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dalla Cecenia al fisco (e ritorno)
"Carissimi, ancora una volta provo a scrivervi dal cuore del Caucaso. Come
sempre si tratta di un messaggio in bottiglia che non so se arrivera' a
destinazione..."
Con questo messaggio di posta elettronica - inviato fortunosamente via
Internet dal computer di un albergo - Carlo Gubitosa, obiettore di
coscienza tarantino e segretario di PeaceLink, ci scrive dalla missione di
pace in Cecenia, che condivide con altri tre compagni di viaggio
dell'Associazione Papa Giovanni XXIII.
"Adesso - scrive Carlo - ci troviamo a Nazran, capitale dell'Inguscezia. Le
condizioni di
sicurezza sono ottime, siamo sempre accompagnati da persone del posto che
ci fanno anche da interpreti e da autisti. La situazione qui e' tranquilla,
e l'unica fonte di ansia sono i grossi problemi con le linee telefoniche
che ci rendono ansiosi pensando alle preoccupazioni inutili che abbiamo
involontariamente causato a chi e' rimasto in
Italia. Lunedi' siamo arrivati, e abbiamo scoperto che da qui non e'
possibile effettuare telefonate internazionali. Ho mandato un primo
messaggio email. Martedi' si e' bloccata anche la posta elettronica' e
siamo rimasti completamente privi di mezzi per comunicare all'esterno. Solo
ora sono riuscito a scrivere di nuovo un'email..."
E' stata per me ieri una grossa emozione pronunciare alla centralinista
russa "komnata piat nul scest" ("camera 506"), le uniche quattro magiche
parole di russo che conosco e che - come il mitico "Apriti Sesamo" - hanno
consentito di parlare dal vivo con il mio amico Carlo, svegliandolo nel
cuore della notte perche' non calcolavo il fuso orario. Gli ho chiesto
tante volte se stesse bene e per tante volte mi ha risposto di si'.
Carlo Gubitosa, come ho detto, e' un obiettore di coscienza al servizio
militare. Questa sua scelta un tempo sarebbe stata illegale ed era
considerata un atto di vilta'. Oggi e' legale. Carlo e' in missione
all'estero e fino a due anni fa gli obiettori che varcavano i confini
nazionali, per aiutare ad esempio le vittime della guerra dei Balcani,
erano fuorilegge e venivano processati. Oggi la legge di riforma
dell'obiezione di coscienza consente anche agli obiettori di partecipare a
missioni di pace all'estero.
Carlo Gubitosa percepisce per questa missione il profumato stipendio di un
militare inviato in missione nelle zone di guerra? No.
L'Associazione Papa Giovanni XXIII per di piu' paga essa stessa le spese di
questo viaggio (aereo, albergo, vitto, spostamenti, telefonate, ecc.).
Questa missione di pace in Cecenia e' organizzata in collaborazione con la
Caritas ed ha alle spalle il solco di altre iniziative che ne hanno
preparato il terreno. Raggiunto sul cellulare, uno dei responsabili,
Alberto Capannini, mi dice: "Al momento la nostra e' l'unica presenza
internazionale in Cecenia, se si eccettua un danese che ha una scorta
armata di trenta persone". Ma non ci sono la Croce Rossa, l'Onu, i
giornalisti? "No", e' la risposta lapidaria e sconcertante.
La missione di pace dell'Associazione "Papa Giovanni XXIII" (denominata
"Operazione Coilomba") ha la sua base operativa a Nazran, capitale
dell'Inguscezia, ad ovest di Grozny, capitale della Cecenia. I quattro
volontari italiani sconfinano con prudenza in Cecenia ogni giorno,
accompagnati da una guida dell'associazione locale Memorial. Annotano tutto
perche' sanno di essere gli occhi e la voce di un'umanita' dolente che non
puo' comunicare con il mondo. Infatti li' in Cecenia non c'e' li' nessuno
con le telecamere a riprendere la sofferenza delle vittime della guerra,
piegate su se stesse, in fuga o ammassate sui vagoni ferroviari. Non c'e'
neppure l'ombra di una mini-operazione arcobaleno. I TG non ci muovono a
pieta'. "Ma non puoi immaginare quello che ho visto", si e' limitato a
dirmi Carlo Gubitosa per telefono con la voce commossa.
Ma il governo italiano non rimane inerte di fonte a tanto dolore. I
responsabili di questa catastrofe umanitaria saranno infatti accolti con
tutti gli onori ufficiali dal governo italiano a giugno (1). Ai colloqui
non saranno ammessi gli obiettori di coscienza in missione per la Cecenia e
le organizzazioni per la difesa dei diritti umani ma gli imprenditori
italiani. Del resto e' stato gia' siglato un accordo italo-russo di
cooperazione militare mentre Grozny era sotto il fuoco del bombardamento
russo. E su questo binario si prosegue. Come del resto prosegue la campagna
pubblicitaria per collocare le azioni Finmeccanica, il piu' grande polo
bellico italiano che avra' profitti in crescita alla prossima guerra o alla
prossima finanziaria che accontenti i nuovi piani di investimenti in armi.
Ma se tutto questo e' possibile e poiche' tutto questo urta con la
coscienza di pace di alcuni cittadini, perche' allora non e' anche
possibile legalizzare l'obiezione fiscale alle spese militari?
Un'obiezione come quella - per intenderci - messa in atto a Taranto dalla
professoressa Loredana Flore. Non per sottrarsi al fisco ma per finanziare
azioni di pace invece che scelte di guerra.
"Ognuno deve sentirsi responsabile di tutto", affermava don Lorenzo Milani.
Anche se una maggioranza - pur schiacciante - di parlamentari optasse per i
mercanti di armi, cio' non puo' ledere i diritti individuali e violentare
la coscienza di chi non vuol esserne complice.
Chiedo pertanto ai parlamentari che nella prossima dichiarazione dei
redditi a noi cittadini, o almeno chi non voglia avere nulla a che spartire
con questi affari di sangue, venga data la possibilita' di optare per spese
di pace che sottraggano una quota di denaro alle spese di guerra.
Oltre alle caselline che ci permettono di scegliere se dare o no ai partiti
il 4 per mille, se dare o no alle confessioni religiose l'8 per mille,
perche' non aggiungere anche un'opzione in piu'? Un'opzione di pace.
Alcuni diranno che ci sono questioni di forma e ostacoli giuridici, salvo
poi a constatare che quando vuole il governo italiano si scorda perfino
l'articolo 11 della Costituzione ("L'Italia ripudia la guerra..."). Ma
quali ostacoli giuridici puo' incontrare una scelta di pace? La storia
dell'obiezione di coscienza - via via assorbita nella sfera del diritto -
e' la storia di atti "illegali" che sono poi diventate legali e che oggi
appaiono scelte di civilta', come dimostra la missione in Cecenia di Carlo
Gubitosa e dei sui compagni.
Chi non vuole finanziare le scelte militari di una nazione che collabora
militarmente con la Russia (si vedano le leggi 397/99 e 398/99 recentemente
votate in Parlamento) perche' non deve avere la possibilita' di finanziare
le missioni di pace in Cecenia degli obiettori di coscienza? Chi non
tollera che la nuova portaerei raschi il fondo del bilancio italiano con i
suoi 3.500-4.000 miliardi ed eroda il capitolo di bilancio destinato alla
cooperazione con i paesi poveri, perche' non puo' gridare - anche dal fondo
del suo anonimo Modello Unico (2) - un deciso SIGNORNO'?
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it
http://www.peacelink.it
(1) Comunicato ufficiale tratto dal sito Internet della Presidenza del
Consiglio: "Il Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin,
effettuera' una visita di lavoro in Italia nei giorni 5 e 6 giugno
prossimi, su invito del Governo italiano.
Nel corso del suo soggiorno a Roma il Presidente russo sara' ricevuto dal
Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, e avra'
colloqui con il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuliano Amato.
Il Presidente Putin avra' altresi' incontri con esponenti del mondo
economico e imprenditoriale".
(2) Per informazioni sull'obiezione di coscienza alle spese militari
l'email e': locosm@tin.it