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del mondo kurdo n2
- Subject: del mondo kurdo n2
- From: "Ufficio d'Informazione del Kurdistan" <uiki.onlus@tin.it>
- Date: Mon, 26 Jan 2004 16:22:55 +0100
Del Mondo Kurdo n.2
A cura dell'Ufficio d'Informazione
del Kurdistan in Italia
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1. Il Segretario generale del CPT Stevens : "Ci occupiamo da vicino delle
condizioni di Ocalan." Ozgur Politika, 22/01/04
2. Non votate il DEHAP! VAN, 26 gennaio 2004 (Ozgur Politika)
3. IHD (Associazione per i diritti umani): "Nel 2003 violazioni dei diritti
umani in crescita nel sud-est dell'Anatolia"
4. Lettera aperta di Eren Keskin
5. Da Silvana Barbieri alcune considerazioni al rientro dalla Turchia
sulla visita di Prodi e sulla decima udienza del processo Leyla Zana
6. Newroz 2004 ed elezioni amministrative in Turchia.
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1. Il Segretario generale del CPT Stevens : "Ci occupiamo da vicino delle
condizioni di Ocalan."Ozgur Politika, giovedì 22 gennaio 2004
Gli ex deputati del DEP hanno inviato una lettera ufficiale riguardante le
condizioni di salute di Ocalan al CPT. La lettera di risposta scritta dal
segretario generale Trevor Stevens precisa che :"Il comitato di prevenzione
della tortura e dei trattamenti disumani hanno più volte visittao il
carcere di Imarli e hanno valutato la situazione di Ocalan e il suo stato
detentivo, la prima volta nel 1999, poi nel 2001 ed infine nel 2003. Su
questo caso tra il CPT e le autorità del governo turco ci sono contatti
costanti".
Nella lettera si dice anche che: "Le autorità del governo avevano dato il
loro consenso a che venissero pubblicati i rapporti del 1999 e del 2001.
Inoltre, anche le risposte da parte governativa sono state trasmesse. Non
ci sono dubbi che fra poco tempo si trasmetterà anche il rapporto del 2003"
ha detto Stevens, "in quello del 2001, bisogna ricordare che abbiamo
sollecitato che il sig. Ocalan abbia contatti anche con altri detenuti, che
venga trasferito in un altro luogo di detenzione e inoltre che la zona
d'aria sia almeno allestita per lo svolgimento di altre attività". "Il CPT
sta seguendo i progressi del caso in stretto collegamento con il governo
turco" ha detto il segretario generale del CPT continuando così: "Se il
governo turco ha deciso che il trasferimento in un altro luogo per ora non
è possibile, allora si devono creare possibilità e condizioni adatte ad
Imrali".
Il segretario generale del CPT Stevens ha anche dichiarato che hanno la
lettera dei parlamentari del DEP è stata trasmessa al Parlamento europeo e
alla Commissione europea. Mentre i parlamentari del DEP si trovano di nuovo
sotto processo come stabilito della Corte europea per diritti umani già dal
10 novembre 2003 avevano mandato una lettera aperta a tante associazioni
internazionali affinché si prestasse la dovuta attenzione nei confronti
delle condizioni di salute di Ocalan.
2. Non votate il DEHAP!
A Van c'è stata una riunione di circa 500 guardiani dei villaggi, alla
quale si è discusso per non lasciar votare il DEHAP alle elezioni
amministrative del 28 Marzo 2004. VAN, 26 gennaio 2004 (Ozgur Politika)
A Van i guardiani di villaggio hanno cominciato le intimidazioni
elettorali nelle province di Gurpinar e di Catak, per non far votare il
DEHAP. L'AKP, il CHP, il SP e il DYP si sono messi in moto nella provincia
di Baskale per essere più efficaci contro il DEHAP, proponendo come
candidati di punta i rappresentanti dei clan maggiori. Secondo le
informazione arrivate il comando militare di Van ha organizzato l'altro
giorno una riunione a Gurpinar, a Catak e nel capoluogo di provincia
convocando 500 guardiani dei villaggi, durante la riunione sono stati
avvertiti di non votare il DEHAP. La riunione è stata fatta presso il
comando militare, è durata circa un'ora. Le autorità militari hanno infatti
detto "le elezioni amministrative si avvicinano. In questo caso anche voi
avete un grande compito da svolgere. Come sapete il DEHAP è contrario al
sistema dei guardiani di villaggio, se il DEHAP va al potere qui sarà un
pericolo anche per il vostro futuro. Perciò quando andrete alle urne dovete
pensare al vostro futuro prima di votare. Tutta la nostra fiducia è riposta
in voi". Nelle altre parti i candidati proposti contro il DEHAP nelle liste
di AKP, CHP, SP e DYP sono proprio i rappresentanti del clan Ertushi, che è
il più grande clan della provincia, infatti è stato particolarmente
interessante notare che i candidati dei suddetti partiti siano tutti figli
di grandi possidienti della zona. Invece quelli proposti dal DEHAP sono
l'ex amministratore provinciale sig. Hamdi Demir, l'ex segretario dell'area
di Baskale sig. Ertan Acar, un esponente dellla sezione di Baskale del
DEHAP sig. Iskan Yavuzer e il commercialista Husref Basak. Per le elezioni
amministrative il DEHAP propone che: "alle elezioni del 3 novembre scorso
il DEHAP ottenne il 70% dei voti e l'intento degli altri partiti a lasciare
in dietro il DEHAP non otterrà nessun risultato, alle elezioni
amministrative del 28 marzo uscirà una grande differenza e il DEHAP sarà
l'unico partito". Inoltre il DEHAP ha dichiarato che il popolo può stare
tranquillo al momento del voto perché anche se i candidati sono esponenti
dei clan riuscirà a vincere ugualmente. I responsabili delle urne, una
volta ancora, avrà un bel da fare in questa tornata elettorale. "Mentre in
passato il sistema usato per votare era quello del voto non segreto, adesso
ciò non è più possibile. Anche la popolazione è ormai più attenta e non
vuole che il sistema dei proprietari terrieri, perciò volgiono appropriarsi
dei propri voti.
3. IHD (Associazione per i diritti umani): "Nel 2003 violazioni dei
diritti umani in crescita nel sud-est dell'Anatolia"
La sezione di Diyarbakir, il 12 gennaio 2004 ha pubblicato
il "Rapporto sui diritti umani 2003" a riguardo dell'area del sud-est e
dell'est dell'Anatolia. Secondo il rapporto ci sono state 6472 violazioni
nel 2003, indicando che 104 persone hanno perso la vita in scontri armati,
mentre 31 sono rimaste ferite. Il rapporto ha anche denunciato che 80
persone sono state vittime di omicidi da parte d'ignoti, mentre 22 sono
rimasti feriti in attacchi perpetrati da sconosciuti. Il rapporto ha anche
reso noto che 2797 persone sono state fermate nel 2003 e che 489 sono state
vittime della tortura praticata da gendarmi, forze di sicurezza e guardiani
dei villaggi. "Un totale di 159 persone sono state inquisite e punite per
questioni di opinione. Un'associazione non governativa "Elazig Basic Rights
and Freedoms" è stata chiusa e 18 quotidiani e libri sono stati banditi"
denuncia il rapporto, che ha anche sottolineato la minaccia costituita
dalle mine antiuomo che si trovano nella regione, a causa delle quali 19
persone sono morte e 37 ferite. Il vice presidente della sede
dell'Associazione dei diritti umani di Diyarbakir, il sig. Selahattin
Demirtas ha sottolineato le ragioni dell'incremento del numero delle
violazioni dei diritti umani nell'area dicendo che "La burocrazia
amministrativa e militare coscientemente insiste a non applicare le leggi
di armonizzazione ai criteri dell'UE; mentre la nostra cittadinanza ha già
una tale consapevolezza nell'insistere a reclamare i propri diritti. A
grazie a questa consapevolezza sulla necessità di proteggere i propri
diritti, queste persone hanno fatto ricorso alla nostra associazione molto
più frequentemente che nel passato quando i loro diritti venivano violati.
Spero che il Procuratore della Repubblica prenderà provvedimenti perché
tali violazioni non vi siano più". Inoltre, lamentandosi circa
l'atteggiamento delle autorità nei confronti delle associazioni dei diritti
umani Demirtas ha anche accusato "più violazioni nella regione derivano
dalla questione kurda".
Bilancio 2003 sulla violazione dei diritti umani nell'est, sud-est
dell'Anatolia a cura della sede di Diyarbakir dell'Associazione per i
diritti umani (IHD)
* Durante gli scontri: 105 morti - 31 feriti
* Esecuzioni extragiudiziali: 84 morti - 22 feriti
* Esplosione di mine e materiali esplosivi: 24 morti - 41 feriti - 6 pecore
* Fermo di polizia: 3 mila 14 persone
* Tortura e maltrattamenti 502 casi
da parte di gendarmeria:109
da parte delle responsabili della sicurezza: 357
da parte di guardiani dei villaggi: 8
da parte d'impiegati esecutivi della difesa:9
* Scomparsi: 7
* Arresti: 574
* Numero di casi sociali: 90
*Fermo da polizia durante i casi sociali: mille
* Feriti durante i casi sociali : 160
* Violazioni del diritto di proprietà: 3 mila 96
* Esiliati: 34
* Indagini e sanzioni amministrative: 418
* Indagini e sanzioni sulla libertà d'espressione: 880
* Emittenti Radio / TV chiuse: 1
* Organizzazioni della società civile chiuse: 2
* Attività/manifestazioni bandite : 36
* Riviste bandite o confiscate : 42
* Tortura e maltrattamenti in carcere:26
* Suicidi e tentativi di suicidio: 151
* Il totale delle violazioni che sono stati convocati : 677mila
TOTALE : 7 mila 100
4. Lettera aperta di Eren Keskin Istanbul, il 23.01.2003
AL PARLAMENTO EUROPEO
Sono l'avvocatessa dei proprietari del villaggio di Kiwa (Magara) di Idil a
Sirnak.
Il villagio di Kiwa é il solo villaggio "kurdo yezidi"(*). Gli abitanti di
questo villaggio sono stati obbligati ad andare via perché c'erano
conflitti armati. Le proprietà terriere del villaggio appartengono ai miei
clienti: Hasan Bini Sefkan, Cihangir Bini Cevher e Zeynel Bini Melek. Ma in
questo villaggo anche la Gendarmeria, il Ministero del tesoro, le Poste
hanno delle terre. Il villaggio é iscritto sulle pagine 115 e 116 del
quaderno dei titoli di proprietà. Il catasto non é entrato nel villaggio.
Il punto sul quale voglio insistere é che le famiglie dei guardiani del
villaggio si sono instalate nel villaggio. La Gendarmeria ne é al corrente.
Le case e le terre dei miei clienti sono usate dalle famiglie dei
guardiani del villaggio. I miei clienti vogliono riavere il loro villaggio.
C'é un'ingiustizia. Lo Stato conosce bene questo ingiustizia. Vorrei
domandare al vostro Parlamento di interessarsi a questo problema e mandare
una delegazione in questo villaggio. Ringraziando per l'attenzione, con i
miei migliori saluti.
AVV. EREN KESKIN (*) Kurdi Yezidi : I Kurdi che credono al sole. Loro hanno
la religione la piu vecchia del Medio Oriente.
5. Da Silvana Barbieri alcune considerazioni al rientro dalla Turchia
sulla visita di Prodi e sulla decima udienza del processo Leyla Zana
a. La stampa italiana, tutta, ha ignorato la visita di Prodi in Turchia non
solo ma anche quel poco che ha riportato non è esattamente quello che
Prodi ha detto. TV e stampa turca per due giorni si sono spese dando
grande rilievo alle dichiarazioni di Prodi anche quelle riferite al
processo di Leyla Zana e gli altri deputati in carcere da 10 anni.
b. Intanto va colto una sfumatura : Berlusconi ha finito il suo mandato di
presidenza europea il 31dicembre. Prodi si reca in Turchia il 14 gennaio.
E non sembra un caso. E' come a dire: Berlusconi è venuto qui a promettervi
mari e monti, ma il sottoscritto viene in veste di presidente della
Commissione Europea ed è a questa Commissione che voi dovete rispondere .
Giovedì 15 Prodi parla al Parlamento turco e dice due cose importanti che
la stampa da noi non ha riferito. Primo, si complimenta per le riforme che
il governo turco in questi due anni ha promulgato ma, sottolinea con
forza, adesso vanno applicate. Secondo: occorre sbloccare il processo
Leyla Zana; senza la scarcerazione dei quattro deputati è molto
improbabile che possano iniziare i colloqui per l'ingresso della Turchia in
EU. Dette nel Parlamento turco sono affermazioni che pesano come
pietre. Non per nulla la sera stessa tutte le TV hanno dato ampio risalto
al suo discorso. (Ricordo che con le riforme attuate dal governo turco il
massimo di pena alla quale Leyla potrebbe essere condannata non
supererebbe i 7 anni)
c. Tutti i giornali turchi hanno sottolineato la concomitanza tra la
visita di Prodi in Turchia e il processo contro Leyla Zana . Non stupisce
quindi che la mattina di venerdì 16 davanti al tribunale fossero presenti
tantissimi giornalisti e fotografi e anche tantissimi poliziotti .
Conferenza stampa della eurodeputata inglese - la baronessa Nicholson-
che consegna all'avvocato di Leyla di un invito del presidente del
Parlamento di Strasburgo alla manifestazione che si terrà a fine gennaio
e dove saranno presenti tutte le personalità insignite, come Leyla Zana,
con il premio Sakharov . Per la prima volta da quando è iniziato il
rifacimento del processo è arrivata anche la madre di Leyla, una donnina di
75 anni, piccola, esile come un fuscello, attorniata da nipoti che la
roteggevano. Lo stesso viso, gli stessi occhi neri di Leyla, ugualmente
fieri.
d. L'udienza inizia con mezz'ora di ritardo, di solito sono in orario. Il
presidente del tribunale legge cinque testimonianze di persone detenute.
Tre di queste a favore degli imputati, due contro (delle testimonianze e
delle arringhe degli avvocati ne parlerò più ampiamente nel prossimo
diario). Gli imputati non hanno chiesto di intervenire, la parola passa
quindi agli avvocati. Dalle prime battute dell'intervento di Yusuf Alatas,
capo del collegio di difesa, si capisce che i giudici sono nervosi.
C'è stato un battibecco tra il presidente del tribunale e l'avvocato con
minaccia da parte dei giudici di andarsene. Non va meglio al secondo
avvocato Musta Ozer. Altro scontro con il presidente del tribunale , altra
minaccia dei giudici di abbandonare l'aula. Più prudente il terzo
l'avvocato Hasip Kaplan, ricorda al presidente del tribunale i 15 anni di
lavoro fatti insieme a Djyarbakir esattamente negli stessi ruoli e fa
notare come nonostante le riforme il processo si stia svolgendo nelle
stesse modalità degli anni più bui della giustizia in Turchia. Ricorda,
inoltre, che nei cassetti dei giudici e del ministro della giustizia
giacciono decine di sentenze di cui la Corte Europea per i Diritti
dell'Uomo richiede il rifacimento .E' dunque evidente l'importanza di
questo processo, il primo di una lista di processi che dovranno essere
rifatti. Tutti e tre gli avvocati al termine della loro arringa chiedono
la scarcerazione dei deputati.
e. Dopo la pausa pranzo la pubblica accusa chiede al presidente del
tribunale di respingere la richiesta di scarcerazione e propone di sentire
un nuovo testimone (senza testimoni il processo deve chiudere ). I giudici
e la pubblica accusa si ritirano in camera di consiglio per cinque minuti
e come alle precedenti 9 udienze viene rifiutata la scarcerazione e
aggiornato il processo. La nuova udienza si terrà il 20 febbraio. Mentre
Leyla Zana , Selim Sadak, Orhan Dogan e Hatip Dicle vengono condotti fuori
dall'aula parte un grande applauso di solidarietà nei loro confronti. I
giudici che se ne stavano andando tornano indietro , arrabbiatissimi
chiedono ai poliziotti di far sgombrare le prime due file davanti ( dove
generalmente siedono le rappresentanze delle ambasciate, i parlamentari
europei , i giuristi democratici, gli interpreti ) e di trattenere tutti
gli altri. C'è un momento di smarrimento . Tutti noi seduti nelle prime
due file ci alziamo. Ma mentre una parte delle delegazioni straniere
esce dall'aula,compresa la baronessa inglese, un'altra, tra cui io e Luigi
Vinci, parlamentare di Rifondazione comunista, rimaniamo lì, in piedi,
chiedendoci perché le oltre 100 persone presenti in aula venissero
trattenute e cosa sarebbe successo loro. Quando capiamo che vogliono
prendere i dati anagrafici di tutti i presenti per impedire loro di
entrare alla prossima udienza decidiamo di restare e ci risediamo con i
giudici che ci guardano e noi che restituiamo lo sguardo. Alla fine i
giudici escono mentre continuano le pressioni da parte dei poliziotti e
del cancelliere per far uscire anche noi. Il tutto è durato una ventina di
minuti .Alla fine, quando hanno capito che senza gli altri non ce ne
saremmo andati, ci hanno fatti uscire tutti e senza schedatura.
f. Che conclusioni dobbiamo trarre ? Ai giudici sono saltati i nervi, e non
mi è sembrato un atto intelligente quello di sequestrare più di 100
persone in un aula del tribunale, di fronte a rappresentanti delle
ambasciate, a deputati europei, a rappresentanti della associazione
internazionale di giuristi democratici. Qualcuno che conosce la Turchia
meglio di noi lo ha interpretato come un segno di debolezza. Le
dichiarazioni di Prodi saranno arrivate anche ai giudici e forse sarà
arrivata anche qualche pressione da parte del governo islamico, governo che
i giudici odiano perché loro sono l'altra parte del potere turco, quella
militare e kemalista che dal colpo di stato del 1980 ha governato realmente
la Turchia: LA CORTE PER LA SICUREZZA DELLO STATO . Strumento terribile
di repressione verso la società ma soprattutto verso i kurdi. Una
struttura che il potere lo sta perdendo e che per entrare in Europa
dovranno abolire . Mi fermo qui e su dieci udienze per una volta assaporo
un risultato.
g. Alla sera apprendiamo dalle televisioni (in lingua turca e in inglese)
che Prodi , che in quel momento si trovava ad Istanbul, si dice molto
dispiaciuto del mancato rilascio di Leyla Zana e, alla domanda di un
giornalista che gli chiede se pensa che questa decisione interferirà con
l'adesione della Turchia alla UE risponde: " Non penso che si tratti di una
interferenza. La libertà di espressione del pensiero fa parte dei
criteri europei".
6. Newroz 2004 ed elezioni amministrative in Turchia.
Il 21 marzo ci si prepara a festeggiare in Turchia, in Kurdistan ed in ogni
luogo dove i kurdi vivono il capodanno: festa di libertà e unità. Ma, i
festeggiamenti del 2004 si prospettano ben diversi da quelli degli ultimi
anni, con milioni di persone che sono scese in piazza nelle città kurde.
Da quando la parte kurda ha avviato un periodo di distensione per la
soluzione pacifica e democratica della questione kurda, i festeggiamenti
hanno visto la partecipazione di sempre più numerose persone e questo ha
permesso agli organizzatori di dimostrare che il Newroz è un momento
importante per l'espressione identitaria del popolo in maniera pacifica e
democratica.
Gli organizzatori quest'anno chiamano donne e uomini democratici ed amici
del popolo kurdo ha prestare ancora più attenzione e a dimostrare la loro
vigilanza sulla sorte del popolo kurdo nel prendere parte ai viaggi delle
delegazioni di osservatori.
Il fatto che quest'anno ci saranno le elezioni amministrative proprio la
settimana successiva al Newroz (il 28 marzo) crea un motivo in più di
preoccupazione e tensione, lasciando in dubbio il pacifico svolgimento dei
festeggiamenti, laddove fossero autorizzati. Infatti, crediamo che come già
successe a Bingol lo scorso anno, non è sicuro che le autorizzazioni
saranno concesse, forse in nessun luogo.
Per la missione del 2004 ci sono diverse proposte, differenziate e
numerose, a partire dalla Carovana per i diritti in Medioriente fino agli
itinerari ideati dai Comitati di solidarietà con il popolo kurdo passando
per quelli delle Donne in Nero, affinché la presenza in Turchia e in
Kurdistan il 21 e il 28 marzo 2004 possa assicurare un momento nuovo di
libertà d'espressione per il popolo kurdo e per tutti i popoli del
Medioriente.