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A tutte le associazioni e gli enti di servizio civile
Tana libera tutti!
Tutti liberiamo Ugur.
E' lo slogan della manifestazione promossa dalla Comunità Papa Giovanni
XXIII in appoggio alla consegna di Ugur, obiettore di coscienza turco
che il 15 di Maggio dichiarerà pubblicamente la sua scelta, rischiando
il carcere a vita.
In questa occasione saremo a Istanbul con una delegazione e a Roma di
fronte all'ambasciata Turca per non lasciare che questo gesto passi
inosservato all'opinione pubblica nazionale ed internazionale.
Alleghiamo l’intervista che Ugur ci ha rilasciato lo scorso aprile.
Raccogliamo da oggi le adesioni.
Teniamoci in contatto. a presto Giovanni
tel. 0348.2488126
e-mail odcpace.apg23@libero.it
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Giovani turchi contro la guerra
Obiezione di coscienza in Turchia: un diritto negato
A cura di Achille Lodovisi e Giovanni Grandi
Tra pochi giorni torneranno in Turchia alcuni volontari del Servizio
Obiezione e Pace, l’ultimo progetto di intervento non violento in aree
di conflitto e in paesi sottoposti a regimi dittatoriali promosso
dall’Associazione Papa Giovanni XXIII, la cui caratteristica principale
consiste: nel vivere con le vittime della violenza, sostenendo e
facendo conoscere in Italia e in Europa quei gruppi che all’interno
della stessa società civile attuano forme di lotta non violenta per
vedere riconosciuti i propri diritti e mutare la situazione. I
volontari del servizio obiezione e pace hanno operato nell’Operazione
Colomba ed in alcuni di questi paesi stanno tuttora lavorando in
Krajina, Timor Est, Chiapas, Kosovo e Cecenia. In Turchia stanno
collaborando con quanti si battono per la libertà di stampa e di
opinione, per il rispetto dei diritti umani e per il riconoscimento dei
diritti del popolo curdo.
Questa volta torneranno per offrire solidarietà ed appoggio allo IAMI
(Iniziativa Antimilitarista di Istanbul), un'associazione nata dalla
volontà di alcuni obiettori di coscienza (odc) di supportare Osman
Murat Ülke, il primo obiettore turco che ha espresso pubblicamente il
proprio rifiuto al servizio militare, pagando questa scelta con una
condanna al carcere a vita, ma di tipo particolare: attualmente Osman è
libero, ma può essere incarcerato in qualsiasi momento senza preavviso
alcuno e senza conoscere la durata del periodo di detenzione, come è
già avvenuto in passato. Non si tratta quindi di una condanna certa con
una pena definita e definitiva da scontare, bensì di una spada di
Damocle che pende sul capo del ‘colpevole’ perseguitandolo per tutta la
vita.
I membri dello IAMI, che fanno parte della rete internazionale dei “War
Resisters”, sono promotori di una 'Campagna per la pace,
l'antimilitarismo, l'obiezione di coscienza ed una cultura non
violenta', progetto che si articola in una serie di appuntamenti, il
primo dei quali si svolgerà a Istanbul il prossimo 15 maggio in
concomitanza con la dichiarazione pubblica di Ugur, un ragazzo che si
consegnerà alle autorità turche dichiarandosi pubblicamente obiettore
di coscienza e rifiutando l’arruolamento nelle forze armate. La
manifestazione, una sorta di 'Festa dell'Obiezione di Coscienza',
prevede un concerto rock con gruppi antimilitaristi, mostre
fotografiche sulla guerra e dibattiti.
Seguirà un'azione su vasta scala contro l'obbligo del servizio militare
con lo slogan: 'Libertà per l'Obiezione di Coscienza'. In Turchia,
infatti, il diritto all’obiezione di coscienza non è riconosciuto e chi
compie tale scelta viene considerato disertore, mentre per il fatto di
rendere pubblica la decisione si incorre in una condanna supplementare
con l’accusa di allontanare le persone dal servizio militare. La pena,
come si è detto, è il carcere a vita.
Nel corso del precedente viaggio in occasione del Newroz, il capodanno
curdo che si festeggia il 21 marzo, i volontari di Operazione Colomba
(del servizio Obiezione e Pace), hanno incontrato alcuni membri dello
IAMI, tra cui lo stesso Ugur, il quale ha rivolto un pressante appello
alla società civile italiana ed internazionale, in particolare agli
obiettori e a tutti coloro che si riconoscono nei valori della pace,
dell'antimilitarismo e dei diritti umani: “Perché l'iniziativa possa
avere il massimo risultato è importante condividere questa giornata,
per far intendere al governo del paese che il problema non è
solo ‘affare turco’. Sarebbe anche importante organizzare una raccolta
di fondi per sostenere la campagna”. Per questo suo gesto anche Ugur
rischia di finire in carcere. Ed è per sostenere il suo coraggio e la
sua coerenza che i volontari hanno deciso di unirsi al suo appello e
partecipare alla manifestazione.
Intervista a Ugur, odc del gruppo IAMI di Istanbul
Raccontaci di te...
Nel 1986 sono entrato alla scuola militare, una decisione forzata in
quanto la mia famiglia non poteva permettersi una scuola a pagamento e
la scuola militare è gratuita. Dopo pochi giorni, a forza di ubbidire
agli ordini e marciare in riga, ho subito capito che non faceva per me.
A 17 anni, finalmente terminata la scuola, sono dovuto entrare
all'accademia militare, ma a quel punto la decisione di abbandonare le
forze armate era già presa. Secondo quanto prevede lo statuto della
scuola militare, però, ciò non è assolutamente possibile; l'unico modo
è di farsi espellere. Così ho cominciato a compiere gesti
indisciplinati, marciando in senso opposto o infilandomi gli abiti a
rovescio!! Poiché non ero l'unico che voleva andarsene, altri sei
ragazzi hanno iniziato ad imitarmi, creando non pochi problemi
all'accademia. Mi hanno messo in punizione per 40 giorni, ma dopo
appena 6 giorni, mi hanno cacciato. In seguito mi sono iscritto
all’università per sfuggire al servizio di leva; ho cambiato tre
facoltà, soltanto per evitare la chiamata. Non mi importava del Governo
e delle sue istituzioni, anzi me ne prendevo gioco. Attualmente non ho
alcuna possibilità di tornare all'università, ma non lo vorrei nemmeno,
poiché ho deciso di confrontarmi faccia a faccia con il Governo, senza
più nascondermi. Ho anche avuto l’opportunità di espatriare, ma ho
rifiutato perché se decido di andare all'estero lo voglio fare per
scelta personale e non per necessità.
Come hai maturato la decisione di diventare obiettore di coscienza?
L'anno scorso ci sono state le elezioni, che sono state vinte dal
partito fascista, e proprio in quel periodo ho cominciato ad
interessarmi a temi come la non violenza, l'antimilitarismo,
l'obiezione di coscienza. Ho visto la pagina web dell'ISKD di Izmir,
dove si parlava anche dei “War Resisters” e del gruppo IAMI di
Istanbul. Ero molto interessato, così ho telefonato, sono venuto qui e
da allora sono anch'io membro dello IAMI. In definitiva le ragioni per
non essere militare sono tantissime ma la principale è che sono
anarchico. Non concepisco la violenza, non uso la violenza e non voglio
imparare ad usarla. Non voglio ubbidire a nessun altra autorità se non
a me stesso.
Parlaci della forma di lotta che state portando avanti.
Credo che l'unica forma di lotta possibile sia la lotta non violenta. È
la sola alternativa valida al regime militare turco, anche se è una
scelta ancora troppo difficile per la maggior parte della popolazione
viste le condizioni della Turchia. Probabilmente lo potrà diventare nel
tempo, ma per ora siamo ancora in pochi numericamente a optare per
questa forma di lotta.
Cosa puoi dirci dell’obiezione di coscienza in Turchia?
Durante questi 15 anni di guerra tra esercito turco e guerriglieri del
Pkk, il numero degli obiettori è aumentato sempre di più. Tra i ragazzi
che decidono di non fare il servizio militare, la maggior parte tenta
di fuggire clandestinamente in Europa piuttosto che dichiarare
pubblicamente la propria scelta. Le cifre parlano di circa 400.000
disertori in Turchia. Non è detto che siano tutti antimilitaristi e non
violenti; molti vogliono semplicemente evitare il servizio di leva, che
dura ben 18 mesi. Moltissimi ragazzi curdi, poi, disertano per non
essere costretti a combattere nel loro stesso villaggio contro civili
curdi.
Il prossimo 15 maggio ti consegnerai all'autorità militare presentando
il tuo rifiuto al servizio militare. Pensi che questo gesto avrà un
significato per la popolazione civile in tutta la Turchia?
Se la gente comprenderà il significato del mio gesto non dipenderà da
me, ma dalla loro sensibilità ed attenzione per la mia situazione e
quella di tutti gli odc. Io lo faccio perché ci credo fino in fondo e
questo resta il primo motivo. È un gesto personale. Posso essere un
esempio, ma non è la cosa più importante. Io leggerò la mia
dichiarazione e sarà solo l'inizio di una campagna per il
riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza e per fare sì che
altri giovani trovino il coraggio di dichiarare apertamente la loro
decisione. Chiediamo in questo modo che ci sia una pena definita e non
più il carcere a vita per chi decide di obiettare al servizio militare.
Crediamo che questa campagna possa diventare un'occasione per la gente
per confrontarsi e per contrastare in qualche modo il potere del
governo.
La Turchia è impegnata militarmente su due fronti: con la Grecia per
quanto riguarda l'isola di Cipro e con i curdi del Pkk per quanto
riguarda il sud-est. Credi che questo tuo gesto possa avere un peso nei
confronti di questi conflitti?
Se il mio gesto contribuirà a migliorare la situazione nel Sud Est o a
Cipro, non posso che esserne felice, ma ci tengo a precisare che la mia
è una scelta legata alla guerra in sé. Se vivessi in un paese senza
guerra, la mia scelta sarebbe identica. Comunque ci stiamo dando da
fare per aprire ad una collaborazione con gli odc greci e creare un
coordinamento.
Stiamo pensando di organizzare qualcosa in Italia il 15 maggio. Hai da
suggerirci qualcos'altro su ciò che si potrebbe fare per supportarti/vi
nella vostra azione?
Vi chiedo di parlare della nostra situazione per far sapere alla gente
quello che accade e quello che vivono gli obiettori in Turchia; mi
sembra valida l'idea di organizzare qualcosa in contemporanea in
Italia. Vi chiediamo di partecipare alla nostra campagna venendo ad
Istanbul il 15 maggio e sostenendola anche in futuro con iniziative in
Italia e in Europa.
Istanbul, marzo 2000.
Per informazioni:
Servizio Obiezione e Pace
Tel./fax. 0541/751624
Cell.0348.2488126
e-mail odcpace.apg23@libero.it
Per contribuire alla campagna per il riconoscimento dell’obiezione di
coscienza in Turchia e per sostenere i progetti del Servizio è
possibile fare un versamento sul ccp. 13792478 Intestato all’
Associazione Comunità Papa Giovanni 23° via Mameli 1 - 47900 Rimini con
causale di versamento “Servizio odc&pace - Turchia”
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Carlo Gubitosa - 0368/3476589 - Via Tarabella 3 - 20132 Milano
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