In difesa della nuova Costituzione boliviana. Con Adolfo Perez Esquivel, Eduardo Galeano, Luis Sepulveda
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- Date: Mon, 17 Dec 2007 12:08:38 +0100
In difesa della nuova
Costituzione boliviana. Con
Adolfo Pérez Esquivel, Eduardo Galeano, Luís Sepúlveda La situazione in Bolivia si aggrava giorno per giorno. Bande neofasciste
che agiscono in sinergia con le amministrazioni locali che spacciano per
autonomismo il loro razzismo secessionista, terrorizzano le città dell’oriente
del paese e stanno preparando il colpo di mano per impedire con la forza quello
che non possono fermare con il voto e la democrazia. Pertanto ho ritenuto mio
dovere essere tra i primi firmatari di questo appello. Domenica 9 dicembre, 164 componenti dell’Assemblea Costituente su 255 aventi
diritto, e rappresentanti delle diverse forze politiche, hanno varato il testo
della nuova Costituzione che, venerdì 14, è stato consegnato al legittimo
governo boliviano e sarà poi sottoposto, per alcuni articoli, a referendum
popolare. Per la prima volta nella sua storia, il popolo della Bolivia, rappresentato
da un’assemblea democraticamente eletta, ha proposto un progetto di
Costituzione attenta ai diritti di tutti i cittadini del paese. Una nuova Costituzione che riconosce diritti e dignità negati per secoli ai
popoli indigeni, rappresentanti della maggioranza della popolazione, difende i
beni comuni e le risorse naturali e promuove la giustizia sociale. La nuova Costituzione rappresenta così una tappa decisiva nella
trasformazione profonda della Bolivia, portata avanti da Evo Morales, il primo
Presidente indigeno dell’America Latina, malgrado le difficoltà e
un’opposizione spesso scorretta e violenta, che ha costretto la maggioranza dei
componenti dell’Assemblea ha trasferirsi, per la votazione, dalla capitale
costituzionale Sucre a Oruro (200 chilometri dalla capitale amministrativa La
Paz), per sfuggire a provocazioni e atti di razzismo. C’è, infatti, in Bolivia un’opposizione che sta attentando apertamente alla
stabilità democratica della nazione, invitando alla secessione il distretto di
Santa Cruz de la Sierra, il più ricco del paese. Il Presidente Morales, che
l’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), riunita a Panama, ha elogiato per
il processo democratico che la Bolivia sta vivendo, è stato costretto a
denunciare così che “settori conservatori, sotto la spinta di interessi esterni
e transnazionali, vogliono impedire che il popolo boliviano possa scegliere
liberamente il proprio destino”. Per questo, come uomini liberi, rappresentanti di tutte le categorie
sociali, esprimiamo il nostro sostegno al processo democratico in corso in
Bolivia, contributo fondamentale al riscatto sociale in corso nel continente, e
chiediamo al mondo intero di moltiplicare gli sforzi per evitare che possano
ripetersi, nella terra della civiltà aymara e quechua, colpi di stato come
quello che insanguinò il Cile nel 1973. Vogliamo inoltre che sia respinta ogni ingerenza
esterna o tentativo di destabilizzare o rovesciare con violenza il governo del
legittimo Presidente Evo Morales. Un Presidente che, seguendo l’esperienza
fatta da Nelson Mandela in Sudafrica, è riuscito nell’impresa di dar voce anche
alle popolazioni indigene, maggioranza del paese, che in Bolivia, mai avevano
avuto la possibilità di scegliere il proprio destino. Gianni Minà, Alessandra Riccio, Loredana Macchietti e la redazione della
rivista Latinoamerica,
insieme a: Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la Pace |
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