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una difficile verità (flashback)



        FLASHBACK: L'uomo degli americani


        Fulvio Grimaldi

*http://www.uruknet.info/?p=3945*


28 giugno 2003 - Oggi, per trattare il tema, mi soccorre l'intelligenza
del bassotto Nando. Per sputtanare i cani, opina, non c'è di meglio che
lo stereotipo: il cane è per sua natura servile. Magari ha morso il
padrone, ma siccome sta sempre lì, sull'aja o in casa o in giardino,
resta inesorabilmente servile, servo del padrone. Ci vuole pochissimo a
capire che questo, come tutti gli stereotipi, oggi padroni del
linguaggio - e quindi delle idee - come mai in passato (ci vorrebbe un
D'Annunzio, o un Weber, o un Barthes, per i loro diversi versi, a
disintegrarli), nasce da osservazione superficiale, specista ed
antropocentrica, totalmente ignara della psicologia ed etologia del cane.
Il pensiero di Nando bassotto è sollecitato da un fenomeno ricorrente
che, come tutto il resto, non manco di sottoporre alla sua analisi.
Appaiono siti che per qualche tempo catturano positiva attenzione
sparando bordate di denunce e argomentazioni antimperialiste e
antisharoniane (antisioniste no, per carità). Poi, un giorno, certi
della credibilità conquistata negli ambienti-target, tra una cronaca di
torture americane a prigionieri iracheni e lo strazio di una vecchia
palestinese cui hanno sotterrato sotto le macerie della casa figli e
nipoti, ecco che ti piazzano il colpo, il discorso che ti disgiunge le
sconnessure del mondo. Ci resti sbigottito ma, tenuto conto di tutto il
buon materiale che ti è arrivato prima, magari superi il dubbio e quel
colpo lo prendi per buono. Rimani appeso all'amo. La crepa si è aperta e
promette di diventare voragine, pronta ad accogliere ben altre
nefandezze della disinformazione. Tattica vecchia come il cucco, ma
sempre astuta ed efficace.

Successe con un sito USA, Emperors clothes, di Jared Israel. Questo
Israel lo incrociai parecchie volte in Jugoslavia, prima e dopo la
caduta di Milosevic e della Federazione. Era tra i più accaniti ed
acclamati, dai compagni serbi, denuncianti della cospirazione
imperialista anti-Jugoslavia. Dal suo sito, poi, si diffusero
documentate accuse, non solo sulle tresche Nato e USA contro quel grande
paese ucciso, ma addirittura sconvolgenti rivelazioni sui retroscena
istituzionali degli attentati dell'11/9, cioè sulle dirette, poi anche
altrimenti documentate, responsabilità della banda di golpisti al potere
a Washington. Israel si rovesciò come un calzino nel suo opposto: un bel
giorno incominciò a mitragliare i corrispondenti delle sue e-mail e i
visitatori del suo sito con fantastiche accuse di nefandezze
terroristiche ai palestinesi e agli arabi tutti, riscrivendo
negazionisticamente una storia del conflitto che faceva degli ebrei la
civiltà in arrivo e degli arabi poco più di ignoranti e sanguinarie
belve. Poco mancò che riesumasse quello slogan che mi accolse in
Palestina nel 1967, inviato alla guerra dei Sei Giorni, e che era
affisso su mille muri e sopra cadaveri di soldati egiziani lasciati alle
mosche: "L'unico arabo buono è quello morto".

Qualcuno ci cascò: ma come, Jared era stato tanto bravo sulla
Jugoslavia! Non poteva non essere credibile adesso! E le crepe si aprivano.
Non dico che lo stesso discorso valga pari pari per il sito Al Awda che
da qualche tempo ci offre ampi e validi resoconti non solo sulla
Palestina,. ma anche sugli altri gironi infernali dell'imperialismo USA.
Ma certo sorprende e sconcerta quando, tra tanta accuratezza e passione,
spunta un bel giorno l'inusitato ma non insolito stereotipo
dell'intossicazione Mossad-CIA: "Saddam, uomo degli americani".

Vedete, quello di attribuire al leader di una comunità aggredita e
ribelle il ruolo di un doppiogiochista è il sistema più raffinato e
perfido per decapitare una resistenza e minare la solidarietà a sinistra
che le spetta (Saddam si è venduto, ha contrattato il suo salvacondotto
con gli USA in cambio della dissoluzione del suo esercito). Lo fecero
anche con Slobodan Milosevic, attaccandosi al fatto che aveva fatto uno
stage in una banca di New York e che aveva firmato, spalle al muro con
tutto il suo popolo sotto embargo e minacciato di sterminio, la pace di
Dayton. E ricordate come giocarono sul presunto conflitto Che-Fidel?

L'operazione "Saddam americano" è stata affiancata dall'operazione
"Arafat tiranno", poi malamente corretta, operazione per tempistica
analoga ai clamori dirittiumanisti pro-società civile iraniana in
simultanea con l'escalation aggressiva USA.

Sono questi tanto uomini degli americani che vengono perseguitati,
incarcerati, uccisi insieme al loro popolo. Incongruo, vero? Ma veniamo
ai fatti, alle accuse di "americanismo" a Saddam. "E' un dittatore". Me
ne sono già occupato. Ecco il classico colonialismo eurocentrico della
"Sinistra". Incapacità di esaminare come un altro popolo percepisca il
suo governo e la sua cultura, espressi da retroterra, percorsi, valori,
tempi totalmente diversi dai nostri, e totale subalternità ai criteri di
valutazione strumentali dell'imperialismo "dei diritti umani". La tua
democrazia, (*.*.), è il sistema perfetto e ultimo. Va totalitariamente
imposto a tutti, che ne sentano la necessità o no. Anche se per diritti
umani questi popoli - vedi anche Cuba o i bolshevichi - intendono per
primo la conoscenza (istruzione gratuita per tutti), la salute (sanità
gratuita per tutti), l'alimentazione (lo Stato che ha fatto mangiare
gratuitamente il 75% per cento della popolazione fino all'ultimo giorno
dell'embargo in quello che l'ONU ha definito "il più efficiente e meno
corrotto sistema di distribuzione di cibo del mondo"), la protezione
(casa garantita a tutti), la riproduzione sociale e biologica (piena
occupazione con in sovrappiù, in Iraq, 2 milioni di lavoratori stranieri
dal mondo arabo), la piena emancipazione delle donne. E magari più in là
il diritto umano individuale e individualistico di dire ognuno la sua,
anche a rischio di far crollare uno sforzo gigantesco e vittorioso di
emancipazione nazionale, sociale e culturale. Facile predicare la
democrazia, poi, dimenticando (ignoranza, malafede?) chi l'ha praticata
nel proprio contesto specifico, governando in coalizione con comunisti e
democratici kurdi fino al 1979, e poi si è ritrovato sotto un assedio
micidiale di aggressori imperialisti, con terrorismi, guerre,
infiltrazioni di spie e sabotatori, compravendita di quisling e ceti
malavitosi. S'è visto cosa è costato a Milosevic l'insistenza a
mantenere, perfino sotto le bombe Nato, una democrazia pluralistica, con
tanto di diritto di associazione partitica e pluralismo di mezzi
d'informazione: tutta l'opposizione comprata e corrotta dai tedeschi,
prima, e dagli USA, poi.

Guerra Iraq-Iran, Iraq al servizio della Nato e degli USA. Saddam è
stato tanto filo-occidentale da fare, nel 1958, una rivoluzione
socialista antimperialista, da essere perseguitato e incarcerato insieme
ai comunisti dalla dittatura di Aref dal 1963 al 1968, da fare una nuova
rivoluzione con Baath, comunisti, nasseriani e democratici kurdi nel
1968, rispostando l'Iraq nell'area non allineata e filo-sovietica, da
nazionalizzare il petrolio nel 1972, cacciando le multinazionali
angloamericane dal monopolio del petrolio iracheno, da concedere ai
kurdi un'ampia ed effettiva autonomia con autogoverno e parlamento a
Irbil (prima che gli USA, Kissinger, riattizzassero la rivolta dei pashà
fantocci Balzani e Talabani e che i curdi si schierassero con il
decimatore di kurdi iraniani, Khomeini, per la promessa di spartizione
dell'Iraq e indipendenza kurda); da riunire nel 1979 a Baghdad, contro
la resa araba di Camp David (Sadat-Begin) e il tradimento della causa
palestinese, il Fronte del Rifiuto, che raccolse la maggioranza degli
Stati arabi e soprattutto tutte le organizzazioni sociali, sindacati,
movimenti e partiti di sinistra, che da sempre avevano in Baghdad un
punto di riferimento. Non per nulla immediatamente scoppia la guerra
Iraq-Iran, certo istigata dagli angloamericani (Kissinger: "E'
necessario che queste due potenze, minacciose per Israele, si
dissanguino a vicenda"). L'Iran aveva rimesso in discussione il confine
tra i due paesi, avanzando richieste territoriali (Shatt el Arab) e
aveva minacciato di strangolare l'Iraq laico e apostata chiudendogli lo
stretto di Hormuz, vitali per i suoi scambi. Ero presente io, quando nel
1980, unità militari iraniane, in piena pace, facevano sortite
provocatorie oltre i confini. L'Iran fu subito sostenuto da Israele
(quello sì, strumento degli USA) che, bombardata piratescamente la
centrale nucleare dell'"amerikano" Saddam, Osirak, fornì all'Iran,
istruttori, piloti e mezzi. Ricordate l'Iran-contras: Israele fornisce
armi a Khomeini e col ricavato, attraverso la banca mafiosa e
narcotrafficante BCCI, sostiene i macelli dei contras in Nicaragua. Gli
USA si limitano, per simmetria (Kissinger!) a fornire comprensione
diplomatica all'Iraq. La storia di forniture di armi USA è una bufala:
basta vedere l'armamentario iracheno nelle due guerre del Golfo: neanche
un obice USA, tutta vecchia roba sovietica, francese, italiana e
irachena. Fallita l'aggressione integralista e pari e patta la guerra,
l'imperialismo USA si rivolge direttamente contro un nemico storico (dal
1958) che non pare né distrutto, né domo nel suo appoggio ai palestinesi
(è il paese che in tutte le guerre arabo-israeliane ha fornito il
maggior numero di caduti e, fino all'ultimo, i finanziamenti più
cospicui alla resistenza palestinese). Tanto che Saddam è da anni per
tutti i 300 milioni di arabi (escluse le cliques dirigenti) il punto di
riferimento nella lotta contro l'espansionismo israeliano, la nuova
colonizzazione imperialistica e la classi dirigenti proconsolati e
compratore. Questa è la realtà di massa con cui un comunista, un
rivoluzionario si deve confrontare.

E per venire alle elucubrazioni sulle "ambiguità" dell'attuale
resistenza (l'esercito iracheno dissoltosi, ma, come si vede ora,
saggiamente, per preservare le forze in vista di una guerriglia che è
già poderosa) e sulle perfidie propagandistiche del sedicente Partito
Comunista dei lavoratori iracheno, avanzate da un altro interlocutore,
si chieda se una sinistra antimperialista debba sostenere i
"nazionalisti" del Baath e islamici che, uniti, si oppongono con la
lotta armata di liberazione, avendo per questo scopo sottratto le
proprie forze al macello tecnologico degli angloamericani in fase di
invasione, oppure un partitello "comunista" solidale, in esilio, con la
banda di ladroni venduti del Consiglio Nazionale Iracheno di Londra e
della CIA, che ora saluta l'invasione come necessaria alla caduta del
regime e l'occupazione come utile per la fase di ricostruzione di un
movimento operaio di massa (ma figurarsi cosa ne pensa Paul Bremer).

IL PCI se non è creazione della CIA, poco ci manca. La solita falsa
sinistra, collaborazionista, che serve a depistare la lotta contro il
nemico e che in nessuno dei suoi decennali documenti ha mai denunciato
l'ecatombe dell'embargo angloamericano. Perché si ignorano le
informazioni sui comunisti della Coalizione Nazionale Irachena, che
hanno tenuto insieme ad altre forze progressiste il loro congresso a
febbraio a Parigi e che hanno posto come contraddizione principale
quella nazionale tra Iraq e invasori imperialisti, tanto che oggi
lottano insieme a migliaia di volontari arabi con i partigiani del Baath?

Si denuncia il carattere " nazionalista" della rivolta armata guidata
dal Baath e da Saddam Hussein. E meno male che è nazionalista: non è una
nazione che è stata aggredita, strangolata, disintegrata, squartata? Non
è oggi una priorità assoluta, come nella lotta anticolonialista condotta
in egemonia dal Baath contro gli inglesi, la cacciata dell'occupante
dalla nazione tutta? Patria o muerte. Vuole suscitare scontri etnici?
Peccato che, nonostante tutti gli sforzi USA per suscitare conflitti
interetnici, finora il popolo iracheno (ad esclusione delle bande kurde
narcotrafficanti di Barzani e Talabani) pare fortemente unito
nell'obiettivo prioritario della cacciata del "liberatore" e, ahinoi, lo
è sotto la guida di una resistenza ben organizzata, diffusa su tutto il
territorio, la cui correttezza e sacrosanta giustezza può essere
diffamata solo da un titolo inaccettabile come quello di Liberazione del
26/6, "Soldati inglesi linciati dalla folla", passivamente e non
innocentemente, temo, tratta dalle agenzie capitaliste, a rovesciamento
non solo della realtà (vedi il Manifesto) di una battaglia con armi da
fuoco tra inglesi, assassini di civili, e partigiani armati, ma anche
del diritto di ogni iracheno di difendere, anche con le nudi mani, il
proprio paese. Ricordo una pediatra irachena che, nell'imminenza
dell'arrivo degli statunitensi a Baghdad, aveva affilato i propri
coltelli da cucina (vedi il video "Un deserto chiamato pace").

Per la sinistra, dopo l'imbarazzante guerra del bandito Bush alla "belva
sanguinaria", ora c'è l'imbarazzo di scegliere tra l'astuta e
unilateralmente disarmante nonviolenza dei "moderati" e il sostegno a
una lotta armata di liberazione popolare, necessariamente e
ineluttabilmente "nazionale", dove chi ci sta è un compagno e un
patriota e chi non ci sta un rinnegato o un arreso, PCI o non PCI. PC
iracheno che farebbe meglio a denunciare le stragi di civili in corso a
opera degli angloamericani, la natura colonialista dell'occupazione, il
carattere brigantesco e quislinghiano di Chalabi e Co., la minaccia
mondiale dell'imperialismo (e non solo per mascherare il proprio
sostanziale collaborazionismo), e a prendere le armi insieme ai compagni
del Baath e agli islamici, che mettono la vita al servizio della
sovranità e dignità della propria comunità nazionale e della resistenza
mondiale contro gli USA motore del capitalismo e del'imperialismo. La
storia è maestra di verità: la liberazione araba negli anni '50 e '60 è
stata condotta dalle borghesie nazionali e dalle intellighenzie in
collaborazione con le masse sfruttate dalle monarchie vassalle al soldo
del colonialismo. Pare che questa situazione debba ripetersi. Chi ha più
filo, tesse e fa egemonia.

C'è da trarre una conclusione non esaltante: palestinesi, iracheni,
arabi, cubani, ecc. vanno bene, vanno sostenuti e compianti quando li si
fanno a pezzi, se ne polverizzano le case, se ne fa un olocausto, se ne
uccidono i bambini. Sono terroristi, nazionalisti, etnicisti quando
combattono.

Intifada fino alla vittoria, in Palestina e in Iraq. Anche con Arafat e
Saddam, visto che gli altri si è visto quanto sono credibili.

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