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e ora l'unità politica dell'Europa



il 1° maggio 2004 sarà ricordato come una data storica per il
ricongiungimento dei paesi dell'Europa centro orientale nell'Unione europea.

L'euforia per un grande avvenimento quale l'allargamento ai nuovi dieci
paesi non deve far dimenticare la necessità di approfondire quelle
istituzioni che erano funzionanti per un numero limitato di paesi. 

Non dimentichiamoci che ogni costruzione politica può con il tempo e in
certe circostanze dissolversi: pensiamo, ad esempio, all'Urss o alla
Jugoslavia. 

Occorre evitare la dissoluzione dell'Ue in una semplice area di libero
scambio e favorire il processo di unità politica del continente approdando a
quella federazione europea, sognata da Altiero Spinelli durante il confino
nell'isola di Ventotene, allora considerata un progetto utopico.

I recenti sviluppi della politica unilaterale americana, con i disastri
iracheni, sottolineano ancor di più la necessità, per i cittadini europei,
di affrontare seriamente il nodo della sovranità esclusiva degli stati
nazionali in quei settori di vitale importanza per la vita di ciascuno di
noi. 

La politica economica e la politica estera devono essere attribuite a
livello europeo abolendo il diritto di veto che non consente all'Europa di
svolgere quel ruolo attivo per la costruzione di un mondo diverso basato
sulla giustizia, sulla democrazia e sul diritto internazionale.

La forza per superare il blocco intergovernativo non può che venire dal
basso, dai cittadini e dalle cittadine d'Europa, a partire dalla costruzione
di una nuova cittadinanza europea cosmopolita, post-nazionale e di
residenza.

L'Europa politica, quando nascerà, dovrà mettere al primo punto della sua
costituzione, il diritto alla pace e il ripudio della guerra. Solo così
potremo contribuire alla formazione di un'alternativa per un mondo di pace e
la costruzione di un governo mondiale democratico per la gestione delle
politiche comuni al popolo mondo e per il superamento dell'anarchia in cui
ci troviamo.

Nicola Vallinoto