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Milano: prossime iniziative e il dopo Bombay



Vi inviamo, al posto del Rossonotizienet, una comunicazione delle prossime
iniziative, nostre o di altri organismi con cui collaboriamo, e in allegato
una valutazione provvisoria del Fsm di Bombay a cura di Giorgio Riolo.

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Sommario

- iniziativa a Milano dopo il Forum Sociale Mondiale di Bombay - Milano
lunedì 16 febbraio
- iniziativa del Forum per un'alternativa programmatica di governo - Milano
sabato 31 gennaio 2004
- convegno a Milano sulla microfinanza per il sud del mondo - Milano giovedì
29 gennaio
- iniziativa a Milano con Bertinotti su idee e pratiche della sinistra
alternativa - Milano giovedì 5 febbraio
- iniziativa nel lecchese contro gli oleodotti - Bevera di Castello Brianza
(LC) venerdì 6 febbraio

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Programma provvisorio

IMMAGINI E PAROLE DI UN EVENTO STRAORDINARIO
IL FORUM SOCIALE MONDIALE DI MUMBAI 2004

MILANO - LUNEDI' 16 FEBBRAIO 2004 ore 20.30
CAMERA DEL LAVORO - CORSO PORTA VITTORIA 43

Proiezione del video a cura di Antonio Pacor e Federico Minnini

Partecipano
MEENA MENON (attivista indiana, Comitato Organizzatore di Mumbai 2004)
VITTORIO AGNOLETTO (cons. int. Fsm)
In attesa di risposta
MARINA FORTI (il manifesto), MARIO PORTANOVA (Il Diario) e altri
Intervento di EMILIO MOLINARI di ritorno dal Chiapas

Coordina
MARIO AGOSTINELLI

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Milano 31 gennaio 2004
Teatro delle Erbe, via Mercato 3
(MM 1 - fermata Cairoli   MM 2 - fermata Lanza)
dalle ore 9,30 alle 16

SEMINARIO NAZIONALE del Forum programmatico per una alternativa di governo

Lavoro  -  Stato Sociale


Presiede Nicola Nicolosi
Introduce Sergio Tosini

Relazione Prof.  F. Roberto Pizzuti

Comunicazioni  Prof.  P. Giovanni  Alleva (Mercato  lavoro) e Prof.  Bruno
Bosco   (Fisco e redditi)                                         

Interventi previsti
Paolo Ferrero(Prc)  -  Sergio Giovagnoli  (ARCI)
Tino Magni(Fiom)  -  Pino Vanacore (Cgil)
Gian Paolo Patta (Cgil-Lavoro Società) - Natale Ripamonti (Verdi)  Cesare
Salvi (sinistra D.S. per il Socialismo) - Dino Tibaldi (PdCI)   Aldo
Tortorella (A.R.S.) - Vittorio Agnoletto (Social Forum)

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Creditosud e cooperativa Chico Mendes organizzano in collaborazione con
Banca Popolare di Milano un convegno dal titolo MICROFINANZA PER IL SUD DEL
MONDO
giovedi 29 gennaio 2004 dalle ore 14:30 alle ore 18:30 in via San Paolo 12
(MM1), Milano, presso la sede della Banca Popolare di Milano.
Ore 14,30 Benvenuto e introduzione di avv. Paolo Manzato, vicepresidente BPM
relazioni e testimonianze di Stefano Magnoni, vice presidente Ctm
altromercato Rogelio Jacome Morales, Union General Huatusco, Messico,
organizzazione di piccoli produttori di caffè Sharon Riguero, vicedirettore
di Prestanic, Nicaragua, organizzazione di microcredito Conclude Andrea
Berrini, presidente CreditoSud Ore 16,45 tavola rotonda su "La finanza etica
italiana e il Sud del mondo" con Laura Viganò, Fondazione Giordano
Dell'Amore Marco Bersani, Attac Italia Alfredo Somoza, ICEI. Coordina Marco
Gallicani, Associazione Finanza Etica.

In molte nazioni dell'Africa dell'Asia e dell'America Latina esiste da anni
un circuito di organizzazioni popolari, che hanno costruito attività
economiche autosostenibili. Questo circuito, spesso associato in reti a
livello soprannazionale, cerca contatti e solidarietà nel Nord del mondo.
Chiede possibilità di esportazione, assistenza tecnica, fondi a dono, cioè
solidarietà economica, politica e culturale. Ma ha anche bisogno, molto
semplicemente, di credito a tassi sostenibili. CreditoSud, una società di
microfinanza che opera in stretto contatto con le organizzazioni del
commercio equo e solidale italiano, con le banche alternative europee e con
le associazioni del no profit, invita con questo convegno a una riflessione
su come aumentare le possibilità di accesso al credito per un maggior numero
di persone nei Paesi in Via di Sviluppo, al fine di dimostrare loro quella
fiducia che altri non sono disposti a riconoscere. D'altra parte, offre al
risparmiatore italiano un'opportunità concreta di investimento etico. Per
informazioni: Gianluca Bozzia 02-54107745 int. 204 328-4634311
www.creditosud.it

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IDEE, CULTURE, PRATICHE
PER UN' ALTERNATIVA  DI SOCIETA'

Giovedì 5 febbraio 2004 h. 21
Camera del Lavoro di Milano
Salone "Di Vittorio" - C.so di Porta Vittoria 43


Presiede Augusto Rocchi (Segretario PRC Milano)

Intervengono
Fausto Bertinotti  (Segretario Nazionale PRC)
Tom Benettollo (Presidente Nazionale A.R.C.I.)
Vittorio Agnoletto (Consiglio Internazionale Fsm)
Gianni Rinaldini (Segretario generale FIOM Nazionale)
Daniele Farina (Leoncavallo)

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La Rete di Lilliput di Lecco, insieme a: ALE G, Amnesty International, Anpi,
Arci, Attac, Beati i costruttori di pace, Associazione equosolidale,
Associazione Italia-Nicaragua, Bondeko, Comunità di via Gaggio, Gruppo
ambiente e partecipazione di Oggiono, Gruppo informazione territoriale Banca
Etica, Gruppo intercultura Namastè, "Il Granello" Merate , Ipsia-Acli di
Lecco, Karibuny, Centro Khorakhanè, Circolo Ambiente di Merone, CGIL, Mani
Tese di Bulciago, Movimento consumatori, Pax Christi, Punto Rosso, Radiè
Resh, organizza:

E Noi Italiani ?
Venerdì 6 febbraio 2004, ore 20.45
C/o Missioni Consolata, Via Romitaggio 1 Bevera di Castello Brianza (LC)


Incontro con:

Antonio Tricarico
Campagna per la Riforma della Banca Mondiale

Per capire come si costruisce un oleodotto, come si trovano ed impiegano i
"soldi pubblici a perdere", come ci si può opporre e come si può contribuire
per costruire un mondo senza povertà, guerre, terrorismo e corruzione.




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ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO puntorosso@puntorosso.it
<mailto:puntorosso@puntorosso.it>
FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE fma@puntorosso.it
<mailto:fma@puntorosso.it>
LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE lup@puntorosso.it <mailto:lup@puntorosso.it>
EDIZIONI PUNTO ROSSO edizioni@puntorosso.it <mailto:edizioni@puntorosso.it>
VIA MORIGI 8 - 20123 MILANO - ITALIA
TEL. 02-874324 e 02-875045 (anche fax)
www.puntorosso.it






IL FORUM SOCIALE MONDIALE DI BOMBAY 2004. ALCUNE NOTE SPARSE E PROVVISORIE

di Giorgio Riolo



Scrivevamo l'anno scorso, come commento finale del Fsm di Porto Alegre
2003, che il Fsm stesso è sì "il fatto politico più importante della nostra
epoca" (Lula) e quindi sempre una grande assise delle migliori energie
intellettuali, politiche, culturali, etiche, antropologiche del pianeta.
Ma, al contempo, aggiungevamo che la soddisfazione per i risultati
raggiunti era fortemente mitigata dalla consapevolezza che milioni di
persone, di "occhi", non sapevano, non erano "incontrati" dal nostro
movimento. Al Fsm di Porto Alegre 2003, a fatica molti esponenti del
Consiglio Internazionale (da Amin, Houtart, Walden Bello, ad Agnoletto, Del
Roio ecc.) si erano adoperati affinché il Fsm 2004 si svolgesse in India,
proprio a partire dal convincimento che in questo modo il Fsm riuscisse a
investire altri continenti, altre masse fino ad allora pressoché escluse
dalla partecipazione.

1. Così è stato. Il Fsm 2004 non è stato solo una occasione di elaborazione
delle alternative. Compito che è sempre più urgente, più imprescindibile.
Il compito dell'affinamento della nostra strategia, sulle resistenze, sulle
lotte, sulle alternative. Con i grandi ritardi accumulati e i problemi
riscontrati nei recenti forum (peraltro riusciti e sempre sprigionanti una
bella carica intellettuale e politica) nel senso della ripetizione e non
dell'accumulazione. Ma al contempo abbiamo capito che il Fsm può
costituire, come abbiamo verificato a Mumbai, un potente impulso
innescatore di energie latenti. Un potente campo gravitazionale. Un potente
aiuto ai popoli, ai movimenti, ai soggetti, ai paesi interessati. Il Fsm
2004 è stato un grande aiuto e stimolo per la miriade di movimenti,
organizzazioni, sindacati, gruppi, organismi del continente India e
dell'Asia in generale. Un aiuto sulle questioni scottanti del Communalismo
(le chiusure identitarie, escludenti), del fascismo indù (Roy), del sistema
delle caste, in primo dei dalit. Un aiuto per l'avvicinamento
India-Pakistan, per la soluzione dell'annosa questione del Kashmir. A mo'
di esempio, i tanti sudcoreani presenti facevano rilevare che se il Fsm
fosse svolto in Corea del sud si potrebbe compiere il miracolo
dell'apertura delle frontiere con la Corea del Nord. Con conseguenze
geostrategiche immaginabili.

2. Il Fsm 2004 ha dato l'opportunità storica agli ultimi, veri dannati
della terra, di potersi esprimere, di essere e sentirsi protagonisti. I
dalit e le minute donne contadine, operaie, nella doppia oppressione del
duro lavoro e del sistema patriarcale, le prostitute ecc. Sempre nelle
dimensioni asiatiche, con le sterminate dimensioni del paesaggio e del
materiale umano, degli esseri umani. Foss'anche solo questo come risultato
della presenza del Fsm 2004, ebbene è stato giusto svolgerlo in India. Il
ventre del pianeta, signori.


3. Naturalmente l'espressione culturale spontanea e dominante si articolava
in slogan, cortei, drammatizzazioni per i viali del Goregaon. Noi
occidentali più avvezzi ai concetti e alle parole. Loro ai corpi, ai
colori, ai canti, alla mobilitazione, ai simboli. Fanon avrebbe detto corpi
colonizzati, compressi, pronti a esplodere. In altre culture e
antropologie, anche con l'esplosione violenta. Qui popoli e persone, miti,
dalla pazienza asiatica, che ti guardano negli occhi quando si vuole
riconoscere nell'altro un essere umano degno di attenzione e di rispetto
(noi occidentali spesso non guardiamo, ma "attraversiamo" gli altri).
Popoli e genti che meritano grande rispetto.

4. Irrimediabilmente, finché non si sarà trovata altra via, altro modalità
di condurre le cose umane, il mondo e la società andrà avanti grazie, in
bene o in mele, alle élite. Noi costituiamo una élite mondiale. In più
facciamo parte della classe media mondiale. Anche se subalterni, oppressi
taluni, salariati, marginali ecc. nei nostri centri sviluppati, abbiamo i
mezzi e i saperi per viaggiare, siamo onnipresenti. E' un dato di fatto,
non assiologico, di cui prendere atto. Non dobbiamo stracciarsi vesti, fare
professioni o atti di povertà (va bene comunque chi lo fa). Basta
semplicemente averne cognizione e usare al meglio questa irrimediabile
condizione di élite. "Loro" a Porto Alegre non potevano venire (e da qui la
campagna voluta dal Forum Mondiale delle Alternative "Asia, Africa a Porto
Alegre", che andrebbe sostenuta di più anche da chi ha firmato l'appello,
individui, giornali ecc.). Un esempio per tutti: era commovente come un
leader di uno dei tanti sindacati dei braccianti agricoli del Bangladesh,
10 milioni di aderenti (10 milioni non 100 mila, non 1 milione) ci
ringraziasse, volesse conoscere la nostra associazione, attività ecc. Una
lezione di umiltà, come tante ne abbiamo ricevuto.

5. Un bagno purificatore, una catarsi. Una salutare e potente
relativizzazione delle delegazioni occidentali, italiana e francese
soprattutto. Salutare, perché, come dicevano sempre i greci, il senso della
"misura", il metron, il senso del limite, è la condizione della
maturazione, del diventare adulti, della civiltà in ultima istanza. Abbiamo
peccato, taluni di più perché senza freni inibitori, di prometeismo, di
creazionismo (come novelli "napoleoni": noi abbiamo fatto, abbiamo diritto
a decidere, a decidere le plenarie, a spartire ecc.). Quasi l'inversione
soggetto-oggetto, pensare che il movimento sia stato "creato". Contro
Napoleone, il generale Kutuzov pensava che invece di creare, i generali
erano "agiti" dalle migliaia di singole volontà che, per esempio, non
volevano i francesi in casa propria.

6. Rimane però il problema delle oligarchie. Come per le elite, non abbiamo
ancora trovato la soluzione del problema e fino a che non abbiamo trovato,
non abbiamo forgiato un altro strumento, ci teniamo le oligarchie. Non solo
nei partiti, luogo d'elezione di questa modalità, ma anche, e taluni
neanche hanno cognizione di ciò, negli organismi di movimento, nelle reti
ecc. (naturalmente qui vige una oligarchia più soft, più fluida ecc.).
Anche il Fsm ha una oligarchia. Soprattutto nel Consiglio Internazionale.
Al cui interno la potente oligarchia brasiliana (il gruppo degli 8) ha
naturalmente l'egemonia. Egemonia legittima perché senza di loro avremmo il
caos, non avremmo memoria storica e continuità. L'oligarchia ha l'unica
legittimazione nell'essere composta da elementi che si distinguono per
autorevolezza, disinteresse, per l'alto livello intellettuale, politico,
etico. Insomma, abbiamo fatto pochi passi in avanti rispetto al luogo
d'origine e archetipo della Repubblica di Platone e dei filosofi-reggitori.

7. La politica. Ancora una volta dobbiamo ritornare alla vexata quaestio.
Il movimento è anche, in vario modo, un tentativo di rifondazione della
politica. Nella sua accezione più vasta. Certo dal basso ecc. Ma è la
politica, anche degli stati e dei governi. Il modello è Cancun. Dobbiamo
avere efficacia politica di determinazione delle decisioni, politiche in
ultima istanza. La politica partitica fisiologicamente agisce in seno al
movimento, e quindi in seno al Fsm e al Consiglio Internazionale. La
soluzione comunque non è mai l'antipolitica. Ciò diventa molto più chiaro
in relazione alla questione guerra.

8. La guerra, l'Iraq, gli Usa, Bush erano fortemente presenti in ogni atto
o momento del Forum. L'antiamericanismo è un sentimento e un convincimento
naturale per i latinoamericani, gli asiatici. A misura di ciò che gli Usa
hanno fatto e continuano a fare intorno al mondo. Soverchi problemi ce li
poniamo noi dalle nostre parti. L'esigenza di individuare singole campagne
unificanti in cui far convergere tutti gli sforzi al fine di conseguire
risultati significativi che lascino il segno è la questione dei risultati
politici concreti e reali. Della politica come dicevamo sopra. Abbiamo da
lanciare campagne, come abbiamo fatto, sull'acqua, sui beni comuni,
sull'energia, sul commercio equo e solidale, sui diritti dei bambini ecc.
Ma abbiamo da lanciare campagne sulla questione politica per eccellenza,
che tutto riassume, la questione della guerra. Da qui l'indicazione del 20
marzo come giornata mondiale contro la guerra, come è stato il 15 febbraio
2003. E questo è già una grande cosa, precisa e concreta. Ma vorrei subito
riferire il discorso di apertura del Fsm di Arundhati Roy. A suo tempo,
ancor prima che assurgesse a grande punto di riferimento del nostro
movimento, indicata da noi come una delle studiose e delle attiviste più
importanti. Nel suo appassionato discorso, come al Gigantinho di Porto
Alegre nella scorsa edizione del Fsm, ma al contempo ironico, aggraziato,
pacato, la Roy ha posto, tra le altre cose, una sola questione, un solo
programma minimo, su cui far convergere tutti gli sforzi: l'Iraq. Invece di
sostenere dall'esterno la resistenza irachena (e quindi di chiedersi,
legittimamente od oziosamente, da chi realmente è fatta questa resistenza:
vecchi arnesi baathisti? Fondamentalisti islamici? Ecc.), con un veloce
slittamento semantico e reale, considerarci noi stessi, in tutto il mondo,
resistenza. Perché siamo in guerra. E allora: individuare due (non ha fatto
i nomi, ma è facile pensare alla Halliburton e alla Bechtel) delle
multinazionali Usa che stanno traendo enormi profitti dalla distruzione
dell'Iraq e del popolo iracheno. In ogni città, in ogni luogo, mobilitarsi
e costringere le loro sedi a chiudere (shut up, qualcuno è sobbalzato, ma
nessun gratuito incitamento al gesto, come ha precisato nella versione
pubblicata, vedi Internazionale di questa settimana, ricordando la celebre
"marcia del sale" guidata da Gandhi). Noi dobbiamo continuare a elaborare
il fine e il mezzo della "forza di massa non violenta". Non "buonista", ma
all'altezza della sfida lanciata dal potere, dai poteri, degli stati e
delle multinazionali, che attuano genocidi anche senza il ricorso alle vie
militari (fame, malattie, embarghi ecc.). Noi abbiamo ulteriormente tolto
il consenso alla guerra, agli Usa, il 15 febbraio. Non abbiamo fermato la
guerra, ma abbiamo creato coscienza e abbiamo seminato per il futuro.
Tuttavia la storia, l'essere-proprio-così della storia e delle cose umane,
ancora una volta ci mostra che, assieme alla sottrazione di consenso,
all'enormità della spesa militare che intralcia i piani dei guerrafondai
Usa ecc., alla fine e in ultima istanza, sono i "loro" morti a frenarli, a
metterli in crisi (naturalmente i bambini iracheni, le formichine irachene,
afgane ecc. non contano, non si contabilizzano, sono appunto formichine).
Si profila la "sindrome dell'Iraq". La "sindrome del Vietnam" è stata sì
innescata dal grande movimento pacifista mondiale di allora, statunitense
in primo luogo, ma tragicamente "decisivi" sono stati i 58.000 boys morti
(con il controvalore del 1,5 - 2 milioni di morti delle pazienti e
asiatiche formichine vietnamite). Non si recede di un millimetro sulla
nostra scelta strategica della non-violenza, ma dobbiamo avere tragica
cognizione di come procede la storia reale. Per non scadere a essere
petulanti metafisici.

9. Samir Amin e altri organismi presenti a Mumbai hanno lanciato la parola
d'ordine della mobilitazione contro la militarizzazione del mondo, per la
chiusura delle basi Usa disseminate nel mondo, in primo luogo in Asia, in
Africa e in America Latina. Nello spirito di Bandung, contro
l'imperialismo. E' irrealistico pensare a una grande mobilitazione
italiana, unificante i vari pezzi del movimento, per la chiusura delle basi
Usa in Italia? Per una Italia libera da armi nucleari, da armi ed eserciti
stranieri?

10.  In ultimo le cifre. Asiatiche le proporzioni, le dimensioni. Delegati
circa 100.000, invitati molti. Straordinaria esperienza, intensa, quanti
incroci, quanti incontri, quante relazioni, quanti volantini, quanti
biglietti da visita, quante foto, quante immagini. E un grazie di cuore al
Comitato indiano e alle migliaia di volontari e di volontarie che hanno
reso possibile questa grande esperienza, non solo per loro, ma anche per
noi. Un popolo che merita grande rispetto. Nella spaventosa povertà, la
grazia e la dignità.

11.  Infine. A chi le chiede quale libro stia scrivendo, la Roy risponde,
un poco stizzita, se per caso chi ha fatto la domanda non si sia accorto di
quello che accade intorno al mondo. La parola che le è data, ella la
utilizza per intervenire sulla guerra, sulle spaventose ingiustizie, per
contribuire alle mobilitazioni in India e fuori. Mi viene in mente Herbert
Marcuse, il quale, sul finire dei suoi giorni, nel 1977, nell'ultima
intervista concessa, alla domanda su quale tema filosofico, e quindi su
quale libro, stesse lavorando, un poco sorpreso, rispondeva che altro si
potesse fare se non impegnarsi e contribuire a risolvere i grandi problemi
dell'umanità, la morte per fame, le spaventose povertà, le guerre.
Aggiungendo che, per la prima volta nella storia, l'umanità avesse a
disposizioni tutti i mezzi materiali e conoscitivi per ovviare a tutti
questi mali e assicurare a tutti gli esseri umani una vita liberata
dall'indigenza, dalla fame, dalle malattie, dalla paura della guerra.