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nonnismo: uomini o caporali?
From: "Silvia" <cervelle@sincon.it>
Il disgusto, l'amarezza e la comprensione mi hanno spinta a
scrivere quest'e-mail, per commentare ulteriormente la commossa vicenda
dell'ex-allievo ufficiale Alessandro Marescotti. Prima di iniziare, devo
ammettere che il punto di vista di noi "gente comune", di chi vive al dì
fuori di queste storie squallide dove la prevaricazione e l'ingiustizia
sono all'ordine del giorno, non può certo avvicinarsi minimamente a
differenza di chi queste situazioni le ha vissute o le vive. Io, PER
FORTUNA, posso soltanto riportare quanto ho appreso da un ragazzo,
PURTROPPO, invischiato nella vita militare.
Vorrei raccontarvi, in particolare, un episodio che mi ha piuttosto
sconvolta. un ragazzo considerato nella sua scuola militare "anziano" mi ha
raccontato questa storia. Dopo la triste vicenda del parà di Pisa, adesso i
capitani stanno cercando di proteggere i cosiddetti "cappelloni" del primo
anno. Nonostante questa premura, le ingiustizie continuano ad esistere,
divenute forse ancora più gustose perché fuori legge. Ad un cappellone, con
una vicenda familiare tragica, è stato vietato l'uso del cellulare. A prima
vista, può sembrare una cosa stupida. Ma purtroppo non lo è. Il ragazzo
portava sempre con sé il cellulare non per parlare con la propria fidanzata
o con un suo caro amico (anche se non ci sarebbe niente di male...), bensì
per avere notizie della propria madre dilaniata da un tumore e dalla
chemio. Il ragazzo che mi ha raccontato questa vicenda è una sorta di
"padrino" per questo "figlioccio". Quando è venuto a conoscenza di questi
fatti, non solo non si è schierato contro il povero "kaps", ma lo ha punito
facendolo "pompare", cioè con delle innumerevoli serie di flessioni. Il
comportamento suo e degli altri "anziani" è davvero da considerare INUMANO.
Come si può negare ad un figlio la possibilità di mantenere un contatto con
la madre in fin di vita?? Qual è il motivo di tanto cinismo??
Condivido pienamente la tesi di Alessandro: una sorta di rivalsa
nei confronti di chi è più vulnerabile e ha il dovere di sottostare agli
ordini di ragazzi in cerca di una valvola di sfogo...Tutti, in quella
scuola, sono stati vittime di ingiustizie e abusi. Tutti potrebbero esporre
denuncia per nonnismo lì dentro. Credetemi, TUTTI. Ma invece di combattere
questo squallido fenomeno, invece di cercare di far scomparire del tutto
questo pericolosissimo fenomeno, si continua questo giro vizioso al grido
di: "Hanno fatto del male a me, perché non dovrei farne a te?".
Vorrei riportarvi per intero una tradizione che avviene sempre in
questa scuola: il canto della "pompa". Immaginate un po', questi ragazzi
impauriti, che non sanno cosa li aspetta, non sanno quale sarà il loro
futuro, vengono raccolti in sala mensa per dover subire le ingiurie degli
anziani che cantano sulle loro teste rasate questa canzone:
"Questo è il canto della pompa,
che noi vi canteremo,
e nel silenzio sacro (ci mettono di mezzo perfino i santi!),
voi lo ascolterete
queste son le tradizioni,
queste son le antiche usanze
che gli anziani e i cappelloni
forniranno forniranno in quantità.
Chi te l'ha fatto fare,
povero cappellone,
qui sei venuto a imparare
l'arte di Napoleone.
Cappellone che qui sei venuto
dalla casa ricordati che
della scuola noi siamo i padroni,
del collegio noi siamo i re;
se la scuola per te sarà dura,
ben più dura la vita sarà.
Non ci sono per noi collettoni (raccomandati),
tutti quanti dovrete schiatta'.
Oh su, rassegnati, o cappellone...
Pompa, pompa, povero cappellone.
SCHIATTA!"
Quando ho cercato di far ragionare questo ragazzo sulla
stupidaggine del suo gesto, mi sono sentita dire: "Tu non puoi capire". IO
non posso capire? E cosa dovrei capire? Ci sono cose che non hanno bisogno
di essere capite o spiegate, perché si sa che sono ingiuste; non possono
esistere modi di giudicare differenti...Io ho cercato di comprendere i
motivi, ma non ne trovo neanche mezzo per poter giustificare questi gesti.
Sono tradizioni che vanno conservate, come era una tradizione per gli
americani del '600 avere i propri schiavi. Sono tradizioni che non possono
essere abolite anche se amorali. Questa è la vita militare. Una serie di
ingiustizie e prevaricazioni. E dovrebbero prepararti per la vita vera. La
vita ancora più dura, come dice il canto.
Ho riportato un breve episodio. Ce ne sarebbero tanti altri ma
tutti simili e tutti condannabili alla stessa maniera. E non è questione di
essere fascisti o comunisti, scusatemi...E' questione di essere persone
umane. Non scorderò mai l'odio e la rabbia negli occhi di quei ragazzi, le
loro braccia tese...Non credevo si potesse odiare così profondamente a soli
18 anni.