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comunicato stampa per il 4 novembre



Comunicato stampa


Ci dissociamo dalle celebrazioni ufficiali del 4 novembre.
Ci dissociamo in nome della pace e della Costituzione.
Ci dissociamo in nome di tutti quegli italiani pacifici che furono condotti 
a combattere e a morire perché costretti.
Ci dissociamo in nome di tutti i disertori che non vollero partecipare a 
quella che il papa definì "un'inutile strage".
Ci dissociamo da ogni retorica celebrazione di eroismo.
Ci dissociamo da ogni ipocrisia.

Vogliamo ricordare che chi non combatteva veniva fucilato dai carabinieri 
italiani. Il sentimento di pace degli italiani venne violentato da un 
militarismo che avrebbe poi portato l'Italia al fascismo.

Occorre ricordare che la prima guerra mondiale fu uno spaventoso massacro.
Occorre trasformare il 4 novembre in una giornata di studio e di memoria, 
in una giornata di ripudio della guerra.

Si leggano le strazianti poesie di Giuseppe Ungaretti scritte in trincea.
Si legga il "Giornale di guerra e di prigionia" di Carlo Emilio Gadda in 
cui emerge l'ottusità di ufficiali arroganti e l'insipienza criminale degli 
alti comandi.
Si legga "Addio alle armi" di Ernest Hemingway e "Un anno sull'altopiano" 
di Emilio Lussu, grandi testimonianze del fanatismo di quella guerra.

Si diffondano le lettere dei soldati che mandavano al diavolo la guerra e 
il re. Furono censurate. Perché censurarle oggi nelle cerimonie ufficiali e 
non farne mai la minima menzione?

Per questo PeaceLink sta facendo un volantinaggio telematico in tutt'Italia 
dal sito www.peacelink.it
Stiamo diffondendo la voce di chi ha maladetto la guerra perché voleva la pace.

Oramai in tutte le scuole i libri di storia hanno rivisto il tradizionale 
giudizio positivo sulla prima guerra mondiale e oggi prevale una netta 
disapprovazione di una guerra che - come sostenne Giolitti - poteva essere 
evitata portando all'Italia Trento e Trieste mediante una neutralità 
concordata con l'Austria.
Non comprendiamo come mai a scuola i libri disapprovino una guerra che oggi 
viene al contrario celebrata in piazza nella sua giornata vittoriosa.
Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza 
raggiunto dalla cultura venga demolito dalla retorica.

Ecco perché ci dissociamo dalle cerimonie ufficiali: quella guerra fu 
terrorismo e non va celebrata.
Il popolo della pace - in nome della nonviolenza - dice ancora una volta no 
alla guerra.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink