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Gli «altromondisti» si ritrovano a Parigi per disegnare il futuro
- Subject: Gli «altromondisti» si ritrovano a Parigi per disegnare il futuro
- From: "nello margiotta" <nellomargiotta55@virgilio.it>
- Date: Wed, 12 Nov 2003 12:55:23 +0100
11.11.2003
di Piero Sansonetti
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=30428
Gli «altromondialisti» sono riuniti a Parigi. Sono almeno 50 mila persone.
Molti sono giovani o giovanissimi. Stanno arrivando con i sacchi a pelo e si
sistemano nelle palestre delle scuole; hanno viaggiato con i pullman o con i
treni speciali. Vengono da tutti i paesi europei, anche se la maggioranza
sono naturalmente i francesi e poi gli italiani. Gli italiani sono tremila.
Gli altromondialisti vogliono discutere di due o tre cose abbastanza
importanti. Di questo genere: come fare l'Europa, come difendere l'
immigrazione, come disarmare gli eserciti, come riformare l'agricoltura.
Chi sono gli «altromondialisti»? Nient'altro che i no-global. Qui in
Francia, dopo lunghe battaglie, hanno ottenuto di farsi chiamare con questo
nome complicato, e la grande stampa ha accettato. Oggi «le Monde», il più
prestigioso giornale europeo, ha un titolo in prima pagina , grande - il
secondo titolo del giornale - che recita esattamente così: «Gli stati
generali dell'altromondialismo». Le Monde ha dedicato un inserto speciale di
sei pagine all'incontro di Parigi. Cioè al Forum sociale europeo, che inizia
i suoi lavori mercoledì mattina e li concluderà sabato sera con un corteo
nelle strade del centro di Parigi. I no-global, si sa, non hanno mai gradito
il nome di no-global. Per il semplice fatto che il movimento non rifiuta la
globalizzazione, anzi la sollecita: solo che la vorrebbe un po' più equa
(anzi massimamente equa, visto che è massimalista) e guidata dalla
democrazia e dal pluralismo invece che dalla legge ferrea e vorace del
mercato. In Francia i giornali hanno deciso di accogliere la richiesta di
nuovo nome, anche perché in Francia i giornali hanno titoli piccoli, sobri,
dove c'entrano molte parole con molte lettere. In Italia non potremmo mai
scrivere «altromondialista» in un titolo, perché nei nostri giornali i
titoli sono a carattere di scatola e c'entrano solo parole corte.
«No-global» va bene, è abbastanza corto.
Il social forum apre giusto un anno dopo il forum di Firenze e due mesi
prima del quarto forum sociale mondiale, che si terrà quest'anno in India,
in gennaio. Al forum europeo partecipano circa 1500 organizzazioni di vario
genere. Laiche, cristiane, marxiste, verdi, socialiste, anarchiche,
trotskiste e altro. Un arcipelago diviso su moltissimi argomenti ma unito
sui principi generali. Che poi sono solo due: pacifismo e anti-liberismo.
Anti-liberismo vuol dire che si giudica il profitto un bene secondario e la
giustizia sociale il bene primo. Pacifismo più semplice ancora che si
considera la guerra un male supremo e quindi sempre la si rifiuta. Il
forum apre ufficialmente nel pomeriggio di oggi e dura fino a sabato sera.
Nel corso dei lavori si terranno 55 assemblee plenarie e circa 300 seminari.
Il forum si svolgerà in tre luoghi diversi: a Sant Denis, a Bobigny, e a La
Villette. Anche il governo francese ha dato il suo contributo, sia sul piano
logistico che su quello finanziario. Nei giorni scorsi il premier Raffarin
ha partecipato ad una riunione del suo partito sul tema del no-global, nel
corso della quale riferiscono i giornali- è stata avviata un'operazione di
de-demonizzazione dei movimenti.
Martedì a Bobigny si sono riuniti i rappresentanti dei movimenti sociali,
che sono un po' il sistema nervoso del movimento. Si è parlato del futuro.
Si è ipotizzata una manifestazione mondiale pacifista il 20 marzo (come
quella del febbraio 2003) e una mobilitazione generale in maggio sulla
Costituzione europea. Cioè contro la Costituzione così com'è. Tutta la
discussione ruota intorno al problema Europa. L'idea di Europa che hanno i
no-global è abbastanza diversa da quella della sinistra tradizionale. È
proprio su questo tema che tornano ad allargarsi le distanze tra sinistra
tradizionale e movimento. Si erano ridotte nel corso del 2003, soprattutto
in virtù della posizione pacifista assunta da quasi tutta la sinistra
europea, ma anche per un certo spostamento «a sinistra» sui problemi
sociali. Oggi il clima non è più quello. Anche perché tra l'Europa sociale
disegnata nei documenti dei no-global e l'Europa, preoccupata essenzialmente
della propria crescita economica, disegnata ad esempio dal recente
documento di Romano Prodi (che dovrebbe diventare il manifesto del
centrosinistra italiano) c'è un contrasto evidentissimo. Il movimento chiede
il disarmo, e il manifesto di Prodi vuole un'Europa competitiva con gli Usa
sul piano militare; il movimento vuole libertà per i migranti, e il
manifesto parla di cittadinanza solo per gli europei; il movimento chiede l'
allargamento e l' «irrigidimento» dei diritti del lavoro e del diritto al
salario, il manifesto propone flessibilità e riforma delle pensioni. Il
movimento parla di fine del protezionismo agricolo, e il manifesto ignora
questo tema. Sarà possibile un dialogo su tali basi? Per il forum europeo è
un problema reale e grande, perché in queste giornate dovrà decidere del
proprio futuro. Immaginare degli sbocchi. E misurarsi anche su questo
problema: che ruolo spetterà al movimento, se maturerà, per la sinistra
tradizionale, l'eventualità di un ritorno al potere in tempi relativamente
brevi in diversi paesi europei?