidentemente chi avesse speculato essendo a conoscenza dei piani avrebbe potuto trarne un vantaggio incalcolabile. Ma alcune anomalie nei volumi di transazione, specialmente nelle operazioni di 'short', sarebbero state notate anche sui titoli di colossi industriali come appunto General Motors, Boeing, Lockheed Martin and Raytheon. Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, gli inquirenti non sarebbero riusciti per il momento a trovare alcuna prova certa di speculazioni "coscienti", cioè legate a una previa conoscenza di quello che sarebbe successo. E per qualcuno sarà del tutto impossibile stabilire qualsiasi legame tra i terroristi e chi ha guadagnato giocando al ribasso. (Dem)
Vi sono analogie fra la prima guerra mondiale e questa guerra?
Sì, in quanto la prima guerra mondiale nacque da un atto di terrorismo che venne attribuito dall'Austria alla Serbia. Vediamo come si svolsero i fatti. "Il 28 giugno 1914 nella città di Sarajevo, capitale della Bosnia (la regione che l'Austria-Ungheria aveva annesso nel 1908), uno studente nazionalista impugnò la pistola e sparò contro l'erede al trono austro-ungarico, l'arciduca francesco Ferdinando, che restò ucciso insieme con la moglie (...) Il governo austro-ungarico attribuì immediatamente la responsabilità dell'attentato alla Serbia e cercò di sfruttare il tragico avvenimento per infliggerle un colpo definitivo. La Serbia era la maggiore indiziata perché aveva sempre condannato l'annessione della Bosnia da parte dell'Impero austro-ungarico e manifestava nei confronti di questo un'ostilità irriducibile. Oggi noi sappiamo che il governo serbo non aveva responsabilità dirette nell'attentato: era al corrente che un gruppo di terroristi stava preparandolo, ma non riuscì ad impedirlo. Il governo austro-ungarico ritenne tuttavia che gli indizi fossero sufficianti e lanciò un ultimatum: entro due giorni la Serbia avrebbe dovuto sciogliere tutte le formazioni antiaustriache e consentire a funzionari austriaci di compiere ispezioni sul suo territorio per accertare le responsabilità dell'attentato. La Serbia accettò il primo punto , ma rifiutò le ispezioni, ordinando contemporaneamente la mobilitazione generale (cioè la chiamata alle armi della popolazione). Era la guerra: quando il 28 luglio la capitale della Serbia, Belgrado, fu bombardata dai cannoni austriaci, si scatenò una reazione a catena che trascinò nel conflitto, una dopo l'altra, tutte le grandi potenze europee". (Fonte: Calvani Vittoria e Giardina Andrea, "La storia dall'Illuminismo ai giorni nostri", Arnoldo Mondadori)
In questo momento di venti di guerra esiste una "chiamata alla pace"?
Sì, cliccando su http://db.peacelink.it/volontari ci si può "arruolare" nel movimento per la pace; inserendo i propri dati si crea un database di attivisti decisi ad usare la nonviolenza per evitare che al sangue innocente versato se ne aggiunga altro di persone innocenti, colpevoli solo di essere nel posto sbagliano in un momento sbagliato e dalla parte sbagliata.