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Aiuto, al lupo! Ma a gridare è stato il lupo
- Subject: Aiuto, al lupo! Ma a gridare è stato il lupo
- From: "Daniele Barbieri" <barbieri@migranews.net>
- Date: Sun, 19 Oct 2003 22:56:18 +0200
Da "il manifesto" del 18 ottobre.
Aiuto, al lupo! Ma a gridare è stato il lupo
Il potere è paura, crea demoni che gli forniscono giustificazione, impunità
e fortuna. Bin Laden, Saddam o i prossimi sono le sue galline dalle uova
d'oro. Attraverso loro, il potere si guarda allo specchio e ci spaventa
raccontando ciò che ha visto
di EDUARDO GALEANO
Il potere come paura. Senza i demoni che crea perderebbe le sue fonti di
giustificazione, impunità e fortuna. I suoi diavoli - Bin Laden, Saddam
Hussein o i prossimi che appariranno - lavorano, in realtà, come galline
dalle uova d'oro: mettono paura. Che cosa conviene mandargli? Carnefici che
li facciano fuori o medici che li curino? La paura distrae e svia
l'attenzione. Se non fosse per i servizi resi, l'evidenza verrebbe messa in
evidenza: in realtà il potere si guarda allo specchio e ci spaventa
raccontando quello che ha visto. Al lupo!, Al lupo!, grida il lupo.
Il patriottismo è un privilegio di coloro che comandano. Quando lo
esercitano gli esecutori, si riduce a mero terrorismo? Sono solo e
unicamente terroristi, mettiamo il caso, gli atti di disperazione suicida
dei palestinesi cacciati via dal loro paese e gli attacchi di resistenza
nazionalista contro le forze straniere che occupano l'Iraq?
Il mondo alla rovescia nomina al contrario. Il potere, mascherato, nega il
buon senso. Se così non fosse, potrebbe esserci qualche ombra di dubbio sul
fatto che l'attuale governo di Israele pratichi il terrorismo, il terrorismo
di stato e diffonda la follia? Quanto più questo governo divora nuove terre
e infligge maggiori umiliazioni al popolo palestinese, tanto più genera
risposte criminali. E quegli attentati, che uccidono innocenti, gli servono
come pretesto per uccidere molti altri innocenti e per commettere tutte le
atrocità che gli girano. Se nel mondo ci fosse ancora qualche briciola di
buon senso, risulterebbe incredibile che Ariel Sharon possa fare quello che
sta facendo con assoluta impunità, come se fosse la cosa più normale: invade
e spara su territori altrui; costruisce un muro che fa impallidire quello di
Berlino, di triste memoria, per blindare ciò che usurpa; annuncia
pubblicamente che assassinerà Yasser Arafat, un capo di stato
democraticamente eletto dal suo popolo; e bombarda la Siria, forte del fatto
che gli Stati uniti impediranno, come sempre, qualsiasi condanna da parte
del consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
Capita che in questo mondo i paesi e le persone vengano quotati in borsa,
e che il loro valore dipenda dalla geografia del potere.
Quanti innocenti sono stati fatti saltare in aria, con nonchalance,
nell'ultima guerra in Iraq? I vincitori non hanno avuto tempo di contare le
loro vittime, civili che esistevano e non ci sono più, perché sono stati
occupati a cercare le armi di distruzione di massa che non esistevano, né
esistono.
Non ci sono dunque cifre ufficiali. I calcoli ufficiosi più seri hanno
contato, tuttavia, non meno di settemilasettecento morti civili, molti di
loro vecchi, donne e bambini. Quanto valgono quelle vite? In proporzione, la
quantità di iracheni fatti fuori equivale a novantaquattromila statunitensi.
Che cosa sarebbe successo se il paese invasore fosse stato il paese invaso?
Le vittime nordamericane di una simile carneficina continuerebbero ad essere
il tema perpetuo dei mezzi di comunicazione di massa. Invece le vittime
irachene non meritano altro che il silenzio.
È arcinoto che il furto è stato l'unico movente di questa strage, commessa
con premeditazione e in malafede, ma i serial killer continuano a dire di
aver fatto quello che hanno fatto per autodifesa e non sono né prigionieri
né pentiti. Il crimine paga: dai vertici del potere, loro minacciano il
mondo con nuove imprese, immaginando falsi pericoli, inventando nemici,
seminando il panico.
Il presidente Bush adora citare l'Apocalisse, ma sarebbe più logico citare
i notiziari che sono più attuali e dicono più o meno le stesse cose. Quel
testo biblico raccapricciante, una profezia raccontata al passato, era
piuttosto esagerato e sbagliava le cifre, ma bisogna riconoscere che le
notizie del mondo d'oggi gli assomigliano abbastanza. Diceva l'Apocalisse:
«Vicino al grande fiume Eufrate... venne sterminato un terzo degli uomini
dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo». E diceva anche: «Un terzo della terra
bruciò, un terzo degli alberi bruciò, tutta l'erba verde bruciò... Morì un
terzo delle creature che vivono nel mare... Molta gente morì per le acque
dei fiumi, che erano diventate amare...»
L'autore, san Giovanni o chi per esso, attribuiva queste catastrofi
all'ira divina. Lui non aveva mai sentito parlare di bombe intelligenti, e
neppure del biossido di carbonio, delle piogge acide, dei pesticidi chimici,
delle scorie radioattive. E non poteva immaginare che la società dei consumi
e la tecnologia della distruzione sarebbero state più temibili della collera
di Dio.
Bombe contro la gente, bombe contro la natura. E le bombe di denaro? Che
ne sarebbe di questo modello di mondo nemico del mondo senza le sue guerre
finanziarie? In più di mezzo secolo di esistenza, la Banca mondiale e il
Fondo monetario internazionale hanno sterminato una quantità di gente
infinitamente maggiore di tutte le organizzazioni terroristiche che ci sono
o ci sono state nel mondo. Loro hanno contribuito pesantemente a rendere il
mondo così com'è. Adesso questo mondo, che ribolle d'indignazione, spaventa
i suoi autori.
«La Banca mondiale, apostolo della privatizzazione, è in crisi di
coscienza», commenta il quotidiano The Wall Street Journal. In un recente
rapporto, la Banca scopre che la privatizzazione dei servizi pubblici, che i
suoi funzionari hanno imposto e continuano ad imporre ai paesi deboli, non è
esattamente una manna dal cielo, soprattutto per i poveri abbandonati al
loro destino. Allarmata dalle conseguenze dei suoi atti, la Banca adesso
dice che bisognerebbe consultare i poveri e che i poveri «dovrebbero
vigilare gli investimenti privati», sebbene non spieghi come potrebbero
realizzare questo lavoretto da niente. I poveri preoccupano anche il Fondo
monetario, che li ha sempre strozzati: «È necessario diminuire le
disuguaglianze sociali», conclude il direttore del Fondo, Horst Koehler,
dopo aver meditato sulla faccenda. I poveri non sanno davvero come
ringraziare.
Questi organismi, che esercitano la dittatura finanziaria nel sistema
democratico, non hanno nulla di democratico: nel Fondo decidono tutto cinque
paesi; nella Banca, sette. Gli altri non hanno alcuna voce in capitolo.
Nemmeno la dittatura commerciale è democratica. Nell'Organizzazione
mondiale del commercio non si vota mai, sebbene il voto sia previsto negli
statuti. L'organizzazione coloniale del pianeta sarebbe in pericolo se i
paesi poveri, che corrispondono alla schiacciante maggioranza, potessero
votare. Loro sono invitati al banchetto per essere divorati.
La dignità nazionale è un'attività non redditizia, destinata a scomparire,
come la proprietà pubblica, nel mondo sottosviluppato. Ma quando le dignità
si uniscono, è tutta un'altra storia. È quanto accaduto a Cancun di recente,
alla riunione della Omc: i paesi disprezzati, i buggerati, si sono uniti in
un fronte comune, per la prima volta dopo molti anni di solitudine e di
paura. E la riunione, convocata, come al solito, affinché la maggioranza
esercitasse il suo diritto all'obbedienza, è naufragata.
Sta succedendo ovunque: sembra che il potere non sia così potente come
dice di essere.
Lo sapeva bene Alice, quella del Paese delle Meraviglie: - Tagliatele la
testa! - gridò la regina, con tutta la forza dei suoi polmoni, ma nessuno si
mosse. - Chi mai le darebbe retta? - disse Alice. - Sono solo un mazzo di
carte!
copyright Ipstrad. Marcella Trambaioli