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uruknet.info: ogni giorno, informazione dall'Iraq occupato



Il guerriero che combatte per la pace
(Alessandro Ursic - da: Peacereporter)


2 aprile 2004 - Fernando Suarez del Solar lo ripeteva sempre, al figlio
Jesus: "Questa è una guerra assurda, Bush vuole solo il petrolio e più
potere in Medioriente". Jesus ascoltava, ma aveva altre idee e avrebbe
fatto di testa sua. Il ragazzo - messicano ma emigrato con la famiglia a
Escondido, a nord di San Diego, quando era adolescente - era diventato
marine per scelta, voleva combattere per un mondo migliore e credeva che
il posto migliore per farlo fosse l'esercito. Sentiva che doveva
prendere parte all'intervento contro Saddam, convinto che il conflitto
sarebbe servito a debellare i terroristi. E allora, nonostante i
contrasti col padre, partì per l'Iraq. Fu uno dei primi a tornare a casa
nelle body bag, le sacche con i cadaveri dei soldati statunitensi uccisi
in guerra. E, da quel momento, per Fernando il suo Jesus è "il guerriero
azteco". Che combatte con lui per far sì che i giovani latinoamericani
immigrati negli Usa non scelgano l'esercito per costruirsi una vita.
Come invece aveva voluto fare suo figlio, morto a 20 anni in una guerra
che riteneva giusta.

Il progetto "guerriero azteco" è una creazione di Fernando, che da ormai
un anno - Jesus saltò su una mina il 27 marzo 2003, una settimana dopo
l'inizio della guerra in Iraq - ne ha fatto la sua ragione di vita. Gli
obiettivi, come scrive sul suo sito, vanno dall' "aiutare economicamente
e psicologicamente le famiglie che subiscono la perdita di un loro
parente nell'esercito" al "promuovere la pace nel mondo", dal "cercare
fondi per creare opportunità di studio al di fuori delle forze armate
statunitensi" allo "stimolare l'orgoglio di essere ispanico e il
rispetto per le proprie radici".

Fernando ha 49 anni e, avendo vissuto in Messico fino a qualche anno fa,
parla ancora un inglese imperfetto: un fatto di cui si scusa spesso
quando tiene delle conferenze per promuovere la sua causa. Ma se esita
con la lingua, non è certo timido nell'esporre le sue idee. E' un
comportamento abbastanza inusuale, per un latino: storicamente, gli
immigrati messicani negli Usa hanno sempre tenuto un profilo basso,
mostrandosi restii a prendere posizioni politiche forti per timore di
rappresaglie da parte del resto della popolazione.

"Negli Stati Uniti - dice Fernando - per la maggior parte della gente
essere patriottici significa appoggiare il presidente, chiunque sia, e
appendere una bandiera in casa o nell'automobile. In Messico, invece, il
patriottismo è parte di tutte le azioni intraprese dai cittadini. Si può
essere patriottici anche criticando la politica del governo, o
semplicemente lottando per sopravvivere economicamente". Per far sentire
ancora di più la sua voce, sta pensando di candidarsi alle prossime
elezioni locali di Escondido. Molti parenti e amici non approvano.

E' figlio di un politico, Fernando. Avrebbe voluto diventarlo anche lui,
ma poi le durezze della sua vita lo hanno portato su altre strade. Anche
per Jesus sognava un futuro in politica, ma il ragazzo era di un'altra
pasta. Irrequieto fin da piccolo, ma con un cuore d'oro. Cresciuto a
Tijuana, la prima città messicana dopo il confine con la California,
sognava di emigrare perché non gli piaceva vivere a contatto con le
bande di spacciatori di droga. Uno che avrebbe voluto un mondo di pace
come il padre, ma che all'approccio della politica preferiva quello
delle armi: i marines, spiegava alla madre, avrebbero combattuto anche
contro i narcotrafficanti. Il suo sogno era di diventare un cecchino
dell'esercito Usa, e ancora oggi quelli che lo hanno reclutato nel 2001
lo ricordano entusiasta come pochi. Dopo aver sposato la fidanzata
Sayne, che pochi mesi dopo gli avrebbe dato un figlio, la sua
determinazione aumentò ulteriormente. Andando in guerra avrebbe
guadagnato abbastanza per mantenere la sua famiglia. E poi il rischio lo
affascinava, come il vestire la tuta mimetica.

L'ultima immagine che Fernando ha di lui è proprio questa. Nelle ore che
precedettero l'invasione dell'Iraq, Jesus fu uno dei militari
intervistati dalle Tv statunitensi. Una troupe della Abc lo filmò mentre
si arrampicava in cima alla postazione di un cecchino vicino al confine
iracheno, alla ricerca di soldati nemici. Di mimetico aveva anche una
bandana, puntava il suo fucile sul treppiedi e scrutava con lo sguardo
il deserto. Il giornalista gli chiese: "E' nervoso, non si sente esposto
ai colpi del nemico?". "No, per niente", rispose Jesus girandosi verso
la telecamera.

Fernando, che ha rivisto centinaia di volte questo filmato, crede che
quelle parole siano un messaggio per lui. Che suo figlio lo spinga a
continuare la sua lotta, a essere un leader politico. "Questo è il mio
modo di piangere Jesus - dice -. Sento la sua mano sulla schiena che mi
spinge. Ora ho l'opportunità di dar voce a quelli che non possono
parlare da soli".


http://www.peacereporter.net/it/canali/storie/040402azteco



www.uruknet.info <http://www.uruknet.info>:
a site gathering daily information concerning occupied Iraq: news,
analysis, documents and texts of iraqi resistance available in Italian
and English. A lash to official statements and to occupants and all
their flankers, in defence of the country that, most of all, has
supported, encouraged and aided Palestine and liberation struggles in
Middle Orient and al-jazeerah, without giving in in favour of
pseudo-integralist movements remote-controlled from Washington.

Any link will be greatly appreciated: you can get our banner or link
coordinates from our homepage. Please let us know about new links, so
that we can recall them in our link-page.

<http://www.uruknet.info>


www.uruknet.info <http://www.uruknet.info>:
finalmente, un sito dove trovare informazione aggiornata sull'iraq
occupato: notizie, analisi, documenti e testi sulla resistenza in
italiano e in inglese, aggiornate ogni giorno. una frustata alle
versioni ufficiali e contro tutti i fiancheggiatori delle forze
occupanti, a difesa del paese che più di ogni altro ha appoggiato,
incoraggiato, aiutato la palestina e le lotte di liberazione nel medio
oriente, senza cedimenti verso pseudo-movimenti integralisti teleguidati
da Washington.

Un grazie fin d'ora per ogni link al ns. sito: potrete scaricare il
banner e trovare le coordinate sulla testata della ns. homepage.
Informateci di ogni nuovo link, in modo da poter contraccambiare e
segnalarlo. grazie!

uruknet.info
informazione dall'iraq occupato
information from occupied iraq


    <http://www.uruknet.info>



Il guerriero che combatte per la pace
(Alessandro Ursic - da: Peacereporter)


2 aprile 2004 - Fernando Suarez del Solar lo ripeteva sempre, al figlio
Jesus: "Questa è una guerra assurda, Bush vuole solo il petrolio e più
potere in Medioriente". Jesus ascoltava, ma aveva altre idee e avrebbe
fatto di testa sua. Il ragazzo - messicano ma emigrato con la famiglia a
Escondido, a nord di San Diego, quando era adolescente - era diventato
marine per scelta, voleva combattere per un mondo migliore e credeva che il
posto migliore per farlo fosse l'esercito. Sentiva che doveva prendere
parte all'intervento contro Saddam, convinto che il conflitto sarebbe
servito a debellare i terroristi. E allora, nonostante i contrasti col
padre, partì per l'Iraq. Fu uno dei primi a tornare a casa nelle body bag,
le sacche con i cadaveri dei soldati statunitensi uccisi in guerra. E, da
quel momento, per Fernando il suo Jesus è "il guerriero azteco". Che
combatte con lui per far sì che i giovani latinoamericani immigrati negli
Usa non scelgano l'esercito per costruirsi una vita. Come invece aveva
voluto fare suo figlio, morto a 20 anni in una guerra che riteneva giusta.

Il progetto "guerriero azteco" è una creazione di Fernando, che da ormai un
anno - Jesus saltò su una mina il 27 marzo 2003, una settimana dopo
l'inizio della guerra in Iraq - ne ha fatto la sua ragione di vita. Gli
obiettivi, come scrive sul suo sito, vanno dall' "aiutare economicamente e
psicologicamente le famiglie che subiscono la perdita di un loro parente
nell'esercito" al "promuovere la pace nel mondo", dal "cercare fondi per
creare opportunità di studio al di fuori delle forze armate statunitensi"
allo "stimolare l'orgoglio di essere ispanico e il rispetto per le proprie
radici".

Fernando ha 49 anni e, avendo vissuto in Messico fino a qualche anno fa,
parla ancora un inglese imperfetto: un fatto di cui si scusa spesso quando
tiene delle conferenze per promuovere la sua causa. Ma se esita con la
lingua, non è certo timido nell'esporre le sue idee. E' un comportamento
abbastanza inusuale, per un latino: storicamente, gli immigrati messicani
negli Usa hanno sempre tenuto un profilo basso, mostrandosi restii a
prendere posizioni politiche forti per timore di rappresaglie da parte del
resto della popolazione.

"Negli Stati Uniti - dice Fernando - per la maggior parte della gente
essere patriottici significa appoggiare il presidente, chiunque sia, e
appendere una bandiera in casa o nell'automobile. In Messico, invece, il
patriottismo è parte di tutte le azioni intraprese dai cittadini. Si può
essere patriottici anche criticando la politica del governo, o
semplicemente lottando per sopravvivere economicamente". Per far sentire
ancora di più la sua voce, sta pensando di candidarsi alle prossime
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poi le durezze della sua vita lo hanno portato su altre strade. Anche per
Jesus sognava un futuro in politica, ma il ragazzo era di un'altra pasta.
Irrequieto fin da piccolo, ma con un cuore d'oro. Cresciuto a Tijuana, la
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emigrare perché non gli piaceva vivere a contatto con le bande di
spacciatori di droga. Uno che avrebbe voluto un mondo di pace come il
padre, ma che all'approccio della politica preferiva quello delle armi: i
marines, spiegava alla madre, avrebbero combattuto anche contro i
narcotrafficanti. Il suo sogno era di diventare un cecchino dell'esercito
Usa, e ancora oggi quelli che lo hanno reclutato nel 2001 lo ricordano
entusiasta come pochi. Dopo aver sposato la fidanzata Sayne, che pochi mesi
dopo gli avrebbe dato un figlio, la sua determinazione aumentò
ulteriormente. Andando in guerra avrebbe guadagnato abbastanza per
mantenere la sua famiglia. E poi il rischio lo affascinava, come il vestire
la tuta mimetica.

L'ultima immagine che Fernando ha di lui è proprio questa. Nelle ore che
precedettero l'invasione dell'Iraq, Jesus fu uno dei militari intervistati
dalle Tv statunitensi. Una troupe della Abc lo filmò mentre si arrampicava
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di piangere Jesus - dice -. Sento la sua mano sulla schiena che mi spinge.
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