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nota sui mercenari
- Subject: nota sui mercenari
- From: "e.pey" <e.pey at libero.it>
- Date: Sat, 23 Oct 2004 14:56:36 +0200
Mercenari ?
Dopo l'assalto al giudice di Bari, è chiaro che non è militarmente e, oggi,
politicamente corretto dire che i mercenari sono mercenari. Cercasi un
eufemismo.
Vediamo cosa significa quella parola. Zingarelli 1986: "1- Chi presta la
propria opera per denaro. 2- (spregiativo) Chi agisce solo per denaro o, nelle
proprie opere, si dimostra prevalentemente o esclusivamente ispirato da motivi
d'interesse economico: p. es. giornalista, scrittore mercenario. 3- Chi, per
denaro, esercita il mestiere delle armi; tra gli esempi citati: i mercenari
delle compagnie di ventura; i mercenari della Legione Straniera". Il primo e il
terzo significato sono oggettivi, non spregiativi.
Il senso corrente è il secondo, che qualifica come negativo - ed è per questo
che il termine viene respinto da chi se lo sente attribuire e dai suoi
sostenitori - il comportamento umano di chi scambia con denaro una propria
attività di valore non commerciabile, come l'attività intellettuale, o il
rischiare la propria vita minacciando quella altrui in un reale o possibile
combattimento armato. In quest'ultimo caso, il calcolo (o l'illusione) è sempre
che il rischio altrui sia maggiore del proprio, perciò il guadagno economico
sia probabile. È invece piuttosto impossibile che, in una lotta nonviolenta,
dove si rischia per un ideale solo la propria vita, qualcuno si impegni per
denaro.
Queste attività - il pensiero e la lotta - per la loro massima importanza,
hanno un significato positivo, rispettivamente, solo nel cercare e dire la
verità senza posporla all'interesse economico, e nel rischiare la vita propria
e altrui per un ideale che meriti e giustifichi tanto grande rischio.
La sproporzione totale tra, da un lato, la parola umana e la vita umana, e,
dall'altro lato, il denaro, dimostrano la immoralità grave e la spregevolezza
di quelle attività se condotte per motivo mercenario (parola che deriva da
merce, mercato). Ridurre l'intelligenza e la vita a merce di scambio, è azione
gravemente degradante, paragonabile alla non ammirevole concessione del proprio
sesso in rapporti impersonali, non affettivi ma venali (meretricio viene da
merere, farsi pagare). E ciò è vero sia che si tratti di intelligenza e vita
proprie, come fa appunto il mercenario, sia che si tratti di intelligenza e
vita altrui, come fa il rapitore ricattatore, che ruba la libertà e la vita di
persone umane e le rivende per denaro. I due comportamenti si corrispondono.
Non conta chi compie le azioni - noi o loro - ma ciò che le azioni sono.
Chi vende sicurezza armata a chi è minacciato dalla minaccia che egli stesso ha
creato - tale è il caso, oggi in Iraq, di un esercito invasore, o di
collaboratori all'occupazione, o di imprese che utilizzano economicamente
l'occupazione - non rischia la vita per un ideale, ma vende per denaro la
propria attività armata, in difesa di una evidente violenza. Così fa chi, nella
sua attività intellettuale, chiama libertà l'oppressione, diritto
l'aggressione, difesa l'offesa. Entrambi sono mercenari (con la possibile
scusante che ora dirò).
Del tutto differente è il caso di chi fa protezione armata (pur guadagnandosi
da vivere così), di persone minacciate che non minacciano: p. es. le forze di
polizia in generale; le guardie del corpo di minacciati da terrorismo mafioso o
politico. Si potranno discutere i modi e i mezzi usati, le cause sociali dei
fatti, ma costoro difendono professionalmente un diritto, non una violenza.
Bisogna riconoscere che, nei comportamenti definiti mercenari, può esserci una
scusante soggettiva in chi, per esempio, ritiene giusta quella occupazione
militare a cui presta la sua opera di protezione, oppure ritiene bene
manipolare la verità per favorire una certa posizione. Si dovrà discutere e
correggere quella convinzione, ma in prima istanza va considerata. Eppure,
anche in questi casi, se fosse evidente che il movente maggiore non è ideale ma
venale, la definizione di mercenario sarebbe corretta. Chi contratta il prezzo
di una tale azione, chi assolda personale per queste azioni rese appetibili dal
compenso in denaro, compie indubbia attività di mercenariato.
Del resto, il significato originario di soldato (da soldare, assoldare) è "chi
esercitava il mestiere della armi per mercede" (Zingarelli). Poi, è
sopravvenuto l'obbligo della leva. Oggi, col ritorno agli eserciti volontari,
il soldato, ogni soldato, torna ad essere veramente mercenario, certo con la
possibilità dei motivi soggettivi di idealità o, molto più spesso, di umiliante
necessità.
Enrico Peyretti (23 ottobre 2004)