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Ds vs PdCI: la verità



Il Tempo parla di "rissa a sinistra tra Quercia e comunisti", il Giornale
descrive il comunicato dei Ds, uscito sabato pomeriggio, come "una nota
studiata a freddo contro l'asse Occhetto-Diliberto". Martedì 23 il
giornalista Piero Sansonetti in una lettera sull'Unità riporta la cronaca
completa dei fatti di sabato pomeriggio che tanto hanno interessato i media
italiani: la contestazione subita da Fassino durante la manifestazione. Una
manifestazione bella e grandiosa, nel giorno in cui si manifestava in tutto
il mondo per la pace, una manifestazione che la BBC (alla quale poco
interessano i disordini con i Ds) ha definito la più grande tra quelle in
corso; una manifestazione che solo il provincialismo dei nostri mezzi di
informazione ha ridotto alla cronaca delle contestazioni e alle polemiche
che da sabato sera ad oggi ne sono seguite. Ma poiché questo episodio ha
tanto interessato ed è stato occasione di un attacco feroce verso il PdCI,
intendiamo anche noi ripercorrere la cronaca di quell'ora e mezza di
manifestazione. Sabato, a manifestazione iniziata, un piccolo gruppo di Ds
ed il segretario Fassino si sono inseriti nel corteo, cercando di entrare
nello spezzone in cui sfilavano prima i Cobas e poi i "disobbedienti": una
scelta che, o è stata pensata a tavolino per motivi che non osiamo
immaginare, o dovrebbe richiedere la rimozione del responsabile del
servizio d'ordine di Fassino.
Questa considerazione e le altre che seguiranno hanno come premessa - che
considero anche inutile perché ovvia - la condanna di chiunque alle
manifestazioni crei tensioni, tafferugli e contestazioni che non siano
verbali.
Ma torniamo alla cronaca: la Cgil per un po' ha fatto da spartiacque tra Ds
e disobbedienti, finché data la lentezza del corteo la Cgil ed altri gruppi
dello spezzone hanno preso le vie laterali per raggiungere il Circo
Massimo. A questo punto è iniziato il quarto d'ora più caldo della
manifestazione con circa un centinaio di persone che, alle contestazioni e
ai fischi, hanno aggiunto lancio di uova e monetine, a cui sono seguiti una
serie di spintoni tra contestatori e servizio d'ordine Ds. Fassino è
costretto a lasciare il corteo e a questo punto inizia un'altra cronaca.
Alle 19 circa una nota stampa dei Ds commenta la contestazione a Fassino e
parla di "un gesto ricercato e preparato da giorni", e aggiunge che "in
questi giorni vi è stato chi con parole e messaggi irresponsabili ha
stimolato azioni così sciagurate". Queste personalità, proseguono i Ds,
"sono state elette sotto le insegne dell'Ulivo". Insomma nella nota dei Ds
un identik dei presunti "istigatori" con tanto di minaccia. Con il passare
delle ore i dirigenti Ds perfezionano le accuse ed indicano nei leader dei
Comunisti Italiani e, con meno enfasi, dei Verdi, coloro che avrebbero
creato un clima tale da determinare la contestazione a Fassino. Intanto
però i Ds incassano alle 19,35 la solidarietà di Bondi e alle 20,34 quella
di Castelli (il ministro che salta con i giovani padani al suono di "chi
non salta italiano è"). Fassino dichiara: "Ora basta. Non porgeremo più
l'altra guancia", non è chiaro a chi dovrebbero porgerla, e "ora basta"
forse non è tanto rivolto all'episodio di sabato quanto a dire basta a chi
non ne può più del moderatismo dei Ds e sta per essere conquistato dal dire
e fare qualcosa di sinistra del PdCI. Questa potrebbe sembrare dietrologia
da quattro soldi ma analizzando i fatti si capisce che i Ds hanno fatto un
uso non solo falso ma completamente schizofrenico delle notizie. Hanno
unito tra loro due informazioni che non avevano nulla in comune (la
contestazione dei disobbedienti e i leader del PdCI) e nessun nesso di
causa-effetto, facendone una notizia completamente falsa ma che in un primo
momento sembrava plausibile: il PdCI, contrario alla guerra e favorevole al
ritiro dei militari dall'Iraq, ha mandato i disobbedienti a contestare
Fassino. Non ripeto gli assurdi motivi di tale assunto, è stato ampiamente
fatto da Diliberto, Cossutta e Rizzo. Ripeto, invece, la domanda: perché?
Roberto Scafuri sul Giornale riporta le parole di un diessino: "Il nemico
non è Bertinotti, nessuno dei nostri è mai passato a Rifondazione". Questo
è il punto, questo giustifica la scompostezza delle reazioni in casa Ds,
questo giustifica l'arrogante riferimento ai collegi dell'Ulivo che vengono
considerati dai Ds un loro patrimonio che generosamente hanno elargito un
po' ai Verdi, un po' al PdCI. Il terreno dei collegi è assai delicato,
basti pensare a quanti cittadini volevano il ritiro dei militari dall'Iraq
e invece hanno visto i loro rappresentanti astenersi! Ma ora spegniamo la
polemica e magari consigliamo ai Ds che, se veramente volevano sfilare
sabato, potevano unirsi ai 10 mila compagni del PdCI che, con il loro
spezzone ordinato e organizzato, alle ore 16 stavano già al Circo Massimo.