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vescovi e manifestazione per la pace del 20.30
- Subject: vescovi e manifestazione per la pace del 20.30
- From: "Mariagrazia Bonollo" <salbega@interfree.it>
- Date: Thu, 18 Mar 2004 11:18:14 +0100
Nell'ambito delle riflessioni all'interno di un gruppo biblico che si
ritrova presso la sede di Beati i Costruttori di Pace a Padova, una signora
e mamma padovana ha scritto questa "lettera ai vescovi in vista della
manifestazione del 20 marzo". Lettera che è stata inoltrata nei giorni
scorso al card. Ruini e che ora sottoponiamo alla vostra attenzione nella
speranza che venga pubblicata.
mariagrazia bonollo
(addetta stampa Bcp)
348 2202662
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Caro fratello vescovo,
come vorrei ora averti qui di fronte a me, poterti guardare negli occhi, ma
soprattutto poterti stringere le mani, sentiresti il mio calore e io potrei
percepire il tuo, è questo essere fratelli in fondo. Capiresti, oltre le
mie parole, la mia sofferenza e il mio disagio per la distanza che si è
venuta a creare in questi anni fra di noi, di cui purtroppo non siamo solo
tu e io a pagare il prezzo.
Una sottile inquietudine non mi dà tregua.
Non riesco più a provare pace quando abbraccio i miei figli prima di
augurare loro la buonanotte, non riesco più a entrare in un supermercato,
con la fretta di riempire il carrello per poter passare ad affrontare altri
impegni, senza sentirmi in colpa, non riesco più a fare la comunione la
domenica perché, non me ne ritengo degna tanto contraddittoria è la mia
vita, e tutto questo perché - fratello - non riesco più a tenere i poveri
fuori della mia porta di casa. Ti parlo di "poveri" e mi rendo conto che
una sola parola non basta a contenere i miliardi di persone che vivono in
questo momento nella più profonda disperazione, perché subiscono la guerra,
la fame, la sete, la mancanza di libertà e di speranza. A milioni soffrono
e muoiono ogni giorno fratello, è una terrificante morte a rate, un' agonia
centellinata cui tutti abbiamo fatto l' orrenda abitudine. Eppure ci è
stato detto: "A chi è stato dato tanto, tanto sarà chiesto" e per questo
sono convinta che la mia inquietudine sia anche la tua, e che entrambi
abbiamo sbagliato lasciando trascorrere così tanto tempo senza parlarci
occhi negli occhi, mano nella mano, come fratelli. Anche a causa di questa
nostra colpevole rinuncia a pagare il prezzo sono miliardi di persone e per
questo ti scrivo. Entrambi sappiamo che non ci potrà mai essere pace senza
Giustizia e Verità, entrambi sappiamo che non c'è più un solo istante da
perdere e che occorre metterci in cammino insieme, senza paura, alla
ricerca di nuovi sentieri, perché quelli vecchi si sono rivelati
ingannevoli e vanno abbandonati. Io ti chiedo di aiutarmi, fratello, ad
essere testimone autentica, con la mia vita e le mie scelte quotidiane,
dell' amore immenso che il Padre ha per ognuna delle sue creature, tutte
eguali di fronte a Lui, nessuna esclusa. Entrambi sappiamo che fintanto che
una sola persona al mondo sarà vittima della nostra indifferenza non
potremo sentirci in pace.
Nel '98 la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale
scriveva che l'illegalità è nemica della pace. Entrambi sappiamo che
sarebbe troppo comodo limitarci a denunciare quest'illegalità senza
assumere personalmente la nostra parte di responsabilità.
Da dove e come cominciare a camminare insieme dunque? Dall'occasione più
vicina temporalmente, dal 20 marzo, a Roma. Saremo in tanti in marcia
insieme per la pace, affranti perché, e lo ha espressamente dichiarato il
Presidente della Banca Mondiale, solo quest' anno si sono spesi ottocento
miliardi di dollari per i conflitti e solo cinquantatrè per la lotta alla
fame nel mondo.
Ti prego, fratello, unisciti a noi, ognuno di noi senza di te, si sentirà
più solo. Quanto al come, fratello, io sogno che incominceremo a vivere con
la massima sobrietà possibile, come padri e madri di un' umanità che ha
bisogno della nostra totale condivisione e del nostro incondizionato amore.
Parlo di sogno, vorrei tu mi aiutassi a farlo diventare realtà.
Ti abbraccio fraternamente e aspetto fiduciosa una tua risposta.
Lucia Faggion
Padova, 10 marzo 2004