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Giubileo e nuovi stili di vita
From: Flavio Pessina <karibuni@telesystem.net>
Carissime/i,
da un paio di settimane e' disponibile, presso tutte le diocesi
d'Italia e, forse e' gia' arrivato nelle parrocchie, un opuscolo
allegato alla campagna CEI "Tu in azione", chiamato Schede
di approfondimento.
Dopo una premessa generale, contiene indicazioni operative
per uno stile di vita sobrio e solidale.
Esse sono il frutto di un lavoro a 6 mani: Centro Nuovo Modello
di Sviluppo (quello delle varie campagne di boicottaggio, per i non
addetti ai lavori), Associazione Botteghe del Mondo e campagna
Bilanci di Giustizia.
Il testo completo lo trovate qui sotto;
e' un po' lungo, ma vale la pena stamparselo e dargli almeno
un'occhiata.
Per chi poi ha contatti in parrocchia, l'invito e' a sollecitare i sacerdoti
a prendere posizione in merito.
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Schema 1
L'impegno per la campagna
e la maturazione di stili di vita più coerenti
La terra e tutti i beni creati sono di Dio, dati in consegna all'intera
famiglia umana perché ciascuno abbia il necessario e il sufficiente per
vivere. E' in Cristo -Gesù, morto e risorto per tutti, che si ristabilisce
l'originario progetto del Creatore. La redenzione realizzata sulla croce
rinnova l'universo e attua la riconciliazione tra Dio e l'uomo e degli
uomini tra loro.
Chi ha incontrato nella fede il Dio che la Bibbia rivela, sa che da quella
stessa fede scaturisce una missione di annuncio e responsabilità,
caratterizzata dalla proclamazione del Vangelo, e che non resta senza
conseguenze sui rapporti economici e sociali.
La fede in Cristo Gesù, infatti, senza le opere è morta: connessa alla
dignità della persona genera rapporti interpersonali e progetti sociali
caratterizzati dal rispetto per ogni vita, dall'attenzione verso ogni
sofferenza, dalla promozione della giustizia, dalla creazione di legami
fraterni. Egli è venuto perché tutti abbiano la vita e l'abbiano in
abbondanza.
Dalla fede discende così un impegno storico, umano, sociale e civile che fa
del possesso e dell'uso dei beni non una causa di separazione o di
esclusione, ma un apporto creativo di ciascuno al bene comune.
Nel rispondere all'appello del Papa "perché i cristiani si facciano voce di
tutti i poveri dei mondo" (TMA, 51) e alla grazia del tempo giubilare, nel
promuovere riflessioni e iniziative miranti a risolvere il gravissimo
problema del debito estero dei paesi più poveri, la Campagna ecclesiale
promossa dalla C.E.I. ha come primo obiettivo quello pastorale ed
educativo: occorre che ogni comunità ecclesiale, ogni famiglia, ogni
cristiano o persona di buona volontà, conoscendo le attuali condizioni del
Sud del mondo, confrontandole con quelle del Nord, sappia avviare stili di
vita che esprimano costante coerenza tra i propri comportamenti e la
richiesta di vita dignitosa che spetta a ognuno nel mondo.
Il debito estero dei paesi più poveri è solo uno dei meccanismi attraverso
i quali il Nord si arricchisce alle spalle dei tanti Sud del mondo. Altri
meccanismi sono il commercio basato sullo scambio ineguale, la pressione
per lasciare libero accesso alle multinazionali animate solo dalla ricerca
del massimo profitto, l'obbligo di pagare profumatamente le invenzioni
scientifiche brevettate dalle imprese del Nord, lo sfruttamento del lavoro.
Il risultato è che chi vive al Nord, appena il 20% detta popolazione
planetaria, consuma l'80% della ricchezza mondiale. Un simile squilibrio
non è tollerabile, e come persone, famiglie e comunità parrocchiali
dobbiamo impegnarci per capire la realtà in cui viviamo, te cause e i
meccanismi che la determinano, i modi con cui poter contribuire a porre
fine a questo scandalo.
1. Importanza di un'opinione pubblica informata e formata
Il primo impegno concreto è quello dell'informazione. Ma su quali vie passa
un'informazione capillare, popolare, incisiva? Da un lato si tratta di
fornire, con strumenti adeguati ai destinatari, gli elementi base per pire
i meccanismi dell'economia e interpretare le notizie che TV e giornali no
quotidianamente su questo tema. lavoro che diversi soggetti hanno messo
atto da tempo.
Ma perché queste informazioni tendono a rimanere "patrimonio" di pochi, fin
dentro le mura cristiane? Evidentemente la sola informazione, se non si
coniuga con progetti formazione, non ha tutta l'efficacia che si attende.
La sfida più decisiva potrebbe essere proprio questa: passare da
un'opinione pubblica da "informare" a un'opinione pubblica anche in so
ecclesiale, da "formare" tratta anzitutto di rilanciare in modo più pio e
sistematico mezzi e strumenti che molte comunità e persone in questi anni
hanno già cominciato a diffondere: il consumo critico, le campagne di
boicottaggio e di denuncia, le iniziative di economia alternativa (il
commercio equo e solidale, la finanza etica, le reti di economia locale,
ecc.) proposte che, rese sul serio lascerebbero intendere in quale
direzione potrà realmente cambiare i corso della storia. Su questi
obiettivi le comunità cristiane troveranno anche spazi di dialogo e
condivisione con tanti uomini e donne di buona volontà - credenti e non
credenti- che operano per un futuro migliore dell'umanità, ve la dignità di
ogni persona, a cominciare dai più poveri, è riconosciuta, promossa e difesa.
Si realizza così anche un secondo obiettivo, quello di formare un'opinione
pubblica capace di suscitare pressione su governi, su Parlamenti, sulle
multinazionali e sulle istituzioni internazionali (Fondo Monetario
Internazionale, Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale del Commercio)
affinché sia condonato il debito odioso, siano stabilite regole commerciali
a difesa della gente e dei piccoli produttori, siano pagati dappertutto
salari dignitosi.
2. Uno stile di vita più sobrio
Dobbiamo essere consapevoli che per essere autentici operatori di giustizia
è necessario cominciare da noi stessi, rivedendo il nostro stile di vita.
Fino a qualche tempo fa si pensava che per risolvere gli squilibri mondiali
dovevamo sforzarci dovevamo sforzarci di portare tutti gli abitanti della
Terra al tenore di vita proprio dei Paesi più ricchi. Poi questo obiettivo
è stato abbandonato perché questa proposta non è sostenibile. Difatti non
si concilia con la capacità della Terra né di fornire risorse, né di
assorbire tutti i rifiuti che verrebbero prodotti.
È stato calcolato che se si volesse garantire ad ogni abitante della Terra
il nostro stesso tenore di vita, ci vorrebbero altri cinque pianeti da
utilizzare come miniere, come foreste, come campi e anche come discariche
di rifiuti.
Dunque dobbiamo rivedere i nostri consumi, in modo da lasciare all'altro
80% della popolazione mondiale le risorse, l'energia e gli spazi ambientali
necessari per migliorare le loro condizioni di vita.
Il passaggio dal consumismo ad uno stile di vita più sobrio costringerebbe
inevitabilmente a scaldarci, dal modo di procurarci il cibo alla produzione
di energia elettrica.
3. Meccanismi economia alternativi.
È anche necessario rendersi conto dell'urgenza di rivedere in profondità
l'organizzazione dell'economia.
Fino ad ora di fronte ad ogni problema sociale si è sempre risposto con
l'aumento della produzione. Ma il giorno in cui si dovrà produrre e
consumare di meno, come sarà possibile riuscire a garantire a tutti un
posto di lavoro, la possibilità di curarsi, di studiare e di vivere con una
pensione dignitosa? Quel giorno, ci renderemo conto che le regole attuati
dell'economia di mercato non funzionano più e che dovremo applicarne di
nuove ispirate alla solidarietà, alla programmazione, alla gratuità. Se
non vorremo farci cogliere di sorpresa, dobbiamo cominciare fin d'ora a
studiare meccanismi economici alternativi. Per questo il nostro slogan è
che dobbiamo "impegnarci nel quotidiano, guardando lontano". Dobbiamo
essere capaci di batterci per i piccoli cambiamenti oggi, in vista di una
società nuova domani.
4. Una relazione provvidenziale
Quanto fin ora detto, è un campo dove uomini e donne di buona volontà -
credenti e non credenti - hanno imparato a unirsi per assicurare un
presente e un futuro migliori all'umanità sul nostro pianeta.
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Che fare come comunità cristiana
A livello parrocchiale
La comunità parrocchiale è impegnata - e spesso travolta- da tante sue
esigenze ordinarie,. attenzione a ciò che ha respiro più universale rischia
di rimanere solo episodica, quando invece dovrebbe farsi tangibile e
costante per influenzare positivamente cattività pastorale, le attività
formative e le scelte quotidiane. Succede così che una parrocchia,
richiesta di organizzare una sua azione pastorale sul tema del debito del
sud del mondo, si trova ad affrontare argomenti che non le sono molto
abituali, se pur fortemente avvertiti nell'odierna quotidianità, quali la
valutazione etica e l'economia e la riflessione sulle risorse di cui
dispone il nostro pianeta.
Inoltre il problema del debito dei Paesi del sud e[ mondo, proponendo alla
comunità cristiana attenzione alla sofferenza di intere popolazioni,
richiama anche il tenia della giusta retribuzione delle risorse della terra
destinate al Creatore a tutti gli uomini questa campagna chiede ora alle
comunità cristiane di passare da un atteggiamento che sponde alle
emergenze, ad un più profondo impegno di giustizia che forma l'attitudine
ad agire per il bene di tutti, partendo da una profonda conversione di se
stessi.
La parrocchia può favorire questo cammino proponendo la sperimentazione di
nuovi stili di vita.
1. Informare e tessere rapporti.
L'informazione può avvenire mettendo a disposizioni riviste, libri, filmati.
Ma anche organizzando conferenze e dibattiti su temi generali e su
meccanismi specifici di carattere economico commerciale, sociale, ambientale.
La parrocchia può aprire efficaci canali di informazione promovendo ad
esempio la comunicazione con i missionari. Sono da prediligere i contatti
che stimolano conoscenza, ascolto, e che permettono di rapportarsi con
culture e situazioni lontane Sembra molto utile anche consolidare forme di
gemellaggio con villaggi e parrocchie del Sud del mondo in modo, da dare
vita a un rapporto continuativo e coinvolgente.
2. Formare e accompagnare
Nell'omelia, nella catechesi, nelle attività formative dei giovani e degli
adulti è indispensabile approfondire le nostre responsabilità rispetto ai
beni e alle risorse del pianeta. Un tema importante è il significato
dell'affidamento all'uomo dei beni della creazione.
Ambito privilegiato di formazione sono poi gli incontri di preparazione al
matrimonio, i gruppi di giovani coppie, e ogni altro momento dove le
persone si sentono spronate a costruire il loro progetto di vita. Infine è
generalizzata la richiesta di essere sostenuti nella scelta di uno stile di
vita libero dalle pressioni di mercato e della globalizzazione commerciale:
sarà utile ricordare che in ambito mercantile e pubblicitario "l'obbedienza
non è una virtù, ma la più subdola delle tentazioni"
3. Celebrare ed agire.
Una comunità parrocchiale, attenta e consapevole della realtà del Sud del
mondo e dell'urgenza della salvaguardia dell'ambiente, è chiamata a dare
alcuni specifici e concreti segni di sobrietà e giustizia per essere, come
le prime comunità cristiane, di esempio, di stimolo e di educazione per tutti.
Potrebbe anzitutto essere interessante recuperare le conclusione
dell'Assemblea Ecumenica di Graz (1997) che, fra le altre cose, ha proposto
la celebrazione della Giornata della Creazione (la domenica di settembre).
Vi sono poi alcuni momenti in cui le attività pastorali rischiano di
perdere l'aspetto religioso per divenire un momento di consumismo sfrenato.
Le Cresime, le Comunioni, i matrimoni, il Natale ... appuntamenti sempre
più pervasi da un eccesso di consumo.
Se proprio alcune spese devono essere fatte perché non utilizzare canali
alternativi, come il commercio equo e solidale o le cooperative più
allargata possibile nelle decisioni e nelle scelte economiche della
parrocchia. Naturalmente questa stessa attenzione dovrà essere posta a
tutte le altre attività svolte come comunità cristiana e parrocchiale. Le
parrocchie devono anche valorizzare e proporre come esempio chi, come
singolo o come famiglia, sperimenta forme di vita ispirate alla sobrietà e
alla giustizia. Oltre ad essere incoraggiate e sostenute, queste persone
vanno ascoltate perché attraverso la loro esperienza la parrocchia può
verificarsi e proporre esperienze già concretamente visibili.
Infine la parrocchia può farsi portavoce di campagne di sensibilizzazione e
di pressione organizzate per indurre le imprese e i governi a comportamenti
più equi.
A LIVELLO DIOCESANO
Se veramente questi temi toccano la vita dei cristiani e la parrocchia è
l'ambito ordinario in cui educare informando, formando, celebrando e
agendo, occorre che le stesse problematiche trovino spazio e attenzione
anche nella programmazione a livello diocesano.
Ad esempio, a partire dalle proposte per la formazione di catechisti, degli
operatori pastorali, caritas, ..... per gli itinerari formativi dei
responsabili delle associazioni e dei movimenti.
Si tratterà di inserire questi temi nel calendario delle iniziative
diocesane, promuovere dibattiti pubblici, fissare un momento forte
nell'anno, offrire punti di informazione, sostenere chi intende promuovere
attività in questa prospettiva, ...
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Che cosa fare come persone
A livello personale si rileva spesso la tendenza a sottovalutarsi, allorché
il potere delle multinazionali, dei governi e delle agenzie internazionali
fa sentire come formichine incapaci di qualsiasi azione incisiva. Quando si
è assaliti da questo senso di impotenza, dobbiamo invece ricordarci che
nessun potere, neanche il più temibile, sta in piedi da solo.
Questo sistema economico continua ad esistere perché noi lo sosteniamo
attraverso i gesti del vivere quotidiano: il lavoro, il consumo, il
risparmio. È proprio consumando, lavora do e risparmiando come ci viene
proposto, che noi collaboriamo con questo sistema quasi, alla stregua di
complici.
Ecco perché siamo tutti responsabili dei misfatti i questo sistema economico.
La nostra responsabilità è però solo una faccia ella medaglia; l'altra è il
nostro potere.
Il nostro lavoro, il nostro consumo, il nostro risparmio, non sono
accessori di cui il sistema può fare a meno. Sono i pilastri portanti
della sua struttura. Dal momento che questi nostri gesti sono così
importanti per la sopravvivenza nel sistema, noi possiamo usarli per
condizionarlo ed obbligarlo a comportamenti diversi.
Nella Bibbia si parla di una grande statua di Nabucodonosor. Le sue
dimensioni erano imponenti e incuteva a tutti un grande terrore. Ma aveva
un difetto: ì piedi erano di argilla e bastava un po' d'acqua per farla
crollare. Occorre capire che nei confronti di un potere economico che
sembra ineluttabile noi siamo come i piedi di quella statua: basta che i
"No,. non collaboro", per metterlo in crisi.
Ecco cinque consigli pratici per vivere in maniera più responsabile e
contribuire al cambiamento
1. Recuperiamo il nostro pensiero, e i nostri valori.
Il modo migliore cui un, potere mantiene i suoi sudditi obbedienti è quello
di renderli incapaci di pensare. Per questo il nostro tempo, e la nostra
mente sono ormai raggiunti quotidianamente da interessi artificiali
(pubblicità, sport, erotismo, moda, frivolezze) lontani dai problemi veri.
Dobbiamo reagire stabilendo noi stessi come utilizzare il nostro tempo
libero, interessandoci di ciò che succede a livello locale e mondiale,
riflettendo sulla realtà in cui viviamo, giudicandola in base ai nostri
valori morali cristiani.
2. Informandoci correttamente
I mezzi di informazione sono in mano a pochi centri, che in genere
selezionano le notizie fornendo un quadro della realtà distorto e parziale,
in cui spesso non si dà voce alle proteste popolari, si nascondono i drammi
sociali, non si fanno emergere le responsabilità dei potenti.
Ma della grande stampa c'è anche un fiorire di informazione alternativa
gestita da gruppi del Nord e del Sud del mondo, che fanno emergere i drammi
dei poveri e danno conto del loro impegno.
Come singoli e come parrocchia possiamo sforzarci per immetterci in questo
circuito informativo, che si avvale non solo di materiale stampato ma
sempre più anche di Internet.
3. Compiamo scelte ragionate e coerenti.
Consumiamo e risparmiamo criticamente. In altre parole smettiamo di
comprare come ci impone la pubblicità e di utilizzare i nostri risparmi
badando solo al tasso d'interesse. Informiamoci e indirizziamo i nostri
consumi e i nostri risparmi verso imprese e banche che, oltre a rispettare
i lavoratori e l'ambiente, non sono coinvolte con la produzione di armi o
con forme di pubblicità aggressiva. Una soluzione è quella di rivolgerci
ai negozi del commercio equo e di investire i nostri risparmi nel circuito
della "finanza etica".
Ricordiamoci che se selezioniamo i prodotti in base alla loro storia e al
comportamento delle imprese è come se andassimo a votare ogni volta che
facciamo la spesa.
4. Facciamo sentire la nostra voce.
Ricordiamoci del detto "chi tace acconsente" Ogni volta che assistiamo a un
sopruso e non gridiamo la nostra protesta, ogni volta che raggiriamo una
legge o non permettiamo la giusta applicazione di molte leggi che già
abbiamo (pur quando perfettibili) per la difesa dei diritti dei più poveri,
realizziamo una grave omissione di responsabilità. Del resto sappiamo che
le denunce pubbliche, in particolare attraverso i media, hanno la loro
efficacia: aiutano a spiegare le motivazioni di certi comportamenti a vasti
settori dell'opinione pubblica, gettano un'ombra sulla reputazione di chi
gestisce il potere e ne indeboliscono il consenso quando non si basa su
programmi per il bene comune.
Un modo concreto per fare sentire la nostra voce è quello di creare
consapevolezza, offrire dati, partecipare a campagne di pressione
organizzate da vari gruppi, passare dall'informazione dei media
all'informazione diretta delle persone.
Ricordiamoci che ogni messaggio ricevuto da un politico o da un'impresa non
è considerato solo come l'opinione di un singolo individuo, ma come il
giudizio di centinaia di altre persone. Per questo le campagne di
pressione possono avere un grande potere di persuasione.
5. Formiamo una rete lillipuziana.
Nella favola satirica di Jonathan Swift "I viaggi di Gulliver" i minuscoli
lillipuziani, alti appena qualche centimetro, catturano Gulliver il
predone, di tante volte più grande di loro, legandolo nel sonno con
centinaia di fili. Gulliver avrebbe potuto schiacciare qualsiasi
lillipuziano sotto il tacco del suo stivale, ma la fitta rete tessutagli
attorno lo immobilizza.
Prendiamo esempio dai piccoli lillipuziani e cominciamo ad agire in maniera
collegata. Impariamo a comunicare con gli altri gruppi del territorio,
impariamo a organizzare delle iniziative insieme, a dividerci i pesi e
condividere le energie.
Troviamo le strade per dare visibilità reale a chi è impegnato per
un'economia di giustizia.
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Che cosa fare in famiglia
I comportamenti delle famiglie hanno grande rilevanza da un punto di vista
sia educativo che sociale. La famiglia è la prima scuola per i figli. In
seno ad essa si struttura il senso di responsabilità o la noncuranza, la
coerenza o l'ipocrisia, l'impegno o l'apatia, la speranza o il pessimismo,
il senso critico o la remissività. Il tutto non attraverso le parole, ma
attraverso i normali gesti quotidiani e in particolar modo il consumo e il
risparmio.
Ecco alcuni consigli per educarci alla sobrietà e per consumare in modo da
educare i figli alta responsabilità e alla coerenza, salvaguardare
l'ambiente, stimolare le imprese a comportamenti migliori, contribuire al
miglioramento dei piccoli produttori del Sud del mondo.
l. Riappropriamoci dei nostri bisogni e liberiamo il tempo.
Impariamo a parlare dei nostri veri bisogni e a ricercare insieme ciò che
può davvero soddisfarli. Proviamo a riscoprire la ricchezza dei beni
immateriali: le nostre relazioni, la cultura, il gioco, la spiritualità.
Impariamo a 'gustare' il nostro tempo, liberato dai beni materiali, per
soddisfare i nostri bisogni profondi.
Scegliamo con cura il modo in cui impiegare il tempo nella e della
famiglia. Ad esempio, usiamo la televisione come uno strumento al pari del
ferro da stiro o della lavatrice. Accendiamola solo quando c'è un
programma che ci interessa.
2. Scegliamo uno stile di vita sobrio e comunitario.
Ogni volta che stiamo per comprare qualcosa chiediamoci se dobbiamo davvero
possederlo. Se si tratta di un oggetto durevole, forse possiamo
acquistarlo insieme ad altre famiglie in modo da utilizzarlo insieme.
Prima di gettare qualcosa chiediamoci se è davvero da buttare o se possiamo
ripararlo.
3. Consumiamo e risparmiamo con mente critica.
Anzitutto ricordiamoci che, se selezioniamo i prodotti in base alta loro
storia e al comportamento delle imprese è come se andassimo a votare ogni
volta che facciamo la spesa.
Ogni volta che ci avviciniamo a un prodotto chiediamoci o sono stati
trattati i lavoratori e se è stato spettato l'ambiente. Quando depositiamo
i nostri denari in banca chiediamoci, che fine faranno.
Ogni, volta che investiamo in borsa chiediamoci quale, impresa rafforziamo.
Compriamo tutto ciò che possiamo nei negozi del commercio equo, e 1 quando
ci rechiamo al supermercato, cerchia o i prodotti contraddistinti dal
marchio 'Transfair" perché appartengono al commercio equo.
Depositiamo almeno parte dei nostri risparmi nel circuito della "finanza
etica" La struttura più nota, di dimensione nazionale, è la Banca Etica ma
in alcune zone esistono anche iniziative di dimensione locale con varie
denominazioni.
4. Diminuiamo la nostra impronta ecologica.
Ogni nostro consumo tende ad utilizzare risorse naturali o a produrre
rifiuti che la natura deve smaltire.
E' possibile ridurre l'impatto dei nostri comportamenti di consumo con un
po' di attenzione e scelte semplici, come la scelta di frutta e verdura di
stagione, locale, possibilmente biologica.
Fare attenzione a non acquistare prodotti inutilmente imballati, evitare
gli oggetti usa e getta, usare una borsa di stoffa per la spesa...
Risparmiare energia è facile con alcune attenzioni (spegnere le luci, usare
lampadine a basso consumo, spegnere gli apparecchi in stand by, ... ) e
possibile con alcuni accorgimenti (isolamento delle pareti, migliori
finestre, ... ).
Scegliere i mezzi pubblici o la bicicletta riduce notevolmente l'impronta
ecologica della famiglia...
Anche nelle pulizie, si può fare attenzione a non usare detersivi quando
non serve, a sostituirli con prodotti naturali o ad autoprodurli!
5. Facciamo il nostro "Bilancio di giustizia".
Scriviamo tutto questo nero su bianco. Accogliamo l'invito della campagna
"Bilanci di giustizia" e teniamo sotto controllo le nostre spese familiari
in un'ottica di giustizia e sostenibilità ambientale. Poniamoci degli
obiettivi di cambiamento e attraverso il bilancio verifichiamoli ogni mese.
Mettiamoci in contatto con altre famiglie della zona, che hanno intrapreso
lo stesso cammino, per sostenerci a vicenda e formare un gruppo visibile.
Dimostriamo che è possibile consumare meno e vivere meglio!
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Organizzazioni che promuovono
Stili di vita alternativi
Bilanci di Giustizia
La campagna Bilanci di Giustizia è una rete di persone e di famiglie che si
sono interrogate sul loro stile di vita e documentano mensilmente i loro
tentativi di cambiamento, i successi e le difficoltà nella revisione dei
consumi verso un'economia di giustizia.
Gli obiettivi
. Rivedere come famiglia i propri consumi ed il proprio stile di vita
secondo criteri di giustizia nei confronti dei lavoratori e dei produttori
del sud del mondo e nei confronti dell'ambiente.
. Riscoprire la propria libertà, come nucleo familiare, di fronte alla
proposta incalzante di aumentare i consumi.
. Dimostrare con i numeri e con i fatti (con il bilancio e con nuove
esperienze) che è possibile un'economia diversa, al servizio dei bisogni
reali degli uomini e che non Li renda schiavi.
Gli strumenti
. La tenuta del bilancio familiare. Oltre che, per registrare Le uscite,
il modulo è predisposto per raccogliere gli obiettivi di revisione, i
cambiamenti e Le riduzioni che vengono decise in famiglia.
. La raccolta dei bilanci. Come documentazione del percorso attuato datta
famiglia, con vatenza pubblica e politica.
. L'incontro e il confronto. Attraverso gruppi Locali dove si possono
scambiare informazioni e progettare azioni comuni.
Per chiedere informazioni, relatori o persone e/o gruppi in zona, contattare:
Bilanci di Giustizia
via Trieste, 82/c
30175 - MARGHERA - Venezia
Tel/fax: 041-5381479
E-mail: bilanci@libero.it
CONSUMO CRITICO
Il Consumo critico è un atteggiamento di scelta costante di ciò che si
compra ogni volta che si fa la spesa.
Consiste netta scelta di prodotti non solo in base al, prezzo o alta
qualità, ma anche in base alla storia dei prodotti ed al comportamento
delle imprese che li producono o li vendono. In Consumo critico punta a
far cambiare il comportamento le imprese attraverso oro stesse regole
economiche basate sullo scambio tra domanda e offerta. Infatti scegliendo
cosa comprare e cosa scartare, si segnala alle imprese un giudizio sul Loro
comportamento, a sostegno di forme produttive corrette.
Per chiedere informazioni, relatori, persone e/o gruppi in zona contatta
Centro Nuovo Modello di Sviluppo - ONLUS
Via della Barra, 32
56019 - VECCHIANO (PI)
Tel. 050/826354 - Fax. 050/827165
E-mail: coord@cnms.it
COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
Nato nel nord Europa come nuova forma di cooperazione allo sviluppo, in
contrasto con le forme d'assistenzialismo nei confronti dei paesi del Sud
del mondo, il Commercio equo e solidale si é sviluppato in Italia negli
ultimi dieci anni, fino a disporre di duecentocinquanta 'botteghe del
mondo" e cinque centrali d'importazione, che hanno rapporti diretti con
circa 160 gruppi di produttori in Asia, Africa e America Latina. Gli
strumenti e le modalità del commercio equo sono la relazione diretta tra
produttore e consumatore, la valorizzazione dei prodotti tipici alimentari
e d'artigianato, il pagamento equo del produttore, l'importazione e la
distribuzione attraverso una rete a gestione democratica e trasparente.
Per chiedere informazioni, relatori, persone e/o gruppi in zona, contattare:
Associazione Italiana Botteghe del mondo
Via Ferrari Bonini, 3
42100 - REGGIO EMILIA
Te[. 0522/541914
E-mail: assobdm@tin.it
ECONOMIA DI COMUNIONE
Economia di comunione: un agire economico improntato alla "cultura del
dare", un'organizzazione produttiva che vuole coniugare regole e valori
dell'impresa con i valori della comunione e coinvolge circa 700 imprese
principalmente "for profit" in tutto il mondo.
Per avere informazioni più approfondite:
www.focolare.org
FINANZA ETICA
La Finanza etica usa i soldi per sostenere iniziative autogestite e
collettive che non hanno fine di lucro, tese a tutelare l'uomo e l'ambiente
e a promuovere la cultura della pace.
Da venti anni questo circuito esiste anche in Italia, sostenendo realtà
sociali spesso non altrimenti finanziabili, dove l'uomo prevale sul
profitto, tutti possono agire da protagonisti, la relazione tra le persone
ritrova centralità.
Per chiedere informazioni, relatori, persone e/o gruppi in zona, contattare:
BANCA ETICA
Piazzetta Forzatè, 2
35100- PADOVA Tel. 049-8771111
E-mail: posta@bancaetica.com
VOLONTARIATO INTERNAZIONALE
Nato negli anni '60, si è sviluppato in una molteplicità di organismi
attivamente impegnati nella cooperazione con i popoli del Sud del mondo.
Attraverso questi organismi, negli ultimi 30 anni sono oltre 13.000 i
volontari italiani che hanno prestato due o più anni di servizio in
progetti di promozione umana e sociale nei paesi più poveri.
Per avere informazioni e contatti con l'organismo più vicino:
Volontari nel mondo - FOCSIV
Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario
via S. Francesco di Sales 18
00165 Roma
tel. 06 6877796 - 6877867
fax. 06 6872373
e-mail: focsiv@www.glauco.it
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Informazioni a cura di PEACELINK
E' incoraggiata la libera diffusione (citando la fonte)
web: http://www.peacelink.it
e-mail: a.marescotti@peacelink.it
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Indirizzo di posta convenzionale:
PeaceLink, c.p.2009, 74100 Taranto (Italy)
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Per sostenere PeaceLink: ccp 13403746
intestato ad Associazione PeaceLink, via Galuppi 15, 74010 Statte
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