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sulla riforma dell'Onu
cari amici e care amiche,
come contributo al dibattito sulla riforma dell'Onu vi mando un articolo
pubblicato sul quotidiano Europa che va nella direzione di un Consiglio di
sicurezza che tenga conto delle integrazioni regionali: Unione Europea,
Unione Africana, Mercosur, Asean, ecc. piuttosto che proporre seggi
privilegiati ad alcuni paesi "forti". Niente a che vedere con la proposta
dei governi italiano e tedesco di un avere un seggio ciascuno e neanche di
un interlocuzione privilegiata con Bush che dell'Onu è un acerrimo nemico
(vedi l'ultima lettera di Berlusconi che sa tanto di vassallaggio).
Nicola Vallinoto
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L'interesse dell'Italia, l'Europa e l'ONU
Il governo italiano sembra determinato a battersi per difendere gli
interessi italiani in occasione della ventilata riforma del Consiglio di
sicurezza dell'ONU. La posta in gioco è importante e merita la massima
attenzione da parte di tutte le forze politiche, della maggioranza come
dell'opposizione. Poiché esiste la seria possibilità che la Germania entri
nel Consiglio di sicurezza e l'Italia ne resti esclusa, il Ministro degli
Esteri Frattini ha cominciato a chiarire di non essere disposto ad accettare
alcun sorpasso. “I nostri amici tedeschi – ha dichiarato al Corriere della
Sera – si muovono secondo i loro interessi. In Italia portare avanti
l'interesse nazionale è visto da alcuni come una posizione di partigianeria.
Se ci hanno dato dei dispiaceri potremo anche noi darli a loro. E' un nostro
dovere”. Dobbiamo dunque aspettarci che due paesi dell'Unione europea, che
in linea di principio hanno accettato di “far parlare l'Europa con una sola
voce” si azzuffino per entrare tra i Grandi? Qual è veramente l'interesse
nazionale dell'Italia?
Per rispondere a questi interrogativi occorre in via preliminare esprimere
un giudizio sul piano di riforma dell'ONU proposto da Annan. Si tratta di un
Consiglio di sicurezza a cerchi concentrici: nel primo cerchio ci sono i
Cinque grandi attuali, con diritto di veto; nel secondo, quello dei membri
semi-permanenti, potrebbero entrare India, Brasile, Germania, Giappone, Sud
Africa; infine nel terzo cerchio, quello dei membri non permanenti,
entrerebbero a turno gli altri stati. Questa riforma viene proposta dopo che
si è registrata un'evoluzione della posizione americana, prima contraria ad
un coinvolgimento dell'ONU nella guerra in Iraq. Ora il governo statunitense
prende atto che non è possibile fare a meno dell'ONU in politica estera. Ma
la vecchia struttura, fondata alla fine della seconda guerra mondiale, deve
essere rivista per tener conto della nuova realtà politica del XXI secolo.
La proposta di Annan si ispira alla concezione originaria del Presidente
Roosevelt che pensava a Quattro sentinelle, una per ogni continente (alla
fine, in Europa, si è aggiunta la Francia). I poteri di veto del nucleo
originario vengono mantenuti. Si allarga solo il numero di paesi che possono
dare consigli ai Grandi. Si tratta di una riforma che perpetua il principio
di un ordine gerarchico tra grandi, medie e piccole potenze.
Una sostanziale riforma dell'ONU dovrebbe invece prendere in considerazione
il fatto che, dopo sessant'anni da quando è stata concepita, si sono avviati
processi di integrazione regionale importanti, non solo in Europa, ma anche
in America latina, in Africa e in Asia. In un mondo che deve affrontare
sfide drammatiche, come la pacificazione di regioni turbolente, il
superamento del divario tra paesi ricchi e poveri e la riconversione
ecologica dell'economia mondiale, sarebbe saggio cominciare a prospettare
una riforma dell'ONU che tenga conto delle grandi Unioni continentali in
formazione, come l'Unione europea, l'Unione africana, il Mercosur, l'ASEAN
e, beninteso, stati già di dimensione continentale, come l'India. In questo
modo, si formerebbe un Consiglio di sicurezza in cui tutti, o quasi tutti, i
paesi del mondo potrebbero essere rappresentati. Si comincerebbe così ad
affermare il principio della pari dignità ed eguaglianza di tutti i popoli e
si creerebbe una solida istituzione per affrontare e risolvere le grandi
questioni mondiali. Un conto è discutere i problemi che riguardano i
rapporti tra UE, Unione africana, USA, India, ecc., un altro conto è
discutere, come avviene attualmente, crisi tra piccoli stati, che sarebbe
meglio affidare alla responsabilità dell'Unione continentale.
Il maggiore ostacolo a questa riforma viene dall'Europa. La Francia e la
Gran Bretagna, nel Consiglio di sicurezza, sono un anacronismo. Negli
ambienti del governo americano in effetti circola già la proposta che
sarebbe più utile agli Stati Uniti la presenza dell'Unione europea in quanto
tale, e non di alcuni suoi singoli membri. Gli Stati Uniti hanno interesse
ad un rapporto più stabile e costruttivo con l'Unione europea. Una ricaduta
della riforma dell'ONU sarebbe, in effetti, quella di mettere su nuovi
binari anche i rapporti Europa-USA che si sono incrinati recentemente
proprio a causa del ruolo da prime donne giocato da Francia e Gran Bretagna
nel Consiglio di sicurezza.
La linea maestra per una riforma efficace dell'ONU è dunque quella indicata
dal Presidente Ciampi: che sia l'Unione europea ad entrare nel Consiglio di
sicurezza. Se gli europei faranno questo passo, costringeranno anche gli
altri paesi a mettersi sulla scia. A questo punto, tuttavia, si comprende
che il vero problema non è tanto la riforma dell'ONU, ma la mancata riforma
dell'Unione, che con la sua proposta di Costituzione europea ha solo
abbozzato le linee di una politica estera e della sicurezza europea. Il vero
interesse dell'Italia è dunque quello di rilanciare con coraggio il progetto
di un'unica politica estera europea, senza perdersi in questioni di
dettaglio. Occorre costringere tutti i paesi dell'Unione ad accettare che
l'Europa parli con una sola voce. La vera riforma dell'ordine mondiale
comincia in Europa.
Guido Montani
Movimento Federalista Europeo
[Fonte: Europa del 24 agosto 2004]