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obiezione di coscienza: in Israele è scontro aperto sui piloti disobbedienti



In Israele scontro aperto sui piloti refuseniks

Scrittori a favore, piloti El Al e studenti contro. Atteso il verdetto per 
il pacifista Yoni Ben-Artzi


SVEVA HAERTTER

Subito dopo il rifiuto delle esecuzioni mirate da parte di 29 piloti 
dell'IAF, alcuni intellettuali (tra cui Peretz Kidron ed Yitzchak Laor) 
sono ricorsi all'Alta corte chiedendo indagini sull'ordine di sganciare una 
bomba da una tonnellata su Gaza City per uccidere Salah Shehade (Hamas) 
causando la morte di 14 civili. Ma nel complesso l'aria per i piloti è 
pesante anche per la coincidenza della loro iniziativa con la riapertura 
del dibattito sulla guerra del Kippur. Pesantissimo il pronunciamento dei 
piloti dell'El Al contro di loro e nei confronti del generale refuseniks 
Yitzchak Spector, eroe dell'aviazione israeliana, è in corso una vera e 
propria campagna. Alla dichiarazione di sostegno ai piloti fatta da molti 
professori universitari è seguita una inquietante iniziativa di studenti 
che invitano a disertare le lezioni tenute dai firmatari. Sono ben due gli 
appelli a sostegno dei piloti sottoscritti da scrittori: il primo, firmato 
tra gli altri da Grossman (autore di un articolo che invita ad ascoltare le 
istanze dei piloti), e dal drammaturgo Sobol (che in un'intervista parla 
apertamente di «fascistizzazione della società israeliana») che affronta la 
questione del diritto morale di scegliere se eseguire un ordine che ha 
conseguenze sulla popolazione civile, il secondo che vede tra i firmatari 
gli scrittori Yehoshua ed Oz, è incentrato sul diritto di rifiutare ordini 
illegali senza fare esplicito riferimento a ciò che li rende illegali: le 
conseguenze sulla popolazione civile.

Tema conduttore è comunque la coscienza, la «linea rossa» da non 
oltrepassare e sulla quale si basa la teoria del rifiuto selettivo. In 
questo clima presso il tribunale militare di Jaffa dopo il fallito 
tentativo dei giudici di rimandare la palla al «conscience committee», sta 
per concludersi il processo a Yoni Ben-Artzi. In quanto pacifista, Yoni 
afferma che è il servizio di leva in sé ad essere incompatibile con la sua 
coscienza e si batte dal carcere da oltre un anno per il diritto di rifiutarlo.

L'avvocato Michael Sfarad ha riepilogato la sua linea di difesa a partire 
dalla constatazione che la decisione su chi è considerato pacifista e chi 
no, viene presa senza criteri chiari e competenza sulla materia e dal 
carattere potenzialmente discriminatorio delle decisioni del comitato: 
«Mentre l'obiezione di coscienza viene accordata al 4% dei ragazzi che ne 
fanno richiesta, un altro comitato la riconosce alla quasi totalità delle 
ragazze». All'obiezione del giudice che il servizio militare femminile è 
diverso e di durata inferiore, l'avvocato ha risposto di aver a lungo 
sperato di sentirselo dire dall'esercito perché questo gli avrebbe 
consentito un ricorso immediato: «Non posso immaginare che un giudice della 
corte suprema accetti che la libertà di coscienza -fondamentale diritto 
umano e civile - si possa applicare diversamente sulla base del genere». 
«(...) Yoni è accusato di rifiutare un ordine legale. Ma costringere un 
pacifista a violare le proprie convinzioni indossando la divisa di un 
esercito - organizzazione la cui sola ragione di esistere è la violenza - è 
un ordine illegale e rifiutare un ordine illegale è ammesso dal codice 
militare». L'avvocato ha poi ricordato che la corte ha facoltà di 
interrompere un procedimento nel caso si convinca che le accuse nei 
confronti dell'imputato vengano mosse in maniera sleale: «La difesa non ha 
fatto mistero del fatto che avrebbe preferito condurre questo processo 
davanti ad un tribunale civile, dato che la libertà di coscienza non è un 
argomento di competenza militare. Ma dato che è in questa corte che si 
celebra il processo, sarebbe un atto di giustizia poetica per un tribunale 
militare - carne della carne dell'esercito - rimediare al torto commesso 
nei confronti di Yoni Ben Artzi».

Solo dopo essersi ritirati per oltre mezz'ora invece dei dieci minuti 
previsti, è arrivato il secco annuncio che il verdetto arriverà «tra due o 
tre settimane». Come mai ci sia voluto tanto per questa decisione non è 
dato sapere. Certo è che sia la centralità dell'esercito nella società 
israeliana, che il carattere indiscutibile degli ordini che impartisce 
stanno subendo duri colpi.

Fonte: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/17-Ottobre-2003/art47.html


Tutti gli obiettori e i loro siti Internet
Quella che segue è una scheda-elenco di tutte le organizzazioni pacifiste 
israeliane che direttamente organizzano o indirettamente si occupano dei 
refuseniks e del loro movimento, con l'indicazione dei rispettivi siti 
Internet. Omez Le Sarev (Il coraggio di rifiutare): riservisti che 
rifiutano di prestare il servizio militare nei territori occupati

http://www.seruv.org.il

Tayasim (Piloti dell'IAF): riservisti e non, che rifiutano di prendere 
parte ad esecuzioni mirate

http://www.tayasim.org.il

Shministim (giovani che rifiutano la leva): movimento nato da una lettera 
di liceali al primo ministro nell'agosto 2001, di cui alcuni sono sotto 
processo davanti alla corte marziale in due diversi procedimenti. Yoni Ben 
Artzi chiede di essere riconosciuto come pacifista. Noam Bahat, Matan 
Kaminer, Adam Maor, Haggai Matar e Shimri Tzameret chiedono invece il 
diritto di rifiutare la leva in un esercito di occupazione per motivi di 
coscienza.

http://www.shministim.org

New Profile: movimento per la civil-izzazione della società israeliana di 
impostazione femminista. Comprende sia uomini che donne e si oppone al 
militarismo in tutte le sue forme. Organizza il rifiuto della leva sia dei 
ragazzi che delle ragazze.

http://www.newprofile.org

Yesh Gvul (C'è un limite): sostiene il diritto al rifiuto selettivo e non. 
Organizza la solidarietà al movimento dei refusniks sia con iniziative 
pubbliche che con l'assistenza (anche economica) a tutti coloro che 
rifiutano in parte o del tutto il servizio militare o di riserva.

http://www.yesh-gvul.org

Altri siti: http://www.refusersolidarity.net, http://refusniks.splinder.it/

(a cura di S. H. - Il Manifesto 17/10/03)