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obiezione di coscienza: in Israele è scontro aperto sui piloti disobbedienti
- Subject: obiezione di coscienza: in Israele è scontro aperto sui piloti disobbedienti
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Sat, 18 Oct 2003 09:38:11 +0200
In Israele scontro aperto sui piloti refuseniks
Scrittori a favore, piloti El Al e studenti contro. Atteso il verdetto per
il pacifista Yoni Ben-Artzi
SVEVA HAERTTER
Subito dopo il rifiuto delle esecuzioni mirate da parte di 29 piloti
dell'IAF, alcuni intellettuali (tra cui Peretz Kidron ed Yitzchak Laor)
sono ricorsi all'Alta corte chiedendo indagini sull'ordine di sganciare una
bomba da una tonnellata su Gaza City per uccidere Salah Shehade (Hamas)
causando la morte di 14 civili. Ma nel complesso l'aria per i piloti è
pesante anche per la coincidenza della loro iniziativa con la riapertura
del dibattito sulla guerra del Kippur. Pesantissimo il pronunciamento dei
piloti dell'El Al contro di loro e nei confronti del generale refuseniks
Yitzchak Spector, eroe dell'aviazione israeliana, è in corso una vera e
propria campagna. Alla dichiarazione di sostegno ai piloti fatta da molti
professori universitari è seguita una inquietante iniziativa di studenti
che invitano a disertare le lezioni tenute dai firmatari. Sono ben due gli
appelli a sostegno dei piloti sottoscritti da scrittori: il primo, firmato
tra gli altri da Grossman (autore di un articolo che invita ad ascoltare le
istanze dei piloti), e dal drammaturgo Sobol (che in un'intervista parla
apertamente di «fascistizzazione della società israeliana») che affronta la
questione del diritto morale di scegliere se eseguire un ordine che ha
conseguenze sulla popolazione civile, il secondo che vede tra i firmatari
gli scrittori Yehoshua ed Oz, è incentrato sul diritto di rifiutare ordini
illegali senza fare esplicito riferimento a ciò che li rende illegali: le
conseguenze sulla popolazione civile.
Tema conduttore è comunque la coscienza, la «linea rossa» da non
oltrepassare e sulla quale si basa la teoria del rifiuto selettivo. In
questo clima presso il tribunale militare di Jaffa dopo il fallito
tentativo dei giudici di rimandare la palla al «conscience committee», sta
per concludersi il processo a Yoni Ben-Artzi. In quanto pacifista, Yoni
afferma che è il servizio di leva in sé ad essere incompatibile con la sua
coscienza e si batte dal carcere da oltre un anno per il diritto di rifiutarlo.
L'avvocato Michael Sfarad ha riepilogato la sua linea di difesa a partire
dalla constatazione che la decisione su chi è considerato pacifista e chi
no, viene presa senza criteri chiari e competenza sulla materia e dal
carattere potenzialmente discriminatorio delle decisioni del comitato:
«Mentre l'obiezione di coscienza viene accordata al 4% dei ragazzi che ne
fanno richiesta, un altro comitato la riconosce alla quasi totalità delle
ragazze». All'obiezione del giudice che il servizio militare femminile è
diverso e di durata inferiore, l'avvocato ha risposto di aver a lungo
sperato di sentirselo dire dall'esercito perché questo gli avrebbe
consentito un ricorso immediato: «Non posso immaginare che un giudice della
corte suprema accetti che la libertà di coscienza -fondamentale diritto
umano e civile - si possa applicare diversamente sulla base del genere».
«(...) Yoni è accusato di rifiutare un ordine legale. Ma costringere un
pacifista a violare le proprie convinzioni indossando la divisa di un
esercito - organizzazione la cui sola ragione di esistere è la violenza - è
un ordine illegale e rifiutare un ordine illegale è ammesso dal codice
militare». L'avvocato ha poi ricordato che la corte ha facoltà di
interrompere un procedimento nel caso si convinca che le accuse nei
confronti dell'imputato vengano mosse in maniera sleale: «La difesa non ha
fatto mistero del fatto che avrebbe preferito condurre questo processo
davanti ad un tribunale civile, dato che la libertà di coscienza non è un
argomento di competenza militare. Ma dato che è in questa corte che si
celebra il processo, sarebbe un atto di giustizia poetica per un tribunale
militare - carne della carne dell'esercito - rimediare al torto commesso
nei confronti di Yoni Ben Artzi».
Solo dopo essersi ritirati per oltre mezz'ora invece dei dieci minuti
previsti, è arrivato il secco annuncio che il verdetto arriverà «tra due o
tre settimane». Come mai ci sia voluto tanto per questa decisione non è
dato sapere. Certo è che sia la centralità dell'esercito nella società
israeliana, che il carattere indiscutibile degli ordini che impartisce
stanno subendo duri colpi.
Fonte: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/17-Ottobre-2003/art47.html
Tutti gli obiettori e i loro siti Internet
Quella che segue è una scheda-elenco di tutte le organizzazioni pacifiste
israeliane che direttamente organizzano o indirettamente si occupano dei
refuseniks e del loro movimento, con l'indicazione dei rispettivi siti
Internet. Omez Le Sarev (Il coraggio di rifiutare): riservisti che
rifiutano di prestare il servizio militare nei territori occupati
http://www.seruv.org.il
Tayasim (Piloti dell'IAF): riservisti e non, che rifiutano di prendere
parte ad esecuzioni mirate
http://www.tayasim.org.il
Shministim (giovani che rifiutano la leva): movimento nato da una lettera
di liceali al primo ministro nell'agosto 2001, di cui alcuni sono sotto
processo davanti alla corte marziale in due diversi procedimenti. Yoni Ben
Artzi chiede di essere riconosciuto come pacifista. Noam Bahat, Matan
Kaminer, Adam Maor, Haggai Matar e Shimri Tzameret chiedono invece il
diritto di rifiutare la leva in un esercito di occupazione per motivi di
coscienza.
http://www.shministim.org
New Profile: movimento per la civil-izzazione della società israeliana di
impostazione femminista. Comprende sia uomini che donne e si oppone al
militarismo in tutte le sue forme. Organizza il rifiuto della leva sia dei
ragazzi che delle ragazze.
http://www.newprofile.org
Yesh Gvul (C'è un limite): sostiene il diritto al rifiuto selettivo e non.
Organizza la solidarietà al movimento dei refusniks sia con iniziative
pubbliche che con l'assistenza (anche economica) a tutti coloro che
rifiutano in parte o del tutto il servizio militare o di riserva.
http://www.yesh-gvul.org
Altri siti: http://www.refusersolidarity.net, http://refusniks.splinder.it/
(a cura di S. H. - Il Manifesto 17/10/03)