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[AI] i fatti di Genova e la nonviolenza (un commento di Peppe Sini)



ALTRINFORMAZIONE
http://www.peacelink.it/altrinformazione

Peppe Sini, uno dei piu' autorevoli esponenti del movimento pacifista, 
instancabile promotore di iniziative nonviolente attraverso il Centro di 
Ricerca per la Pace di Viterbo, diffonde oggi questo messaggio, che 
rilanciamo su Altrinformazione.
A.M.



UN APPELLO. UNA LEGGE PER FORMARE E ADDESTRARE LE FORZE DELL'ORDINE ALLA
NONVIOLENZA
Da anni sosteniamo la necessita' che tutti i membri delle forze dell'ordine
siano formati e addestrati alla conoscenza e all'uso dei valori, delle
tecniche e delle strategie interpretative, comunicative ed operative della
nonviolenza.
Crediamo che sia necessario che al piu' presto si faccia una legge a tal
fine, che stabilisca che nel curriculum formativo e nell'aggiornamento di
tutto il personale delle forze dell'ordine, istituzionalmente preposto alla
sicurezza pubblica ed alla protezione dell'incolumita' di tutte le persone,
sia prevista la formazione alla nonviolenza.
Chiediamo al parlamento italiano di prendere coscienza della necessita' e
dell'urgenza di questo provvedimento.
Lo diciamo da anni, non si puo' piu' attendere.


RIFLESSIONE. PEPPE SINI: SUL DOVERE E LA NECESSITA' PER TUTTI DI
SCEGLIERE LA NONVIOLENZA
Questo va detto subito: che l'uccisione di un essere umano e' catastrofe per
cui il mondo intero si deve fermare, e considerare, in dolore e pieta'. Per
dirla con Eliot: "Pulite l'aria! sciacquate il cielo! lavate il vento!
smurate pietra da pietra e lavatele tutte". Per noi una vita umana vale piu'
del G8, del Genoa Social Forum, di tutti i vertici, i cortei, i mass-media
del mondo.
E sei considerazioni vogliamo adesso aggiungere.
Primo: nulla giustifica le violenze commesse dalle forze dell'ordine, il cui
fine istituzionale dovrebbe essere di salvare la vita e l'incolumita' delle
persone, non di massacrarle.
Secondo: nulla giustifica le violenze e i vandalismi commessi da alcuni
manifestanti, quale che sia la bandiera di cui si ammantano, quale che sia
il pretesto di cui si servono.
Terzo: nulla giustifica i governanti (del governo precedente e di quello
attuale) che hanno voluto il G8 a Genova sapendo di star preparando un
massacro.
Quarto: nulla giustifica i mass-media che hanno voluto e costruito con una
campagna ossessiva durata per mesi le condizioni affinche' il sangue
scorresse per le strade a beneficio dell'occhio vampiro e voyeur della
barbarie televisiva di massa.
Quinto: nulla giustifica l'uso della menzogna e della falsificazione, nulla
giustifica le ambiguita', le ipocrisie, l'irresponsabilita' e i deliri
(presenti anche nel Genoa Social Forum, al cui interno grande visibilita' e
una prolungata e diffusa, scandalosa e tristissima, insensata complicita'
hanno ottenuto taluni portatori di tendenze militariste e sciagurati e
farneticanti proclami di guerra e di invasione) che hanno contribuito a
preparare la tragedia.
Sesto: la parte piu' ampia e migliore del movimento che si e' incontrato a
Porto Alegre (e che ha una lunga storia di esperienze e riflessioni, ed
intreccia in dialogo diverse tradizioni e culture), e in Italia in
particolare la Rete di Lilliput, hanno proposte precise di grande valore per
affrontare la tragica situazione attuale del mondo, un mondo che il sistema
dominante (usiamo la terminologia scientifica per designarlo: il modo di
produzione capitalistico, ordinato alla massimizzazione del profitto) sta
portando alla catastrofe umana ed ecologica, un mondo che si trova sul
"crinale apocalittico" di cui ci parlava l'indimenticabile padre Balducci.
Occorre che il movimento che si batte per tutti i diritti umani per tutti
riesca ad illimpidirsi ed a persuadere sempre piu' persone che
un'alternativa di giustizia e' possibile oltre che necessaria, opponendosi
ai crimini e ai criminali dai piu' grandi ai piu' piccoli, contrastando la
menzogna con la nonmenzogna, contrastando la violenza con la nonviolenza.
*
Trovo delirante che qualcuno parli di vittoria quando si lascia un cadavere
e centinaia di feriti a sanguinare per le strade.
Riflettiamoci tutti. E ricaviamone qualche insegnamento: se non altro per
rispetto di chi e' deceduto e dei tanti percossi, feriti, umiliati.
E tra gli insegnamenti metterei in evidenza i quattro seguenti.
Primo: che il movimento che dal punto di vista dell'umanita' si oppone alla
cosiddetta globalizzazione neoliberista deve scegliere la nonviolenza (oggi
tanti ciarloni anche alla testa del movimento parlano di nonviolenza ma non
sanno cosa dicono, poiche' della nonviolenza, che implica altresi' la
nonmenzogna, la loro condotta e' l'esatto contrario); e c'e' molto da
lavorare per costruire un movimento nonviolento di massa che capisca e
s'impadronisca della teoria-prassi nonviolenta nella complessita' delle sue
dimensioni (la nonviolenza e' un insieme di ricerche logiche e valori
morali, un insieme di tecniche deliberative e d'azione, una strategia
politica, un progetto sociale, un campo di ipotesi filosofiche e di
concreti "esperimenti con la verita'", ed altro ancora: chi si appropria di
un solo aspetto di essa non ha diritto di dire che pratica la nonviolenza) e
nella profondita' delle sue conseguenze esistenziali, culturali, politiche.
Secondo: che anche le forze dell'ordine devono mutare profondamente, ed
anch'esse devono essere formate ai valori, alle tecniche, alle strategie
comunicative ed operative della nonviolenza.
Terzo: che occorre un impegno di tutti per la democrazia e la legalita';
ripeto: per la democrazia e la legalita' (la quale legalita' si afferma
ovviamente anche contrastando le leggi ingiuste per cambiarle o abolirle: ad
esempio affermare la legalita' oggi in Italia implica il dovere di abolire i
campi di concentramento istituiti dalla legge 40/98 sull'immigrazione).
Quarto: che occorre un impegno di tutti per il disarmo: le armi sono il
nostro piu' grande nemico.
*
Occorre opporsi alla violenza dei poteri che stanno devastando il mondo, ma
occorre farlo in modo coerente ed efficace, inverando qui e adesso nel
nostro sentire ed agire i fini della difesa della dignita' umana di tutti
gli esseri umani e della difesa della biosfera.
Occorre contrastare gli apparati del dominio e le istituzioni della
violenza, ma in nome del diritto e per costruire una convivenza piu' giusta,
piu' umana (e' la lezione grande di Franco Basaglia).
Occorre opporsi all'attuale "disordine costituito" (la formula e' di
Mounier), ma non per sostituirvi altra barbarie, bensi' per piu' giustizia,
maggiore civilta'.
La nonviolenza e' la via.

22 luglio 2001
Peppe Sini
Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E
01100 Viterbo
tel. e fax: 0761/353532
e-mail: nbawac@tin.it