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(Fwd) [IxT] Indymedia dissequestrata, ma ora tocca a Pino Scaccia



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Date forwarded:         Thu, 14 Oct 2004 20:46:24 +0200
Date sent:              Thu, 14 Oct 2004 19:45:38 +0100
From:                   Paolo Attivissimo <topone at pobox.com>
To:                     ixt <internetpertutti at peacelink.it>
Subject:                [IxT] Indymedia dissequestrata, ma ora tocca a Pino 
Scaccia
Forwarded by:           internetpertutti at peacelink.it
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[IxT] Indymedia dissequestrata, ma ora tocca a Pino Scaccia

I dischi rigidi dei server di Indymedia sequestrati il 7 ottobre
scorso sono stati restituiti, apparentemente intatti, a Rackspace 
ieri
pomeriggio (13/10), stando a un comunicato di Indymedia.

http://www.indymedia.org/en/2004/10/112119.shtml

Le esatte motivazioni del sequestro restano tuttora ignote. Essendo 
il
sequestro coperto dal segreto istruttorio, e' estremamente difficile
avere dati certi che chiariscano i termini della situazione, e
ragionare sulle ipotesi e' pericoloso. Per esempio, le foto di agenti
svizzeri in borghese pubblicate da Indymedia, che molti hanno
sospettato siano la causa del sequestro, sono al momento soltanto una
motivazione ipotetica non confermata.

E' invece abbastanza assodato che il procedimento di sequestro è
scaturito da un'indagine nata al fuori degli Stati Uniti e su
richiesta delle autorità svizzere e italiane.

La dichiarazione di Rackspace ("...an investigation that did not 
arise
in the United States"), citata da The Register:

http://www.theregister.co.uk/2004/10/08/fbi_indymedia_raids/

La dichiarazione dell'FBI all'Agence France Presse:

http://story.news.yahoo.com/news?tmpl=story&cid=1509&ncid=738&e=6&u=/a
fp/20041008/tc_afp/us_internet_justice

"The FBI acknowledged that a subpoena had been issued but said it was
at the request of Italian and Swiss authorities. 'It is not an FBI
operation,' FBI spokesman Joe Parris told AFP. 'Through a legal
assistance treaty, the subpoena was on behalf of a third country.'"

Essendo il sequestro avvenuto in territorio inglese, la faccenda
coinvolge sicuramente il Home Office (Ministero dell'Interno). Se il
sequestro è avvenuto per acquisire prove da presentare in tribunale,
gli atti dell'eventuale processo dovranno rivelare le modalità di
acquisizione per confermare che siano legali e quindi ne sapremo
qualcosa in più. Sono già state presentate interpellanze in proposito
al Ministro dell'Interno David Blunkett. La risposta è attesa a 
breve,
secondo The Register:

http://www.theregister.co.uk/2004/10/14/indymedia_servers_back/

Il caso Indymedia è importante perché ha delle conseguenze per
chiunque pubblichi qualcosa su Internet: dalle testate 
"istituzionali"
fino all'ultimo dei blogger.

Infatti si possono condividere o meno le idee di Indymedia, ma resta
il fatto che è stata oscurata una testata giornalistica (sì, 
Indymedia
è una testata giornalistica, perché in moltissimi paesi fare
giornalismo è un diritto automatico e non richiede una tessera
dell'Ordine). Ed e' stata oscurata senza che vi fossero necessità
tecniche: se le autorità avessero voluto i dati dei dischi, avrebbero
potuto copiarli senza rimuoverli, come da prassi giuridicamente
consolidata, e senza neppure farlo sapere a Indymedia.

Inoltre l'oscuramento è avvenuto senza dare alcuna giustificazione e
anzi dando ordine a Rackspace di non discuterne i dettagli con la
testata stessa, secondo la prassi vigente in Inghilterra. Indymedia,
quindi, non sa di cosa è accusata. Quali che siano i motivi più o 
meno
validi dell'azione di sequestro, è una situazione più acconcia a un
regime totalitario che alla teoricamente civile Europa.

Ma che c'entra Pino Scaccia, il giornalista RAI? C'entra perché c'è 
un
parallelo interessante. Scaccia, infatti, è stato colpito proprio in
questi giorni da un esposto-denuncia perché qualcuno ha pubblicato,
nel blog del giornalista, un commento che ha violato la privacy di un
minore.

A un giornalista RAI viene dunque contestata una violazione per molti
versi analoga a quella contestata, perlomeno in via informale, a
Indymedia (anche le foto degli agenti, infatti, non erano state
pubblicate direttamente dai gestori di Indymedia, ma facevano parte 
di
un commento di un partecipante a un forum).

Scaccia non rischia il sequestro degli hard disk per una settimana, 
ma
la punizione e l'espulsione dall'Ordine dei Giornalisti. Rischia il
posto di lavoro, gestito con correttezza per trent'anni, per una cosa
che non ha scritto lui, ma è stata affissa da un lettore anonimo.

Anche per Pino Scaccia dovrebbero esserci sviluppi a breve: l'udienza
si tiene domani (venerdì). La notizia e' riportata da Punto
Informatico:

http://punto-informatico.it/p.asp?i=49997

e commentata nel blog di Scaccia:

http://www.pinoscaccia.rai.it/

In entrambi i casi, sembra che si stia stabilendo un principio molto
pericoloso: chi gestisce un sito che ospita commenti pubblicati dai
lettori risponde in prima persona per quei commenti. E' come se i
condomini fossero responsabili per gli insulti scarabocchiati sui 
muri
del condominio da vandali con le bombolette.

Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, che cosa succede se 
qualche
malintenzionato scrive frasi ingiuriose o lesive della privacy nei
commenti di siti come Punto Informatico o Zeus News, o nei forum 
della
Rai, o in un blog. Di fronte a episodi come questi, molti 
responsabili
di siti d'informazione e blog potrebbero sentirsi in dovere di
spegnere per prudenza le aree di discussione e commento, con grave
danno per la libertà di comunicazione in Rete. E così i casi di
Indymedia e di Pino Scaccia, apparentemente così lontani, finirebbero
per toccare ognuno di noi.

Ciao da Paolo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
(C) 2004 by Paolo Attivissimo (www.attivissimo.net).
Distribuzione libera, purché sia inclusa la presente dicitura.

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