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Processo ai farmaci anti-AIDS
Da www.misna.org leggo e invio alla lista
SOUTH AFRICA, 20 APR 2001 (0:20)
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PROCESSO FARMACI ANTI AIDS: GRAZIE MANDELA!
Pretoria ha vinto. Il ritiro delle aziende farmaceutiche dalla causa che
esse stesse avevano intentato contro il "Medical Act" varato nel 1997 da
Nelson Mandela, rappresenta una svolta di portata storica. Di fronte
all'emergenza epidemica del virus dell'Hiv in Sudafrica non restava che
affermare il primato della persona sul profitto. Nel recente passato, Paesi
come Mali, Costa d'Avorio e Senegal avevano raggiunto intese con il cartello
delle aziende, ottenendo la concessione di prezzi politici per i medicinali
anti Aids.
Quei prezzi, però, per quanto notevolmente ridotti rispetto a quelli
praticati altrove, non erano sufficienti per garantire a tutti l'accesso
alle necessarie terapie; restavano infatti pur sempre alti in rapporto al
reddito medio pro capite degli abitanti di quasi tutto il Sud del mondo. Ed
è per questo che la vittoria di Pretoria costituisce un precedente utile
soprattutto per quei governi africani che finora erano rimasti alla
finestra, in attesa dell'esito della vertenza sudafricana.
È il caso del Mozambico e del Kenya che ora potrebbero decidere di seguire
la strada aperta dalla legge Mandela. Inutile nasconderselo. Le case
farmaceutiche sudafricane si sono rese conto, sia pure tardivamente,
dell'enorme danno di immagine che stava procurando loro la causa intentata
non solo contro il governo di Pretoria, ma prima ancora nei confronti di un
personaggio autorevole come Mandela. Il merito della vittoria va
riconosciuto innanzitutto e soprattutto alla società civile, agli attivisti
dei Paesi più colpiti dalla tragedia dell'Aids, alle Ong, alle Chiese che
hanno agito da cassa di risonanza nei confronti dell'opinione pubblica
mondiale. "Impedire la diffusione di medicine antiretrovirali o comunque a
basso prezzo con il pretesto del rispetto dei diritti di proprietà
intellettuale è una posizione indifendibile che rasenta il crimine" aveva
dichiarato senza mezzi termini il cardinale Wilfrid Napier, presidente della
conferenza episcopale sudafricana (Sacbc). A nome di tutti i vescovi del suo
Paese, il porporato implorava le case farmaceutiche "a non mettere il
profitto al di sopra della vita umana". La salute, d'altronde non è in
vendita e nessuno ha il diritto di svalutare il valore inestimabile di un
africano sieropositivo. È questa in fondo la grande lezione scaturita dalla
vertenza simbolo di Pretoria. In un mondo nel quale la globalizzazione
imposta dai sacerdoti del dio denaro ha aumentato la miseria e la
disuguaglianza, l'etica non può essere ignorata. Fino a ieri era quasi
impossibile condannare legalmente un ricco che rubasse ai poveri, in quanto
il sistema era decisamente schierato dalla parte del Ricco Epulone e non di
Lazzaro. Oggi, grazie alla sconfitta di 'Big Pharma' (con questo nome
vengono indicate le multinazionali farmaceutiche) è stato di fatto messo in
discussione l'attuale sistema economico globale. Non si tratta di quello che
certa stampa nostrana definisce "paludato buonismo terzomondista", quanto
piuttosto dell'affermazione del sacrosanto primato della persona rispetto a
qualsiasi sistema politico o economico.
Il magistero del Santo Padre, Giovanni Paolo II, dalla Redemptor Hominis
alla Redemptoris Missio, dalla Sollicitudo Rei Socialis alla Centesimus
Annus, non ha fatto altro, in questi anni, che riaffermare la sana dottrina
della "giustizia sociale" in controtendenza rispetto ai fautori del
"business" a tutti i costi. Nessuno vuole impedire a 'Big Pharma' di
fatturare, ma nel rispetto delle regole. Tutti sanno che le importazioni di
medicine dal mercato parallelo (alimentato soprattutto da India, Brasile e
Thailandia) potrebbe abbattere nel Sud del mondo il costo del trattamento
contro l'Aids del 90%, senza ledere il profitto delle grandi multinazionali.
Quando ieri il giudice Bernard Ngoepe ha annunciato la rinuncia al processo
da parte del cartello delle aziende, dalla gente che affollava l'aula si
sono levate grida di gioia. "È un'ulteriore prova - ha commentato Nicoletta
Dentico, direttore esecutivo della sezione italiana di Medici senza
Frontiere - che l'azione della società civile, quando si globalizza, vince".
ing. Giacomo Alessandroni
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