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Diritti delle donne violati?
From: Sabrina Fusari <safusar@tin.it>
Subject: Diritti delle donne violati?
Cc: kfqma@tin.it,ramalkandy@iol.it
Carissime,
dopo aver letto questo articolo, ho deciso, anche se è lungo e il mio
scanner non lo legge (figuriamoci!! :)) di ricopiarvelo per intero, perché
mi sembra che i dati che vengono messi in evidenza siano di una gravità
inaudita. Lo ritengo altamente attendibile, in quanto una delle due autrici
è un'esponente di rilievo dell'Istituto Superiore di Sanità, mentre l'altra
è ricercatrice presso il CNR (che non può certo essere tacciato di
parzialità o di essere politicamente tendenzioso).
L'articolo riguarda la legge sulla procreazione assistita che sta per
essere approvata in Italia, e ne sottolinea il carattere ascientifico e
guridicamente assai pericoloso. A quanto pare, il testo di legge, oltre a
trovarsi in aperto contrasto con altre leggi dello Stato già in vigore,
contiene elementi fortemente lesivi dei diritti delle donne, e quindi, in
senso più esteso, lesivi anche dei diritti umani.
Vorrei dunque chiedere a Enrico e Alessandro di PeaceLink (in Cc) se
ritengono opportuno mettere questo articolo sul sito di PeaceLink. Io penso
proprio che sia il caso, e proporrei anche di dargli una certa rilevanza,
se possibile, visto che di questa legge e soprattutto delle sue
implicazioni lesive del diritto alla salute della donna si parla pochissimo
(e meno ancora si parla delle conseguenze veramente disastrose che una
legge del genere potrebbe avere sui diritti dell'infanzia; e ovviamente, in
un paese fortemente cattolico, non si parla per nulla della violazione
palese dei diritti delle coppie omosessuali, che è anch'essa però presente
a chiare lettere e gravissima nel testo di legge in discussione).
Mi sembra che la situazione sia molto preoccupante e che sia nostro dovere
di Associazione di volontariato dell'informazione dare la giusta rilevanza
alla cosa. Qui non si tratta di fare politica, ma di informare gli amici, e
soprattutto le amiche di PeaceLink del pericolo che incombe sulla nostra
libertà e sopratutto sulla nostra salute, se lo Stato ci scodella una
legge del genere.
Leggete, pensateci e fatemi sapere.
Grazie,
Sabry
La legge sulla procreazione assistita in discussione alla Commissione
igiene e sanità del Senato.
Non emendabile
di Nora Frontali e Flavia Zucco*
(*) Dirigente di ricerca presso l'Istituto Superiore di Sanità;
Ricercatrice presso l'Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR
Il disegno di legge sulla procreazione medicalmente assistita (PMA)
licenziato alla Camera e in questi giorni all'esame del Senato, a nostro
parere non è emendabile, e va respinto in blocco. Per ovviare alle carenze
legislative in questo campo basterebbe, almeno provvisoriamente,
un'ordinanza del Ministero della sanità per la regolamentazione dei Centri
e per il monitoraggio epidemiologico dei risultati di queste tecniche. A
fronte dei cicli ormonali effettuati, occorre infatti raccogliere ed
elaborare statisticamente tutte le informazioni sulle gravidanze ottenute e
i loro esiti, gli eventuali aborti e le caratteristiche dei nati: il numero
dei nati vivi, dei nati morti, il peso alla nascita, la prematurità,
eventuali difetti congeniti, sopravvivenza.
Questa esigenza di monitoraggio non è stata avvertita dai legislatori, che
nel disegno in questione parlano solo di un Registro dei Centri: una specie
di repertorio dei Centri abilitati a operare la PMA. Di informazioni sui
risultati della procreazione medicalmente assistita in Italia avremmo
invece estremo bisogno, anche per confrontare il nostro con gli altri paesi
tecnologicamente avanzati.
Se per disgrazia questa legge dovesse passare, è altamente probabile che le
percentuali di successo delle PMA calerebbero drasticamente. Ciò a causa
dell'intero impianto della legge, che si preoccupa soprattutto di vigilare
a che nessun ovulo fecondato vada perduto e, a questo fine, mette in opera
una serie di divieti, entrando pesantemente nei dettagli operativi della
tecnica. Per i nostri legislatori, infatti, la perdita anche di un solo
ovulo fecondato (un ovulo, cioè, nel quale è penetrato un campione del
prezioso DNA paterno) è peggiore assai che mettere in forse la salute della
donna e la riuscita, già problematica, dell'intero procedimento
procreativo, con gli enormi costi fisici e psicologici che esso comporta,
legati fra l'altro all'intenso e rischioso trattamento ormonale necessario
per ottenere la superovulazione. Anzi, con la nuova legge, le donne
dovranno sottoporsi a tale trattamento più e più volte (moltiplicandone
quindi i rischi), poiché la "sacralità" dell'embrione ne vieta il
congelamento. L'operatore che violi questi divieti è punito con la
reclusione da 3 a 10 anni, con la multa da 100 a 300 milioni di lire e con
l'interdizione per 5 anni dall'esercizio della professione. Forse, i nostri
legislatori, rendendosi conto degli effetti deleteri di tutti questi
divieti sulla buona riuscita della procreazione, hanno espressamente
escluso la possibilità di una sistematica raccolta ed elaborazione di dati
in proposito.
Del resto, quasi tutti gli articoli di questa legge sono di ispirazione
fondamentalita e maschilista, a cominciare dal primo, che afferma fin da
subito i diritti particolari del concepito e interpreta la PMA come una
cura della sterilità, facendo quasi balenare una sua utilità ad arginare il
calo demografico, per continuare poi con gli articoli che vietano la
donazione dei gameti, nonché l'accesso alle tecniche per chi non sia parte
di una coppia eterosessuale stabile con infertilità accertata. Vietata
anche la sperimentazione, che sola potrebbe servire in un futuro a far
progredire queste tecniche, riducendone i rischi e aumentandone le
probabilità di successo.
Le tecniche di PMA sono in tutto il mondo di difficile e aleatoria riuscita
e non prive di rischi per la madre e per i bambini (il plurale è d'obbligo,
data la frequenza delle gravidanze plurime), ma in Italia, con tutti questi
divieti, ciò sarà vero in misura assai maggiore, e assisteremo sicuramente
a un flusso importante di turismo procreativo verso altri paesi.
Ci siamo sempre domandate se sia il caso di richiedere che la PMA sia
offerta gratuitamente da parte del Servizio sanitario nazionale: dato il
suo costo (senza contare il costo delle cure necessarie per seguire
gravidanze e bambini così a rischio), e la sua scarsa probabilità di
riuscita, riteniamo che non si tratti comunque di una priorità per il
complesso degli utenti italiani. Ma se questa legge dovesse
malauguratamente passare, tale spesa pubblica non sarebbe davvero
giustificabile.
(da Liberazione, giovedì 10 febbraio 2000, pag.21)