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dal presidio di pace a nablus r. 15
Nablus 29 maggio 2004 (ore 14,45)
E un'altra notte di fuoco e' trascorsa a Nablus. Un commando ha attaccato
il campo rifugiati di Balata. A quanto si dice un ufficiale delle forze
speciali israeliane e' stato ucciso negli scontri. Queste le notizie appena
giunte.
Ma questro report, poco piu' lungo del solito, vorremmo dedicarlo ad un
breve e doveroso profilo del Medical Relief, cosi' spesso citato in questi
report.
Prima dei colloqui di Oslo (1991) il servizio sociale sanitario palestinese
era amministrato da Israele, ma non estendeva la sua scarsa attivita' oltre
i centri urbani. Poiche' il 72% degli abitanti della Cisgiordania vive nei
villaggi, cio' significa che la maggior parte della popolazione palestinese
si trovava totalmente priva di assistenza medica. Nel 1978 un gruppo di
medici palestinesi si unirono su base volontaria per gettare le basi di
un servizio sanitario. Iniziarono utilizzando dapprima i propri mezzi mezzi
e strumenti personali poi attraverso contatti con l'estero stabilirono forme
di cooperazione con Associazioni mediche europee che inviarono due microbus.
Nel suo sviluppo il team medico predispose un programma di intervento sanitario
articolato su due direttrici: scuola e sanita' di base. L'assistenza sanitaria
scolastica fu realizzata trasportando sui minibus le equipe mediche operanti
a Gerico e in Cisgiordania, mentre la sanita' di base gia' nel 1983 garantiva
controlli anticancro ed assistenza medica alle donne incinta attraverso
il Women Health Programme.
Il "Palestinian Medical Relief Society", questo il nome complete della ONG,
stimolo' perallellamente l'educazione medica scolastica e corsi di formazione
femminili. Oggi il Medical Relief, fra medici, paramedici, ed autisti, conta
quattrocento persone che lavorano meta' del loro tempo come stipendiati
e per l'altra meta' come volontari.
Il taglio di molti finanziamenti provenienti dall'estero e da un'occupazione
militare che distrugge sistematicamente le infrastrutture sociali rende
via via piu' problematico il lavoro di questa ONG palestinese.
Dice il dott. Ghassan responsabile a Nablus del Medical Relief: "L'obiettivo
dell'occupante e' di costringere le famiglie e le persone ad andarsene.
E chi puo' lo fa!
Se dovessimo fermarci non sarebbe solo la medicina sociale a portarne le
conseguenze. La popolazione lasciata sola, in condizioni sempre piu' gravi,
assumerebbe comportamenti politici disperati, estremi. E noi consideriamo
sbagliata risposte di questo tipo alla violenza dell'occupante.
E' fondamentale ricostruire, assieme alle infrastrutture continuamente colpite
e distrutte, momenti di democrazia sociale e politica (infatti quando si
parla di societa' si parla di governi) e la sanita' offre l'occasione ideale
per farlo. Anche per questo il nostro lavoro ha interessato l'esercizio
della medicina negli stati limitrofi quali Libano e Giordania..
E poi perche' salute non significa meramente fornire medicine agli ammalati,
significa affrontare ogni aspetto della vita sociale, economica, culturale
di un popolo. In fondo questa e' la discriminante fra quanto stabilito nella
Dichiarazione di Alma Ata del 1978, sottoscritta da oltre cento Governi,
implicante la diffusione e lo sviluppo della medicina sociale di base,
che perseguiamo, e la globalizzazione che mira alla privatizzazione.
Il primo caso prevede la partecipazione popolare nel creare strutture
socio-sanitarie,
il secondo conduce ad un isolamento individualistico posto che la garanzia
della salute diventa possibile solo a chi ha i mezzi per permettersela.
Una minoranza.
La costruzione del muro dell'apartheid attraverso la confisca delle terre,
la devastazione dei campi, la separazione di villaggi e delle abitazioni
colpisce seicentomila persone. Cio' comporta un aumento delle nostre
responsabilita'
e del nostro lavoro in momenti in cui sono drasticamente diminuite le
disponibilita'.
Tuttavia sia da Gerusalemme (ovvero ora a Ramallah dove ora abbiamo spostato
il nostro centro) che da tutti trentatre' Comitati del Medical Relief della
Cisgiordania, continuamo lavorare per conseguire, anche nelle difficolta'
che voi stessi percepite di giorno o di notte, i nostri compiti."
Giorgio Stern
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