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proposta di riunione gruppo di lavoro turchia-kurdistan



A tutti gli amici che sono interessati della condizione dei curdi e per
quella dei diritti umani in Turchia





In Punto Rosso stiamo costituendo un gruppo di lavoro sulla condizione  dei
curdi e dei diritti umani in Turchia e sull'evoluzione  della situazione
politica in questo paese, anche in vista della possibile apertura di
trattative a fine 2004 per l'ingresso nell'Unione Europea.



E' da qualche anno  che stiamo seguendo queste questioni. Punto Rosso è
stato infatti  promotore di una campagna per la scarcerazione  di Leyla Zana
e sta seguendo dal mese di marzo il rifacimento del processo, imposto dalla
Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, a Leyla Zana  e ai suoi colleghi Selim
Sadak, Hatip Dicle e Orhan Dogan. In tutti questi mesi abbiamo potuto così
vedere con i nostri occhi come funziona  la giustizia in Turchia, abbiamo
parlato  con compagni e dirigenti di Hadep (oggi Dehap), ci siamo incontrati
con i rappresentanti delle diverse associazioni  per i diritti umani e con
quelle dei famigliari di carcerati e dei giuristi democratici. Possiamo
perciò dire  che un'idea ce la siamo fatta, magari incompleta ma sufficiente
per intuire che la situazione in Turchia non sta evolvendo nella direzione
democratica necessaria al suo ingresso  nell'Unione Europea.



Non solo. Ci sono oggi segnali molto preoccupanti di una volontà
dell'esercito turco  di riaprire la partita della guerra  contro il popolo
curdo. Questa possibilità ci era già stata  segnalata  dai rappresentanti
delle associazioni dei diritti umani e del partito Dehap a Diyarbakir fin
dall'aprile scorso: e oggi le notizie  che abbiamo e i ripetuti appelli  di
Ocalan , sempre ignorati dai media italiani, ci confermano in questa
ipotesi. D'altra parte se ci soffermiamo un poco a riflettere  i due popoli
che oggi non rientrano nella politica statunitense in  Medio Oriente sono i
palestinesi e i curdi.



Lavorare oggi per  costruire una sensibilità in Italia sul problema  dei
curdi in Turchia  (e non solo in Turchia), una sensibilità non solo di
opinione pubblica ma che trovi  nel movimento  un megafono e un punto di
costruzione  di legami di solidarietà, attraverso le ONG,  il turismo
solidale, la mobilitazione politica, l'iniziativa istituzionale,  è
l'ambizioso obiettivo che cerchiamo di darci con la costituzione di questo
gruppo  di lavoro.



Siamo quindi aperti a tutti quelli che vorranno partecipare. Il gruppo di
lavoro terrà la sua prima riunione



*	venerdì 3 ottobre alle ore 14,30 presso Punto Rosso - Via Morigi, 8
- Milano (MM1 Cairoli - MM2 Cadorna)



E proprio in preparazione di questa riunione alleghiamo una nota di Emilio
Molinari che mette a fuoco  la situazione della Turchia.

Pensiamo anche, con questo lavoro, di rendere onore alla memoria di Dino
Frisullo.



Fateci sapere se parteciperete o comunque se volete continuare ad essere
informati.



Per l'Associazione Culturale Punto Rosso - Verso il Kurdistan



Emilio Molinari, Silvana Barbieri e Domenico Scoglio







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ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO puntorosso@puntorosso.it
FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE fma@puntorosso.it
LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE lup@puntorosso.it
EDIZIONI PUNTO ROSSO edizioni@puntorosso.it
VIA MORIGI 8 - 20123 MILANO - ITALIA
TEL. 02-874324 e 02-875045 (anche fax)
www.puntorosso.it




Kurdistan Turchia Europa.

Ci siamo incontrati il 25 Giugno a Milano nella sede del Punto Rosso, con
nel cuore il ricordo e l'impegnativo lascito di Dino Frisullo.
Ognuno di noi con una propria esperienza fatta nel Kurdistan Turco e avendo
in testa una propria opinione sulla situazione ed impegnato in diverse
iniziative od attività in quell'area.
Chi nel campo dell'associazionismo solidale, con le adozioni a distanza di
detenuti, chi con progetti educativi e sanitari, chi con esperienze
iniziali di turismo responsabile, chi mossi dalla volontà di far entrare la
grande questione delle dighe sui fiumi Tigri ed Eufrate, con ciò che
comporta internazionalmente e sul destino dei curdi, dentro ad un grande
Movimento Mondiale sull'Acqua.
L'intento originario: quello di confrontarci e formare sinergie solidali
attorno a quella, se non dimenticata certamente un po' rimossa, questione
dei 18-20 milioni di curdi che vivono privi di diritti in territorio turco,
ha assunto i connotati di una riflessione più politica, alla luce di ciò
che la guerra in Iraq ha determinato nell'area Mesopotamica e alla luce del
processo di formazione dell'Europa, con il possibile ingresso della Turchia
nell'Unione Europea
In una parola, la domanda a cui siamo pervenuti è se questi nuovi scenari
debbano dare una più forte attenzione e priorità alla questione curda, e in
che modo, e se gli interventi frammentati di solidarietà, di cooperazione
internazionale, o ambientali, o sull'acqua e le dighe ecc.., debbano
moltiplicarsi ed essere ricondotti dentro ad una cornice unitaria,
fortemente politica e di attualità come quella della costruzione
dell'Europa.
Così, con altrettanta convinzione, ci siamo posti la domanda se il
Movimento dei Movimenti non debba, attorno alla formazione dell'Europa,
definire molti dei propri contenuti e la propria politica, i propri
obbiettivi ed interventi coordinati e mirati.
A partire dalle proprie specifiche e diverse esperienze accumulate, che
vanno appunto sviluppate e rese sinergicamente interagenti un unico quadro
d'insieme.

A questo proposito abbiamo cercato di mettere in fila gli argomenti,
richiamando per prima cosa alcune questioni da tenere ben presenti sullo
sfondo:
- 1° Ricordiamoci che l'11 settembre ha cambiato nel mondo quasi tutto.
- 2° Che in questo momento il Medio Oriente è nella strategia imperiale
degli Usa, di governo unipolare, riordino mondiale e controllo delle
risorse, l'area principale dove militarmente e direttamente sono impegnati:
- 3° Che però in questa strategia imperiale la vera guerra è condotta
contro l'Europa.  Il formarsi di questo soggetto politico autonomo,
indipendente e in grado di contrastare l'esclusività americana appare, con
sempre più evidenza, essere il vero obbiettivo da colpire e in questo
rientra il colpire la Germania per la sua potenza economica e l'asse franco
- tedesco conseguentemente.
- 4° Che oggi, la grande partita Politica che si sta giocando nel mondo,
quella vera con la P maiuscola, ruota attorno a questo nodo di fondo:
l'EUROPA indipendente o l'EUROPA americana?
Ecco, pensiamo che attraverso questo nodo occorra leggere l'odierna realtà
politica, gran parte degli avvenimenti che si susseguono, e misurare le
politiche e le coerenze di tutti, comprese le nostre.
Leggere in tal senso perciò: le guerre, il dibattito sulla Costituzione
Europea, i soggetti che accedono all'Unione e in quale modo vi accedono, la
"scoperta" dell'Africa da parte del presidente Bush, la sinistra europea
che si incontra a Londra, la regia di Clinton e Blair,  lo scontro sugli
OGM,
(Forse si dovrebbero leggere in questo quadro anche la visione
berlusconiana della Grande Europa con l'ingresso nell'Unione di Turchia e
Israele, o le sparate sue e della Lega, contro il "nazismo" di  Schulz  e
dei tedeschi ).
- -         5° Che oggi, gli Usa, sono militarmente insediati nel cuore del
Medio Oriente e possono agire direttamente senza interposta nazione.


Bene, fatte queste premesse, vale la pena di ricordare che nel recente
passato, nel ruolo di gendarme, la Turchia pur ruotando in Europa, ha
internazionalmente goduto di impensabili tolleranze.
Occorre ricordare che un paese sostanzialmente fascista nel modo più
classico, con un esercito che ha deciso i governi, sospeso il parlamento,
messo fuori legge partiti e sindacati, un paese privo di stato di diritto,
con 12000 prigionieri politici, la tortura, la pena di morte, le esecuzioni
extra giudiziarie,  arresti e processi arbitrari, carceri disumane, un
paese dal nazionalismo esasperato, razzista, che non riconosce alle
minoranze nessun diritto, nemmeno quello di parlare nella propria lingua,
che ha pianificato e pianifica per questi popoli "soluzioni più o meno
finali".
Un paese presente nelle istituzioni europee che, unico caso al mondo, ha
potuto per quasi 20 anni, condurre una guerra sporca, incendiare 3000
villaggi curdi,  creare 3 milioni di profughi, senza che nessuna
organizzazione internazionale o non governativa abbia sentito il dovere di
intervenire o abbia potuto intervenire, colpevolmente coperta
dall'ingerenza dei media,  dove non esistono foto o filmati  di guerra,
delle distruzioni e dei morti. 
Oggi invece alla luce della guerra in Iraq, possiamo intravedere, se
portata allo scoperto, quanto la situazione in Turchia si movimenti,
diventi instabile, contraddittoria, in bilico tra USA ed Europa, mentre
all'interno le relazioni tra esercito e governo si muovano dentro mutati
rapporti di forza e con i curdi il conflitto rischia di riaccendersi per
motivi diversi da quelli del passato.
Possiamo intravvedere quanto la Turchia possa assumere nuova importanza
politica, non più nel ruolo tradizionale di argine al comunismo prima e al
mondo arabo poi, ma per la sua eventuale collocazione nella costruzione
dell'Europa.
La presenza diretta e militare degli USA nell'area e il ruolo assunto per
necessità dai curdi Iracheni nella strategia americana in Iraq, mettono
fortemente in discussione la tradizionale funzione strategica della Turchia
e del suo esercito.
La politica turca, per anni modellata sul ruolo di gendarme, entra in
crisi, diviene tutta da ridefinire a partire dal suo rapporto con gli USA e
con l'ingresso in Europa, così come entra in crisi il potere dei militari
che si indebolisce internazionalmente e nazionalmente nei confronti del
governo turco che può disporre di una maggiore autonomia.
E con questo si ritorna di nuovo nel gioco della principale partita: l'Europa.
L'ingresso in Europa della Turchia pone condizioni di democrazia, diritti
umani e riconoscimento delle minoranze.
Cambia tutto o meglio può cambiare tutto, dipende dalla volontà delle forze
politiche e sociali europee.
La questione dei detenuti politici, delle libertà democratiche, dei diritti
umani, dei processi farsa, della tortura e dei profughi, dell'identità dei
curdi, entrano ora nella politica e nei tavoli internazionali, ma possono
diventare una specie di merce di scambio politico o possono diventare reali
cambiamenti e oggetto di osservazioni internazionali democratiche, non solo
istituzionali.
La libera circolazione delle ONG e degli organismi internazionali, la
libera circolazione di un turismo responsabile curioso e solidale diventano
elementi da conquistare politicamente.
Tutta la questione curda cambia, o è messa sul tappeto della politica o
rischia di diventare oggetto di nuove provocazioni da parte di un esercito
e di un apparato statale, che oggi può trovare legittimazione al proprio
strapotere solo dal riaccendersi o dal provocare conflitti interni.
La stessa questione del progetto GAP, delle dighe sul Tigri ed Eufrate
acquista un'altra dimensione.
Nata internazionalmente, con un pool di imprese europee, sotto l'egida USA,
in accordo con Israele,  e con lo scopo strategico di controllare,
attraverso l'accesso all'acqua, l'intera  zona Medio Orientale ed il
petrolio Iracheno e per liquidare la resistenza curda spezzando le vie di
comunicazione dei villaggi e "desplazando" 200000 persone, oggi la
questione delle dighe, con gli USA che il petrolio Iracheno lo controllano
direttamente e il conflitto con i curdi in attesa della democratizzazione,
può rimanere  in piedi per soddisfare gli interessi delle multinazionali
europee, per permettere al nazionalismo turco di potersela giocare nei
nuovi equilibri geostrategici o perché gli americani intendono controllare
sia il petrolio che l'acqua mediorientale.  

Allo stesso tempo però, un eventuale ingresso turco in Europa pesa nella
formazione stessa dell'entità europea. 
Il segno sotto il quale questo ingresso o non ingresso avviene, interagisce
fortemente con le domande: quale Europa si va costituendo?Š ovvero quale
possibilità che la formazione di tale soggetto possa interrompere
l'unipolarità americana e possa sviluppare una politica diversa negli
equilibri internazionali, nella gestione universale dei Beni Comuni, nei
Diritti umani e Sociali Universali e verso i paesi in via di sviluppo?
E ancora Š. Può esistere un'Europa soggetto politico autonomo ed
indipendente, al di fuori di questi connotati politici e culturali?
Oppure senza questi connotati, l'Europa è condannata ad esistere sì, ma
come un area di libero scambio, priva di una propria politica, soggetta
agli interessi USA e delle multinazionali?
Il modo poi con il quale entra la Turchia, per il peso che ha e per il
portato dei problemi che pone, è o non è un contenuto importante, delicato,
ma inevitabile nella costruzione dell'Europa?
Infine, affrontare l'insieme di queste questioni, non è forse un passaggio
politico indispensabile per il movimento dei Social Forum a partire dalle
proprie reali possibilità e dalle proprie specificità?
Ecco perché pensiamo possa essere importante e necessario uno sforzo
collettivo, della più ampia e diversa pluralità di soggetti che
concordemente decidono di investire la Turchia con più iniziative.
Sviluppare e moltiplicare azioni di solidarietà e cooperazione decentrata
sugli affidi, sulla sanità o sui profughi, sui bambini, significa vincere
sul campo il diritto alla presenza internazionale e la battaglia per una
Turchia aperta.
 Lo stesso vale per l'osservatorio europeo sui processi, sui detenuti, o il
moltiplicarsi di esperienze di turismo responsabile nelle zone curde, di
rapporti con associazioni culturali eccŠAnche questo vuol dire conquistare
la libertà di "vedere", di muoversi, di aprire al mondo una realtàŠ.
Porre dentro il movimento dei Social Forum e per il Contratto Mondiale
sull'Acqua, la questione della gestione dei grandi fiumi Tigri ed Eufrate e
quindi delle dighe con la loro portata strategica, il loro valore
culturale, archeologico di civiltà che essi rappresentano per tutta
l'umanità e il significato di pace che hanno per il popolo curdo e per
tutta l'area mediorientale. Portare il movimento con le sue personalità
internazionali ad appuntamenti nel cuore stesso del Kurdistan a Diyarbakir
,  è universalizzare il confronto, è porre contenuti, è coinvolgere
soggetti sociali nella politica, sottrarli alla disastrosa tenaglia:
repressione, guerra, repressione, è prevenire le eventuali provocazioni
dell'esercito turco.
Mettere infine in comunicazione ed affrontare parimenti questa realtà, con
il problema dell'acqua in Palestina e Israele,con incontri e convegni a
Betlemme a Gerusalemme è per il Movimento costruire contenuti, identità
politica e politica internazionale, iniziativa concreta e coraggiosa,
diversa dall'inseguire manifestando le scadenze dei potenti.
Concludendo, mettiamo in rete queste nostre considerazioni, sollecitando
risposte politiche e rivolgendo a tutti l'appello a rendersi disponibili ad
un incontro a Settembre 

Emilio Molinari    (19.07.2003)