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a proposito di terrorismo




Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti

Abbiamo deciso di dare questo contributo al dibattito sui rapporti tra
movimento - social forum - terrorismo con un certo voluto ritardo dopo i
vari interventi che si sono succeduti alle dichiarazioni di Sergio Segio e
di altri perché crediamo che non sia necessario tanto replicare o
giustificarsi rispetto ad accuse strumentali quanto cercare di dare un
apporto costruttivo in termini di analisi politica e di dialettica
all'interno del movimento stesso.

Crediamo che di fronte ad una guerra in atto, a tutto ciò che è accaduto a
Genova nel 2001 e che prosegue oggi con i processi (con il tentativo di
spostarne la sede, screditare i legali vicini al movimento ecc.) chi accusa
il movimento, e parliamo anche di chi lo fa a sinistra, di connivenza con il
terrorismo dovrebbe interrogarsi su ben altre questioni, tuttavia non ci
sottraiamo ad un approfondimento critico del problema.

E' possibile che in un movimento che raccoglie decine di migliaia di persone
ci siano alcuni individui che decidono di aderire ad organizzazioni
terroristiche. La stessa cosa è possibile, ed è avvenuta,  ovviamente in
partiti, organizzazioni sindacali ecc.

 Si tratta di verificare se esistono condizioni che determinano legami tra
le strategie, l'analisi politica oltre naturalmente alle forme di lotta che
caratterizzano movimento e organizzazioni terroristiche.

Noi crediamo che queste condizioni non siano presenti. Anzi crediamo che le
valutazioni politiche e le strategie siano totalmente divergenti. Il
movimento si costruisce sulla più ampia partecipazione popolare, sulla
democrazia dal basso, sul coinvolgimento e l'inclusione: questa
caratteristica comune, pur con diverse articolazioni,  a tutte le anime del
movimento, appare opposta a quella dei terroristi i quali, indipendentemente
dai risvolti omicidi della loro attività, agiscono nell'ambito di strutture
rigidamente chiuse, escluse ad ogni rapporto e contributo con quelle masse
che compaiono in funzione propagandistica nei loro documenti.

Per quanto riguarda l'analisi politica, riteniamo che profonde siano le
differenze, dovute al divario tra la ricchezza di contributi, di dibattito,
di confronto che caratterizza quella del movimento di fronte alla
limitatezza oggettiva di quella terroristica connotata da una riduzione a
slogan in gran parte mediati dal repertorio  anni 70 innovato con
improbabili attualizzazioni (ad es. le presunte strategie comuni tra
movimenti campesini e azioni di terrorismo integralista islamico).

Detto ciò riteniamo che il movimento in generale e la componente
eco-pacifista nella quale ci riconosciamo dimostri quotidianamente, nei
fatti, la sua estraneità ad azioni di tipo terroristico senza la necessità
di giustificare alcunché.

La nostra lotta è per una vita migliore dei popoli del mondo, per l'equità e
la giustizia. Il sacrificio della vita di ciascun essere umano (compresi gli
avversari politici, anche quelli più criminali e feroci) è una perdita non
una conquista e come tale deve essere evitata.

Non abbiamo bisogno di certe forme di eroismo, di combattenti votati alla
morte, di inni al sacrificio che si accumunano tragicamente ai proclami dei
governi, compreso quello italiano, impegnati nella guerra permanente. Questo
è ciò che, a nostro parere,  differenzia fondamentalmente il movimento dalle
forme di azione terroristica.