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L'alibi e' crollato, la Resistenza continua. Iraq Libero -Comunicato del CN, 12.05.04




IRAQ LIBERO - COMITATI PER LA RESISTENZA DEL POPOLO IRACHENO



comitato_nazionale@tiscali.it



Comunicato del Comitato Nazionale - 12 maggio 2004



 * * *


Domenica 23 maggio - ore 10

Firenze, SMS di Rifredi - Sala della Biblioteca
Via Vittorio Emanuele II, 303
Per info: 347.7815904





RIUNIONE NAZIONALE DEI COMITATI IRAQ LIBERO






L'alibi e' crollato, la Resistenza continua

Mentre in Iraq la resistenza popolare si allarga, emerge sempre più la
realtà di un'occupazione non soltanto ingiusta e illegittima, ma anche
brutale e criminale.

Sappiamo da un anno che nelle carceri degli occupanti si pratica
quotidianamente la tortura sui corpi di decine di migliaia di persone.
Sappiamo quanto possa essere brutale l'imperialismo e sappiamo quanto lo
sia in particolare quello americano. Dunque le notizie sulle torture non ci
stupiscono.

Del resto, la stessa cosa è già avvenuta in Afghanistan ed a Guantanamo,
senza che la cosiddetta "coscienza democratica dell'Occidente" ne venisse
minimamente sfiorata.

Questa volta è diverso, non tanto per la gravità di quanto sta emergendo,
quanto per il contesto generale che vede le truppe di occupazione in grande
difficoltà.

Insomma, da una parte gli occupanti torturatori, dall'altra un popolo in
lotta per la propria libertà. E' questa semplificazione dei soggetti in
campo che comincia a chiarire a livello di massa ciò che sosteniamo da
sempre: l'opposizione alla guerra e all'occupazione ha oggi senso solo se
si sposa con il sostegno alla Resistenza.

Un sostegno che può e deve fare un salto qualitativo, come già si è visto
nella grande manifestazione del 20 marzo, ma anche in quella più modesta ma
altrettanto significativa del 29 aprile, quando le bandiere irachene sono
arrivate fino a piazza S. Pietro.

L'alibi della "guerra al terrorismo" e per la "democrazia" è miseramente
crollato. "Enduring Freedom" si è infine disvelato come "Enduring Torture".
Le cosiddette "guerre umanitarie", a partire da quella alla Jugoslavia,
altro non sono state che guerre sanguinarie di conquista ed oppressione.

In Italia, un governo che batte ogni record di servilismo verso i padroni
di Washington, insiste con la sua politica repressiva sia verso gli
antimperialisti (vedi gli arresti del 1° aprile) che verso gli islamici che
continuano ad essere incarcerati come "terroristi" - ultimi gli arresti del
9 maggio a Firenze - senza alcun elemento concreto, come dimostrato dai
recenti rilasci di tutti gli arrestati degli ultimi tempi, rimessi in
libertà dopo lunghi periodi di carcerazione preventiva.

Sono tante le ragioni che ci dicono che è giunto il momento di allargare il
fronte di chi sostiene la lotta del popolo iracheno.

E' il momento di battersi con più forza per il ritiro immediato ed
incondizionato del contingente italiano che ad aprile si è macchiato della
strage di Nassyria.

E' il momento di denunciare con tutte le forze i crimini dei torturatori
angloamericani non come degenerazione di alcune "mele marce", come si
vorrebbe far credere, ma come elemento costitutivo della loro "guerra
infinita" che è sì guerra per precisi interessi economici e geopolitici, ma
anche guerra per l'affermazione di una supremazia totalitaria sul resto del
mondo.

Bush, il principale mandante dei torturatori, non ha alcun titolo per
presentarsi a Roma come "liberatore" il 4 giugno. Egli è soltanto il capo
della banda di assassini che governa una potenza imperialista che non ha
rivali in quanto a brutalità.

La smettano i politicanti ulivisti di presentarsi come i medici pietosi che
vorrebbero separare le torture (cattive) dall'occupazione (accettabile),
Bush dagli Usa, l'America "buona" (magari quella di Bill Clinton insieme al
quale bombardarono la Jugoslavia), da quella "cattiva" e "degenerata".

La realtà di cui tutti devono prendere atto è quella di una superpotenza
iperarmata che pretende di dominare il mondo in virtù di una sorta di
"missione speciale" da compiere.

E' questa concezione imperiale e razzista che ha partorito le torture e i
torturatori, sia quelli che hanno dato criminalmente gli ordini (vedi il
Manuale di Guantanamo prodotto dal Pentagono), sia quelli che li hanno
sadicamente eseguiti.

Lo sdegno popolare per queste mostruosità, che superano per certi aspetti
quelle perpetrate dai nazisti sessant'anni fa, non deve rifluire verso una
protesta confinata in un ambito umanitario separato dalla condanna politica
della guerra imperialista e dell'occupazione dell'Iraq.

Al contrario: guerra, occupazione, tortura e repressione antidemocratica in
Occidente, rappresentano un tutt'uno contro il quale chiamare alla lotta
tutte le persone disponibili.

La maggioranza del popolo italiano è stata contraria alla guerra, è
contraria all'occupazione ed è indignata con un presidente del consiglio
che si vanta ogni giorno di essere il migliore alleato dei torturatori.

E' necessario che questa maggioranza torni ad esprimersi con tutti i mezzi.

E' a partire da questa esigenza che discuteremo domenica 23 maggio, con il
seguente ordine del giorno:

1. Partecipazione alla manifestazione del 4 giugno, in occasione della
visita di Bush a Roma. Manifestazione che dovrà essere ad un tempo
antiamericana, per il ritiro del contingente italiano, per il sostegno alla
resistenza irachena.

2. Lavoro preparatorio per la giornata internazionale di solidarietà con la
resistenza irachena, prevista per il prossimo 25 settembre, affinché possa
tenersi una manifestazione nazionale di piazza, la più unitaria e
partecipata possibile.

3. Individuazione dello strumento più utile (comitato internazionale od
altro) per sviluppare una vasta campagna sui crimini di guerra e contro
l'umanità perpetrati da Bush, Blair e dai loro alleati.

4. Organizzazione dei comitati Iraq Libero e loro strutturazione nazionale.


La riunione è aperta a tutti gli interessati.


per i Comitati Iraq Libero

Leonardo Mazzei