[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Lettera aperta ai soldati ed agli ufficiali della base
- Subject: Lettera aperta ai soldati ed agli ufficiali della base
- From: francesco iannuzzelli <francesco@peacelink.org>
- Date: Mon, 11 Aug 2003 22:25:58 +0000
- Organization: peacelink
- User-agent: KMail/1.4.1
[Questa lettera e' stata consegnata da "Beati i costruttori di pace" alle basi
statunitensi di Vicenza e di Longare, il giorno 6 agosto, anniversario della
bomba su Hiroshima]
LETTERA APERTA AI SOLDATI ED AGLI UFFICIALI DELLA BASE
Vogliamo rivolgervi un saluto, augurarvi una buona giornata.
Nonostante tutti i nostri sforzi, non siamo riusciti ad ottenere
l'autorizzazione dal vostro comandante a parlare con voi. E' come se fossimo
noi quelli pericolosi, come se delle persone che vogliono condividere con
voi un'opinione, seppure diversa, fossero una minaccia da cui difendersi. Noi
crediamo che il rispetto reciproco, il dialogo e lo scambio possano creare
quel rapporto di fiducia che, tutto sommato, è la miglior difesa che si possa
avere. Ne siamo convinti.
Negli anni abbiamo avuto modo di conoscere e collaborare con molti soldati il
cui compito era prevenire la guerra. Noi non crediamo di essere prevenuti nei
confronti delle persone in divisa e vorremmo che lo sapeste. Sebbene abbiamo
sempre condannato tutti coloro che decidono le guerre, riconosciamo quanto
sia diverso dare ordini da distante e affrontare dal di dentro il macello
della guerra. Spesso sono i militari stessi ad essere contrari alla guerra
perché la vedono da vicino, la soffrono sui loro corpi. Sappiamo che un
reduce su quattro della Guerra del Golfo è oggi un disabile. E questo non è
la conseguenza di azioni nemiche.
Vorremmo che sapeste che per noi ogni vita umana è di valore inestimabile: è
vero che spesso nell'esprimere la nostra opposizione alla guerra parliamo
solo della tragedia dei morti civili, ma vi vogliamo assicurare che le vite
dei militari per noi sono ugualmente preziose perché vite umane.
La pace sarà il frutto dello sforzo e del concorso di tutti. Molte volte
proprio l'azione di soldati che si ribellano ad ordini ingiusti ha salvato
molte vite, ha cambiato la situazione, dando la svolta alla guerra.
Abbiamo letto documenti di soldati USA che denunciano la grande ingiustizia di
questa e altre guerre. Non sono obiettori di coscienza (anche se poi molti di
loro lo sono diventati), sono uomini e donne che hanno scelto carriere
militari e che desiderano tenere alto l'onore militare. Ciò che hanno scritto
ha aiutato anche noi a mettere a fuoco la realtà: riconosciamo la grande
differenza tra l'uso della forza regolamentata per il mantenimento della
pace, per la difesa delle popolazioni inermi, per la prevenzione della
violenza, e invece l'uso sproporzionato, la mancanza di distinzione tra
obiettivi militari e civili, ecc. Le testimonianze di alcuni soldati e
ufficiali vostri compatrioti da dentro l'Iraq ci dipingono una realtà diversa
da quella riferita dai portavoce governativi o dai capi di stato maggiore.
Proprio perché vedete le cose da dentro, non possiamo insieme costruire
qualcosa di nuovo?
I reduci statunitensi che hanno combattuto altre guerre hanno scritto parole
commoventi e convincenti. (*) Vi preghiamo di trovare il tempo per ascoltare
le voci di questi vostri compatrioti. Perché è sempre e solo dopo che
arrivano le denuncie dei crimini? Perché non è possibile vedere già prima le
conseguenze delle nostre azioni, prima di compierle? Il Presidente Bush ha
sdoganato il nucleare. Le armi atomiche non sono più un tabù. Ormai, da
decenni, pensavamo tutti che il nucleare sarebbe presto stato messo al bando
e che nel frattempo sussisteva solo come deterrente. Invece, adesso è stato
dichiarato dall'Amministrazione USA che si svilupperanno nuove atomiche
tattiche da usare come primo colpo. A noi sembra che già l'uso di armi
all'uranio impoverito abbia avuto conseguenze devastanti per i soldati che le
hanno lanciate, per le loro famiglie e ancor di più per le popolazioni che
sono state colpite. Se guardiamo le conseguenze, possiamo forse dire che le
armi all'uranio impoverito sono già armi di distruzione di massa?
Oggi commemoriamo Hiroshima, la prima bomba atomica sganciata 58 anni fa. Non
ripetiamo la storia, i suoi errori, i suoi crimini. Il colonnello Paul
Tibbetts, che quella mattina del 6 agosto 1945 pilotava l'Enola Gay, alla
vista del fungo atomico, gridò disperato: "Mio Dio, che cosa abbiamo fatto!"
Voi siete in Italia adesso, fuori dal vostro paese, siete in un certo senso
rappresentanti del popolo statunitense. Forse non vi sentite molto amati, ma
anche su questo vorremmo poter discutere con voi. Vorremmo che vi poneste
qualche domanda sulle certezze di cui vive la vostra cultura, guardando la
storia anche dal punto di vista degli altri popoli del mondo. I vostri
governanti vi dicono che le vostre azioni servono a portare libertà e
democrazia, ma poi quando incontrate gli altri popoli non è amore o
gratitudine che vi esprimono. Vi ricordiamo le parole dei reduci: "Affinché
un giorno tutte le persone del mondo possano essere libere, dovrà pure
arrivare il momento in cui sarà più importante essere cittadino del mondo che
non essere soldato di un paese."
Tutti abbiamo bisogno degli altri. Non abbiamo bisogno di armi e dell'uso
della forza; abbiamo bisogno di comprensione e tenerezza. L'11 settembre una
giovane palestinese scrisse una lettera aperta al popolo degli Stati Uniti:
"Cari fratelli e sorelle americane, noi sentiamo il vostro dolore e ci
stringiamo a voi; ma voi lo sentite il nostro?"
Dopo l'11 settembre anche noi scrivemmo una lettera aperta al popolo
statunitense. Lasciate che ve ne citiamo un brano. "Ci chiediamo come può
essere veramente significativa l'espressione della nostra solidarietà a tutte
le vittime e ai loro familiari. Vorremmo che tutto il popolo statunitense
potesse capire e soprattutto sperimentare in questo momento di smarrimento e
sofferenza quanto è importante la solidarietà e la tenerezza degli altri
popoli. E vorremmo che i suoi governanti e responsabili politici avessero la
saggezza di comprendere che non l'egemonia costruita sulla forza economica e
sulle armi, ma la collaborazione con tutti alla pari è la grande risorsa
politica per garantire la sicurezza mondiale e per rispondere alle urgenze
dell'umanità e del pianeta."
Un saluto di pace.
6 agosto 2003.
(*) Appello di coscienza da parte dei Reduci delle Forze Armate degli Stati
Uniti ai militari effettivi ed ai riservisti
http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_1196.html
--
francesco iannuzzelli francesco@peacelink.org
associazione peacelink http://www.peacelink.it