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Fw: 4 giugno Bush a roma



IL 4 GIUGNO BUSH VERRA' A ROMA: ACCOGLIAMOLO ADEGUATAMENTE!



Quando nell'autunno scorso si presentò a Londra fu accolto, pur in un
giorno lavorativo, dalla più grande manifestazione del dopoguerra, che gli
impedì perfino di affacciarsi in una qualsiasi strada della metropoli.
Anche a Roma è prevedibile che sarà accolto come merita, soprattutto dopo
la rivelazione delle torture nei lager apprestati in Iraq per imporre la
difesa dei diritti umani.

Le forze politiche, sindacali, i collettivi e i compagni che diedero vita,
nella manifestazione del 20 marzo, allo spezzone di corteo aperto dallo
striscione "ritiro immediato delle truppe senza se e senza Onu, riunitesi
il 2 maggio a Milano, hanno convenuto di dover dare il loro contributo per
la riuscita della giornata del 4 giugno.

A tale scopo, hanno deciso di convocare una prima

assemblea nazionale a Firenze per il 15 maggio alle ore 16

presso il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud, Via Villamagna 27/A,

per far sì che il pur giusto risentimento contro il "primo terrorista del
mondo" non si limiti ad un anti-americanismo talmente "estremista" da
trascurare il ruolo imperialistico dell'Italia in particolare e dell'Europa
in generale. Peraltro, proprio in questa delicata congiuntura, che ha messo
in evidenza indiscutibile il carattere generalizzato della resistenza
irachena contro l'occupazione neocoloniale, il pacifismo istituzionale
europeista appare quanto mai subdolo. Il suo richiamo all'Onu si giustifica
con la minuziosa raccolta di mille particolari tesi a dimostrare che gli
iracheni, senza tutela alcuna, sarebbero solo capaci di orrori e di guerre
civili.

Ai firmatari di questo appello non sfugge certamente che le attuali
direzioni della resistenza non caccerebbero gli eserciti occupanti per
andare verso soluzioni conseguentemente antimperialiste. Ma è proprio a
partire da questa constatazione che si richiede, qui in Occidente, un
maggiore e incondizionato impegno nella lotta contro l'occupazione
neocoloniale, in qualunque modo essa si voglia camuffare.

In tal modo si potrà incoraggiare quelle tendenze, già presenti in Iraq, ad
emergere, per contrastare, sul campo e non con l'astensione, soluzioni
nazionalistiche e/o religiose, sempre oscillanti tra avventurismo senza
sbocchi e conciliazioni compradore. Paralizzarsi o attardarsi, invece,
nella contemplazione dei difetti della resistenza irachena, può solo
portare -come l'esperienza dimostra- a fare eco alla criminalizzazione
costruita dagli aggressori per giustificare le loro infamie o a convincere
ancora di più le masse sfruttate irachene di non avere alleati in Occidente
e che quindi tanto vale affidarsi alle loro attuali direzioni.

Ci auguriamo che all'assemblea di Firenze partecipino anche forze e singoli
compagni che in precedenza hanno avuto dubbi sia su alcuni aspetti della
nostra impostazione sia sulla possibilità di poter dare battaglia in un
movimento, che, per quanto eticamente radicale nel rifiuto della guerra,
purtroppo fa ancora fatica a dare una conseguenzialità classista alla sua
lotta.

D'altra parte proprio la radicale e generalizzata offensiva da parte delle
nostre classi dirigenti alle condizioni di vita e di lavoro, la crescente
repressione di ogni dissenso sociale e politico, contribuisce a mettere in
evidenza lo stretto nesso tra fronte esterno e fronte interno, così come le
recenti lotte degli autoferrotranvieri, degli operai di Melfi e di altri
settori proletari, indicano la necessità di coniugare difesa delle
condizioni immediate e lotta contro la guerra infinita.

Il 4 giugno potrebbe essere un'occasione, da verificare fin d'ora con
sollecitazioni e inchieste, per dare la massima incisività ad una grande
mobilitazione per il ritiro immediato delle truppe. Come si è già
accennato, il 4 giugno è una giornata lavorativa: l'avversione contro Bush,
pur con i limiti che potrebbe assumere e che noi vogliamo superare,
potrebbe convincere tantissimi lavoratori a scioperare travolgendo così
ogni ipocrisia di un sindacato confederale che da una parte dice di volere
il ritiro immediato delle truppe e dall'altra impedisce di dare efficace
strumentazione alla sua richiesta. In tale prospettiva, sollecitiamo in
particolare la presenza all'assemblea dei sindacati di base, che peraltro
già alla manifestazione di Roma del 20 marzo hanno contribuito a
caratterizzare in maniera radicale una parte significativa del corteo.



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