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ma da chi diamo governati veramente?



                --- D'Alema e il suo consigliere militare ---

                      Da chi siamo governati veramente?

 

"Comandante...?"

"Dica Presidente..."

 

Il generale Cucchi e' il consigliere militare di Massimo D'Alema. Perche'
ne parliamo?

Perche' vi vorremmo raccontare una storia vera che comincia con un generale
e che finisce con due errori di matematica...

 

E accaduto che Massimo D'Alema abbia presentato al Parlamento la relazione
annuale sull'esportazione di armi italiane per il 1998. Da tale relazione
risultava un calo del 6% nella consegna di armi italiane e i baffi del
Presidente sembravano parlare da soli e dire: "Vedete amici pacifisti?..."

 

Ma D'Alema - o chi per lui - aveva commesso due errori di matematica: aveva
scambiato, negli addendi di un'addizione, i miliardi per milioni e si era
dimenticato di convertire i marchi in lire. Nessuno se ne era accorto. Fino
a quando due ricercatori collegati al movimento pacifista hanno rifatto i
conti e hanno visto che i calcoli non quadravano. Dai conti rifatti e'
emerso che - contrariamente a quanto dichiarato nella relazione di D'Alema
- le armi esportare e consegnate dall'Italia non erano diminuite del 6% ma
erano aumentate del 30%!

 

"Comandante...?"

"Dica Presidente..."

"E' arrivato un fax dai pacifisti..."

"I soliti..."

"Gia', ma qui dicono che noi abbiamo fatto un errore di matematica, anzi
due..."

 

I nostalgici anni Ottanta si potevano aspettare che un presidente del
consiglio "di sinistra" che partecipava e partecipa ancora a marce
pacifiste scegliesse un civile come esperto di fiducia sulle questioni
militari. Che scegliesse come consigliere ad esempio uno scienziato al di
sopra delle parti e di chiara fama internazionale, impegnato per il
controllo degli armamenti e il disarmo nucleare.

 

E invece no. D'Alema e' andato sul sicuro, non ha voluto correre rischi e
ha scelto un "vero" generale come consigliere personale. 

 

A dire la verita' non sappiamo neppure se se lo e' scelto lui quel
generale, o se glielo ha assegnato d'ufficio la Nato, o se sia gia' stato
il consigliere militare del governo di centrodestra, o se sia stato un suo
vecchio compagno ai tempi della FGCI. Non approfondiamo, che e' meglio. 

 

Per ora - alla luce degli svarioni di matematica presenti nella relazione
sull'export di armi - chiediamoci: chi scrive le relazioni di D'Alema se
deve pronunciarsi sulla politica militare? E chi lo consiglia nel prendere
le decisioni? E chi - alla fine dei conti - prende le decisioni? In poche
parole: da chi siamo governati veramente?

 

Viene un po' da pensare alle storie di quei signori anziani che entrano in
un negozio per comprare un semplice telefono senza fili da mettere su
comodino e se ne escono con cellulare GSM triband, display a colori, modem
incorporato e collegamento ad infrarossi con la lavatrice, il forno a
microonde e l'impianto di aria condizionata attivabile con messaggino
elettronico. Perche' hanno scelto cosi'? Perche cosi' sono stati
consigliati e... si sono scelti come consigliere il negoziante. Ma cosa
c'entra tutto cio' con D'Alema? Beh, in effetti poco, la differenza sta nel
fatto che come capo del governo, quando sceglie, non spende i suoi soldi ma
i nostri. E con i nostri soldi fara' mettere in cantiere una nuova
portaerei da 4 mila miliardi. Forse lui non ricorda neppure la data: maggio
del 2000. Ma questa e' un'altra storia: torniamo al consigliere militare
del leader Massimo...

 

"Comandante...?"

"Dica Presidente..."

"Come la mettiamo con questi svarioni?... La brutta figura la faccio io,
mica lei..."

 

E' piccato. Lui e' uno che va al sodo, mica si perde dietro le farfalle: ci
voleva un tecnico e un tecnico ha scelto. Un generale. Caspita, se non ci
si fida di un generale... Mica D'Alema poteva scegliere un pacifista come
consigliere militare: ridicolo. I pacifisti prendono abbagli, sono strani,
non che siano cattive persone, ma non hanno le competenze, e poi sono
pateticamente fuori dal mondo. Se fosse per loro invece carri armati nel
terzo mondo bisognerebbe esportare grano e trattori. Cose irrealistiche.
Questo avra' rimuginato il nostro baldo Presidente quando ha presentato,
con la sua sicurezza che lo contraddistingue, una relazione annuale sul
commercio delle armi, ignaro che essa fosse inficiata dagli errori piu'
grossolani.

 

"Comandante, abbiamo scambiato i miliardi con i milioni..."

"Presidente, non si preoccupi, sono solo errori di matematica..." 

"Come??"

"Si', si'... non si preoccupi, tanto gli italiani ammirano gli studi
classici, la sua eloquenza nel parlare, badano ai congiuntivi, mica a
volgari conti di aritmetica..."

 

Ed e' stato cosi' che la relazione di D'Alema e' stata corretta da due
esperti di area "pacifista", due di quelli che stanno sempre li' a fare i
puntigliosi e che si prendono la briga di leggere quelle cartelle che
D'Alema recita senza forse leggersele prima. 

 

"Comandante... e che gli rispondiamo a questi pacifisti? Che abbiamo
sbagliato?!?"

"Ma certo, basta riderci su e tutto passa... Vedra' che non ne parlera'
nessuno, non fara' notizia... Piuttosto, si ricordi della Einaudi..."

"Ah, la casa editrice... ?"

"Ma no, la Luigi Einaudi, la nuova bellissima portaerei che le ho fatto
vedere sul progetto! Quella con cui possiamo fare gli sbarchi anfibi… Diamo
un'accelerata che la Nato ci tira le orecchie..."

"Certo, Comandante, certo..."

 

---

 

Questa che vi abbiamo raccontato non e’ una barzelletta ma e' una storia
vera che si e' conclusa con un fax del generale Cucchi all'Osservatorio sul
Commercio delle Armi di Firenze, in cui alla fine si ammettevano gli errori
"contabili e di trascrizione".

 

Ora sappiamo che le esportazioni italiane di armi nel 1998, in termini di
consegne effettive, non sono calate ma aumentare. E sappiamo inoltre che -
in contraddizione con la legge 185/90 – queste armi le vendiamo a nazioni
poco presentabili, come la Cina o la Turchia. Quegli errori contabili ci
davano la pia impressione di essere diventati piu' "pacifisti". Ma non e'
vero. Continuiamo a vendere le armi alla Colombia, dove "centinaia di
persone sono state uccise dalle forze di sicurezza e dai gruppi
paramilitari che operano con il sostegno di queste e dove la maggior parte
delle vittime sono stete torturate prima di essere uccise" (fonte: Amnesty
International). Ma Amnesty International non e' una fonte ufficiale degna
di fiducia per il nostro governo che sta continuando nell'opera dei governi
precedenti: svuotare di vincoli la legge 185/90 la quale impone all'Italia
di non vendere armi ai paesi che violano i diritti umani. Ma - e qui sta la
furbizia al limite dell'imbroglio - le uniche fonti attendibili per il
governo italiano sono i rapporti Onu, in cui - per chiari giochi politici -
Cuba e' considerata "nazione che viola i diritti umani" e la Cina o la
Colombia o la Turchia no. Questo svuotamento e' avvenuto non tramite atti
legislativi del Parlamento ma per mezzo di normative ministeriali (scritte
da qualche generale?) che sfuggono sia ai parlamentari sia ai cittadini.
Quelle norme di grado inferiore alle leggi parlamentari, che di fatto
vanificano in buona parte la legge 185/90, sono intoccabili: i cittadini
non hanno neppure il potere di abrogarle per referendum, non essendo
appunto leggi.

 

Ma e' bene non parlare troppo di queste cose se no i cittadini diventano
qualunquisti, si accorgono di essere stati scippati di buona parte loro
potere, non distinguono piu' la destra dalla sinistra e non vanno piu' a
votare. 

 

Se infatti – per ipotesi - le scelte fondamentali fossero in mano a lobby
che – al di la’ del variare dei governi - piazzano i propri "esperti"
dietro ai responsabili di governo, viene da chiedersi: noi siamo governati
da chi votiamo? Chi e’ che "scrive i numeri" delle scelte che contano in
Italia? Che fine ha fatto l’art.1 della Costituzione che recita "la
sovranita’ appartiene al popolo"?

I piu’ scettici potrebbero chiedersi: al Presidente del Consiglio compete
il potere di scrivere i congiuntivi corretti o anche di scrivere le cifre
corrette?

Alcuni obietteranno che stiamo sconfinando troppo sulla matematica e ce ne
scusiamo... ;-)

Ma sono domande che dobbiamo pur porre alla nostra coscienza critica, anche
solo per confutarle e poi volgere il nostro sguardo verso prospettive in
cui trovi ancora spazio l’ottimismo e la fiducia verso la politica.

 






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Alessandro Marescotti
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