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Beslan, Iraq, orrore, unità nazionale
- Subject: Beslan, Iraq, orrore, unità nazionale
- From: "A Sinistra" <giancanuto at email.it>
- Date: Tue, 14 Sep 2004 01:48:07 +0200
A SINISTRA
Movimento Politico Antiliberista
BRINDISI
www.asinistra.it
* La sanguinosa exalation terroristica con l'orrore di Beslan,
l'imbarbarimento della guerra in Iraq, il rapimento delle 2 ragazze
italiane, l'unità nazionale ed il sonno della ragione in questo articolo di
Michele Di Schiena
Giancarlo CANUTO - A SINISTRA - Brindisi
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L'INTESA BIPARTISAN E PER SALVARE LE DUE SIMONE
E LA LOTTA AL TERRORISMO
Il moltiplicarsi degli attacchi terroristici e le sanguinose operazioni
di guerra che seminano morte e devastazione in ogni angolo dell'Iraq,
l'aggravarsi della questione palestinese con il suo terribile intreccio di
attentati e di micidiali ritorsioni, la strage degli innocenti di Beslan
nel quadro della tragica spirale di azioni disumane e di ciniche
repressioni che si susseguono nel conflitto russo-ceceno, le ricorrenti
minacce di gravi attentati che tengono in allarme l'Occidente, i sequestri
di persona e le barbare esecuzioni, le torture e le decapitazioni, i
rapimenti di giornalisti ed infine il sequestro mirato di due giovani donne
in servizio permanente ed effettivo di solidarietà e di assistenza stanno
facendo vivere al mondo una delle più gravi stagioni di odio col trionfo
della violenza, col ritorno alla legge del taglione, con l'eclissi di ogni
sentimento di umanità e di pietà e con l'esercizio arbitrario delle più
folli ragioni in spregio del diritto ed in violazione dei diritti umani
fondamentali.
Uno scenario che provoca orrore, sgomento e sdegno ma che non giustifica
la sorpresa perché si tratta di una durissima realtà prevista e segnalata
dalle innumerevoli voci di personalità politiche e religiose, di uomini di
cultura e di lucidi osservatori e soprattutto di popolo, un popolo immenso
che in ogni parte del pianeta era sceso in piazza nei mesi che precedettero
l'attacco all'Iraq per denunciare l'insensatezza e l'estrema pericolosità
di un intervento bellico illegittimo e ingiusto che avrebbe alimentato il
terrorismo ed acceso nuovi e più vasti fuochi di avversione e di odio verso
l'Occidente in tutto il mondo arabo e islamico.
La sorpresa che dopo ogni atto terroristico si coglie spesso sui volti e
nelle parole di coloro che hanno voluto e avallato la guerra è perciò
ipocrita e inaccettabile come lo è anche la pretesa di fare tutti insieme
fronte unico nella lotta al terrorismo. Se infatti è doveroso e meritorio
pervenire ad un patto di collaborazione fra le forze politiche di
maggioranza e di opposizione con l'intento di salvare le vite delle due
nostre connazionali rapite in Iraq, sarebbe un imperdonabile errore
consentire, anche solo col silenzio o con qualche difetto di chiarezza, che
tale intesa sia presentata o comunque appaia come estesa ai contenuti e
alle scelte della lotta al terrorismo. Una lotta che per la destra nostrana
comporta non solo l'adozione - come è giusto se fatto nel rispetto delle
garanzie democratiche - di tutte le misure rivolte a prevenire e reprimere
attentati ma anche la prosecuzione dell'impegno militare italiano in Iraq e
l'adesione alla scellerata dottrina della guerra preventiva ed infinita
ribadita da Bush nella recente convention del partito repubblicano.
Ma c'è di più e cioè che la lotta al terrorismo per Berlusconi ed i suoi
amici di cordata interna ed internazionale esclude proprio il punto focale
di una lotta allo sciagurato fenomeno che sia veramente appropriata ed
efficace. Vale a dire la critica serrata e l'opposizione democratica alla
globalizzazione neoliberista nonché la domanda ai governi occidentali di
sostituire ogni forma di sfruttamento e di dominio dei paesi
sottosviluppati con l'aiuto solidale e risarcitorio e di favorire una
diffusione della democrazia per contaminazione di idee e di valori e non
certo col ricorso alla guerra ed ai governi-fantoccio. Una linea questa non
ideologica e non estremista ma dettata dalla ragione ed in linea con gli
appelli del pontefice che nel messaggio in occasione della giornata
mondiale della pace del primo gennaio scorso affermava che per vincere il
terrorismo il «pur necessario ricorso alla forza» non può mai giustificare
la rinuncia ai principi dello stato di diritto ed al rispetto dei diritti
fondamentali dell'Uomo aggiungendo che esso deve sempre essere
«accompagnato da una rigorosa e lucida analisi delle ragioni soggiacenti
agli atti terroristici» e da un impegno inteso a rimuovere «le cause che
stanno all'origine di situazioni di ingiustizia dalle quali scaturiscono
sovente le spinte agli atti più disperati e sanguinosi». Idee e parole
queste in larga misura malinconicamente assenti nelle dichiarazioni che si
sentono e si leggono all'indomani di ogni barbaro attentato terroristico.
Le intese bipartisan sono certo utili a fronteggiare le drammatiche
emergenze che colpiscono il nostro paese ma in tempi di guerra preventiva
occorre stare attenti per scongiurare due seri pericoli: quello
dell'ingabbiamento di fatto delle forze politiche e dei movimenti che
lottano per la pace nella logica bellica e repressiva e quello che queste
intese, giustificate da strazianti tragedie nazionali, possano, sia pure
per un momento, far dimenticare che le stesse tragedie vengono ogni giorno
vissute in Iraq ed in ogni luogo dove la guerra ed il terrorismo colpiscono
quotidianamente donne, bambini, innocenti ed anche - spesso lo si dimentica
- tanti "poveri" occidentali e tanti "disperati" islamici gli uni contro
gli altri armati e mandati a morire dai signori della guerra e dalle
centrali del terrorismo e della guerriglia.
Brindisi, 11 settembre 2004
Michele DI SCHIENA