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Tenete gli occhi aperti su questo Paese



"Die Zeit", Hamburg, Nr. 32, 2 ago sto 2001
Tenete gli occhi aperti su questo Paese
In Italia incombe il ritorno dello stato autoritario. Le leggi e il dominio
sui media di Berlusconi spianano la strada.
di Ulrich Ladurner (traduzione dal tedesco di José F. Padova)

Noi tutti amiamo l'Italia. Il vino è buono, il sole splende, e poi quelle
persone allegre: sì, potessimo anche noi in modo così gaudente andare a
zonzo per il mondo! Qui un cappuccino, là una chiacchierata, viva Italia e
la bella vita per giunta! Il nostro amore per l'Italia è grande e
indulgente, anche se si tratta di cose più serie. La politica ad esempio.
Qui niente vuole andare per il verso giusto. Questo non se lo aspetta
nessuno. Il caotico appartiene al fascino dell'Italia.
Simili pregiudizi hanno la rilevanza di una costante antropologica e come
tali sono i veicoli pubblicitari dell'industria del turismo. Pertanto
occorre anche spiegare che in occasione dell'elezione di Silvio Berlusconi
a capo del governo nessun inatteso clamore si è diffuso in Europa. Nulla
che potesse essere paragonabile alla rivolta morale esplosa quando a Vienna
il partito xenofobo di Jörg Haider giunse al potere.
Nessun cancelliere, nessun primo ministro parlò apertamente, dopo
l'elezione di Berlusconi, di quello che ognuno sapeva: che l'Italia era
diventata un problema europeo. A chi fra loro avrebbe desiderato esprimere
critiche allo zar dei media il calcolo della Realpolitik tappò rapidamente
la bocca: l'Italia è troppo grande per raffinati consigli di democrazia.
Da Genova in poi la quiete è finita. Non è più necessario parlare ancora
dell'orgia di percosse della polizia contro i dimostranti. Chi volesse
saperne di più può rivolgersi direttamente ad Amnesty International, che ha
aperto un "Dossier Genova". Le fonti ufficiali italiane, che attestano
l'inaudita brutalità delle forze dell'ordine, sono nel frattempo bastanti.
Che cosa si sta preparando in Italia" Che accade in un Paese che da poco ha
eletto a primo ministro un pregiudicato" Che cosa indica il fatto che del
governo a Roma fanno parte uomini che non hanno reciso le loro radici
ideologiche fasciste" Che significa un partito xenofobo partecipe del
governo" E infine: che accade èper il futuro della democrazia quando il
capo del governo possiede su quasi tutti i mezzi di informazione
elettronica un controllo esercitato in modo niente affatto discreto"
Non ci sono prove che l'orgia di violenza a Genova sia stata preordinata
dall'alto ed è anche improbabile che vi siano stati ordini in tal senso.
Sebbene sia importante fare luce sull'origine della trasgressione - e
precisamente da parte della polizia edei dimostranti, Genova è nulla più di
una lente focale sotto la quale è riconoscibile un gioco più grande. Silvio
Berlusconi in persona gli ha dato un nome: "La rivoluzione dell'Italia". La
radicale trasformazione.
Egli governa da più di cinquanta giorni: in questo periodo ha impiantato i
seguenti componenti della nuova Italia: una legge che abolisce le imposte
di successione (il più grande beneficiario è l'uomo più ricco d'Italia,
Berlusconi); un progetto di legge che considera il falso in bilancio come
una fattispecie non perseguibile penalmente (Berlusconi è sotto processo
per falso in bilancio); una proposta di legge che definisce l'immigrazione
illegale in Italia come delitto, punito con quattro anni di carcere
(un'iniziativa del partito di governo xenofobo Lega Nord); un'ulteriore
proposta di legge che attribuisce alla polizia maggiore autonomia rispetto
alla giurisdizione (Berlusconi ha sempre definito i giudici delle
inchieste, che indagavano su di lui, come politicamente motivati).
La storia del terrorismo
"Genova" dovrebbe essere interpretata non tanto come un atto di
prevaricazione violenta, ma piuttosto come un richiamo ad una cultura
politica italiana non del tutto nuova. Manganellate, bombe, attentati,
dozzine di morti hanno segnato la storia italiana del dopoguerra Il
terrorismo politico era un aspetto della contrapposizione di politica
interna. La maggior parte di quei crimini non è stata mai veramente
chiarita. L'oscura storia del paese è descritta con le parole "strategia
della tensione". Esse hanno naturalmente trovato posto nel vocabolario
politico dell'Italia come altrove il concetto di partecipazione sociale. La
"strategia della tensione" non fu altro che un tentativo di reagire con le
bombe ad uno stato autoritario. Attentati e sequestri furono gettati come
colpe per lo più su "quelli della sinistra", anarchici o comunque
oppositori. Questi respinsero al mittente. L'uccisione del primo ministro
Moro fu addebitata sul loro conto. Il risultato fu la destabilizzazione
dell'intero paese. La reazione: las mano forte di un forte stato.
Il poco che si sa con sicurezza della storia del terrorismo in Italia
disegna un quadro inquietante: l'estrema destra in collaborazione con i
servizi segreti aveva lo zampino in molti eventi. Il partito di destra
erede del neofascista Movimento Sociale Italiano - oggi Alleanza Nazionale,
partito di governo - aveva troppo stretti rapporti con quelle formazioni.
Tutto questo è storia, naturalmente - ma è una storia che dopo Genova può
ritornare. Gli avvenimenti di Genova hanno messo in movimento una retorica
politica che ricorda i sanguinosi anni settanta. L'opposizione sfrutta i
fatti e parla con leggerezza di "stile fascista" e di "notti cilene"; la
maggioranza fa muro, alla meglio, e si trincera con un linguaggio non meno
sconsiderato dietro ai suoi poliziotti. Il risultato: l'atmosfera politica
è avvelenata. La paura del terrorismo è di nuovi presente. Un prominente
politico, Clemente Mastella, ha ricevuto nei giorni scorsi una lettera con
due pallottole - una intimidazione nel vecchio stile della mafia e delle
truppe del terrorismo rosso.
Che cosa di tutto questo ci riguarda? Non è questa una questione interna di
uno stato sovrano? Non più, nell'Europa unita. Non si deve incomodare la
teoria della sovranità limitata degli stati-nazione ma non si può nemmeno
mettere in discussione l'universalità dei diritti umani. Più semplicemente:
ogni scivolamento dell'Italia nei travagliati anni settanta ha effetti
diretti sull'Europa, sulla sua economia comune e sulla valuta - e quindi su
tutti noi.
Che fare? Per prima cosa: osservare! Ad esempio i servizi della televisione
italiana. Allora si sperimenteràche cosa significa avere un padrone
assoluto dei mezzi di informazione come primo ministro. Si capirà perché
questa concentrazione di potere è un pericolo per la democrazia
dell'Italia. Esiste ad esempio della seconda rete televisiva italiana un
servizio, della durata di un'ora, sui fatti di Genova che fino ad oggi non
è stato mandato in onda. C'è in luogo di quello un intervento televisivo di
Berlusconi in Senato - mentre egli afferma: "Non si devono scambiare gli
aggressori con gli aggrediti", la regia, manipolando abilmente, trasmette
immagini di mezzi della polizia in fiamme e di giovani che lanciano pietre
a Genova, mentre la voce di Berlusconi si diffonde nello stile di quella di
un reporter che enfatizza la sua cronaca con la forza delle immagini.
Tenere gli occhi aperti, dunque. Perché c'è il primo morto, c'è dell'Italia
una sanguinosa storia che può ritornare, e c'è un politico che è più
potente di tutti gli altri, democratici, prima di lui. E c'è il nostro
amore per l'Italia, che rende noi tutti troppo facilmente ciechi.

Testo originale:

Die Zeit, Hamburg - Nr. 32, den 2. August 2001
Schaut auf dieses Land
In Italien droht die Rückkehr des autoritären Staats. bBerlusconis Gesetze
und Medienherrschaft ebnen den Weg
von Ulrich Ladurner

Wir alle lieben Italien. Der Wein ist gut, die Sonne scheint, und diese
heiteren Menschen: Ja, wenn wir doch auch so genießerisch durch die Welt
flanieren könnten! Hier ein Cappuccino, dort ein Plausch, viva Italia und
das gute Leben dazu! Unsere Liebe zu Italien ist groß und nachsichtig, auch
wenn es um ernstere Dinge geht. Politik zum Beispiel. Da will nichts
richtig klappen. Das erwartet auch keiner. Das Chaotische gehört zum Charme
Italiens.
Derlei Vorurteile haben den Rang einer anthropologischen Konstante, und als
solche sind sie Werbeträger der Tourismusindustrie. So ist es auch zu
erklären, dass bei der Wahl von Silvio Berlusconi zum Ministerpräsidenten
kein Aufschrei durch Europa ging. Nichts, was vergleichbar gewesen wäre mit
dem moralischen Aufruhr, als in Wien die ausländerfeindliche Freiheitliche
Partei des Jörg Haider an die Regierung kam.
Kein Kanzler, kein Ministerpräsident sprach nach Berlusconis Wahl offen von
dem, was jeder wusste: dass Italien zum europäischen Problem geworden war.
Wer von ihnen noch ansetzen mochte zur Kritik an dem Medienzar, dem schloss
realpolitisches Kalkül schnell den Mund: Italien ist zu groß für
feinsinnige demokratische Ratschläge.
Mit der Ruhe ist es seit Genua aus. Es ist nicht mehr notwendig, von der
Prügelorgie der Polizei gegen Demonstranten zu reden. Wer mehr darüber
wissen möchte, der kann sich direkt an amnesty international wenden, das
ein "Genua Dossier" eröffnet hat. Offizielle italienische Quellen, die eine
unerhörte Brutalität der Ordnungskräfte bezeugen, gibt es inzwischen genug.
Was braut sich in Italien zusammen" Was geschieht in einem Land, das seit
kurzem einen vorbestraften Mann zum Ministerpräsidenten gewählt hat" Was
bedeutet es, wenn an Roms Regierung Männer beteiligt sind, die ihre
ideologisch-faschistischen Wurzeln nicht abgeschnitten haben" Was heißt es,
wenn eine fremdenfeindliche Partei mitregiert" Und schließlich: Wie ist es
mit der Zukunft der Demokratie bestellt, wenn der Ministerpräsident die
keineswegs zaghaft ausgeübte Kontrolle über fast alle elektronischen Medien
hat"
Es gibt keine Beweise, dass die Orgie der Gewalt in Genua von oben
angeordnet wurde, es ist auch unwahrscheinlich, dass es solche Befehle
gegeben hat. Wiewohl es wichtig ist, den Ursprung des Vergehens - und zwar
aufseiten der Polizei und der Demonstranten - aufzuklären, war Genua doch
nicht mehr als ein Brennglas, unter dem ein größeres Spiel zu erkennen ist.
Silvio Berlusconi selbst hat ihm einen Namen gegeben: "Die Revolution
Italiens". Der radikale Umbau.
Er regiert seit mehr als fünfzig Tagen. In dieser Zeit hat er folgende
Bauelemente des neuen Italiens errichtet: ein Gesetz, das die
Erbschaftsteuer abschafft (größter Nutznießer ist der reichste Mann
Italiens, Berlusconi); einen Gesetzesvorschlag, der die Fälschung von
Bilanzen nicht mehr als strafrechtlich verfolgbaren Tatbestand betrachtet
(Berlusconi war wegen Bilanzfälschung verurteilt worden); einen
Gesetzentwurf, der illegale Immigration in Italien zur Straftat macht,
bedroht mit vier Jahren Gefängnis (eine Initiative der xenophoben
Regierungspartei Lega Nord); einen weiteren Gesetzesvorschlag, der der
Polizei mehr Autonomie gegenüber der Justiz einräumt (Berlusconi hatte die
Untersuchungsrichter, die gegen ihn ermittelten, immer als politisch
motivierte Täter dargestellt).
Die Geschichte des Terrors
"Genua" sollte man nicht so sehr als einen Akt der Gewalt interpretieren,
sondern als den Hinweis auf eine nicht ganz neue politische Kultur
Italiens. Schlagstöcke, Bomben, Attentate, Dutzende Tote haben die
italienische Nachkriegsgeschichte mitgeprägt. Politischer Terror war ein
Teil der innenpolitischen Auseinandersetzung. Die meisten dieser Verbrechen
sind nie wirklich aufgeklärt worden. Die dunkle Geschichte des Landes wird
mit den Worten "Strategie der Spannung" umschrieben. Sie haben in das
politische Vokabular Italiens so selbstverständlich Eingang gefunden wie
anderswo etwa der Begriff der Sozialpartnerschaft.
Die "Strategie der Spannung? war nichts anderes als ein Versuch, einen
autoritären Staat herbeizubomben. Attentate und Entführungen wurden zumeist
"Linken", Anarchisten oder sonst welchen Gegnern, in die Schuhe geschoben.
Die schlugen zurück. Der Mord an Ministerpräsident Aldo Moro ging auf ihr
Konto. Das Resultat war eine Destabilisierung des ganzen Landes. Die
Reaktion: die harte Hand eines starken Staates.
Das wenige, was man über die Terrorgeschichte Italiens mit Sicherheit weiß,
ergibt ein beunruhigendes Bild: Die extreme Rechte hatte in Zusammenarbeit
mit Geheimdiensten in vielen Fällen ihre Finger im Spiel. Die rechte
Nachfolgepartei des neofaschistischen Movimento Sociale Italiano - heute
die Regierungspartei Alleanza Nazionale - hatte zu diesen Gruppierungen ein
allzu enges Verhältnis.
Alles Geschichte, natürlich - aber es ist eine, die nach Genua wiederkommen
kann. Die Ereignisse in Genua haben eine politische Rhetorik in Gang
gesetzt, die an die blutigen siebziger Jahre erinnert. Die Opposition
schlägt aus den Ereignissen Kapital und spricht leichtfertig von
"faschistischem Stil" und "chilenischen Nächten"; die Regierung mauert, so
gut es geht, und stellt sich mit einer nicht weniger leichtfertigen Sprache
hinter ihre Polizisten. Das Ergebnis: Die politische Atmosphäre ist
vergiftet. Die Angst vor dem Terror ist wieder da. Ein prominenter
Politiker, Clemente Mastella, hat in den letzten Tagen einen Brief mit zwei
Kugeln erhalten - eine Einschüchterung im alten Stil der Mafia und der
roten Terrortruppen.
Und was geht das alles uns an? Ist das nicht innere Angelegenheit eines
souveränen Staates? Nicht mehr, im vereinten Europa. Man muss nicht einmal
die Theorie von der beschränkten Souveränität der Nationalstaaten bemühen,
auch muss nicht die Universalität der Menschenrechte ins Feld geführt
werden. Es geht auch einfacher: Jedes Abrutschen Italiens in die unruhigen
siebziger Jahre hat direkte Auswirkungen auf Europa, auf seine gemeinsame
Wirtschaft und Währung - und damit auf uns alle.
Was ist zu tun? Zuerst einmal: Hinschauen! Zum Beispiel auf die
Berichterstattung im italienischen Fernsehen. Dann wird man erleben, was es
heißt, einen absoluten Herrscher der Medien als Ministerpräsidenten zu
haben. Man wird verstehen, warum diese Machtkonzentration eine Gefahr für
Italiens Demokratie ist. Es existiert zum Beispiel ein einstündiger Bericht
der zweiten staatlichen Fernsehstation über die Ereignisse in Genua, der
bis heute nicht gesendet wurde. Es gibt stattdessen einen Fernsehbericht
von Berlusconi, der im Senat spricht - als er dann sagt: "Man soll nicht
die Aggressoren mit den Angegriffenen verwechseln!", schneidet die
manipulative Regie Bilder von brennenden Polizeiwagen und Steine werfenden
jugendlichen aus Genua dazu, während Berlusconis Stimme im Stile eines
Reporters erklingt, der seine Geschichte mit der Macht der Bilder
unterlegen darf.
Hinschauen also. Denn es gibt den ersten Toten, und es gibt eine blutige
Geschichte Italiens, die wiederkehren will, und es gibt einen Politiker,
der mächtiger ist als alle Demokraten vor ihm. Und es gibt unsere Liebe zu
Italien, die uns allzu leicht blind macht.