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La nonviolenza e' in cammino. 185



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 185 del 2 agosto 2001

Sommario di questo numero:
1. Enrico Peyretti: nonviolenza attiva e positiva
2. Davide Melodia, educare le forze dell'ordine alla nonviolenza
3. Sergio Paronetto, la scelta della nonviolenza
4. Michele Nardelli: l'utopia concreta, ossimoro nonviolento
5. L'agenda della quarta assemblea dell'ONU dei popoli
6. Per studiare la globalizzazione: da Valentino Gerratana a Paul Ginsborg
7. Maria Teresa Gavazza, per non dimenticare la Shoah e la Resistenza
8. Oltre il Novecento di Marco Revelli
9. "Cir notizie"
10. "Il giornale della natura"
11. Su "Il grandevetro" un inserto speciale su David Lazzaretti
12. "La rivista del manifesto"
13. "Le monde diplomatique"
14. "L'incontro"
15. "Mani tese"
16. "Messaggero cappuccino"
17. Su "Nigrizia" di luglio-agosto un dossier sulla musica africana oggi
18. "Rocca"
19. "Solidarieta'"
20. La "Carta" del Movimento Nonviolento
21. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: NONVIOLENZA ATTIVA E POSITIVA
[Ringraziamo di cuore Enrico Peyretti per questo suo intervento.
Enrico Peyretti e' una delle più prestigiose figure della cultura della
pace, animatore di iniziative di pace e per la nonviolenza. Scrive sul
mensile "Il foglio" di Torino, sul quindicinale "Rocca" di Assisi, sul
mensile "Azione nonviolenta". Opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di
là del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni,
Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica è pace, Cittadella, Assisi 1998;
Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la
rete telematica una sua Bibliografia di casi storici di difesa nonarmata e
nonviolenta]
Specialmente dopo i brutti e tristi fatti di Genova, che sono una sconfitta
di tutti, la scelta assoluta, senza alcuna ambiguita' e concessione, della
nonviolenza attiva e positiva (la "forza vera", satyagraha) e l'educazione
continua alla nonviolenza diventano condizione prima di ogni vera azione per
la giustizia e la pace.
L'uso o la tolleranza della violenza contro la violenza e' soltanto
imitazione, conferma, giustificazione delle maggiori violenze strutturali.
I violenti, anche solo per debolezza e ignoranza, sono complici e non
avversari della violenza che credono di combattere.

2. RIFLESSIONE. DAVIDE MELODIA: EDUCARE LE FORZE DELL'ORDINE ALLA
NONVIOLENZA
[Ringraziamo di cuore Davide Melodia per questo suo intervento.
Davide Melodia, infaticabile costruttore di pace, è nato a Messina nel 1920;
prigioniero di guerra nel 1940-46; maestro elementare, pastore evangelico
battista, maestro carcerario, traduttore al quotidiano "Il Giorno", pittore,
consigliere comunale e provinciale, dirigente dei Verdi; pacifista
nonviolento, segretario del Movimento Nonviolento (1981-83), segretario
della Lega per il Disarmo Unilaterale (1979-83), membro del Movimento
Internazionale della Riconciliazione, vegetariano, predicatore evangelico,
dal 1984 quacchero. Ma questa mera elencazione di alcune sue scelte ed
esperienze non ne rende adeguatamente la personalità, vivacissima e
generosa. Per contatti: e-mail: melody@libero.it]
Se le autorita' preposte alla preparazione delle forze dell'ordine per
assolvere ai loro compiti istituzionali, accetteranno la proposta di
educarle alla nonviolenza, come propongono movimenti nonviolenti, esponenti
politici e "semplici cittadini", il vantaggio per la pace sociale e per il
prestigio del nostro Paese sara' enorme.
Prima di tutto non vi sara' il rischio che poliziotti, carabinieri ed altri
elementi addestrati a fronteggiare problemi pubblici, situazioni
particolarmente difficili, manifestazioni vivaci, siano spinti, sia dai
comandi che dalle proprie convinzioni, ad intervenire con la forza, causando
danni fisici, sociali e morali ai manifestanti ed a se stessi.
In secondo luogo, conoscendo principi e prassi dei nonviolenti, saranno in
grado di distinguerli dai violenti.
In terzo luogo, saranno capaci di separarli essi stessi dalla parte
violenta.
In quarto luogo, daranno un esempio straordinario e storico, nella
situazione attuale, facendo crescere questo Paese nella stima degli altri,
stima di cui abbiamo tanto bisogno.
La nonviolenza, laddove e quando fosse assunta dalle nostre forze
dell'ordine, e venisse correttamente applicata nei casi di necessita',
rappresenterebbe sicuramente una "aggiunta morale" alla loro forza, e
meriterebbe il rispetto del popolo, lasciando nel buco nero della storia la
paura.

3. RIFLESSIONE. SERGIO PARONETTO: LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA
[Il seguente intervento di Sergio Paronetto abbiamo estratto dal sito
www.nonviolenti.org
Sergio Paronetto e'  impegnato nel movimento di Pax Christi a Verona]
Contemporaneamente alla protesta piu' ferma contro il comportamento del
governo e di alcuni settori delle forze di polizia in occasione del vertice
G8 di Genova, intendo partecipare anch'io a una riflessione piu' ampia sul
popolo di Seattle. Non vorrei piu' chiamarlo cosi' (l'espressione e' datata,
usurata, ormai ambigua).
Propongo tre varianti: o popolo di Porto Alegre (cantiere aperto di proposte
qualificanti sui grandi problemi dell'umanita'); o popolo delle Nazioni
Unite, evidenziando una cittadinanza universale in collegamento con le
iniziative dell'"ONU dei popoli", previste nel prossimo ottobre a Perugia e
ad Assisi; o, semplicemente, popolo della pace basato sulla limpida denuncia
di ogni tipo di violenza e orientato alla scelta alternativa e
rivoluzionaria della totale e globale nonviolenza.
Pochi giorni prima di essere ucciso, Martin Luther King esclamava
preoccupato e sofferente: "Non e' piu' questione di scegliere tra violenza e
nonviolenza. Si tratta di scegliere: o nonviolenza o non esistenza".
1. So bene che a Genova la situazione era complessa e rischiosa. Il compito
del "Genoa Social Forum" era arduo, difficilissimo. Gridare "abbiamo vinto"
al termine della marcia finale era comprensibile ma e' stata una forzatura.
Un modo, forse, per consolarsi, per farsi coraggio. Forse, era meglio dire:
"abbiamo resistito, continueremo, ce la faremo..."
Qualcuno (tra questi Pax Christi e Rete Lilliput) ha lanciato l'idea di non
fare il corteo finale. Era un'ipotesi dignitosa come altre. I piu' "duri"
l'hanno intesa come una forma di cedimento o di sconfitta. Forse era meglio
fare il corteo dato il numero straripante di persone (che le televisioni non
hanno documentato). Ma chi puo' dire con certezza quale sarebbe stato
l'impatto di un grande "urlo silenzioso" di protesta? Di una manifestazione
distribuita su piu' piazze o a semicerchio, seduti e silenziosi? Perche'
solo un corteo e' segno di "forza"? Il movimento della pace italiano, a mio
parere, deve riscoprire o valorizzare di piu' l'importanza del silenzio
operoso o, per i credenti, della preghiera. Perche' valutare quest'ultima
come una fuga e non come gesto debole-potente di partecipazione? Le
iniziative di contemplazione organizzate a Genova, a Verona, in molti
monasteri e chiese durante il G8 sono state tra le piu' belle e fresche
novita' del popolo della pace.
2. Il movimento italiano per la pace ha fatto molto. Sta facendo molto. E'
cresciuto. E' diventato un soggetto plurale e autonomo. Occorre, pero',
riconoscere che esce da Genova ferito e umiliato, sia (soprattutto) perche'
e' morta una persona, sia perche' si sono scatenate violenze di vario tipo
che hanno oscurato le ragioni della protesta e della proposta.
Tali ragioni sono state anticipate dall'incontro delle associazioni
cattoliche, dal forum delle forze sindacali, dal GSF nelle piazze tematiche,
dal progetto Lilliput. Parte della stampa le ha accompagnate e rilanciate.
Molto, purtroppo, e' stato oscurato. Le responsabilita' sono molteplici. E'
giusto denunciare il governo o i comandi delle forze dell'ordine-disordine.
Bisogna continuare a farlo. Raccogliere le testimonianze. E' accaduto
qualcosa di orribile. Eviterei, comunque, generalizzazioni qualunquistiche
perche' i poliziotti e i carabinieri, per quanto male guidati od ospitanti
frange estremiste "di tipo fascista", non sono "assassini" o "nemici".
Anni fa, uno spietato accusatore del "palazzo" reazionario e corrotto, come
Pier Paolo Pasolini (ricordato dal padre di Giuliani), ammoniva i
contestatori che la polizia, nonostante tutto, e' composta di lavoratori e
di cittadini come coloro che manifestano.
3. A mio avviso, e' bene affrontare con calma le ombre o la "zona grigia"
presente in grandi incontri come quello di Genova. La difficolta' di
crescita del movimento per la pace riguarda anche il modo di pensare-agire
di alcuni "pacifisti" o "antiglobalizzatori". Per me, i due termini sono
ambigui. Il primo appare generico e approssimativo. Il secondo e' schematico
e deviante rispetto la qualita' dell'impegno "globalizzante" del popolo
della pace, che opera per la globalizzazione dei diritti, della giustizia e
della solidarieta'.
Pur riconoscendo che il GSF ha fatto molto di buono, penso ci sia stato un
difetto iniziale proveniente da coloro che si sono proposti prima di
"bloccare il G8" e poi di "violare la zona rossa".
L'enfasi riguardante tali obiettivi, accompagnata dalla famigerata
"dichiarazione di guerra" delle tute bianche, ha modificato l'ordine delle
priorita'. L'attenzione, complici i mass media alimentati dagli
esibizionisti, e' stata spostata lontano dai grandi problemi della fame,
delle guerre e dell'ingiustizia nel mondo. Si era in attesa di possibili
incidenti.
Giustificare operazioni paramilitari di questo tipo in nome dei poveri del
mondo vuol dire possedere un'enorme presunzione. Per me, e' stato un grave
errore di provincialismo. Si e' mescolato un problema di agibilita' urbana,
teoricamente giusto ma in quell'occasione secondario, con i temi
internazionali fondamentali. Questioni che avrebbero dovuto avere la massima
visibilita' propositiva si sono ridotte alla necessita' di conquistare
qualche metro nella zona rossa.
I temi della globalizzazione non possono essere affidati alla toponomastica
urbana, alla rivendicazione di spazi. Per un operatore di pace, i
"territori" da contendere non sono quelli delle cartografie ma i
supermercati, le banche, l'informazione, la formazione, i tribunali... In
una parola, la vita quotidiana. Lo stile di vita. Michele Serra ha osservato
che gli scontrini contano piu' degli scontri. Dando troppo spazio ai riti
simbolici del "blocco" o della "violazione", molti sono stati imbrigliati
nella trappola virtuale dell'allarmismo mediatico. Sono, cosi', caduti nella
rete tesa da una politica governativa insofferente di critiche e pronta a
screditare il movimento, a ritenerlo complice delle tute nere o di altri
gruppi paramilitari.
4. So bene che in certe occasioni e' difficile calibrare le parole. Noto,
pero', che il linguaggio di alcuni sedicenti "pacifisti" e' cupo,
gladiatorio, militarizzato. Quasi sempre ultimativo, eccitato.
Alcuni vivono, per cosi' dire, un orgasmo da scontro. Lo cercano. Mimano la
guerra o la rivoluzione armata.
Desiderano il martirio. E' una logica tipica dell'estrema destra radicale,
politica o esoterica. Il mito del guerriero e' duro a morire. Cresce in
luoghi diversi, uguali e contrari. Puo' contagiare persone miti e generose.
A volte, nel clima teso di alcune grosse manifestazioni, i partecipanti
ritengono secondaria la presenza dei "microviolenti" disposti a usare sassi,
bastoni, scudi, o a fare un po' di guerriglia urbana. Pur dissentendo o
denunciando il fatto, qualcuno pensa che si tratti di "compagni che
sbagliano". E' un abbaglio! I violenti (ai margini o infiltrati nei cortei)
sono pericolosi avversari del movimento per la pace. Lo umiliano. Lo
sgretolano. Lo screditano. E' per questo che, a volte, vengono lasciati fare
o sono manipolati. E' una storia vecchia. Il modo migliore per eliminare o
indebolire un soggetto politico "alternativo" e' quello di minarlo
dall'interno, usando parole d'ordine condivise. E' quello di portarlo al
degrado e al suicidio. Condivido l'allarme di Susan George in riferimento
alle violenze di Goteborg e di Genova: "ne ho abbastanza di questi gruppi
che arrivano nelle manifestazioni per distruggere...; ne ho abbastanza di
questi teppisti e temo che se si continua a lasciarli fare finiranno per
distruggere il movimento: la piu' bella speranza politica da trentíanni a
questa parte... Il movimento che lotta per una globalizzazione diversa e' in
pericolo... Non potra' piu' andare avanti allo stesso modo... Noi, la
immensa maggioranza che avanza proposte serie, noi che crediamo fermamente
che un altro mondo e' possibile, dobbiamo agire responsabilmente... Dovremo
trovare nuovi percorsi democratici per portare avanti la lotta" ("Azione
nonviolenta", n. 7, 2001; e lettera e-mail del 26 luglio).
5. Cerco di precisare ulteriormente. Scrive Luca Casarini: "lanciare i sassi
per fermare un inferno mi sembra legittimo" ("La Repubblica", 23.7.2001). La
frase e' un misto di ingenuita' e di irresponsabilita'. Rivela
disponibilita' a usare o tollerare la violenza. Casarini e altri si
appellano, tra l'altro, alla "legittima difesa" senza rendersi conto che
usano proprio l'argomentazione di coloro che preparano le guerre o la corsa
agli armamenti. Sono complici-vittima della logica dello scontro. Chi
giustifica i "microviolenti" ripete frasi solo apparentemente sensate come:
"la vera violenza e' quella dei potenti, ci sono violenze piu' grandi, il
mondo e' pieno di violenza". A mio parere, tali espressioni sono
pericolosissime. Chi pensa cosi' non si rende conto che la violenza fa
sempre il gioco dei potenti. Le cosiddette "microviolenze" rafforzano le
"macroviolenze". Le imitano. Le riproducono. Le riciclano. Le occultano. Le
giustificano. Accreditano chi le compie, indisturbato, capace di presentarsi
come benefattore o salvatore. Salvo casi rari, la violenza corrompe ogni
fine cui venga subordinata. Appartiene alla notte della democrazia. Alla
preistoria, ancora in atto, dell'umanita'.
Le "microviolenze" sono figlie e complici delle grandi violenze. Sono la
loro clonazione. Bisogna dire con fermezza che anche la "microviolenza" e'
sempre cattiva. Un sasso, un bastone, un oggetto lanciato possono ammazzare.
Non colpiscono il capitalismo, l'imperialismo, ma un essere umano, una
persona. Il suo diritto alla vita. Oltre che cattiva, la "microviolenza" e'
stupida, ingenua, controproducente. Da' anche spazio alla repressione.
Giustamente Curzio Maltese osserva che "l'estremismo e' il primo alleato del
manganello, l'inevitabile utile idiota di ogni svolta autoritaria" ("La
Repubblica", 23.7).
"Nulla e' piu' gradito ai padroni del mondo - osserva a sua volta Enrico
Peyretti ("Adista" 28, 9.4.2001) - che le manifestazioni contrarie in forma
violenta. Esse permettono agli oppressori di apparire oppressi, quindi sono
uno stupido regalo fatto ai padroni da rivoluzionari ingenui, complici per
ignoranza e superficialita', succubi della stessa cultura dei loro
avversari, percio' profondamente sconfitti".
6. La sconfitta e', soprattutto, umana. Chi sottovaluta il peso avvilente e
degradante delle violenze o le vede come un fenomeno "normale" del mondo
moderno, per quanto protesti o gridi, e' sull'orlo della resa. Sta cadendo
nella disperazione. Sta incubando il cinismo.
Il popolo della pace deve esprimere in tutti i modi la sua radicale
estraneita', il suo irriducibile antagonismo nei confronti di ogni forma di
violenza. La violenza e' male perche' e' disumana. Crea una spirale
autodistruttiva nella persona e nella societa'. Si basa sull'automatismo
botta-risposta, amico-nemico, occhio per occhio. Ci ingabbia in un
meccanismo che paralizza il piacere di vivere e blocca ogni energia vitale.
Ci inchioda in una coazione a ripetere che Fromm chiamerebbe "necrofilia".
La nonviolenza, invece, rappresenta la "biofilia" operosa. Una forma di
sanita' mentale. Il libero civile dispiegarsi del piacere di vivere. La
gioia di comunicare. La fiducia nella possibilita' di costruire rapporti
liberi, giusti e fraterni. La ricerca della convivialita'. Una novita' di
vita che il cristiano puo' intendere come icona della Trinita', annuncio
della Resurrezione, fuoco della Pentecoste.
Dopo il G8, il movimento per la pace puo' agire in tal senso opponendosi al
progetto necrofilo dello scudo spaziale al quale Berlusconi, mettendo da
parte il dibattito parlamentare, la Costituzione e il futuro dell'Europa, ha
dato l'appoggio. Occorre denunciare quest'ultima grande violenza, immensa
ingiustizia verso i poveri, con la forza fresca e coraggiosa dell'amore che
trasforma.
Nonviolenza come forza dell'amore, proclamava Martin Luther King, negli anni
'60, nel vivo della polemica contro i metodi del "Black power" che, a suo
parere, stava imitando i valori piu' spregevoli, brutali e incivili della
societa' americana: "Sono stanco della violenza, ne ho vista troppa; ho
visto un tale odio sui volti di troppi sceriffi del sud! Non intendo
lasciare che sia l'oppressore a prescrivermi il metodo che devo usare. Non
intendo abbassarmi al suo livello; voglio elevarmi a un livello superiore.
Noi abbiamo un potere che non si trova nelle bottiglie molotov... L'umanita'
si aspetta qualcosa di diverso dalla cieca imitazione del passato. Non
potrebbe darsi che l'uomo nuovo di cui il mondo ha bisogno fosse l'uomo
nonviolento?... La vita puo' diventare una serie continua di sogni
infranti... Io pero' riesco a sentire una voce che grida: forse non sara'
per oggi, forse non sara' per domani, ma e' bene che sia nel tuo cuore. E'
bene che tu ci provi" (M. L. King, Autobiografia, a cura di C. Carson).
In questo cammino mezzi e fini s'intrecciano.
Se vuoi la pace (shalom) prepara la pace. Anzi, non c'e' nessuna via per la
pace. La pace e' la via. I contenuti dell'azione sono importanti. Ma il
primo contenuto e' la pace. E' bene continuare a provarci.

4. RIFLESSIONE. MICHELE NARDELLI: L'UTOPIA CONCRETA, OSSIMORO NONVIOLENTO
[Il testo seguente, di qualche mese fa, abbiamo estratto dal sito di
"Nonluoghi".
Michele Nardelli da molti anni e' impegnato per la pace e i diritti e la
costruzione di un'alternativa solidale]
Mentre una folla colorata e festante accoglieva l'arrivo della carovana
zapatista nello Zocalo di Citta' del Messico, in Palestina si riaccendeva la
guerra che da mezzo secolo almeno insanguina quella terra.
Questo accostamento e' di quelli spericolati e dunque mi scuso fin d'ora se
andro' a disturbare suscettibilita', consapevole che si tratta di realta' e
storie molto diverse. Eppure... Un regime, quello messicano, figlio seppure
lontano della prima rivoluzione moderna del secolo passato. Uno stato,
quello israeliano, che pure affonda qualche sua lontana radice nell'idea del
kibbutz, ambito comunitario che da tempo ormai ha lasciato il posto ad uno
stato etico e religioso.
L'insurrezione di un popolo in armi e di un esercito si conclude in forma
nonviolenta con il riconoscimento dei diritti negati degli indios. La
rivolta dei sassi, l'Intifada, si trasforma in guerra a colpi di mortaio.
Credo che in questo paradosso ci sia il nocciolo di una riflessione che
nulla toglie alle ragioni dei popoli oppressi e alle colpe degli oppressori.
Non si tratta solo di considerare l'ennesima eterogenesi dei fini che la
storia ci consegna quando si pensa di costruire la pace con l'uso della
violenza. Quanto piuttosto  di saper guardare con la necessaria criticita'
al secolo scorso e alle sue tragedie, e nel contempo di avere la
consapevolezza di un presente globalizzato che ha cambiato gli orizzonti del
reale ma non sempre del nostro pensare e del nostro agire.
Con gli anni '90 le rivendicazioni nazionali hanno assunto una natura ben
diversa dallo spirito anticoloniale che segno' i grandi movimenti degli anni
'50 e '60 del secolo appena trascorso. Ed e' proprio la "questione
nazionale", nel tempo dell'omologazione e dell'appiattimento al pensiero
mercantile paladino del diritto naturale, a divenire la parte piu' esposta,
il filo scoperto che segna una frontiera fra il secolo che se ne e' andato e
quello a venire, il secolo degli stati nazione e quello della civilta'
planetaria.
Accade anche in questo caso che opportunita' ed insidie si rincorrano, come
nella globalizzazione dove accanto al "grande fratello" si fanno largo nuove
e diffuse relazioni e consapevolezze. Qui non sono in discussione le
identita' nazionali, che pure andrebbero considerate nella maniera dinamica
che le ha originate, bensi' la loro trasfigurazione in entita' statuali, la
qual cosa determinerebbe la nascita di migliaia di nuove frontiere
corrispondenti ad altrettante piccole patrie.
Attardarsi oggi nel rivendicare pur legittime autodeterminazioni, laddove il
problema e' semmai quello di accentuare regole di autogoverno locale in un
quadro di diritti sovranazionali ed universali, anch'essi ripensati in
virtu' della fine del bipolarismo e dell'imprescindibilita'
dell'interdipendenza globale, rischia di diventare un "falso movimento", un
procedere a ritroso.
Ecco perche' Palestina e Chiapas rappresentano bene quel difficile
oltrepassamento del Novecento di cui ci ha parlato Marco Revelli nel suo
ultimo saggio.
Nel rapporto fra locale e globale si ridisegnano le contraddizioni del
nostro tempo, aspirazioni fino a ieri legittime diventano anacronistiche
quand'anche pericolose, il che nulla toglie alle rivendicazioni verso i
diritti della persona e collettivi, alle istanze di autogoverno ma a
prescindere dalle identita' nazionali o etniche che pure vanno tutelate come
ricchezza di un territorio come dell'intera umanita'.
In Palestina sembra che il tempo si sia fermato. E la dimostrazione sta nel
fatto che anche le pur minime rivendicazioni territoriali palestinesi
recepite negli accordi di Oslo diventano carta straccia: non si tratta
dunque di un problema di quantita', ne' tantomeno di rapporti di forza,
visto che nemmeno un esercito fra i piu' agguerriti del mondo nulla puo'
contro la collera di un intero popolo. Cosi' come sono impostate le cose,
non ci sono vie d'uscita ed ogni qualvolta  ci si avvicinera'  ad un accordo
bastera' l'azione tutt'altro che casuale di un "pazzo" per riaccendere il
conflitto.
Servirebbe dunque uno scarto culturale, senza il quale le stesse conquiste
dell'autonomia palestinese rischiano di trasformarsi in parodia, com'e' gia'
oggi quando lo stato palestinese che ancora non c'e' ha gia' assunto i
caratteri piu' ignobili dell'apparato burocratico repressivo, nella pena di
morte come nel destinare all'esistenza stessa dell'autorita' gran parte
delle sue risorse.
Serve un approccio nonviolento, capace davvero di farsi carico delle ragioni
dell'altro anche quando l'altro e' l'oppressore; serve una scelta di disarmo
unilaterale che sappia ridisegnare oltre le identita' nazionali, etniche e
religiose gli schieramenti in campo; serve un altro gruppo dirigente capace
di prendere atto del fallimento delle vecchie strategie e che l'uso delle
armi non puo' che prefigurare uno stato autoritario e violento.
Nel Chiapas questa contraddizione era presente nell'insurrezione, ma la
contraddizione ha saputo evolvere nella rinuncia unilaterale all'uso della
forza militare fino alla marcia nonviolenta che ha invaso Citta' del
Messico. Di qui il richiamo all'ossimoro come vero e proprio programma di
azione degli zapatisti.
Ecco, far evolvere la contraddizione, cogliere la doppiezza della realta',
il sole nero degli alchimisti citato da Borges e richiamato da Marcos,
questo e' il nodo: rivendicare i diritti nazionali senza riprodurre
necessariamente gli stati nazione, stare nella globalizzazione ripartendo
dal territorio, costruire comunita' mettendo al centro la persona, nella sua
interezza.
L'utopia concreta, il nostro ossimoro.

5. INIZIATIVE. L'AGENDA DELLA QUARTA ASSEMBLEA DELL'ONU DEI POPOLI
[si svolgera' dall'8 al 14 ottobre la quarta assemblea dell'ONU dei popoli,
che si concludera' domenica 14 ottobre con l'edizione 2001 della marcia per
la pace Perugia-Assisi; dal programma di convocazione riportiamo i seguenti
stralci. Per ulteriori informazioni, per adesioni e per contatti: Tavola
della pace, via della Viola 1, 06122 Perugia, tel. 075/5736890, fax:
075/5739337, e-mail: mpace@krenet.it, sito: www.krenet.it/a/mpace; oa cnhe:
Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace, via della Viola 1,
06122 Perugia, tel. 075/5722479, fax: 075/5721234, e-mail:
info@entilocalipace.it, sito: www.entilocalipace.it]
La 4a Assemblea dell'Onu dei Popoli sara' l'occasione per discutere insieme
ai rappresentanti della societa' civile di tutto il mondo i seguenti temi:
la democrazia internazionale, la "global governance", la riforma delle
Nazioni Unite e il ruolo della societa' civile globale; oltre l'Euro:
l'Europa e il suo ruolo nel mondo; costruire la societa' civile globale:
valori, proposte e azioni comuni; la globalizzazione e il bene pubblico
globale; la Finanza per lo Sviluppo; l'occidente e le guerre del XXI secolo;
il ruolo dell'Europa sara' analizzato sotto vari aspetti: l'Europa con
l'euro: una nuova superpotenza economica?; l'Europa, l'Onu e la democrazia
internazionale; l'Europa, il commercio internazionale e l'Omc; l'Europa, la
finanza internazionale e il FfD; l'Europa e i conflitti; l'Europa, il lavoro
e l'immigrazione; l'Europa, la democrazia e la politica: quale spazio per la
societa' civile nelle politiche europee?
* La discussione, oltre a conoscere cosa pensa e cosa fa la societa' civile
mondiale ed europea su questi problemi, servira' a: mettere a confronto la
societa' civile europea e quella del sud del mondo sull'Europa, le sue
responsabilita' e il suo ruolo nel mondo; sviluppare proposte concrete per
rafforzare e democratizzare le Nazioni Unite e un efficiente sistema di
"global governance"; definire un programma di lavoro comune per sostenere
queste proposte; contribuire alla preparazione del Forum di Porto Alegre e
della Conferenza dell'Onu FfD.
* Gli obiettivi e le proposte politiche (avanzati in occasione delle prime
tre assemblee dell'Onu dei Popoli): per la cancellazione del debito estero
dei paesi impoveriti; contro la privatizzazione dell'acqua, per un Contratto
Mondiale dell'acqua; per il rafforzamento e la democratizzazione dell'Onu;
per la riforma della Banca mondiale e delle Istituzioni finanziarie
mondiali; per lo sradicamento della poverta' estrema; contro lo sfruttamento
dei bambini e del lavoro minorile; per la riduzione delle spese militari;
per la messa al bando delle mine; contro la discriminazione delle donne; per
il diritto di voto agli immigrati; per la tassazione degli scambi di moneta
(Tobin tax); per l'eliminazione dei paradisi fiscali; contro la produzione e
il traffico d'armi; contro la distruzione dell'ambiente e delle risorse
naturali; per l'abolizione della pena di morte; per la democrazia, contro
ogni dittatura e totalitarismo; per la trasparenza dei consumi; per la
crescita dell'economia sociale; per la messa al bando dei Test e delle armi
nucleari (addm); per aprire l'Europa ai paesi dell'ex Jugoslavia; per la
pace in Medio Oriente: Israele e Palestina, due Stati per due Popoli; per i
diritti del popolo curdo; per la fine dell'embargo all'Iraq, a Cuba e alla
Libia; per l'autodeterminazione del popolo Sahrawi; per i diritti dei popoli
indigeni; tutti i diritti umani per tutti.
* La storia dell'Assemblea dell'ONU dei Popoli
L'Assemblea dell'ONU dei Popoli e' un'originale occasione d'incontro della
societa' civile mondiale impegnata a promuovere tutti i diritti umani per
tutti e a costruire un "altro" mondo, libero dalla guerra e
dall'oppressione, dalla poverta' e dallo sfruttamento.
L'Assemblea dell'ONU dei Popoli e' stata ideata e promossa dalla Tavola
della Pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace:
organismi ai quali aderiscono centinaia di associazioni e istituzioni
locali. Le prime tre edizioni si sono svolte nel 1995, nel 1997 e nel 1999.
La 1a Assemblea dell'Onu dei Popoli si e' svolta a Perugia dal 22 al 24
Settembre 1995, in occasione del cinquantesimo anniversario dell'Onu, con
l'obiettivo di promuovere la riforma e la democratizzazione dell'Onu. Piu'
di 600 Enti Locali e associazioni sono stati coinvolti nell'organizzazione
dell'iniziativa. Richiamando le prime parole della Carta "Noi popoli delle
Nazioni Unite", 140 rappresentanti di 82 popoli provenienti da tutti i
continenti hanno unito la loro voce per chiedere pace, giustizia e
democrazia per il mondo intero.
La 2a Assemblea dell'Onu dei Popoli si e' svolta a Perugia dal 9 al 12
ottobre 1997 con il titolo "Noi Popoli delle Nazioni Unite per un'economia
di giustizia". 209 rappresentanti della societa' civile di 85 paesi hanno
affrontato i problemi posti dalla globalizzazione dell'economia e dalla
crescita della poverta' e dell'ingiustizia sociale nel mondo. Non solo
denunce, analisi e testimonianze, ma anche numerose realizzazioni concrete,
esempi e proposte di cambiamento dell'ordine internazionale, nuovi stili di
vita individuali e nuove relazioni economiche globali che contribuiscono a
descrivere il ruolo crescente della societa' civile globale per un'economia
di giustizia e per la pace.
La 3a Assemblea dell'Onu dei Popoli si e' svolta a Perugia dal 23 al 26
settembre 1999 sul tema "Un altro mondo e' possibile. Costruiamolo insieme.
Il ruolo della societa' civile globale e delle comunita' locali per la pace,
un'economia di giustizia e la democrazia internazionale". L'Assemblea ha
visto la partecipazione di 143 personalita' in rappresentanza di 118 paesi
di tutti i continenti e si e' conclusa con l'approvazione di un ricco
documento che descrive "Il ruolo della societa' civile globale e delle
comunita' locali nel nuovo millennio". I principali obiettivi sono:
ripudiare definitivamente la guerra e costruire un sistema di sicurezza
comune; sradicare la poverta' dalla Terra e affrontare le cause della
crescente ingiustizia economica; promuovere la democrazia internazionale e
rafforzare l'Onu, quale centro della governabilita' globale. Le conclusioni
dell'Assemblea sono state presentate al "Millennium Forum" promosso nel 2000
dal Segretario Generale dell'Onu.
Le tre Assemblee si sono concluse con la Marcia per la pace Perugia-Assisi
con la partecipazione di centinaia di migliaia di persone.
Grazie al Progetto "Ospita una persona: incontra un popolo" (in base al
quale decine di Enti Locali e Regioni hanno permesso l'arrivo di centinaia
di personalita' di tutto il mondo), in occasione delle Assemblee dell'Onu
dei Popoli e della Marcia Perugia-Assisi sono state organizzate in tutta
Italia centinaia di incontri e dibattiti promuovendo l'impegno per la pace e
la solidarieta'.

6. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA VALENTINO GERRATANA A PAUL
GINSBORG

* VALENTINO GERRATANA
Profilo: illustre intellettuale italiano, studioso della cultura del
Novecento, militante politico di forte impegno morale e civile. E' deceduto
nel giugno 2000. Opere di Valentino Gerratana: tra i suoi meriti la
monumentale e fondamentale edizione critica dei Quaderni del carcere di
Gramsci.

* UBALDO GERVASONI
Profilo: nato nel 1944, prete contadino, laureato in teologia e sociologia,
ha lavorato nelle borgate romane e in Nicaragua, impegnato nella solidarietà
concreta. Opere di Ubaldo Gervasoni: Mille voci e una lacrima (1985);
Nicaragua dal vivo (1986); S. Basilio, una borgata romana (1987); Fecero
appassire i nostri fiori (1993). Indirizzi utili: Edizioni Qualevita, via
Buonconsiglio 2, 67030 Torre dei Nolfi (AQ).

* FRANCESCO GESUALDI
Profilo: nato nel 1949, allievo della scuola di Barbiana (è il Francuccio di
don Milani), tra altre rilevanti esperienze ha trascorso due anni in
Bangladesh per un servizio di volontariato, è uno degli animatori del
"Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, che affronta con rigore ed
efficacia i temi del disagio economico, sociale, fisico, psichico e
ambientale sia a livello locale che internazionale, con particolar
attenzione al Sud del mondo. Il Centro ha promosso e sta portando avanti
importanti campagne per i diritti umani. E' tra i promotori della Rete di
Lilliput. Opere di Francesco Gesualdi e del Centro nuovo modello di
sviluppo: Signornò, Guaraldi; Economia: conoscere per scegliere, LEF;
Energia nucleare: cos'è e i rischi a cui ci espone, Movimento Nonviolento;
(con José Luis Corzo Toral), Don Milani nella scrittura collettiva, EGA;
Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli. Le pubblicazioni del
Centro sono: Boycott, Macroedizioni; Lettera ad un consumatore del Nord;
Nord/Sud. Predatori, predati e opportunisti; Sulla pelle dei bambini;
Geografia del supermercato mondiale; Guida al consumo critico; Sud/Nord.
Nuove alleanze per la dignità del lavoro; Ai figli del pianeta; tutti presso
l'Emi. Indirizzi utili: Centro nuovo modello di sviluppo, via della Barra
32, 56019 Vecchiano (PI); tel. 050/826354, fax: 050/827165, in rete:
http://www.citinv.it/org./CNMS; e-mail: coord@cnms.it

* LUDOVICO GEYMONAT
Profilo: nato nel 1908 e deceduto nel 1991, antifascista, partigiano,
docente, di grande e costante impegno civile, è il maggior filosofo della
scienza italiano. Opere di Ludovico Geymonat: in primo luogo segnaliamo la
monumentale Storia del pensiero filosofico e scientifico, Garzanti; qui
segnaliamo anche almeno Contro il moderatismo, Feltrinelli; Paradossi e
rivoluzioni (intervista a cura di G. Giorello e M. Mondadori), Il
Saggiatore; La libertà, Rusconi; La società come milizia, Marcos y Marcos;
Dialoghi sulla pace e la libertà (con F. Minazzi), Cuen. Opere su Ludovico
Geymonat: segnaliamo almeno Corrado Mangione (a cura di), Scienza e
filosofia. Saggi in onore di Ludovico Geymonat, Garzanti, Milano 1985.

* NICOLA GIANDOMENICO
Profilo: francescano, responsabile del Sacro Convento di Assisi, portavoce
della Tavola della Pace (che raggruppa e collega numerosissimi movimenti
pacifisti).

* ELENA GIANINI BELOTTI
Profilo: pedagogista, ha diretto il Centro Nascita Montessori di Roma, una
delle voci piu' vive nella denuncia dell'oppressione maschile sulle donne.
Opere di Elena Gianini Belotti: Dalla parte delle bambine, Feltrinelli; Che
razza di ragazza, Savelli; Prima le donne e i bambini, Rizzoli; Non di sola
madre, Rizzoli.

* GIORGIO GIANNINI
Profilo: nato a Roma nel 1949, docente di discipline giuridiche, impegnato
in vari centri studi e movimenti pacifisti e per i diritti umani. Opere di
Giorgio Giannini: segnaliamo almeno L'obiezione di coscienza, Satyagraha,
Torino 1985; L'obiezione di coscienza al servizio militare. Saggio
storico-giuridico, Edizioni Dehoniane, Napoli 1987; (a cura di), La
Resistenza non armata, Sinnos, Roma 1995. Indirizzi utili: Centro studi
difesa civile, via della cellulosa 112, 00166 Roma.

* ROSINO GIBELLINI
Profilo: illustre teologo e straordinario promotore della conoscenza della
riflessione teologica di tutto il mondo; riteniamo fondamentale il suo
contributo al dibattito filosofico oltre che teologico contemporaneo (ma
anche, aggiungiamo, all'impegno pacifista, di liberazione, per i diritti
umani), contributo estrinsecatosi particolarmente con quell'impegno
monumentale che è la stupenda collana "Giornale di teologia" edita dalla
Queriniana di Brescia. Opere di Rosino Gibellini: segnaliamo almeno La
teologia del XX secolo, Queriniana, Brescia 1995, ma dovremmo citare qui
anche numerosi volumi di vari autori pubblicati per le sue cure. Opere su
Rosino Gibellini: in suo onore (per festeggiarne i settant'anni) è stato
pubblicato il volume di AA. VV., Cammino e visione, Queriniana, Brescia
1996.

* MILOVAN GILAS
Profilo: militante politico ed intellettuale, nato nel 1911 in Montenegro,
partigiano e stretto collaboratore di Tito, nel dopoguerra è ministro e
presidente del Parlamento jugoslavo; nel 1954 viene processato per il suo
atteggiamento critico nei confronti della linea del partito, ridotto a una
sorta di esilio in patria, subisce varie persecuzioni. Opere di Milovan
Gilas: La nuova classe, Il Mulino, Bologna 1957; Conversazioni con Stalin,
Feltrinelli, Milano 1962; La società imperfetta, Mondadori, Milano 1969; L'
esecuzione, Vallecchi, 1969; Compagno Tito, Mondadori, Milano 1980.

* NELLA GINATEMPO
Profilo: intellettuale, docente universitaria, impegnata per la pace e i
diritti.

* ALLEN GINSBERG
Profilo: poeta americano (1926-1997), impegnato nei movimenti per i diritti
civili e la pace. Opere di Allen Ginsberg: in italiano cfr. Juke-box all'
idrogeno, Mantra del re di maggio, La caduta dell'America, presso Mondadori;
Testimonianza a Chicago, Einaudi. Opere su Allen Ginsberg: cfr. vari scritti
di Fernanda Pivano; ed anche Vito Amoruso, La letteratura beat americana,
Laterza.

* PAUL GINSBORG
Profilo: nato a  Londra nel 1945, storico, docente a Cambridge e Firenze.
Opere di Paul Ginsborg: Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi; L'Italia del
tempo presente; ambedue i volumi presso Einaudi.

7. MEMORIA. MARIA TERESA GAVAZZA: PER NON DIMENTICARE LA SHOAH E LA
RESISTENZA
[Ringraziamo Maria Teresa Gavazza per averci inviato questa nota.
Maria Teresa Gavazza e' impegnata per la pace e la nonviolenza,
nell'educazione alla pace e nella promozione della memoria storica; per
contatti: associazione "Comunicando", via Marconi 13, 15044 Quargnento (AL),
tel. 0131219638, fax 0131219555, e-mail: teregav@tin.it]
Abbiamo organizzato un viaggio per non dimenticare l'Olocausto. Gli abitanti
dei paesi del Basso Monferrato, tra cui molti giovani, cercheranno di
conoscere e di capire le tragedie del "secolo breve".
Oggi, quando nuovi "regimi" si affacciano alla ribalta della storia, la
capacita' critica e la consapevolezza profonda sono gli strumenti
fondamentali che ognuno di noi potra' utilizzare per smascherare
autoritarismi e intolleranze di ogni genere.
Dal 28 al 31 agosto 2001 a Dachau, Monaco, castelli della Baviera, in
amicizia con chi vorra' unirsi a noi.
Nel mese di agosto e di settembre la regista Elisa Bolognini organizza un
laboratorio cinematografico nei piccoli paesi del Monferrato, ma non solo,
al fine di girare un film su fascismo e lotta partigiana nelle nostre
colline. La sceneggiatura ha preso spunto da una ricerca storica che sara'
pubblicata a settembre.
Chi e' interessato puo' dare un contributo di vario genere.

8. LIBRI. OLTRE IL NOVECENTO DI MARCO REVELLI
Sul piu' recente libro di Marco Revelli (Oltre il Novecento, Einaudi, Torino
2001) si e' svolto nei mesi scorsi, alla sua uscita, un vivace dibattito, in
parte sicuramente occasionato (che Malebranche ci perdoni) dal modo
esplicito ed energico con cui Revelli vi ha riproposto alcune sue tesi gia'
presenti in vari scritti precedentemente apparsi sia in volume che in
rivista, in parte certo anche per lo stile elegante e iperletterario con cui
il libro e' scritto (la retorica e' decisiva nelle discussioni politiche, e
molti che credono di scoprire solo oggi certi esiti dei contenuti non
avvertono che in realta' e' quella forma letteraria che glieli fa cogliere
come nuovi e impreveduti quando invece erano gia' implicati e fin espliciti
in lavori gia' noti ma letti con altri occhiali ed altre cecita' in
conseguenza del diverso genere letterario cui s'appartenevano).
Lo diciamo in tutta semplicita': non siamo d'accordo con alcune tesi, pur
suggestive e feconde, che rischiano di appiattire e semplificare l'analisi
delle ideologie e delle pratiche del secolo che si e' chiuso, ma crediamo
che occorra discuterle davvero, non ad alzate di spalle o ad anatemi. E
temiamo che lo stile smagliante possa far talora velo alla capacita' di
verifica critica, sia per quel che riguarda i lettori, recensori e
discussori (troppo spesso tratti dall'irritazione a polemisti), ma anche da
parte dell'autore sulle sue stesse proposizioni.
Di Revelli gia' leggendo i due volumi cosi' fortemente reinterpretanti editi
da Bollati Boringhieri anni addietro (Le due destre del '96 e La sinistra
sociale del '97: titoli divenuti slogan - e quindi mistificati e depauperati
in una gestione linguistica propagandistica ergo semplicistica ed
ermeneuticamente depotenziata perche' aproblematizzata -, ma libri tanto
citati quanto poco o punto letti, poiche' le novita' di Oltre il Novecento
erano gia' tutte li' ben squadernate) ci era parso di cogliere in noi
un'impressione ancipite: da un lato un forte consentimento per la
prensilita' di alcune tesi rispetto al movimento reale e ad attuali e
cogenti esperienze ed esperimenti sociali e quindi culturali e politici in
senso forte; dall'altro un sentimento di dissenso rispetto ad una diffusa
aleggiante (e tanto piu' pesante quanto piu' aerea, non colta, non detta,
non tematizzata, non elaborata, e restata quindi spettro inquietante,
ritorno del rimosso) sottovalutazione della dimensione della mediazione, che
dal sociale si svolge nel giuridico (non solo nel politico): la dimensione
della codifica, istituzionale e dei costumi; il rapporto a coppia conica
movimento/istituzioni; le conseguenze sociologiche e politologiche
dell'epistemologia fallibilista; insomma tutto un campo e groviglio di temi
ineludibili sulla scorta non solo di Bobbio ma anche di analisi arendtiane e
andersiane, del Bloch dell'"ortopedia del camminare eretti", di Hans Jonas;
ma anche: di Galtung e Pontara e L'Abate e della tradizione di pensiero
nonviolenta; e ancora: delle problematiche e degli autori su cui in Italia
Dario Antiseri molto ha scritto (problematiche ed autori che non si possono
sottovalutare); ma non la facciamo piu' lunga. Sta di fatto che quei due
libri erano e restano molto belli, persuasivi, appassionanti, ed alcune
analisi li' svolte cruciali tout court (altre, ovviamente, no; altre ancora
erano gia' koine').
E forse il testo piu' bello della produzione libraria revelliana di questi
ultimi anni, il piu' politico perche' piu' concreto e sofferto, e quello che
piu' radicamente rompe con tutta una tradizione algida e astratta della
sinistra rivoluzionaria era la tenera e addolorata testimonianza di Fuori
luogo, il volumetto del '99 edito ancora da Bollati Boringhieri (anticipato
in parte su "Carta"). Qui occorre che io che scrivo queste righe getti la
maschera dello schedatore bibliografico tendenzialmente impassibile (suvvia)
e dica perche' cosi' mi commuove questo libriccino: perche' la vicenda che
vi si narra richiama alla mia memoria quella che avvenne oltre dieci anni fa
a Viterbo e che fortemente mi coinvolse, e perche' la solidarieta' con il
popolo rom perseguitato e' una delle esperienze esistenziali e di pensiero
che da molti anni alimenta alcune delle mie riflessioni e domande piu' vive
ed urgenti.
Ma se procedessimo ancora a ritroso alcune delle piste e delle chiavi che
portano a Oltre il Novecento sono, ben piu' che in incubazione,
nell'introduzione di Revelli al libro di Taiichi Ohno, Lo spirito Toyota
(Einaudi, Torino 1993), e soprattutto nel fondamentale (ancor oggi
fondamentale) contributo di Revelli al libro di Pietro Ingrao e Rossana
Rossanda, Appuntamenti di fine secolo (Manifestolibri, Roma 1999).
Ma qui deponiamo i cesti e l'arte, poiche' per una breve segnalazione
libraria forse abbiamo gia' scritto troppo, ed ancora un po' e diventa una
recensione, ed allora occorre descrivere e discutere il contenuto dell'opera
e questo ci richiederebbe tanto, troppo piu' spazio di quanto le mere
segnalazioni bibliografiche sul nostro notiziario consentano, poiche'
discutere quest'ultimo libro di Revelli e' cosa che, a nostro modesto
avviso, non si puo' fare in quattro paginette. Libro bello e appassionante,
da leggere, da discutere, comunque.

9. RIVISTE. "CIR NOTIZIE"
"CIR notizie" e' il bollettino d'informazione del Consiglio Italiano per i
Rifugiati. Per richieste e contatti: tel. 0669200114, e-mail:
cirstampa@cir-onlus.org

10. RIVISTE. "IL GIORNALE DELLA NATURA"
Mensile dei consumi etici ed ecologici, uno scrigno di notizie e proposte
utili. Per contatti: acea@consumietici.it

11. RIVISTE. SU "IL GRANDEVETRO" UN INSERTO SPECIALE SU DAVID LAZZARETTI
Nel fascicolo di maggio-giugno del bimestrale "Il grandevetro" segnaliamo
particolarmente l'inserto speciale su David Lazzaretti. Per contatti con la
redazione: fciaponi@excite.it

12. RIVISTE. "LA RIVISTA DEL MANIFESTO"
Chi scrive queste righe e ricorda gli anni lontani in cui compulsava
avidamente "Il manifesto" mensile delle origini, in questa rivista che esce
una volta al mese in supplemento al "Manifesto" quotidiano ritrova qualcosa
che intendere non puo' chi non la prova. Diretta da Lucio Magri, una delle
migliori riviste di riflessione politica della sinistra italiana. E-mail:
larivista@ilmanifesto.it; sito: www.larivistadelmanifesto.it

13. RIVISTE. "LE MONDE DIPLOMATIQUE"
L'edizione italiana della rivista francese che e' forse la piu' prestigiosa
testata di analisi critica della situazione del mondo esce ogni mese in
supplemento al quotidiano "Il manifesto". Indispensabile. In rete:
l'edizione francese e' al sito www.monde-diplomatique.fr; l'edizione
italiana al sito www.ilmanifresto.it/MondeDiplo

14. RIVISTE. "L'INCONTRO"
"L'incontro", mensile torinese diretto da Bruno Segre (benemerito anche come
avvocato difensore di obiettori di coscienza al servizio militare prima che
la legge italiana ammettesse il rifiuto delle armi), propone in quattro
pagine di grande formato molti materiali sui diritti umani e la liberta' di
pensiero, contro il razzismo e il fascismo. Per contatti e richieste: tel. e
fax 0115212000, e-mail: linc@marte.aerre.it

15. RIVISTE. "MANI TESE"
E' il mensile, assai utile, dell'omonimo movimento impegnato contro la fame
e per lo sviluppo dei popoli. E-mail: manitese@manitese.it, in rete:
www.manitese.it

16. RIVISTE. "MESSAGGERO CAPPUCCINO"
Raccomandiamo caldamente il bimestrale dei cappuccini bolognesi-romagnoli ai
nostri interlocutori che non lo avessero mai visto, conoscerlo sara' per
loro una festa. Per contatti e richieste: tel. 054240265, e-mail:
fraticappuccini@imolanet.com

17. RIVISTE. SU "NIGRIZIA" DI LUGLIO-AGOSTO UN DOSSIER SULLA MUSICA AFRICANA
OGGI
E non solo, naturalmente. "Nigrizia" e' tra le riviste la cui lettura e'
praticamente indispensabile. E abbiamo detto tutto. E-mail:
redazione@nigrizia.it; sito: www.nigrizia.it

18. RIVISTE. "ROCCA"
"Rocca", rivista quindicinale edita dalla Pro Civitate Christiana di Assisi,
e' tra i piu' autorevoli e qualificati periodici di informazione ed
approfondimento. Per contatti e richieste: tel. 075813641, e-mail:
rocca@cittadella.org

19. RIVISTE. "SOLIDARIETA'"
E' il periodico dell'omonimo movimento trentino. Che raccomandiamo di tutto
cuore: e' una lettura istruttiva e nutriente. Per contatti: tel. 0461983626,
e-mail: sol.tn@tin.it

20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

21. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 185 del 2 agosto 2001