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Fwd: Appello per una assemblea nazionale dei movimenti contro la guerra



Appello per una ASSEMBLEA nazionale DEI
MOVIMENTI CONTRO LA GUERRA

 

L’escalation dei sequestri e dei bombardamenti ha reso
evidente ormai a tutti la drammatica evoluzione della
crisi irachena.   

Le notizie che continuano ad arrivare dall’Iraq
confermano come le truppe militari d’occupazione e la
stessa presenza militare italiana rappresentino una
funzione di destabilizzazione dell’intera area,
l’allontanamento di ogni possibile soluzione negoziata
di pace e il diffondersi di un’ostilità crescente
della popolazione civile irachena e delle diverse
comunità, siano esse politiche che religiose. La
tenuta e l’estensione della resistenza
all’occupazione, segnalano due cose ben precise:

- La maggioranza della popolazione irachena ripudia
l’occupazione militare straniera

- Gli Stati Uniti stanno perdendo la guerra e indicano
come soluzione un vero e proprio mattatoio che
consenta al governo fantoccio di Allawi di
sopravvivere.

Alcuni gruppi “islamici” anziché uscire indeboliti
dalla guerra, sembrano rafforzarsi ed utilizzano
l’arma dei sequestri o del terrore per contendere
l’egemonia alle forze della resistenza, spesso
prestandosi ad operazioni inquietanti.

In questo contesto il rapimento delle due volontarie 
del “Ponte per” a Bagdad, mostra sempre più con il
passare dei giorni la propria “anomalia” rispondendo
più alla logica degli “squadroni della morte” (se non
a una vera e propria operazione di “terrorismo di
Stato”) che sembra funzionale ad una vera e propria
strategia della tensione internazionale con
l’obiettivo di colpire e allontanare i volontari, i
giornalisti e i testimoni scomodi dall’Iraq.

In Italia, se da una parte il rapimento di Simona
Torretta e Simona Pari ha determinato la ripresa di
una mobilitazione pacifista, dall’altra ha visto
venire meno quella capacità di critica e mobilitazione
contro il governo.  Il governo Berlusconi continua a
ritenere non negoziabile la propria presenza militare
in Iraq ed  anzi in nome della lotta al terrorismo ha 
rafforzato una chiamata strumentale all’unità
nazionale con l’unico obiettivo di indebolire la
mobilitazione pacifista ponendola sotto un
inaccettabile ricatto.

Riteniamo invece indispensabile rilanciare una grande
mobilitazione politica unitaria capace di richiedere
la liberazione immediata degli ostaggi ma anche di
denunciare le gravi responsabilità del governo
Berlusconi nell’aver portato l’Italia in un’avventura
bellica e militare sempre più drammatica. 

Se da una parte è necessario richiedere almeno il
cessate il fuoco, come condizione utile a qualsiasi
azione tesa a favorire il rilascio degli ostaggi,
dall’altra rimane attuale e prioritaria la
mobilitazione per il ritiro dei soldati italiani
dall’Iraq. Atto coerente e di discontinuità capace di
riaprire la possibilità di un tavolo negoziale per la
soluzione pacifica e democratica della crisi e per
riconsegnare il destino dell’Iraq agli iracheni.

Per questo proponiamo una assemblea nazionale di tutti
i comitati, le associazioni, i movimenti che si stanno
battendo contro la guerra che affronti la discussione
e neutralizzi la strategia di depotenziamento dei
movimenti messa in campo dal governo.

Domenica 17 ottobre si terranno importanti
manifestazioni contro la guerra negli Stati Uniti e in
Gran Bretagna. Riteniamo decisivo che si manifesti in
tutte le capitali delle potenze occupanti che hanno i
loro soldati in Iraq.  Proponiamo come data per
l’assemblea nazionale Domenica 17 ottobre a Roma,
anche per affiancare la manifestazione nella capitale
dei movimenti sociali di Acerra che hanno introdotto
nella loro piattaforma il no alla guerra. La guerra
preventiva e la guerra sociale sono due fronti dello
stesso conflitto.

COMITATO PER IL RITIRO DEI MILITARI ITALIANI DALL'IRAQ
viadalliraqora at libero.it 


                
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