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IL KIT NONVIOLENTO DALLA A ALLA Z
IL KIT NONVIOLENTO DALLA A ALLA Z
di Enrico Euli
AZIONE DIRETTA: un’azione agita attraverso il corpo e/o le parole, in
forma immediata e creativa, non delegata ad altri, ma assunta
responsabilmente in prima persona. E’ importante che esprima insieme,
simbolicamente, sia la protesta che la proposta di cui si fa portatrice.
BOTTE: è importante metterle in conto ed essere disponibili a prenderne
senza reagire mimeticamente; è possibile assumere precauzioni per limitare i
danni (posizioni fisiche a guscio, minime protezioni alle reni e alla
testa), ma la tradizione nonviolentaesclude l'uso di caschi, scudi, tute e
corazze di qualunque natura, in quanto esse corrono il rischio di essere
interpretate aggressivamente (tutti hanno sempre giustificato le armi a
partire da esigenze di autodifesa).
CONSIGLIO DEI PORTAVOCE: ogni Gruppo d’Affinità (GdA) esprime un
portavoce
che prende parte periodicamente agli incontri di scambio e coordinazione tra
i gruppi, al fine di arrivare, se possibile, ad azioni e decisioni comuni e
condivise. Il portavoce non è un delegato e quindi, di regola, il Consiglio
non è decisionale, se non in situazioni di urgenza.
DISOBBEDIENZA CIVILE: rappresenta un livello di alto rischio e
compromissione personale dell’azione nonviolenta, in quanto presuppone l’
illegalità dell’agire stesso: si disobbedisce ad una legge per manifestare
il proprio rifiuto radicale di un’ingiustizia, fosse pure legalmente
perpetrata.
Termine base della tradizione nonviolenta, oggi riutilizzato dalle ‘tute
bianche’ in modo corretto rispetto ai contenuti dell’agire, ma ambiguo
rispetto alle forme da loro scelte per farlo.
EVACUAZIONI: per quelle di interesse primario auspichiamo una sufficiente
predisposizione di servizi igienici da parte del Comune e della Protezione
civile; per quelle che derivassero da sgomberi, ricordiamo soltanto due
cose: 1. che la polizia, per legge, non può fare cariche a freddo e senza
una gradualità nell’uso degli strumenti a sua disposizione (persuasione,
trascinamenti, idranti, manganelli...); 2. di portare scarpe aperte ma che
non si sfilano, di correre ed urlare meno possibile, di muoversi con calma
in direzioni non scelte da troppi.
FACILITAZIONE: nella tradizione dei gruppi d’affinità si è affinata nel
tempo la figura del facilitatore, una persona del gruppo che, a rotazione,
aiuta le persone a discutere e a decidere inmodo efficace; nelle fasi in cui
svolge questa funzione non prende parte alla discussione, ma si limita ad
individuare e a far verificare i punti di consenso raggiunti dal gruppo,
moderando i tempi e i modi degli interventi.
GRUPPO D’AFFINITA’: rappresenta il fulcro dell’azione diretta nonviolenta,
in quanto in esso le persone (che dovrebbero aver verificato da tempo
metodi, fiducia ed affiatamento reciproci) si incontrano, discutono,
decidono e valutano insieme il da farsi. Ogni GdA è autonomo, ma si collega
agli altri inviando un suo portavoce al Consiglio, in modo tale da tener
conto delle discussioni e delle istanze presenti tra tutti.
HELP ! : chi si predisponesse al rischio di azioni dirette 1. si segni il
numero di telefono di un avvocato di fiducia o meglio ancora di un centro di
appoggio giuridico, dopo aver preso già tutte le informazioni utili per la
tutela dei propri diritti; 2. si informi sulle forme di assistenza sanitaria
disponibili nelle vicinanze; 3. porti con sé il minimo necessario per
sopravvivere ad un’azione prolungata (acqua non in bottiglia di vetro,
occhiali da sole, fazzolettini, cappello, un piccolo cuscino da stadio...)
INFILTRATI: lo stesso gruppo d’affinità è la miglior autotutela dal rischio
di infiltrazioni; vista la quasi totale trasparenza attuale delle nostre
procedure è sempre possibile, però, che chiunque possa intrufolarsi; senza
nutrire eccessi di diffidenza preventiva da caccia alle streghe, il
consiglio è di vigilare, in particolare durante l’eventuale corteo del 21:
ATTENZIONE: gli infiltrati di solito sono vestiti come noi, non come
brufolosi questurini !
LEGALITA’: il nonviolento rispetta il sistema di leggi entro cui si trova a
vivere, ma non accetta di sottostare a leggi che considera ingiuste e
sceglie pubblicamente ed apertamente di trasgredirle se le ritiene
illegittime per la sua coscienza o per motivazioni sociali e morali. L’
azione nonviolenta può essere quindi legittima ed illegale, così come un’
azione perfettamente legale può configurarsi agli occhi del nonviolento come
assolutamente illegittima e quindi da combattere.
METODO DEL CONSENSO: i GdA, attraverso la facilitazione, utilizzano nelle
loro discussioni il Metodo del Consenso per giungere a decisioni davvero
comuni e condivise; molto schematicamente esso si basa su quattro
principi-base: 1. l’ascolto ed il valore delle differenze; 2. la verifica
esplicita del consenso e del dissenso (il silenzio-assenso è ritenuto
insufficiente); 3. la ricerca dell’unanimità; 4. la possibilità di astenersi
sempre ed esplicitamente da una decisione eventualmente assunta a
maggioranza.
NONVIOLENZA: tutt’attaccato è un termine che assume, nella ricerca
gandhiana, un significato ben diverso dalla semplice ‘non violenza’ (ahimsa)
intesa come astensione passiva dalla violenza o non aggressione; il
‘satyagraha’ è una teoria-prassi integrata che include idee, azioni,
programmi in positivo, in aggiunta, in costruzione.
La pace, non può essere soltanto, infatti, ‘assenza di guerra’.
OBIEZIONE: Il Metodo del Consenso invita le persone ad esprimere dissensi
ed obiezioni, soprattutto se radicali, prima che il gruppo deliberi un’azione
comune; se l’obiezione fosse ritenuta significativa, indipendentemente dal
numero delle persone che la presentano, il MdC prevede la possibilità di
sospendere la decisione su quel dato punto, in attesa di nuove discussioni
ed eventuali soluzioni più adeguate a tutte le persone del gruppo. L’
obiezione non può però valere di per sé come bloccante o come veto rispetto
a decisioni di altri, da cui è sempre possibile dissociarsi.
POLIZIA: per un nonviolento anche un poliziotto è, in primo luogo, un essere
vivente ed un essere umano; un avversario, o meglio un difensore armato dei
nostri avversari, ma mai un nemico.
E’ importante, nei limiti del possibile, stare in una posizione di apertura
e di dialogo, di correttezza e di non provocazione, limitandosi a quel che l
’obiettivo dell’azione comporta, senza eccedere in contatti personali e
senza mai dare informazioni non necessitate su sé e su altri. Di solito è
utile delegare qualcuno a tenere specificamente i contatti con la polizia.
QUALITA’: un’azione nonviolenta non si caratterizza per la quantità delle
persone coinvolte, non si pone necessariamente l’obiettivo di muovere le
masse (che sono comunque benvenute!) ; può essere agita anche da
pochepersone, da piccoli gruppi ben preparati e persuasi, creativi e
dinamici. Questo permette a tutti di praticarla, con una relativa facilità,
anche nella vita quotidiana, davanti a piccoli e grandi soprusi.
E’ sufficiente avere un corpo, anche piccolo, e -se necessario- una lingua!
RESISTENZA PASSIVA: il nonviolento prende una posizione, sia ideale che
fisica, e cerca con tutte le sue forze di mantenerla, resistendo ad ogni
tentativo di spostamento subìto, senza aggredire ma asserendola con
chiarezza e tenacia. Se così ha deliberato sceglie di non lasciare in campo
difronte ad intimazioni di sgombero e lo fa solo se costretto dalla forza
violenta dell’avversario alla quale reagisce soltanto attraverso una
resistenza passiva (o, se preferite, una non collaborazione attiva)
STAMPA E TV: le azioni nonviolente non si fanno per i giornali e per le tv,
non si pongono l’obiettivo di dar spettacolo di se stesse; è importante che
siano conosciute in modo tale che si parli di quel che vogliono far sapere a
tutti e, nel nostro caso, che sappiano aiutare i giornalisti a non parlare
soltanto di vetrine spaccate o di scontri tra ecoteppisti e forze dell’
ordine.
Anche in questo caso forse è utile delegare qualcuno che abbia la fiducia di
tutti a tenere i contatti con i mezzi di informazione e che curi una
efficace campagna di stampa e di controinformazione: è un compito delicato,
da agire con la massima cautela.
TRAINING: da almeno mezzo secolo nel mondo e da vent’anni in Italia si è
iniziato a lavorare con il training alla nonviolenza per avvicinare le
persone alle metodologie della facilitazione, del consenso e dei gruppi d’
affinità. E’ un insieme di metodologie di riflessione e di gioco, di
educazione attiva ed esperienziale, mirate ad una maggiore consapevolezza
delle dinamiche di un gruppo che si prepara ad un’azione diretta
nonviolenta.
URGENZA: le situazioni di stress conducono spesso a dover prendere decisioni
accelerate ed urgenti; i GdA possono deliberare se una situazione reclama
decisioni urgenti e, solo in quel caso, può delegare i portavoce a prendere
decisioni per tutti, fatta salva la libertà per ciascuno di esimersi dall’
attuarla.
VIAGGI DI AVVICINAMENTO: si consiglia a tutti di non concentrare gli arrivi
tra il 19 e il 21 ed, in particolare, ai GdA di arrivare alla spicciolata e
darsi appuntamento in città nei giorni precedenti agli eventuali blocchi ,
anche per proseguire a fare training e a prendere le ultime decisioni
insieme. In particolare per chi non avesse fattoalcuna preparazione in
questi mesi, consigliamo di essere a Genova almeno per il 17 luglio, in modo
tale da creare linee minime di formazione e coordinazione comuni.
ZONA ROSSA-ZONA GIALLA: chissà quale sarà la decisione finale, ma in ogni
caso: ogni Gda sceglierà quale livello d’azione e di rischio assumersi, in
relazione alle scelte dei singoli e alle competenze presunte raggiunte
attraverso la formazione. Sarebbe bene che
1. nessuno facesse azioni per le quali non si è e/o non si sente preparato
o delle quali non conosca le eventuali conseguenze legali e fisiche;
2. nessuno coinvolgesse altri non consenzienti in azioni proprie o in
effetti collaterali da queste derivanti;
3. ogni azione permetta agli altri di compiere le proprie, senza
interferenze o impedimenti;
4. si salvaguardasse l’integrale non violenza della nostra azione, anche in
caso di legittima autodifesa.