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Genova - alla fine ci rimettono solo i Senza Fissa Dimora
Fonte : Avvenire 7/7/2001
Si profila un problema in più nella città del vertice: 80 senza fissa
dimora sconosciuti all'anagrafe
Dove mettere i barboni della zona rossa?
Per alcuni è in programma la vacanza anticipata con una comunità religiosa.
L'assessore: «Stiamo spiegando a tutti che devono spostarsi, ma non
possiamo costringerli»
GENOVA. È un popolo variegato, quasi sempre in preda a grandi disagi e
spesso con seri disturbi; a volte invece vuole nascondersi, quello che da
anni ha scelto come residenza gli infiniti vicoli di Genova. Immigrati,
clandestini, tossicodipendenti ma soprattutto barboni e clochard;
un'ottantina di persone che anagraficamente non risiede lì, dove la zona
rossa decreterà nei giorni del vertice «l'extra omnes», e che pertanto se
ne devono andare. Un'impresa non facile per chi deve convincerli a
traslocare e un problema in più per la Genova del G8, che tenta di
risolvere Pippo Rossetti, assessore ai servizi sociali del capoluogo
ligure. «Molti di loro - spiega l'assessore - grazie alla Comunità San
Marcellino, che fa riferimento ai Gesuiti, andranno in Val d'Aosta come
tradizione. Perché ogni anno, ad agosto, li portano in vacanza; quest'anno
la trasferta è anticipata a luglio. Altri, che si rivolgono al Massoero, un
centro del Comune che offre un tetto e una cena ai poveri, in zona rossa,
sarà chiuso e trasferiremo chi vi ricorre, in altre strutture sociali del
Comune. Immigrati e tossici hanno già preferito andarsene per evitare i
molti controlli di polizia. Resta la parte più complessa: lo zoccolo,
diciamo così, di irriducibili ai quali ci stiamo dedicando da mesi per
convincerli a lasciare i vicoli nel periodo del G8». In campo l'assessore
Rossetti ha messo una «task-force» che avvicina ad uno ad uno i circa 30 di
questo gruppo. «Restano per strada anche se nevica - dice Rossetti - sono
uomini sempre più giovani, mediamente 40enni, che dopo sei mesi di strada
iniziano a bere e diventano irrecuperabili. Disagiati, sfortunati, in
genere persone che hanno perso il lavoro, separati che non hanno più
trovato né famiglia né lavoro. Riescono a sopravvivere perché in centro,
vicino ai loro vicoli, c'è il Teatro Carlo Felice dove si piazzano nelle
molte manifestazioni o rappresentazioni e chiedono l'elemosina. Barboni che
conoscono i negozianti della zona dai quali ottengono quotidianamente
qualche spicciolo oppure un po' di cibo. Persone che purtroppo in molti
casi hanno gravi disturbi». Un popolo che di notte si rifugia sugli scalini
di qualche chiesa del centro ma soprattutto nei vicoli più nascosti, usando
come casa e camera da letto i cartoni recuperati spesso accanto ai bidoni
dell'immondizia, ex imballi per i beni di consumo della nostra società. Da
tempo i volontari e gli addetti dell'assessorato stanno cercando di
spiegare che la zona rossa li costringerà al trasloco, ma l'opera di
convincimento a lasciare, seppure per pochi giorni, la loro abituale dimora
notturna appare complessa. «No ai ricoveri obbligati - assicura l'assessore
- sarà garantita la libertà di scelta». Si spera, nel tempo che resta prima
del vertice, di trasferirli in adeguate strutture del Comune. Ma a questo
punto l'opera di assistenza sociale in zona «off-limits» non cesserà. È
pronto infatti un gruppo di persone in forza ai servizi sociali genovesi
che interverrà in casi di emergenza in zona rossa; per fare la spesa
all'anziano solo che non può, per età o malattia, uscire di casa; per
trasportare il disabile che ha necessità di terapie o di recarsi fuori
dalle mura domestiche. Il tutto a due passi dal grande Palazzo Ducale che
ospiterà gli Otto Grandi.