[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
immigrazione: due lettere di Peppe Sini
Lettera aperta al Ministro dell'Interno Enzo Bianco
Tre orrori che devono cessare
Signor Ministro,
aggiungendo la mia voce a quella di tanti altri, vorrei persuaderla di tre
cose.
La prima, che i campi di concentramento in cui sono reclusi immigrati che
non hanno commesso reati e che vengono proditoriamente e crudelmente
privati di ogni diritto, ebbene, quei campi di concentramento sono una
infamia e un orrore, assolutamente antigiuridici ed incostituzionali.
Quanti altri roghi umani ci vorranno prima che si capisca che occorre
abolirli?
La seconda, che la pratica dei respingimenti è una oscena feroce barbarie:
essa viola de facto e de iure il diritto di asilo. Con i respingimenti
nella generalità dei casi si riconsegnano nelle mani degli aguzzini le
vittime che agli aguzzini erano riuscite tra mille stenti a sfuggire.
Perché cessi questa "internazionale del terrorismo di stato", a quanti
altri omicidi occorrerà assistere?
La terza, che la tattica dei decreti di espulsione per le persone in
condizioni di irregolarità amministrativa produce un unico risultato:
costringe persone innocenti alla clandestinità, le priva della solidarietà
cui hanno diritto, le getta in preda ai poteri criminali.
Quando lo stato cesserà di aiutare stolidamente e scelleratamente le mafie;
quando cesserà di perseguitare le vittime invece di aiutarle?
Molti anni fa ebbi l'onore di coordinare per l'Italia una campagna di
solidarietà con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime
razzista sudafricano. Oggi laggiù, grazie a Mandela ed ai suoi eroici
compagni, l'apartheid è cessato: in Italia è in virulenta crescita.
La saluto con infinita amarezza,
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 25 gennaio 2000
Mittente: Peppe Sini, str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax
0761/353532
=====
Al Ministro per la Solidarietà Sociale, on. Livia Turco
Risposta alla sua cortese lettera del 10 gennaio 2000:
a) occorre con legge ordinaria concedere subito il diritto di voto
amministrativo ad oltre un milione di immigrati legalmente residenti in
Italia;
b) occorre abolire i campi di concentramento istituiti dalla legge 40/98 in
quanto strutture antigiuridiche ed incostituzionali.
Gentile Ministro Livia Turco,
in primo luogo mi permetta di ringraziarla per la sua cortese lettera del
10 gennaio, con la quale ha voluto rispondere alla mia del 12 novembre scorso.
In secondo luogo mi conceda di rendere pubblica la sua lettera e la
presente mia risposta ad essa, poiché l'oggetto del nostro carteggio è
appunto di rilevante interesse pubblico.
Come ricorderà le questioni su cui avevo chiesto il suo parere e il suo
impegno sono due:
a) il riconoscimento del diritto di voto per le elezioni amministrative
agli stranieri legalmente residenti in Italia;
b) l'urgente necessità dell'abolizione dei campi di concentramento per gli
immigrati, strutture antigiuridiche ed incostituzionali.
Sulla prima questione, la necessità di riconoscere al più presto il diritto
di voto agli stranieri residenti in Italia per le elezioni amministrative,
quanto al fine siamo perfettamente d'accordo; ciò su cui mi permetto di
esprimere una preoccupazione e un dissenso è sul fatto che la via giusta
per realizzare questo obiettivo possa essere quella presa dal governo:
ovvero un disegno di legge di modifica dell'art. 48 della Costituzione.
Lei naturalmente si rende conto che la modifica della Costituzione è la più
difficile delle strade, e si corre il rischio che, stanti le particolari
procedure previste per l'approvazione e gli attuali rapporti di forza
parlamentari tra schieramento più o meno democratico e schieramento
esplicitamente razzista (mi perdoni la semplificazione brutale), questa
strada sia hic et nunc pressoché impraticabile.
Io credo che la via possibile ed opportuna sia quella di una legge
ordinaria che subito riconosca il diritto di voto a tutti i residenti per
le elezioni amministrative, come naturale sviluppo di esperienze concrete
già in corso e di precedenti legislativi sia italiani che internazionali
(un riferimento decisivo è la Convenzione di Strasburgo del 5/2/1992; un
precedente rilevante è il voto amministrativo riconosciuto dal 1996 agli
stranieri provenienti da altri paesi europei).
Sulla seconda e più drammatica questione, devo esprimere un netto dissenso
dall'impostazione cui nella sua lettera anche lei pare aderire: a mio
parere (ed anche secondo il parere di illustri giuristi) i centri di
permanenza temporanea istituiti dalla legge 40/98 sono a tutti gli effetti
delle strutture antigiuridiche ed incostituzionali, essi vanno quindi
aboliti tout court e sostituiti con luoghi di accoglienza in cui le persone
siano ospitate ed assistite restando libere e mantenendo tutti i loro
diritti, in quanto non abbiano commesso alcun reato.
Se all'elementare principio di civiltà giuridica, che nessuno può essere
privato della libertà senza che sia stato giudicato colpevole di un reato,
si oppone (ed è l'argomento invero assai debole che anche lei fuggevolmente
adombra nella sua lettera) che vi possono essere persone che si sottraggono
all'identificazione, ebbene, in questo caso non c'è bisogno di strutture
extragiuridiche e procedure palesemente arbitrarie, ma basta applicare
l'ordinaria legislazione penale.
Se la finalità che si vuol perseguire è quella dichiarata, di garantire
sicurezza per tutti e reprimere i reati, allora le leggi in vigore valide
erga omnes bastano e avanzano, e di questi orribili ed ignobili campi di
concentramento per gli immigrati non vi è proprio alcun bisogno; se invece
lo scopo è quello di usare la crudeltà per dissuadere persone innocenti e
fuggiasche dal venire nel nostro paese, ebbene questa finalità è talmente
disumana e criminale che non merita commento: in ogni caso, i centri di
permanenza temporanea (rectius: campi di concentramento) devono essere
aboliti in quanto antigiuridici ed incostituzionali, lesivi della dignità
umana, contrari allo stato di diritto, incompatibili con un ordinamento
democratico.
Ovviamente occorre altresì riformare profondamente la legge 40/98 (e il
D.Lgs. 286/98, e il DPR 394/99) non solo su questo punto, ma su tutta la
materia del respingimento e dell'espulsione, al fine di restaurare la
primazia della Costituzione, la certezza del diritto e la vigenza dei
diritti umani che quelle norme violano flagrantemente.
Altre osservazioni avrei da aggiungere, ma questa lettera è forse già fin
troppo lunga.
Nuovamente la ringrazio per l'attenzione che ha voluto dedicarmi, e
nuovamente la esorto ad impegnarsi vieppiù nel Consiglio dei Ministri e
verso il Parlamento in difesa dei diritti umani ed affinché la politica
dell'immigrazione del nostro paese divenga una buona volta rispettosa della
dignità di ogni essere umano.
Le auguro buon lavoro, e le porgo cordiali saluti,
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 22 gennaio 2000
Mittente: Peppe Sini, c/o "Centro di ricerca per la pace"
str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532