In un’intervista su “Mosaico di Pace” lo storico avverte il
pericolo di un nuovo integralismo L’ALLARME DI PIETRO SCOPPOLA «AVANZA UN CATTOLICESIMO NON CRISTIANO» Prosegue sul
mensile di Pax Christi, “Mosaico di Pace”, il dibattito sul rapporto fra cattolicesimo
e la politica. Un tema
scottante dopo il “caso” Buttiglione e l’alone di polemiche che hanno
accompagnato l’esclusione del ministro UDC dalla Commissione europea su
indicazione del premier Berlusconi. “Per progettare il futuro – afferma
Scoppola nell’intervista – occorre
considerare chiusa la precedente stagione, quella della raccolta dei cattolici
in un unico partito. Nell’estate scorsa abbiamo avuto sentore del riemergere di
una certa nostalgia e abbiamo registrato qualche iniziativa in questo senso,
non si capisce quanto voluta o appoggiata dalla CEI. Sono però tentativi fuori
dalla storia; bisogna affrontare i nuovi tempi sulla base di una ridefinizione
dello “statuto politico della religione”. Una sfida tanto più
urgente e importante oggi in cui si delinea un quadro di confronto e incontro
con altre esperienze religiose. Il rischio è quello di chiudersi a riccio e di
affrontare la complessità della nostra situazione sotto il richiamo suadente
del fondamentalismo, che non fa altro che chiamare fondamentalismo. Scoppola vede
farsi largo questo rischio nell’utilizzo strumentale dei simboli cristiani da
parte di non credenti che però si nascondono dietro il paravento dei simboli
cristiani per rigettare indietro l’altro. “Ci sono addirittura dei laici – afferma Scoppola – che si dichiarano non credenti e tuttavia usano il
cristianesimo come “identità-contro”. Siamo al paradosso della Lega che, dopo
aver celebrato ridicole cerimonie con l’ampolla dell’acqua del Po, ora vuole
imporre il crocifisso nelle scuole: il crocifisso non si impone né si toglie
per legge. O viene messo come espressione di una società che lo sente
spontaneamente oppure è assurdo stabilirlo per norma come fece il fascismo”. “In realtà – continua lo storico – si sta manifestando una tendenza che
risale all’Action francaise di fine ’800-inizio ’900: il cattolicesimo non
cristiano o addirittura ateo. Mussolini, ad esempio, si dichiarava cattolico
non cristiano. Rischiamo di tornare a queste forme e vorrei che la Chiesa lo
denunciasse. Talvolta lo ha fatto, ad esempio nei confronti della Lega o non
aderendo a crociate sul crocifisso”. E qui si entra
nell’uso politico della religione, che la stessa Chiesa dovrebbe denunciare con
forza e coraggio: “Oggi c’è
la minaccia di un uso politico della religione alla quale la Chiesa dovrebbe
reagire per mantenere la sua piena credibilità. Di fronte al pericolo che al
fondamentalismo islamico corrisponda un fondamentalismo cristiano rimane
essenziale il rapporto del mondo cristiano con quello dei non credenti. Invece
non se ne parla più”. E qui sta, per
Scoppola, la novità del documento del cardinale Ratzinger sulla donna: “Per la prima volta, infatti, in un
documento ufficiale della Chiesa non ci si richiama a fondamenti razionali di
Legge naturale – la Chiesa come interprete di una norma naturale da leggere
alla luce di una ragione del cui buon uso la Chiesa stessa è garante – bensì
alla Bibbia. E quando si passa alla Bibbia come fondamento dell’esperienza di
fede si recupera lo spazio della scelta o, per dirla con Pascal, della
scommessa. Su queste basi si può riproporre il dialogo con i non credenti”. ______________________________________ Mosaico
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