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del mondo kurdo n9
- Subject: del mondo kurdo n9
- From: "Uiki Onlus" <uiki.onlus@tin.it>
- Date: Sat, 17 Apr 2004 18:09:51 +0200
Del Mondo Kurdo n.9
Bollettino a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia
Via Gregorio VII n.278, 00165 Roma Tel 06636892 Fax. 0639380273 Email:
uiki.onlus@tin.it
1. Breve introduzione sulla attuale realtà politica in Turchia
2. Estratti dal Rapporto dell'IHD (Associazione per i diritti umani) sullo
svolgimento delle elezioni del 28 marzo 2004
3. Operazioni dell'esercito turco in Kurdistan, MHA 14 aprile 2004
4. La sede di Istanbul dell'IHD, la Piattaforma democratica di Batman e
molte altre associazioni dopo l'inserimento del KONGRA-GEL nella lista Ue..
5. Appello all'UE della società civile di Diyarbakir "La soluzione è il
dialogo con il KONGRA-GEL" Diyarbakir, 8 aprile 2004
1. Breve introduzione sulla attuale realtà politica in Turchia
Scusandoci per il ritardo dovuto a problemi logistici (il trasferimento
della sede), vogliamo proporvi una nostra breve valutazione delle elezioni
amministrative, svoltesi il 28 marzo 2004, e dell'attuale situazione
politica in Turchia, naturalmente con uno sguardo rivolto in maniera
particolare alla questione kurda.
Le nostre aspettative per le elezioni amministrative erano di ottenere due
importanti risultati: uno per la democrazia e la soluzione della questione
kurda, accrescendo il numero dei comuni, compresi i capoluoghi di
provincia, arrivando all'amministrazione di almeno 150 enti. Però, il fatto
che la Coalizione Democratica si sia presentata con 500 candidati su 3200
amministrazioni, concentrati in maniera particolare nell'area kurda, è
stata limitativa e appunto non ha soddisfatto le aspettative. Ottenere un
numero importante di amministrazioni locali avrebbe concesso una realistica
partecipazione democratica dal basso, con una gestione amministrativa
partecipata e quindi un serio avviamento della soluzione della questione
kurda in quelli che sono i suoi elementi essenziali.
L'altro risultato sarebbe stato quello di perfezionare un'alleanza di forze
della sinistra, che potesse portare alla costituzione di una duratura forza
progressista, interessata alla risoluzione della questione kurda, della
democrazia e dei diritti in Turchia.
A partire da tali premesse, anche se alle elezioni del 28 marzo si è
passati da 37 a 66 amministrazioni, rispetto all'obiettivo di 100/150
amministrazioni che ci si era posto, non possiamo ritenerci soddisfatti.
Ma quali sono state le ragioni di questi risultati?
Una è da imputare sicuramente al fatto che la coalizione si trovava ancora
all'inizio di un percorso ancora da consolidare e senza essere abbastanza
determinata a presentarsi sul territorio nazionale. È stato un buon inizio
sull'area kurda, ma non ha potuto ottenere che il 4,8%, mentre puntava al
10-12%.
Nello stesso tempo ha giocato un ruolo importante il lavoro dell'AKP.
Infatti, essere l'unica forza di governo garantisce in Turchia un grande
potere, raramente il partito o i partiti all'opposizione riescono a vincere
alle amministrative. Sotto questo aspetto, per quanto riguarda i capoluoghi
kurdi che sono passati all'AKP (Agri, Bingol, Van e Siirt) ha giovato
l'alleanza fra AKP e gli altri partiti non della coalizione, che alleandosi
ci hanno fatto perdere.
Questi sono fra i fattori più importanti che hanno causato la vittoria
dell'AKP alle elezioni, ma non possiamo dimenticare che ci sono state
situazioni di impossibilità a votare perché non c'erano i documenti
d'identità (a Van), di annullamento delle schede (doppiamente timbrate o
voti fatti sparire) e altri brogli.
Ma, questi risultati sono dovuti anche alla situazione politica generale
del paese. Rispetto alla situazione degli altri partiti, per esempio CHP
(Partito repubblicano del popolo), DSP (Partito dei democratici di
sinistra) e YTP (Partito della Nuova Turchia), le uniche forze
d'opposizione, hanno perso rendendo così possibile che l'80%
dell'elettorato sia andato a destra. Il CHP, in maniera particolare, ha
infatti ormai una politica di stato e conservatrice, potremmo dire quasi
nazionalista, che non può essere significativa nei riguardi dell'UE, di
Cipro, delle questioni economiche e sociali o di quella kurda. Ormai la
sinistra in Turchia si trova ad un punto di svolta.
Per quanto riguarda l'AKP, invece, non possiamo ignorare che prendendo
almeno il 10% in più ha ottenuto ormai più del 40% a livello nazionale e le
ragioni di questo incremento sono diverse. Come già detto il fatto di
essere una forza di governo, che durante la campagna elettorale ha saputo
dare certezze fondate sulla posizione favorevole che l'amministrazione di
uno stato sa garantire, ha avvantaggiato i candidati dell'AKP. Inoltre,
l'aver mantenuto l'inflazione al di sotto del 20% con il suo governo ha
certamente contribuito ad accrescere il consenso popolare. Poi, la sua
politica populista, rafforzata dalle posizioni di fiducia incondizionata
dell'UE, dovute alla svolta su Cipro e alle sedicenti riforme ha generato
fiducia nella gente di ogni ceto sociale.
Ma, è dalla politica estera proprio del governo monocolore dell'AKP, oltre
che del suo rapporto con i militari, che si può comprendere meglio la
realtà politica della Turchia. Infatti, quando l'AKP salì al governo non
aveva un rapporto di collaborazione con l'apparato militare, che al
contrario corrispondeva alla contrapposizione spinta dall'AKP tra militari
e kurdi e alla conseguente risposta da parte militare che voleva accrescere
la contrapposizione tra AKP e kurdi. Oggi tutto questo è solo un ricordo,
lo stesso AKP si esprime contro ogni possibile soluzione della questione
kurda giovandosi dell'appoggio dei militari, come si è visto appunto in
occasione di questa ultima tornata elettorale. Vi abbiamo più volte
informati di come i militari abbiano minacciato nelle più diverse maniere
gli elettori, oppure di come i brogli durante le procedure elettorali siano
stati proprio realizzati con la complicità e l'intervento di Gendarmeria e
forze di sicurezza. Non dimentichiamo poi, che è proprio sotto il governo
di Erdogan che si sta ripetendo il processo contro gli ex-deputati kurdi,
la cui prassi lascia senza commenti e che in pratica vede i detenuti ancora
in prigione, senza che sia stata fatta alcuna mossa istituzionale per la
loro liberazione. Lo stesso si può dire delle cosiddette riforme che non
hanno portato ad innescare alcun processo di soluzione della questione
kurda, l'apertura di due corsi di lingua kurda non è indicativa di nessuna
intenzione positiva.
C'è poi la questione irachena, nell'ambito della quale il modo con cui il
governo si muove affinché i kurdi non ottengano alcuna forma di autonomia
si vede nel come si stia portando avanti proprio la posizione dei militari,
cioè una vera politica di negazione del popolo kurdo.
Se l'AKP ha davvero intenzione di sforzarsi verso la democrazia si vedrà
nei prossimi mesi, anche se i segnali sono molto negativi, soprattutto
nella politica estera con l'UE. L'AKP si sta muovendo proprio verso una
politica di negazione contro ogni forma di autonomia e di riconoscimento.
Ne è la prova l'inserimento del KONGRA-GEL nella lista delle organizzazioni
terroristiche da parte dell'UE, che contribuisce a delegittimare ogni forma
di attività democratica dal basso per i diritti del popolo kurdo. La
Turchia ancora una volta si sta sforzando affinché in qualsiasi situazione
il movimento kurdo sia posto fuori legge, sulla via della negazione e della
mancanza di qualsiasi riconoscimento.
La stessa UE, che da anni appoggia qualsiasi governo di Turchia nella
speranza di un cambiamento, ma che invece in pratica si dimostrava più o
meno conservatore, si è fatta e continua a farsi abbagliare dalle riforme
che l'AKP, ritenuto in maniera sbagliata una forza del cambiamento, gli
propone, ma ripetiamo è proprio nelle sue posizioni in politica estera che
ci dimostra che non è così, siamo ancora distanti da ogni auspicabile forma
di cambiamento reale.
Riteniamo che l'UE mettendo il KONGRA-GEL nella lista delle organizzazioni
terroristiche si sia fatta condizionare dalle posizioni espresse dalla
Turchia, anche perché non è possibile ascrivere al KONGRA-GEL alcuna azione
di tipo violenta, l'organizzazione, di nuova costituzione, si è posta degli
scopi risolutivi della questione kurda con mezzi pacifici e politici, senza
avere niente a che fare con il terrorismo. L'UE fa degli enormi sbagli di
valutazione nella sua politica per l'allargamento fidandosi ciecamente
delle riforme che l'AKP gli propina, ignorando e criminalizzando, di
contro, quella parte della società civile che si batte per il cambiamento,
annientandola e appoggiando la Turchia e l'AKP nelle sue politiche
fallimentari che eliminano ogni possibilità di evoluzione positiva delle
questioni economiche, politiche e sociali del paese.
Questo ultimo gesto dell'UE nei confronti del movimento kurdo ha offeso e
deluso il popolo kurdo, oltre ad averlo esposto nuovamente alla barbarie
turca. Non è un caso che il giorno dopo la pubblicazione della lista, con
l'inserimento del KONGRA-GEL, le forze militari abbiano avviato nuove
operazioni militari nelle aree kurde, a causa delle quale ci sono state
più di venti vittime. Per non parlare della nuova repressione contro le
persone che nell'ambito delle organizzazioni della società civile operano
per la democratizzazione e la partecipazione dal basso nella vita politica
e sociale, così in due giorni ci sono stati quattro omicidi da parte di
ignoti nei confronti di civili inermi (a Dogubeyazit Mehmet Ilhan, 45 anni,
e il figlio Faruk Ilhan, 22enee, che lavoravano in una farmacia, sono stati
attaccati in strada da sconosciuti armati e sono morti. Alla loro cerimonia
funebre di sepoltura erano presenti ben 2000 persone, da Ozgur Politika del
4 aprile 2004).
Un comportamento come quello dell'UE nei confronti del movimento e del
popolo kurdo lascia che le violazioni contro di essi continuino e che ogni
tentativo di discussione e soluzione della questione kurda fallisca
inesorabilmente.
Ricordiamo ancora una volta che questa ultima decisione presa dall'UE non
fa altro che alimentare la sfiducia e la delusione dei kurdi e delle kurde
nei confronti della stessa UE.
2. Estratti dal Rapporto dell'IHD (Associazione per i diritti umani) sullo
svolgimento delle elezioni del 28 marzo 2004
- Nell'elezione svoltasi in Turchia il partito AKP, alla guida del
governo, ha usato tutti i mezzi e le possibilità che gli derivano
dall'essere al potere per ottenere la vittoria elettorale. I partiti
d'opposizione, nel frattempo, hanno denunciato comportamenti da censurare.
È un' elezione che non si dimenticherà, perché vi sono state varie
dichiarazioni di scandalo per il loro svolgimento e perché in esse si è
ricorso alla violenza, talvolta anche sanguinosa (30 persone hanno perso la
vita e 500 persone hanno subito attacchi violenti e sono rimaste ferite).
Molti uffici elettorali sono stati attaccati (a volte con bombe o con
bottiglie molotov, in altri casi con armi da fuoco) e devastate da ignoti.
- Il giorno delle elezioni vi erano luoghi nei quali sicuramente lo SHP
avrebbe vinto; ma davanti ai seggi elettorali di tali luoghi vigilava la
polizia antiterrorismo, con l'incarico di esercitare pressioni psicologiche
sui votanti.
I fattori che hanno privato l'elettorato della possibilità di votare
liberamente sono stati:
1. La stampa che lavorava unicamente in favore dell'AKP, prima del 28
marzo, durante la propaganda elettorale. Ha creato un'atmosfera tale che
era come se in Turchia esistesse un solo partito che partecipava alle
elezioni. I sondaggi resi pubblici sono stati di parte. Tramite essi si è
creata un'atmosfera per cui i votanti pensavano che l'AKP era un partito
politico assai forte e pertanto un voto accordato ad altri partiti sarebbe
stato un voto sprecato. Si è indotta la gente a pensare in tal modo. I
difensori dei diritti uamni non ritengono giusto un simile comportamento;
lo ritengono invece non corrispondente a valori democratici, nonché nocivo
e rovinoso.
2. I sondaggi, di cui si attestava l'indipendenza, in realtà non erano
indipendenti affatto nei risultati che presentavano. Tale importante
fattore ha reso iniqua l'elezione. Sondaggi fornivano l'impressione che già
si conoscesse il vincitore, l'AKP, in quanto godeva della stragrnade
maggioranza dei consensi; essi sono stati diffusi da giornali e televisione
proprio per far credere ciò alla gente. Inoltre sono stati diffusi solo
qualche giorno prima dello svolgimento delle elezioni.
3. I ministri di governo, scesi in piazza durante la campagna elettorale,
parlavano per propagandare candidati dell'AKP, negando in tal modo il
diritto di ogni cittadino a ricevere trattamenti equi. Sia il ministro
degli esteri Gul che quello degli interni, Aksu, non si sono comportati con
equità verso tutti gli elettori turchi, giungendo a dichiarare: "Adesso
siamo maggioranza di governo, se voi votate per noi, vi serviremo; ciò
vorrà dire che prendete l'onere di governo sulle vostre spalle". Da queste
parole è scaturito nei votanti un sentimento di timore che votare candidati
che non fossero dell'AKP potesse rivelarsi inutile.
Le violazioni che si sono verificate durante le elezioni sono consistite in
attacchi contro gli uffici incaricati della campagna elettorale e in
violazioni del diritto alla vita. Le forze di sicurezza hanno fermato 381
persone durante le attività di propaganda elettorale, e 19 di queste sono
state arrestate. Si richiama l'attenzione sul fatto che le persone fermate
e arrestate sostenevano candidati concorrenti a titolo individuale, molti
dei quali indipendenti. Gliattacchi, preoccupanti, sono stati rivolti
contro 17 uffici dell'AKP, 11 dello SHP, 3 dello MHP, 1 del DYP, 1 del GP,
2 del CHP, 3 Del DEHAP e infine un ufficio dell'ANAP. Durante questi
attacchi vi sono stati ferimenti di persone e danni materiali. 34 uffici
sono stati colpiti con ordigni molotov; 3 uffici sono stati chiusi dopo
essere stati perquisiti dalle forze di sicurezza; 2 infine hanno subito
assalti con armi da fuoco.
Quanto al diritto alla vita si rileva che 24 persone sono morte e 486 sono
state ferite durante gli scontri; vi sono state anche due persone morte per
incidenti casuali, che hanno comunque avuto luogo durante gli eventi
elettorali.
3. Operazioni dell'esercito turco in Kurdistan, MHA 14 aprile 2004
Da una settimana proseguono le operazioni militari da parte turca; il
centro stampa dell'HPG (le Forze per la Sicurezza del Popolo) ha
dichiarato che da otto giorni si susseguono scontri in otto diverse
località; Nel complesso, è stato riferito, sono morti durante gli scontri
un ufficiale e 17 soldati e 4 guardie di villaggio; inoltre sono stati
feriti 6 soldati e 4 guardie di villaggio. Durante l'intero svolgimento
delle operazioni un guerrigliero, di nome Firat Kocer, è morto. Le
operazioni sono iniziate il 5 aprile e gli scontri, tra guerriglieri e
forze dello HPG, risalgono al 6 aprile. L'8 aprile ha avuto luogo un nuovo
scontro armato.
Lo HPG riferisce d'aver subito un'unica perdita; l'esercito turco ha
portato via con elicotteri i propri morti. Il 10 aprile l'operazione si è
allargata all'area di Gabar. L'11 aprile i guerriglieri si sono opposti
all'allargamento delle operazioni e si sono avuti nuovi scontri.
Inoltre il 13 aprile le forze dell'esercito turco hanno avviato un'altra
ampia operazione, utilizzando 7000 soldati nella zona di Dersim, sul monte
Munzur, a Ovacik e a Hozat; l'operazione si è conclusa, senza scontri,
nella stessa giornata. Il comandante generale dello HPG ha rilasciato una
dichiarazione all'agenzia di stampa MHA, con la quale ha chiesto, a
esercito e governo turco, di bloccare tutte le operazioni nei confronti dei
kurdi. Ha anche detto che lasciando che Cipro aderisca all'UE, verrà
chiesto come contropartita il sostegno internazionale per poter porre fine
al movimento kurdo.
Le operazioni sono iniziate in marzo e proseguono in aprile; sono state
effetuate nei luoghi in cui i guerriglieri stazionano; i guerriglieri
hanno fatto molta attenzione alle mosse di avvicinamento dei militari e ciò
ha consentito di evitare che le operazioni provocassero molte perdite di
vite umane, da entrambe le parti. L'ultima operazione di Gabar è stata
dimostrativa di una forte capacità dello HPG di limitare la propria azione
all'autodifesa, senza eccessi.
4. La sede di Istanbul dell'IHD, la Piattaforma democratica di Batman e
molte altre associazioni dopo l'inserimento del KONGRA-GEL nella lista Ue
delle organizzazioni terroristiche hanno mandato lettere di protesta alle
varie Istituzioni europee, per conoscenza vi alleghiamo quella di
Selahattin Demirtas (Piattaforma democartica di Diyarbakir) e di Leyla Zana.
Questo è il testo tradotto dall'originale turco della lettera indirizzata
congiuntamente
al Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan,
al Segretario Generale del Consiglio UE e Rappresentante per la politica
estera e di sicurezza comune Javier Solana,
al Presidente della Commissione UE Romano Prodi,
al Segretario Generale della NATO Jaap De Hoop Schaeffer
e al Presidente degli Stati Uniti George Bush.
Gli atti terroristici attribuiti ad Al-Qaeda, in primo luogo quelli dell'11
Settembre negli Stati Uniti, e poi quelli in Turchia, Spagna e altri paesi
europei, hanno indotto gli stati del mondo a sviluppare concetti nuovi
nella lotta al terrorismo.
Evidentemente non ci si può aspettare che gli stati rimangano indifferenti
di fronte ad attacchi disumani che prendono di mira sia gli stati stessi
che migliaia di persone innocenti. Inevitabilmente misure volte a
proteggere, impedire e prevenire saranno assunte ai massimi livelli; e i
perpetratori e i poteri che si celano dietro quegli atti saranno svelati.
Non può esservi alcun dubbio che l'assunzione di tali misure è la risposta
più naturale. Per poter tuttavia conseguire il successo nella lotta contro
il terrorismo e negli sforzi per liberare la società dalla violenza, vi è
un fattore che credo sia di grande importanza e che non possa essere
trascurato: nel determinare la copertura e i limiti delle definizioni di
"terrorismo" ed "organizzazione terroristica", non devono essere trascurati
fattori scientifici, sociali e politici e le definizioni devono essere
fondate su giuste motivazioni. Considero un dovere storico esprimere la mia
preoccupazione per il fatto che decisioni prese da stati e organismi
internazionali senza tenere conto di ciò e semplicemente sulla base di
"interessi reciproci" potrebbe, in nome della prevenzione del terrorismo,
causare nuove ondate di indesiderabile, ed invero imprevedibile, terrorismo
e violenza.
Nel corso del Summit dell'Unione Europea a Bruxelles, il 25 marzo 2004, la
lista delle organizzazioni terroristiche è stata aggiornata, nel quadro
della politica estera e di sicurezza comune, al fine di includervi il
KONGRA-GEL. Questa, dal mio punto di vista, è la decisione più infausta
presa dall'UE in tutta la sua storia. È ovvio che elementi scientifici,
sociali e politici sono stati ignorati, che i tentativi di conseguire la
pace e la democrazia sono stati considerati di nessuna importanza e privi
di valore, che gli "interessi internazionali" sono stati l'unico e solo
fattore determinante. Di fatto, in termini di finalità e di obiettivi,
nonché relativi alla sua forma organizzativa e alla sua ideologia, ai suoi
metodi e alle sue mete, il KONGRA-GEL non corrisponde alla definizione di
"organizzazione terroristica" che ad esso è stata attribuita. Il KONGRA-GEL
è una organizzazione popolare, democratica e pacifica, che difende i
diritti democratici dei kurdi, in primo luogo di quelli che vivono in
Turchia, e poi altresì di quelli che vivono in Iran, Siria e Irak; è
un'organizzazione che rispetta l'integrità territoriale degli stati; che
ripetutamente ha annunciato al mondo di essere pronta a procedere al
disarmo allorché vengano conclusi accordi legali volti ad assicurare la sua
partecipazione democratica nella società; ed è un'organizzazione che
attende di essere legalizzata.
Il PKK non fu inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche
dell'UE, persino negli anni in cui in Turchia si combatteva una intensa
guerra tra il PKK e le forze di sicurezza. Il fatto che il KONGRA-GEL sia
ora considerato come un equivalente di Al-Qaeda e di altre organizzazioni
terroristiche è un'indicazione del dove tale decisione tragga la propria
fonte. Questa decisione ingiusta ha rattristato, addolorato e ferito i
kurdi. È anche spiacevole che non venga fatto alcun riferimento alle
migliaia di villaggi bruciati e rasi al suolo negli anni del conflitto,
alle migliaia di omicidi "senza un colpevole", alla tragedia del milione di
persone che furono costrette a migrare. Se in Turchia oggi vi è una fase
non conflittuale, se determinati passi verso la democratizzazione possono
essere intrapresi, se le relazioni Turchia-UE hanno acquistato velocità, se
la Turchia beneficia di un'atmosfera di pace e sicurezza, che permette lo
svolgersi di incontri e conferenze internazionali, il ruolo giocato
nell'ottenimento di tutti questi successi dal leader del popolo kurdo,
Abdullah Öcalan, non deve essere dimenticato; invece, ne deve essere
riconosciuta ed apprezzata l'importanza. Pertanto il solo sentiero che
conduce alla pace in Turchia e ai kurdi passa attraverso il signor Öcalan e
l'organizzazione popolare che lo sostiene.
Qualsiasi altro tentativo, la ricerca di un popolo e di suoi leader
artificiali e virtuali con i quali negoziare, i tentativi di atterrire
l'organizzazione e il popolo, le provocazioni volte a indurre separazioni,
liti e rotture, le soluzioni basate sull'eliminazione dei kurdi,
sull'ignorarli o sul farli degenerare, le proposte che ignorano la
questione kurda o ne rinviano la soluzione in un futuro imprecisato; le
percezioni che considerano l'illuminismo kurdo ed i progetti di
rinnovamento come semplici prosecuzioni del passato; tutto ciò
contribuirebbe a promuovere violenza e rappresenterebbe una sconfitta per i
popoli della regione, nonché in particolare per la Turchia e per la pace
mondiale. Per quanto mi riesca difficile proclamare tali parole, potremmo
assistere a una seconda Palestina o a una nuova Beirut o a nuovi eventi
come quelli accaduti nei Balcani. E tuttavia i kurdi sono determinati ad
agire quale forza trainante di un cambiamento, della pace e della
fratellanza nel 21esimo secolo, a fare ingresso nell'epoca della
civilizzazione democratica come cittadini, liberi ed eguali, assieme ai
popoli con i quali condividono le medesime terre. Ed i kurdi sperano e si
aspettano che questa loro determinazione non sia ignorata. Ecco perché
ritengo necessario ancora una volta evidenziare che gli indirizzi politici
che trasformano i kurdi in terroristi e li provocano e li incoraggiano a
ricorrere alla violenza non sono di alcuna utilità. Credo pertanto che è un
umano dovere rimuovere il KONGRA-GEL dalla lista delle organizzazioni
terroristiche e contribuire, così facendo, alla pace: in primo luogo nel
nostro paese, ma anche nell'intera regione e nel mondo.
Con rispetto.
Leyla Zana (Carcere di massima sicurezza di Ankara, 8 aprile 2004)
5. Appello all'UE della società civile di Diyarbakir "La soluzione è il
dialogo con il KONGRA-GEL"Diyarbakir, 8 aprile 2004
Il portavoce della Piattaforma democratica di Diyarbakir, che comprende
attualmente 32 organizzazioni della società civile, l'avv. Selahattin
Demirtas, presidente della sede di Diyarbakir dell'Associazione per i
diritti umani, ha espresso pubblicamente una reazione nei confronti della
notizia di inserire il KONGRA-Gel nella lista delle organizzazioni
terroristiche straniere da parte dell'Ue. "Si tratta di dichiarare
terrorista un'organizzazione che non ha compiuto alcuna azione armata,
questo mette in dubbio la sincerità dell'Ue. Una tale decisione è un gioco
dell'Unione europea contro la Turchia". Ha aggiunto che "i kurdi in
Turchia appoggiano il KONGRA-GEL e vi si riconoscono direttamente, si
sentono così come se essi stessi fossero stati messi nella lista, questo
non può risolvere la questione kurda. Per poter raggiungere i kurdi di
Turchia il dialogo passa per il KONGRA-GEL. Da anni si dichiara sì ad
affrontare la questione kurda e no al PKK è con una politica come questa
che da anni si sta cercando di risolvere la questione kurda. Questo né è
possibile, né ha niente a che fare con la realtà. Una potenza che vuole
risolvere la questione kurda, deve obbligatoriamente tenere conto di queste
persone. L'approccio di stati e le potenze che hanno cercato di risolvere
la questione kurda facendo finta che il popolo kurdo non esiste sono
falliti. Sto dichiarando una realtà. Se accettare ciò o non lo decidono i
paesi e le unioni, qui i kurdi, diversamente che quelli che vivono in Nord
Iraq, hanno simpatia e appoggiano il KONGRA-GEL. Si dovrebbe riconoscere la
grande simpatia esistente fra questo popolo, si deve partire da questo
punto per raggiungere i kurdi e convincerli che la strada del dialogo passa
comunque dal KONGRA-GEL. Se veramente si è sinceri a voler risolvere la
questione kurda questa strada non passa per l'inserimento del KONRA-GEL
nella lista delle organizzazioni terroriste, una Turchia che non ha risolto
la questione kurda in quale Ue dovrebbe entrare? La questione kurda è la
questione fondamentale di questo paese. Perciò se si vuole portare la
democrazia in Turchia la questione kurda deve essere necessariamente
risolta. L'Ue è vista dalle forze democratiche come luogo di solidarietà.
Ci si identifica con il KONGRA-GEL mossi da diverse realtà e pensieri
politici. Si tratta di un'organizzazione che fin'ora non ha compiuto
nemmeno un'azione armata, mettere nella lista un'organizzazione che non ha
avuto niente a che fare con azioni armate, significa veramente che non si è
riusciti a creare una relazione con la lotta per i diritti umani di qua. Se
l'Ue continua in questo modo, certamente le forze democratiche di questo
paese avranno dubbi sulla sincerità dell'Ue e avranno ragione a
preoccuparsi circa l'avvicinarsi dell'Ue ai problemi dell'area, così si
vivranno nei prossimi giorni momenti di grande sfiducia. L'Ue riguardo
alla democrazia in Turchia e alla questione kurda dovrebbe rivedere le sue
politiche, perché così arrivare alla soluzione è impossibile".