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Kurdistan_Azad: rass. Stampa Assoc. "Azad"




Kurdistan_Azad: Rassegna Stampa dell'Associazione
"Azad-Liberta' per il popolo kurdo"
16 ottobre 2003 - e-mail: ass.azad@libero.it

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SOMMARIO :

1) Orsola Casagrande - "il Manifesto"
Le truppe turche pronte a entrare in Nord-Iraq
Erdogan si gioca tutto: i turchi erano contro la guerra.
I kurdi turchi temono l'attacco ai campi profughi

2) INIZIATIVE KURDE A ROMA

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ORSOLA CASAGRANDE - "il Manifesto"

Le truppe turche pronte a entrare in Nord-Iraq
Erdogan si gioca tutto: i turchi erano contro la guerra.
I kurdi turchi temono l'attacco ai campi profughi

LONDRA
Il Consiglio governativo iracheno ha cercato e ottenuto il sostegno degli
altri paesi islamici riuniti nel summit in Malesia, contro lo spiegamento di
truppe turche in Iraq. La Turchia infatti è stato l'unico paese islamico che
ha accettato di mandare diecimila soldati senza un mandato Onu. Riyadh
al-Fadli, parlando a nome del Consiglio governativo iracheno istituito
dagli Usa, ha detto che «la situazione in questo momento è
estremamente delicata. L'invio di truppe provenienti da paesi confinanti
rischia di creare problemi all'interno del paese». Nello stesso momento
in Turchia il premier Recep Tayyp Erdogan invitava alla calma. Soprattutto
chiedeva agli Usa di «intervenire per mettere fine a questa propaganda
anti-turca». Spiegando i motivi dell'invio di truppe in Iraq, il premier ha
detto di ritenere «nostra responsabilità fare la nostra parte per aiutare a
ricostruire pace e stabilità come chiedono gli iracheni». Si tratta, ha detto
Erdogan al congresso del suo partito, di «una responsabilità proveniente
dai legami storici e geografici che ci uniscono all'Iraq». La realtà,
naturalmente, è assai diversa: la Turchia (dopo lo smacco riservato agli
Usa prima della guerra, quando Ankara ha votato contro l'invio di truppe e
contro la concessione dello spazio aereo e delle basi militari agli Stati
uniti) sta cercando di ricucire i rapporti con Washington a sua volta in
difficoltà, visto che nessuno sembra disposto ad inviare truppe in Iraq.
Ankara ora ha un disperato bisogno di soldi e poiché i cordoni della
borsa Usa erano stati chiusi dopo il no sulla guerra. In ambito Nato gli
Usa hanno chiuso entrambi gli occhi (e soprattutto li hanno fatti chiudere
all'Europa) sul massacro dei kurdi turchi e sulla perpetua violazione dei
diritti umani. Gli Stati uniti hanno premiato la fedeltà turca facendo piovere
soldi a palate nelle disastrate casse turche, e spesso mettendo voce
negli affari politici interni, magari al momento delle elezioni (almeno due
ex premier, Tansu Ciller e l'islamico moderato Necmettin Erbakan
provenivano dalla scuola Usa-Cia). Ma Recep Tayyip Erdogan e il suo
partito Ak (Della giustizia e dello sviluppo) hanno potuto stravincere le
elezioni del novembre 2002 grazie a tre parole d'ordine: no alla guerra in
Iraq, no al dominio del Fmi e sì all'Europa ma alle nostre condizioni. La
popolazione ha così premiato l'Ak consegnandogli la maggioranza
assoluta in parlamento. La luna di miele però comincia a non essere più
così idilliaca. Dopo la netta presa di posizione del parlamento contro
l'invio di truppe in Iraq e contro la concessione di basi agli Usa, Erdogan
e il suo fedele ministro degli esteri Abdullah Gul hanno fatto numerosi
viaggi a Washington. Visite sempre ricambiate. Alla fine la decisione
martedì scorso di far passare la mozione che autorizza l'invio di diecimila
uomini in Iraq. Gli Usa ringraziano e si preparano a pagare. In Turchia le
proteste contro la decisione del parlamento crescono in molte città. La
popolazione kurda della Turchia teme che l'esercito attraversando il nord
Iraq faccia piazza pulita dei campi in cui si sono nascosti i guerriglieri del
Kadek (ex-Pkk). In realtà sono campi profughi, come Atrush dove da anni
vivono in migliaia (soprattutto donne e bambini) scampati alla feroce
distruzione dei villaggi da parte dell'esercito turco. Una delle richieste di
Ankara agli Usa è proprio quella di «smantellare» il campo di Atrush. Gli
Usa avrebbero girato la richiesta all'Onu che gestisce il campo. Ma per i
turchi non è abbastanza: chiedono garanzie precise. Cioè «arrangiarsi»
da soli.


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IRAQ
Il Consiglio ribadisce il no ai soldati turchi
Il presidente del Consiglio iracheno (organismo nominato dagli
americani), Iyad Allawi, ha ribadito ieri che «l'invio di truppe da paesi
confinanti rischia di creare problemi all'interno del Paese». Il riferimento è
ai soldati che la Turchia, dopo il via libera dato dal parlamento di Ankara,
si appresta a mandare in Iraq. Allawi ha anche dichiarato - per dare un
segnale di «normalizzazione» nell'imminenza del voto all'Onu - che delle
elezioni per un nuovo governo potrebbero svolgersi nel 2004. A Bassora è
stato ucciso, con un solo colpo sparato alla nuca, Haider al-Baaj, direttore
di un ospedale della seconda città irachena,nel sud del Paese. Non c'è
stata alcuna rivendicazione, ma il medico era stato nominato direttore del
nosocomio dopo l'invasione americana dell'Iraq e questo lascia
presupporre che l'omicidio sia da inquadrare in uno dei tanti agguati
contro i «collaborazionisti» degli americani. Nella foto ap, militari Usa
presidiano l'ambasciata turca dopo l'attacco di lunedì.

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IRAQ-ONU: FRANCIA, RUSSIA E GERMANIA VOTERANNO SI' A TESTO
USA
(AGI) - Berlino, 16 ott.
Francia, Germania e Russia voteranno a favore della risoluzione delle
Nazioni Unite sull'Iraq preparata dagli Stati Uniti.
A preannunciarlo e' stato il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder.
(AGI) 161321 OTT 03
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INIZIATIVE KURDE A ROMA

Si e' conclusa oggi una settimana di iniziative a Roma da parte della
comunita' kurda.
Davanti alle ambasciate di Turchia, Irlanda e Inghilterra sono state portate
le valutazioni politiche dell'ultimo periodo (con un dossier), le richieste e
la rivendicazione di essere un popolo autore, insieme al suo presidente
isolato, malato e detenuto, A. Ocalan, di una proposta di pace che vale
per tutto il medio oriente e non solo per il conflitto kurdo-turco.
Oggi, per finire, ci si e' ritrovati davanti all'ambasciata degli Stati Uniti
d'America.
Un sit-in di mattina in via Veneto che non ha facilitato l'accesso ai piu' che
lavorano in quelle ore. C'e' stato il tempo di un breve incontro (per strada,
ovviamente) con un addetto diplomatico della stessa ambasciata. Nulla
piu' che poche frasi di circostanza da parte del suddetto che afferma di
trasmettere gli atti del dossier al dipartimento di stato americano, dove
c'e' un ufficio gestito dai diplomatici turchi (sic!).
Nuove iniziative si svolgeranno nelle prossime settimane anche perche'
l'area dell'Iraq potrebbe ancora essere interessata da sconvolgimenti
politici e militari. L'invio delle truppe turche, votato dal parlamento turco,
rammarica perche' e' un segnale di cedimento della diplomazia (anche
se i turchi vanno in Kurdistan iracheno un po' per evitare
l'autonomizzazione dell'area, un po' perche' c'e' un fiume di petrolio tra
Mosul e Kirkuk).
Saremo presenti al Social Forum Europeo di Parigi: qui l'esortazione a
tutti i compagni e le compagne di Azad e' quella di sentirci e vederci al piu'
presto per programmare un intervento di sostanza e per "attirare"
l'attenzione sui problemi dell'area che ben conosciamo; ovviamente
cercando su tutto di coordinarci con l'UIKI.
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La rassegna stampa e' un servizio della Associazione nazionale
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Carlucci Juri
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