....donne
nude, donne velate, niente donne nelle chiese, niente donne.... poichè la
paura è tanta e il capro espiatorio va trovato!!!! E questo è il prodotto del
pensiero maschile.
Il fatto è che si ha paura di
vivere e la donna - che rappresenta di per sè la vita, cioè persona capace di
creare - inquieta troppo e dati i tempi di "indietro tutta" chi mai poteva
essere il bersaglio del pensiero maschile?
Ecco perchè oggetto per
il mercato, dietro veli sempre più spessi per negare l'esistenza, fuori dal
"sacro" (che di sacro non ha un bel niente!!). Ma se la DONNA è anche il nostro
femminile, la maggioranza di noi sta espellendo e relegando nell'ombra la
parte creativa e creatrice di ognuno di noi!
Fa una gran tristezza questo
piccolo e ristretto orizzonte mentale. Ne usciremo una volta buona? Speriamo che
tutto ciò prima o poi riesca a inorridirci al punto tale da invertire la rotta
ed avviarsi a quel guardarsi dentro, a quella crescita interiore,
psicologica e spirituale, unico luogo da cui vedere noi e gli altri, che
siamo sempre noi.
Se le vostre deduzioni sono
più articolate ed anche diverse ci farebbe piacere conoscerle. Grazie
Associazione Partenia.
sabato 13 novembre 2004
DIBATTITO. NELLA CHIESA ANGLICANA DI ELENA BUIA RUTT
Niente donne, o sarà scisma Impegnato come Mazinga a difendere i
propri valori dall'attacco di civiltà nemiche, l'Occidente continua a trovarsi
impreparato di fronte a un ripetuto assillo che lo lacera al suo interno: il
conflitto tra le diverse appartenenze sessuali. Prendiamo il caso della nostra
giovine Europa: in un clima di generalizzato fairplay, tra encomiabili
dichiarazioni d'intenti scritte e orali, nel cinguettio collettivo di parole
come democrazia, solidarietà e tolleranza, quando si passa da cotanta teoresi a
un minimo di prassi, ecco che uomini, donne (e gay) si schierano l'un contro
l'altro armati. Il discorso, già spinoso per la cosiddetta laicità, scatena il
finimondo quando si ripropone all'interno della Chiesa.
Woman Bishop in The Church of England? (Donne vescovo nella Chiesa d'Inghilterra?) è il documento di 289 pagine, presentato pochi giorni fa dal vescovo di Rochester, Michael Nazir All, il cui significato più eloquente è espresso dal punto interrogativo del titolo. Sebbene dal 1992 la Chiesa d'Inghilterra ammetta l'ordinazione di donne prete, Mr Nazir All vuole andarci cauto: gli evangelici gridano al tradimento della tradizione e della Bibbia, ma soprattutto un quarto dei pastori anglicani minaccia la formazione di una terza provincia (oltre a quella di York e Canterbury) che ospiti tutti i contrari all'ordinazione a vescovo del gentil sesso. Se in Inghilterra lo scisma va di moda, non cessano le proteste della Chiesa anglicana in Nigeria (diciotto milioni di fedeli) che ha intimato ai confratelli statunitensi «to repent», di pentirsi, per la consacrazione del vescovo omosessuale Gene Robinson. Il Sinodo Generale, convocato per febbraio, preannuncia atmosfere che non avranno niente a che invidiare al nostrano derby Roma-Lazio. Tutto questo perché altre appartenenze sessuali vogliono far valere i propri diritti nella Chiesa, organismo che per eccellenza ha la tradizione come suo pilastro fondamentale. Eppure, recita il Concilio Vaticano II: «Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona, sia in campo sociale che culturale, in relazione al sesso, alla stirpe, al colore, alla condizione sociale, alla lingua o religione deve essere superato o eliminato come contrario al disegno di Dio». Stando a queste parole, secondo coloro che sono favorevoli all'ordinazione femminile, l'esclusione delle donne dai misteri della Chiesa non può mancare di apparire come una chiara forma di discriminazione ecclesiastica. In ambito cattolico la Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo del cardinale Joseph Ratzinger ha ribadito come, per la Chiesa di Roma, non solo non ci sia posto per la donna sacerdote, ma non si è neppure autorizzati a interpretare il fatto come una discriminazione: l'incarnazione maschile di Cristo e la scelta degli apostoli-sacerdoti maschi fu fatta intenzionalmente e ha perciò un carattere dottrinale, sacramentale e normativo per tutti i secoli. Ma la Church of England è riuscita, con l'ordinazione delle prime donne prete, a mettere in discussione il carattere maschile come elemento intrinseco del sacerdozio di Cristo, giudicandolo invece un aspetto accidentale, derivante dall'organizzazione sociale di allora, che mai avrebbe accettato una donna ministro eucaristico. L'affidare il ministero alle donne avrebbe richiesto non tanto una riforma religiosa, quanto una profonda rivoluzione sociale, problematica per Dio stesso in soli tre anni di predicazione. Cristo non fece che adattarsi alle limitazioni sociali imposte dalla mentalità dei suoi contemporanei, perché il senso del suo sacerdozio non si basava sull'appartenenza sessuale, ma su Grazia e Carità. «La prassi della Chiesa cattolica di non ordinare donne al sacerdozio non ha un carattere teologico vincolante. La prassi attuale non è un dogma», affermava il gesuita Karl Rahner, uno dei più grandi teologi contemporanei. Sarà forse perché Tommaso d'Aquino, insegnando che fede e ragione si illuminano a vicenda, ha reso la teologia libera di avvicinarsi ai misteri della verità rivelata, che il dibattito teologico, a differenza del Magistero, si mostra più inclusivo che esclusivo e meno vincolante sul piano dottrinale. In Nuova Zelanda, Canada da qualche anno. http://www.ilriformista.it/
15.11.2004
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