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approfondimento su Seattle: chi governa il mondo?



Chi governa il mondo? Seattle e’ un banco di prova 

Di Alessandro Gimona, Peacelink 
e-mail: ag0648@mluri.sari.ac.uk

La democrazia nel mondo e’ in difficolta’. Il modello di stato, emerso
dalla pace di Westfalia, e reso democratico dalle idee illuministe, e'
messo in profonda crisi dalla globalizzazione. Gli stati nazionali sono
sempre meno entita' delimitate dal punto di vista politico. Di conseguenza,
i concetti di 'demos', cittadinanza, autogoverno, consenso,
rappresentazione, sovranita' popolare sono rimessi in discussione dal fatto
che attivita' politiche ed economiche si fanno sempre piu' interconnesse a
livello globale. 
Nella transizione verso un diverso ordine mondiale, i protagonisti sono,
schematicamente,  le lobby economico-finanziarie, i governi ( e
specialmente i governi del primo mondo), e la societa' civile, organizzata
ma frammentata in una miriade di forme. I negoziati della WTO a Seatlle
sono un esempio di come il confronto proceda. 
Le lobby economico-finanziarie hanno come obiettivo lo smantellamento di
ogni forma di "ingerenza" che sia d'ostacolo alla competitivita’, cioe' al
profitto degli azionisti. Molte compagnie transnazionali (CTN), sono
abbastanza potenti da influenzare il pattern del commercio globale, i
flussi tecnologici e l'occupazione [1]. Sono anche abbastanza potenti da
influenzare i governi. In una parola, agiscono in modo paragonabile a
stati, ma non sono responsabili verso governi o cittadini e non vi e’ un
effettivo meccanismo di retroazione riguardo ai loro comportamenti. 
Organismi che in teoria avrebbero la funziuone di mediare e
regolamentazione (come FMI, Banca Mondiale, WTO), finiscono per essere uno
strumento fortemente influenzato dalle lobby, grazie alle collusioni tra
governi e mondo economico. Questi organismi sono parte di quello che il
Financial Times ha definito “governo mondiale de facto”. 
Uno dei nodi centrali del conflitto tra democrazia territoriale e attivita'
delle CTN e' il Foreign Directed Investment (FDI) cioe' gli investimenti in
paesi stranieri, che implicano la produzione di beni e servizi in paesi
diversi da quello di origine. Per ora, FDI e' un fenomeno relativamente
limitato a paesi del primo mondo, ma e' destinato a crescere con
l'espansione verso paesi in via di sviluppo. La posizione, dei sostenitori
del “libero mercato”, fatta propria dal  GATT, e' che le condizioni in cui
gli investitori operano in ogni paese debbono essere non discriminatorie.
Tradotto in pratica, questo significa che, se la legislazione di un paese
e' troppo stringente, per esempio  in materia di condizioni di lavoro,
legislazione ambientale, protezione della salute, le leggi possono essere
dichiarate GATT-illegali e lo stato in questione deve cambiarle, pena
sanzioni. 
Veniamo  ai negoziati di Seattle e alla WTO. Che i negoziati governativi
saranno fortemente influenzati dalle lobby e' stato ammesso anche dall'
ex-presidente del GATT, Arthur Dunkel.  Per esempio, la Boeing, per cui la
posta in gioco e' alta, ha donato 250.000 dollari per l'incontro
ministeriale. Sempre la Boeing ha ottenuto cinque posti  ad un pranzo che
le da' accesso ai  ministri commerciali dei paesi chiave. La Monsanto, che
spera di vedere approvata la brevettabilita' del materiale biologico, e'
pure in ottima posizione. Il suo presidente, Robert Chapiro, guida  il
comitato di consulenza al Presidente (USA) per la politica commerciale. Il
rapporto incestuoso tra governo USA e Monsanto e' ulteriormente
esemplificato dal fatto che Mickey Cantor, che era rappresentante del
governo durante l'Uruguay round del GATT, fa ora parte del consiglio di
amministrazione della compagnia bio-tecnologica. 
Il carattere burocratico e profondamente anti-democratico della WTO,
sottratto ad un effettivo controllo e negoziazione da parte di tutti coloro
che hanno qualcosa in gioco, puo' essere compreso considerando alcuni punti
principali: 

Il principio precauzionale e' ignorato dalle procedure 
Le udienze non sono pubbliche, e la 'giuria' e formata da un comitato di
tre esperti commerciali 
Non c'e' spazio per la presentazione di punti di vista alternativi, per
esempio da parte di ONG. 
I documenti  non sono accessibili ed il voto e' segreto. 

La mancanza di controllo democratico su questa istituzione e' tanto piu'
preoccupante quanto piu' si pensa alla sua potenziale influenza
sull'economia, la societa' e l’ambiente a livello globale. 
Obiettivi specifici a parte, se lo spirito attuale della WTO prevale, e'
plausibile aspettarsi che questa promuovera'  l'eliminazione di una parte
della esistente legislazione ambientale, sociale, e a tutela della salute e
ostacolera' la ulteriore formazione di tale legislazione, specialmente in
paesi in via di sviluppo. Per esempio, legislazione che sia tesa a
promuovere prodotti e pratiche piu' compatibili con l'ambiente, compresa la
etichettatura di prodotti, come quelli modificati geneticamente, potrebbe
essere dichiarata GATT-illegale, con ovvie conseguenze sulla politica
ambientale e di prevenzione sanitaria. 
Qualche esempio attesta che queste non siano fantasie.  Il Clean Air Act,
dell' EPA (agenzia di protezione ambientale US) ha dovuto essere
modificato, cioe' reso piu' permissivo, perche' dichiarato GATT-illegale
dalla WTO. (Che le conseguenze di questo atto sulla salute pubblica saranno
studiate dagli epidemiologi, e' di scarso conforto). Sempre la WTO ha gia
decretato che Il Marine Mammal Protection Act, negli USA,  non puo'
proteggere delfini se interferisce con la pesca del Tonno. Infine, la
dichiarazione di illegalita'  del bando della carne americana agli ormoni,
imposto dalla  UE, tenta di imporre standard sanitari che i suoi cittadini
e i loro rappresentanti considerano inadeguati. Il tutto dietro porte
chiuse. Questi sono solo piccoli esempi di come Il governo mondiale de
facto stia esercitando un' autorita' che una gran parte dei cittadini del
pianeta non gli ha delegato. La globalizzazione, dunque, determina una
crescente separazione dell' economia dalla politica, ridotta al ruolo di
management, e comporta l'esclusione di coloro che non hanno influenza ed
accesso  ai centri del potere . 
Nel futuro prossimo, potrebbe consolidarsi un ordine mondiale in cui il
libero mercato prevalga, in cui gli stati abbiano come obbiettivo
predominante la competitivita' e in cui la societa’ civile sia relegata a
spettatrice. Cio’ avrebbe come conseguenza prevedibile la ulteriore
polarizzazione delle societa' in vincenti e perdenti, elite ed  esclusi.
Anche se il contesto e' diverso, non sarebbe la prima volta che il pendolo
della storia oscilla tra la mancanza di controllo sociale sull' economia, e
la (ri-)imposizione di regole sulle condizioni di lavoro, diritti
sindacali, stato sociale, da parte della societa' civile. Gia’ negli anni
'40 , Polanyi [2] riconobbe nello svincolo dell'economia dalla societa' una
delle cause della  decadenza dei valori umani e democratici nell' Europa
degli anni '30. Rappresentazione e consenso, dunque,  debbono essere
adeguatamente discussi, e rinegoziati prima di incamminarsi su questo
sentiero, che polarizza I rapporti all’ interno delle societa’ e
marginalizza i Paesi in Via di Sviluppo. 
S.M. Gobal, coordinatore del gruppo indiano National Alliance for People's
Movement (http://www.foil.org/politics/napm) sostiene che " FMI, Banca
Mondiale, WTO subiscono la pressione delle compagnie trasnazionali e stanno
ostacolando lo sviluppo per cui ci battiamo". 
Per il  futuro prossimo, Il rimedio non puo' che essere la riconduzione
dell'economia verso la sfera politica e democratica, con un ampiamento
della base decisionale. Un passo fondamentale per raggiungere tali
obbiettivi e’ la riforma di tutti gli organismi del governo de facto (per
esempio Banca mondiale, WTO, FMI) per renderli trasparenti e democratici, e
la promozione della partecipazione di tutti i settori delle societa’ nel
guidare (e limitare, quando e’ il caso) il processo di globalizzazione.
Centrale, per questo progetto, e’ la riforma in senso democratico delle
Nazioni Unite. A questo proposito, un documento molto interessante, che
articola un progetto di riforma, e’ “Our global Neighborhood”, della
“Commission On Global Governance” [3] . La Commissione propone, tra
l’altro, la creazione di una Assemblea dei Popoli e di un Forum per la
Societa Civile [globale], da associarsi all’ Assemblea Generale, e dell’
istituzione del diritto di petizione da parte di ONG e individui. 

Per il presente, la sospensione dei negoziati di Seattle, e' un obbiettivo
forse non realistico, ma certamente simbolico. Quasi 1200 organizzazioni di
87 paesi sono coinvolte in forme di protesta contro i negoziati [4], ed e'
molto probabile che a Seattle i dimostranti siano molti piu' numerosi dei
delegati. Questo dovrebbe mandare un segnale ai futuri candidati
presidenziali in US. E' pero' necessario che un forte messaggio sia mandato
anche dalla societa' civile italiana al suo governo, riguardo a Seattle e
alle posizioni future. 
Senza forti meccanismi che controbilancino il potere del capitalismo
globale, la democrazia mondiale rimane una fragile utopia. 

[1] Per esempio, la General Motors ha un giro d’affari paragonabile al PIL
della Finlandia 
[2] l'Origine Politica ed Economica del Nostro Tempo 
[3] puo’ essere prelevato a http://www.cgg.ch 
[4] vedi http://www.n30.org, per iniziative in corso, con documenti anche
in Italiano.